giovedì 29 novembre 2012

Non solo verze



Lo zio Pietro  andava matto per  le verze. Cominciava  verso agosto  a seminarne  le delicate piantine  in uno speciale semenzaio,  le  concimava con molta cura,  le controllava tutti i giorni, le guardava crescere con molta attenzione...le coccolava praticamente, pregustando il momento in cui le avrebbe mangiate...
Quando erano alte circa 15 cm, aspettava un giorno nuvoloso e le trapiantava  e continuava le amorevoli cure, così  verso novembre le sue amate verze cominciavano a dare segni di maturazione, quando il cuore era bello gonfio e  sodo e le foglie esterne belle ricce......
la brina poi arrivava presto in campagna,  ed era un balsamo per il sapore e la tenerezza delle verze....
lo zio Pietro, a differenza di mio nonno, suo fratello, era un uomo di bassa statura, con occhi  di un verde azzurro molto penetranti e le orecchie abbastanza pronunciate... avevano fra loro una vaga somiglianza, ma erano completamente differenti di carattere, diametralmente opposti, infatti non sono mai andati d’accordo.
Tanto era avido,  prepotente e cattivo  lo zio Pietro quanto era generoso,  altruista  e  gioviale  il nonno...
In paese, della loro famiglia,  erano rimasti solo loro  e una sorella, le altre 2 sorelle erano emigrate in Francia. Non le ho mai conosciute, ne ho solo sentito parlare da mio padre...
Non sono mai corsi buoni rapporti, non ho mai saputo il vero perché, ma una buona parte di queste ruggini deve avere avuto a che fare con la malattia del mio bisnonno Paolo, il loro padre. A causa del suo mal di cuore  e  varie vicissitudini legate al costo delle cure, tutta la famiglia, che possedeva  mezze Grave del Friuli, si ritrovò senza più nulla,  e furono costretti ad andare a mezzadria.
Tutti insieme,  a vivere poco appassionatamente,  in una grande famiglia patriarcale  per dividersi finalmente,  ognuno con la propria famiglia,   quando la riforma agraria degli anni ’50 mise  praticamente fine al regime di mezzadria. Anche lì credo ci siano state incomprensioni,  forse perché la liquidazione che spettava al mezzadro, secondo  l’idea dello zio Pietro,   non fu divisa equamente.....ma è solo una mia supposizione.
Io me lo ricordo già vecchio, con l’eterno cappello a tesa calcato in testa, le bretelle  tener su i pantaloni,  e le  grandi mani nodose,  rovinate dalla fatica dei campi...
viveva con la moglie, la zia Fiorina,  in una grande  casa in fondo alla strada principale,  uscendo  dal paese, verso le caserme. I figli emigrati giovanissimi  in Canada, dove sono tuttora.
Soli e anziani,  in quella  grande casa, ad occuparsi della campagna, dell’orto e delle bestie...
finché hanno potuto.... Lei, instancabile ad occuparsi di tutto  quasi da sola fino a minare il suo fisico, sopportava pazientemente, in silenzio, tutte le sue cattiverie e le sue prepotenze, e lo accudiva e lo curava come aveva fatto tutta la vita...
Una delle ultime volte che lo vidi, ormai molto vecchio, era seduto in cucina davanti alla stufa a legna, con quel suo cappello perennemente in testa, appoggiato a mani giunte sul bastone che teneva davanti,  lo sguardo incattivito,  mentre inveisce contro sua moglie per non so quale motivo.
Ero adolescente e ricordo che  pensai a quanto tempo aveva vissuto in più  rispetto a mio nonno,  che adoravo, scomparso a 55  anni...... e mi sembrò ingiusto......
 forse  la cattiveria d’animo preserva di più,  aiuta a vivere più a lungo? Me lo chiesi, e ogni tanto me lo chiedo tuttora...

A parte il carattere, di lui mi resta una immagine stampata nella testa....il suo sorriso di soddisfazione mentre, nell’orto,  tiene fra le mani una grossa verza....e a quell’immagine,  adesso,  sorrido anch’io.

Chissà, forse un poco ho preso da lui, anche a me piacciono molto le verze, trovo che siano un ortaggio benefico  che si presta a  tantissime preparazioni....
certo, ha un sapore "robusto" ma a volte può diventare anche raffinato...basta un po' di fantasia...



