di secondo nome faccio Lucia. Il nome
di mia nonna.
Lei era nata ad ottobre, nel 1900.
Nata, cresciuta e vissuta fino al 1992
in un piccolo paese perso nella bassa friulana, appena sotto le
montagne, in mezzo a chilometri di campi e vigne tutto intorno….
Non ha avuto una vita facile, come del
resto tutti a quel tempo. Tutti quelli che facevano i contadini o,
peggio, i mezzadri.
Rimasta orfana a 18 anni perché la
mia bisnonna se l'è portata via l'epidemia di spagnola, si è
ritrovata con altri 6 fratelli da accudire, tutti più piccoli di
lei. Non solo, qualche anno dopo suo padre ha pensato bene di
risposarsi con una vedova di guerra. Vedova con una figlia, e con
questa ne ha avuti altri due....
A quel tempo in Friuli, ma credo in
tutte le zone di campagna, si viveva tutti insieme, organizzati in
famiglie patriarcali, con i genitori, i nonni, gli zii e tutto il
parentado fino alla quarta generazione.... Posso solo immaginare cosa
deve essere stato...cose positive credo ben poche, libertà e
intimità zero, mancanza di soldi cronica, rinunce, discussioni e
contese...anche solo per i turni al forno per fare il pane..o per
accaparrarsi le ossa del maiale per fare il sapone.....
lavoro, lavoro e ancora lavoro nei
campi e in casa ma senza le comodità e gli aiuti che abbiamo oggi,
(lavatrice ecc.), sono venute molto più tardi....roba che le donne
a 35 anni erano sfiorite e già vecchie...
visi cotti dal sole, mani rovinate dal
bucato fatto a mano nella roggia, sfiancate dai tanti figli
partoriti...dalla coltivazione dell'orto che era quasi sempre
prerogativa femminile, dal combattere con l’esigenza quotidiana di
mettere qualcosa in tavola nonostante la miseria di quei tempi.
Forse per questo mia nonna era un
caporal maggiore, di quelle che facevano filare tutti. Aveva dei
capelli lunghi, ondulati, di un biondo rossiccio, che si teneva
legati sulla nuca a crocchia e la sera quando li scioglieva per
andare a letto, se li pettinava davanti allo specchio del comò. A
volte la aiutavo e mi piaceva….
Sono sempre stata affascinata , sin da
bambina, dai suoi racconti,….. era come ascoltare un libro di
storia. Raccontava della grande guerra , della ritirata di Caporetto,
di quanto si era innamorata di uno dei fanti di passaggio, dei rari
momenti di divertimento, del ballo in paese, su un tavolato che
montavano nell'aia di una vecchia casa colonica, delle mascherate e
degli scherzi paesani di Carnevale……….e di come aveva
conosciuto il nonno……
Già…..mio nonno, era un paio d’anni
più giovane…erano praticamente incompatibili, avevano un
carattere diametralmente opposto e litigavano in continuazione, però
questo non le ha impedito di sposarsi incinta di 8 mesi, ed era il 5
febbraio 1921, mio padre nacque il 24 marzo successivo…..……non
ci fu scandalo…..successe e basta.
E’ rimasta vedova presto perché mio
nonno è scomparso a 52 anni…..e da allora ha sempre voluto vivere
da sola, tranne i mesi invernali che trascorreva a casa nostra a
Milano. Ho passato tutte le mie estati con lei, magari a volte era
eccessivamente severa, infatti, se tardavo a cena, persa nel gioco
con i miei amici, mi veniva a cercare munita di un frustino fatto con
un ramo di salice.....quanto faceva male se me lo dava sulle gambe!!
ma la adoravo comunque e ancora oggi
sento il vuoto che ha lasciato...…..
Ogni tanto mi torna la sua immagine,
china sull’orto a strappare l’erba, oppure intenta a rimescolare
la polenta, o nel serraglio a rincorrere l’anitra
prescelta…..perché la sua anitra in tegame era da manuale. Era un
piatto che cucinava poche volte, ma quando lo faceva era festa. Era
da tanto che non la facevo, non ha lo stesso sapore senza di lei…
Vi regalo la sua ricetta:
Mazurin di nonna Lucia
1 anatra muta tagliata in pezzi
3 filetti di acciuga pestati
2 spicchi d’aglio
un mazzetto composto
da salvia, maggiorana, rosmarino
1 bicchiere vino bianco secco
olio d’oliva
sale e pepe
Pulire, fiammeggiare , lavare e
asciugare i pezzi d’anatra.
Affettare sottilmente l’aglio.
Tritare finemente le erbe.
In un tegame che contenga bene
l’anitra, scaldare 3 o 4 cucchiai di olio, e quando è caldo
mettere le acciughe pestate e l’aglio. Non appena le acciughe
tendono a sciogliersi unire i pezzi d’anatra , il trito aromatico e
mescolare, lasciando insaporire per 10 – 15 minuti, dopodiché
sfumare con il vino bianco ma non del tutto, bisogna lasciare un po’
di vino nel tegame.
Coprire, abbassare la fiamma e portare
a cottura aggiungendo del brodo o dell’acqua calda poco alla volta.
Lasciarla cuocere a lungo, finchè la carne si stacca dalle ossa.
Deve essere morbidissima, tanto da sbriciolarsi un pochino al
taglio...
Portatela in tavola fumante,
accompagnata da qualche fetta di polenta bianca, o di puré di
patate..
Non è bellissima da vedere, ma vi
assicuro che è ottima...
Sei meravigliosa Giuliana i tuoi racconti mi tengono inchiodata al monitor sino alla fine e leggo tutto d'un fiato.
RispondiEliminaBella la ricetta, appena metterò lis talputis sora a un masurin, fasarai la ricetta di Nona Lusia.
Buona notte
Mani
Ma quanto è bello sapere che mi basta un click e posso leggerti sempre....
RispondiEliminapine
se torni a vedere i scarpets, ho fatto delle aggiunte.
RispondiEliminahttp://ilfogolar.blogspot.com/2011/11/anna-e-gli-scarpetti-friulani.html#links
mandi
Giuliana, che bella sorpresa scoprire che hai un blog personale. Arrivo qui dal Fogolar di Rosetta. Forse ricordi che ci siamo scritte qualche volta, moltissimi anni fa, per commentare alcune ricette lariane. I tuoi ricordi della nonna sono toccanti e di una schietta autenticità; mi fa piacere averti ritrovata.
RispondiEliminaEugenia
Giuliana i tuoi ricordi, le tue ricette...per me, una meraviglia
RispondiEliminaah la Bisa... quanto mi manca.
RispondiEliminaSere