 Terrina di maiale e verze in crema di patate al cumino


200 gr salsiccia grossa
200 gr carne di vitello macinata
200 gr carne di maiale, macinata, 
preferibilmente la parte dell'arrosto di coppa che è un po' più grassina e quindi  un po' meno asciutta
4  piccoli scalogni
1 piccola verza ( più o meno sul chilo scarso)
3 uova
2 o 3 cucchiai di parmigiano
un trito  di erbe miste, (prezzemolo, aglio, maggiorana, basilico, erba cipollina, origano fresco)
sale, pepe, noce moscata


per la crema di patate:
2 grosse patate
mezza cipolla bionda
sale, cumino
un goccio d'olio


 

Sfogliare la verza, tenendo anche qualche foglia di quelle esterne, anche se più dure, per foderare la terrina.
Scottare velocemente le foglie intere, in acqua bollente e tuffarle subito in acqua fredda per conservare il colore. Asciugarle con un canovaccio, schiacciare refilare con un coltello la costola esterna se fosse troppo grossa.
Nella stessa acqua bollente, scottare velocemente anche il resto della verza, tagliato a pezzi grossolani,  quindi scolare ben bene, passarla in un canovaccio asciutto in modo da eliminare il più possibile l'acqua e una volta fredda tritare tutto a coltello..
Passare le carni e la salsiccia un paio di volte al tritacarne, se non lo avete, fatevelo fare dal vostro macellaio di fiducia.
In una terrina mescolare bene la carne macinata, aggiungere le uova, il parmigiano , la noce moscata, gli scalogni tritati finemente, il trito di erbe  e le verze triturate, regolare di sale e pepe. Mescolare bene impastando anche  con le mani fino ad avere un composto perfettamente omogeneo.
Imburrare molto bene uno stampo da terrina,  foderarlo con le foglie intere in modo da non lasciare spazi vuoti,  facendole sbordare leggermente e conservandone qualcuna per la chiusura.
Riempire la terrina con il composto, premendo bene per far uscire eventuali bolle d'aria, ricoprire con un'altra foglia di verza e sigillare bene rincalzandole  in modo che tutto sia ben racchiuso.
Coprire la terrina con suo coperchio dotato di forellino per il vapore, se non disponete dello stampo, va bene anche uno da plumcake, coperto con dell'alluminio, bucherellato leggermente.

Magari, gonfiandosi,  la verza della copertura toccherà il coperchio e  si scurirà un poco, ma non sarà un problema. Anzi.

Cuocere a bagnomaria in forno statico  già caldo a 170° per circa due ore, dipende dal forno.
Una volta cotta  togliere dal forno e dal bagnomaria e,  con moltissima cautela, inclinare la terrina per far uscire il liquido che si sarà formato, facendolo sgocciolare nel lavandino il più possibile, dopodichè appoggiarvi sopra un peso, in modo che la terrina  si compatti bene.

Io di solito ci appoggio sopra un piattino e sopra al piattino una piccola  casseruola con dell'acqua per fare peso. Lascio così per venti minuti, mezz'ora circa e poi tolgo e di nuovo elimino il liquido che si é formato.



per la crema di patate:

pelare, lavare e asciugare le patate, tagliarle a piccoli pezzi.
Tritare la cipolla, farla appassire in un goccio d'olio, aggiungere le patate, lasciar insaporire regolando di sale, quindi coprire il tutto con dell'acqua bollente e portare a cottura lasciandole però un  po' lente.
Una volta cotte,  passare tutto al frullatore o al minipimer fino ad avere una salsa perfettamente liscia e morbida, aggiungere il cumino e tenere in caldo.


 
Servire la terrina ben calda, accompagnata dalla crema di patate.





Le quantità che ho dato sono sufficienti per un stampo da  terrina della capienza di  1,5 l.





  ho tenuto un po' dell'impasto per farne anche una più piccola...





 spero che piaccia anche a voi..


  





lunedì 26 novembre 2012

zucca barucca

non ho mai avuto propensione per la zucca, non è fra le verdure che amo, anzi.
Mia madre invece la adorava e  la  usava tantissimo quando era stagione..... faceva il risotto,  oppure la minestra sempre con il riso, non conosceva altri usi,  o forse quelli erano i suoi piatti preferiti con la zucca....di ravioli neanche parlarne, gnocchi men che meno....
io,  quando vedevo tutto quell'arancione così denso nel piatto,   sarei scappata a gambe levate piuttosto che mangiarla, ma mi toccava.  O mangi questa minestra, o salti dalla finestra....è sempre stato il motto di mia madre.
Ed era una fatica mandarla giù, con quel suo sapore dolciastro e la consistenza farinosa.
No, la zucca non mi piaceva proprio e ha continuato a non piacermi per molto molto tempo. Retaggio del rigore di mia madre? Può darsi, ma è che non amo questo sapore dolciastro, così come non amo barbabietiole e carote cotte....
Però, però.....con l'età e con la curiosità che ti spinge a provare nuovi sapori,  un po' si cambiano i gusti.
Il mio, sulla zucca, non è cambiato molto, ma appena appena un poco sì, il tanto che basta per   farmi apprezzare una vellutata che ho assaggiato al ristorante Amaltea, il cui chef,  Gabriele Faggionato, un giovane  di cui sentirete sicuramente parlare in futuro,  ha una grande conoscenza delle spezie e del loro uso, e ti tira fuori dal suo cappello da chef sapori inaspettati che a volte ti lasciano senza parole dalla sorpresa...come questa vellutata appunto, che mette allegria solo a vederla, tanto è solare...perfetta per questo novembre così grigio.
Potevo non cercare di rifarla? Ho però aggiunto qualcosa di mio, giusto per farne un piatto che possa andare sia come antipasto che come intermezzo leggero...




Vellutata di zucca e sedano rapa,  spuma di burrata,  chips di gamberi e topinambur


per due/tre persone

1 piccola burrata
500gr zucca (pesata pulita da scorza, semi e filamenti)
300 gr sedano rapa, pesato pulito
brodo vegetale q.b.
1 cipolla bionda
2 scalogni
2 topinambur
5 o 6 code di gambero
origano fresco
mezzo  cucchiaino  di curry rosso
sale, pepe bianco, olio e.v.

tagliare la zucca a pezzettini, pulire dalla scorza il sedano rapa e tagliare anch'esso a pezzetti.
In un tegame far appassire la cipolla bionda tritata insieme a un goccio d'olio, unire la zucca, lasciar insaporire,  regolare di sale e pepe bianco, quindi coprire completamente con del brodo vegetale, mettere il coperchio  e lasciar cuocere a fuoco dolce. A cottura ultimata aggiungere il mezzo cucchiaino di curry rosso e  mescolare bene .
In un'altro tegame far appassire gli scalogni finemente tritati insieme ai pezzetti di sedano rapa, mescolare e lasciar insaporire bene, quindi coprire completamente di brodo anch'essi e lasciar cuocere pian piano.
Nel frattempo, pulire le code di gambero, tagliare ognuna  longitudinalmente  in tre sottili fettine,
Raschiare e spazzolare bene sotto l'acqua corrente  il topinambur, e ridurlo a trasparenti  chips con la mandolina.
Una volta cotti sia la zucca che  il sedano rapa, passare entrambi al minipimer, ottenendo una crema molto liscia e lenta, brodosa  il tanto che basta a fare una vellutata. Tenere in caldo.
Frullare nel frullatore la burrata a pezzetti, io ho usato il Bimby,  fino ad ottenerne una crema  soffice e spumosa. Trasferirla in una ciotola, regolare di sale e pepe bianco e aggiungere delle foglioline di origano fresco.
Foderare di carta forno un paio di larghe teglie, meglio se di quelle forate.
Allineare su una  le fettine sottili di gamberi e  sull'altra le chips di topinambur, ben distanziate.
Cuocere in forno ventilato già caldo a 200° per qualche minuto.
Versare nei piatti la vellutata di zucca, nel centro aggiungere uno sbaffo di quella di sedano rapa, formare una quenelle con la spuma di burrata e decorare con le chips di topinambur e quelle di gamberi.
Colorare con qualche fogliolina di alloro.


 ci è piaciuta parecchio, forse anche merito della zucca non troppo dolce e del sedano rapa che ha sicuramente smorzato il dolciastro.

spero che piaccia anche a voi..





giovedì 22 novembre 2012

profumo d'arancia

 
è cominciata la stagione, stanno arrivando pian piano sui banchi della frutta...

Mi piace molto l'uso dell'arancia in cucina, sa di giorni di festa, così  colorata e allegra e piena di sapore.... per cui preparatevi perchè vi annoierò con un sacco di ricette all'arancia..
inizio con questa che ha trovato in rete e poi  proposto Barbara su Coquinaria. Mi ha attirato parecchio l'abbinamento con la faraona e quindi ho voluto testarla subito. Così l'ho propinata alla famiglia domenica scorsa...ha avuto un discreto successo, per cui la condivido volentieri...è una ricetta parente povera della classica anatra all'arancia, ma la cipolla e la pancetta affumicata le danno un tocco in più..e poi la carne della faraona, così delicata, si sposa benissimo con l'arancia..

ve la propongo con le parole di Barbara,  io l'ho eseguita  pedissequamente...Barbara è una garanzia, e non solo per la cucina..


Faraona all'arancia

Una faraona a pezzi, pulita  e fiammeggiata.
mezza cipolla rossa grande
100 gr di pancetta affumicata a dadini
1 rametto di rosmarino
qualche foglia di salvia
succo di una arancia spremuta
1 arancia intera
pepe nero
sale
olio
 


Scaldare una casseruola e rosolare la cipolla affettata con la pancetta a dadini.
Aggiugnere la faraona, il rosmarino, la salvia, il sale ed il pepe nero macinato.
Cuocere coperto per circa 45 minuti, mescolando spesso.
Quasi a fine cottura bagnare con il succo d'arancia e unire le fettine dell'altra arancia.
Cuocere ancora qualche minuto per stringere il sughetto.




mi è piaciuta molto,
da rifare assolutamente e poi è un piatto degno delle feste che stanno per arrivare...




lunedì 19 novembre 2012

malinconia d'autunno


Si sta come d'autunno
sugli alberi, le foglie

così scriveva Ungaretti...

e io ogni anno che passa fatico un po' di più ad accettare che l'autunno arrivi e  si porti via il ricordo di una stagione generosa, ricca di profumi e sensazioni..
Di questo periodo salvo  solo i colori della natura, ma per il resto è una vera fatica per me adeguarmi al buio, al grigio e al freddo, e il pensiero che arriveranno pioggia e neve  mi deprime ancora di più, eppure ho sempre amato la pioggia...
Sarà che vivere in una grande città non aiuta, sarà che sono in un momento non del tutto semplice, ma mi pesa moltissimo questa transizione verso i mesi più lunghi e freddi dell'anno...
Finiti i tempi in cui l'aria si riempiva del profumo di caldarroste e di legna bruciata...
l'omino col braciere  passava tutti i giorni davanti a casa nostra..si fermava all'angolo con Via S. Siro e ci stazionava una mezz'oretta,  e mentre aspettava  che la gente scendesse dalle case,  serviva i passanti  col suo bicchiere dosatore  di metallo,  versando le castagne fumanti dentro a cartocci di carta gialla....
Gli aceri,  in file ordinate sul marciapiede,   si spogliavano pian piano liberando nel vento il loro vestito  che,  con una pioggia di colore,   lasciava sull'asfalto  un folto, insidioso  tappeto  che odorava di tristezza bagnata,  gli storni disegnavano nel cielo enormi nuvole in movimento ...e poi arrivava l'odore della nebbia, l' odore dell'autunno milanese...
anche ora è così, ma non ha più quella poesia....
scrivono che una delle cause della  tristezza autunnale è  in gran parte dovuta  a un calo della serotonina, per via della mancanza della luce  e del calore......è sicuramente il mio caso..
e allora che fare? Rifugiarsi in cucina a consolarsi con un comfort food servirà?...Chissà se le castagne, unite al cioccolato e alle pere, avranno qualche magico potere sulla malinconia...



questa è una vecchissima ricetta di Aimo Moroni che la mia amica Betti ha pubblicato molti anni fa su Coquinaria. Era da qualche anno che non la facevo, e mi è tornata in mente l'altro giorno, mentre dalla finestra guardavo le foglie che turbinavano nel vento...

ve la riporto pari pari  come l'ha scritta lei, a quel tempo...





 

Crostata di farina di castagne, cioccolato e pere.


 500 gr farina di castagne
350 gr burro
2 uova intere
150 g di zucchero
300 g di pere kaiser mature
250 g di cioccolato fondente

per la salsa alle pere:
300 g di pere kaiser
100 g di zucchero

Preparare la frolla di castagne montando il burro morbido con la zucchero. 
Fare la fontana con la farina, rompere le uova al centro ed unire il burro lavorato. Impastare velocemente (io lo faccio nell'impastatrice), formare una palla e far riposare in frigorifero per almeno 30', avvolta nella pellicola trasparente.
Fondere a bagnomaria il cioccolato, sbucciare le pere, togliere il torsolo ed affettarle sottili.
Dividere la pasta in due parti, una il doppio dell'altra.
Foderare con la più grande uno stampo di 26 cm, disporvi sopra le pere e poi il cioccolato fuso.
Ricoprire col secondo disco di pasta, sigillare bene i bordi ed usare un po' di pasta per le decorazioni.
Mettere in forno già caldo a 170° per circa mezz'ora.  (Questo dipende comunque dal forno, col mio ci sono voluti circa 40 minuti)
 
Preparare la salsa alle pere: 
sbucciare, togliere il torsolo ed affettare le pere.
 Metterle in un pentolino con lo zucchero e cuocerle piano per 25'. Quando saranno fredde passare al mixer.

Servire la torta tiepida con la purea di pere.
Nel tagliarla fate attenzione è molto fragile e si sbriciola con nulla..

 




sì, decisamente un dolce autunnale..



Betti, non è bella, ordinata ed elegante come la tua, ma lo sai che la mia manualità è praticamente zero..e comunque grazie,  ti sarò sempre grata per questo dolce..



 










giovedì 15 novembre 2012

se vi piace l'agrodolce


a me piace  abbastanza,  così ogni tanto, per cambiare, preparo qualcosa in questo modo.
In più, avevo parecchia uva in casa  che aspettava da un po' e ho usato anche quella...

se vi piace l'agrodolce dicevo, questa fa per voi.




Filetto di maiale all'uva, glassato al Vinsanto



per due/tre persone

1 piccolo filetto di maiale intero
100 gr pancetta dolce, meglio se tesa
1 piccolo grappolo di uva Italia
1 piccolo grappolo di uva rosé
1 bicchiere scarso di Vinsanto
sale, pepe
poco olio e.v., una noce di burro



dal filetto ricavare dei medaglioni abbastanza alti, bardarli con la pancetta, legandoli con dello spago da cucina  per fare in modo che la pancetta non se ne vada in giro per la pentola.
Sgranare l'uva, lavarla ed eliminare l'evenutale picciolo se rimane sul chicco, lasciarla sgrondare bene.
In una larga  padella scaldare l'olio e il burro, e quando questo comincia a spumeggiare, rosolare i medaglioni da tutti i lati finchè son ben dorati.
Aggiungere l'uva, lasciar insaporire qualche secondo quindi sfumare con mezzo bicchiere di Vinsanto.
Coprire e cuocere per circa 10/15 minuti. Il filetto non deve cuocere troppo, altrimenti diventerà stoppaccioso, e l'uva dovrà  essere un poco appassita, senza sfarsi..  alla fine Il filetto dovrà essere leggermente rosato all'interno.
Una volta cotto, togliere dalla padella i medaglioni e l'uva, tenendoli in caldo.
Nel frattempo versare il resto del Vinsanto nella padella per deglassare il fondo. Lasciar restringere qualche minuto quindi  mettere i medaglioni del piatto di servizio, contornarli con l'uva e napparli col fondo ricavato.


E' più veloce farla che scriverla questa ricetta...


lunedì 12 novembre 2012

la mia ultima fatica

se così si può chiamare..
La mia amica Catia  della   Bottega del cuore voleva festeggiare i due anni della sua attività e mi ha chiesto di prepararle qualcosa per questo evento,  che ha avuto luogo ieri  nel suo negozio...
confesso che per un po' sono stata indecisa se accettare o meno, perchè un conto è farlo per la tua famiglia, (vedi battesimo di Valerio) e altro conto è farlo per le  clienti del negozio di Catia...metti che cannavo qualcosa?  Ci sarebbe andata di mezzo anche lei, che si è fidata di me al solo leggere le ricette del blog.. ma a Catia non si resiste, è di una simpatia travolgente, sempre in movimento, un vulcano di idee e di iniziative...
ovviamente ha avuto il sopravvento la  mia passione per la cucina e la voglia di mettermi alla prova...
ecco dunque quello che è andato in scena ieri sui tavoli del negozio, fra vestiti, sciarpe, bijouterie, scarpe e oggettistica per la casa...
fra un tramezzino e un tacco 12, una bavarese e una pashmina, un pezzetto di sbrisolona salata e un cuscino per il divano, un  fagottino alla mela e un portacandele natalizio...

la panoramica


























sono quasi tutte cose che ho fatto  in occasione del battesimo di Valerio,  le riassumo qui sotto, cliccateci sopra così troverete tutte le ricette che possono interessarvi...

parto coi dolci

Torta leggera al cocco
Torta di carote
Torta cioccomandorle e caffè

il dolce al cucchiaio di turno:

Bavarese al Vin Santo 



in aggiunta a questi linkati qui sopra, ho fatto:






Banana Bread



200 g farina
1 bustina di lievito
100 g zucchero
2 uova intere
70 g burro fuso
2 banane molto, molto  mature

Schiacciare le banane con una forchetta insieme a qualche goccia di succo di limone perché non anneriscano.
Mettere tutti gli ingredienti  nel mixer, Oppure in una ciotola se si è sprovvisti, e usare una frusta elettrica.   Mescolare bene il tutto finchè è perfettamente omogeneo. L'impasto non deve essere liquido, solo quel tanto da poterlo versare dello stampo da plumcake.
Cuocere per circa 35 minuti a 180°.
E' migliore il giorno dopo.

se vi piace l'idea, decoratelo con cioccolato fuso fatto scendere da una forchetta, in modo da creare una specie di griglia irregolare.
 


Cake al cioccolato e rhum

ricetta di Rita Mezzini de La fucina culinaria

ve la riporto pari pari, come l'ha scritta lei sul suo blog;
 



120g burro
70g di cioccolato fondente
6 uova medie 
100g di miele
170g di zucchero
100g di farina di mandorle
160g di farina
10g di lievito
30g di cacao
160ml di panna
70gl di rum


Procedimento:
Nel micronde o a bagnomaria fondere il burro ed il cioccolato fondente.
Nella ciotola dell’impastatrice sbattere le uova con lo zucchero ed il miele,aggiungere le polveri (farina,farina mandorle,lievito e cacao) e mescolare.
Unire, sempre mescolando, la panna ed il rhum ed infine la massa sciolta di cioccolato e burro.
Imburrare ed infarinare generosamente uno stampo da plumcake da 25-30cm,versare dentro l’impasto e cuocere a 170- 180°C per 30-40min

per comodità mia, visto che dovevo porzionarla, ho cotto in una vaschetta Cuki, e poi tagliato a tranci, pirottinati e spolverati di zucchero a velo.




Frollini ai lamponi 

per la pasta frolla:

500 gr farina
300 gr burro
200 gr zucchero
4 tuorli
1 cucchiaino di essenza di vaniglia

per la crema pasticcera:
500 ml latte
6 tuorli
250 gr zucchero
50 gr farina
1 cucchiaino di essenza di vaniglia o scorza di limone.

lamponi q.b.
 
Disporre sul piano la farina a fontana, con un largo cratere e mettere al centro lo zucchero
e il burro freddissimo tagliato a pezzetti.
Con le mani strizzare burro e zucchero finchè non sono amalgamati
Aggiungere i tuorli e profumare con la vaniglia.
Lavorare burro zucchero e tuorli finchè non sono amalgamati anch’essi.
A questo punto rovesciare la farina sul composto
e lavorarla velocementecon le mani, possibilmente  fredde, per incorporarla al composto
fino a formare una palla che andrà avvolta nella pellicola trasparente e lasciata riposare circa mezz’ora nel frigorifero.
Dopo il riposo togliere il panetto dal frigo e metterlo sul piano ben infarinato. Dare dei piccoli colpi con il mattarello per iniziare ad appiattirlo Quindi stendere con il mattarello fino ad uno spessore di 5 mm.
Ritagliare con dei tagliabiscotti delle piccole forme,  io ho usato il fiorellino, premerle leggermente al centro  in modo da creare un minimo incavo, appoggiarle delicatamente ben distanziate su una placca foderata di carta forno, e cuocerle in bianco, facendo molta attenzione alla cottura...regolatevi col vostro forno, sono pronte quando cominciano a dorare, ma non troppo.
(pazienza infinita foderare e riempire di fagioli ognuna di esse....) 
Si possono fare in anticipo e conservare in una scatola di latta per un paio di giorni.

All'ultimo momento preparare la crema pasticcera. 
Scaldare il latte con la vaniglia o con la scorza di limone. Mentre si scalda montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere la farina sempre mescolando affinchè non faccia grumi, stemperare il tutto con il latte caldo, mescolare molto bene e rimettere a cuocere fichè la crema si ispessirà, continuando la cottura per 5 minuti, mescolando continuamente, ed  eliminare l'eventuale scorza. Coprire con della pellicola messa a contatto diretto con la crema, e lasciar raffreddare.
 
Una volta fredda, mettere la crema in una sac à poche e riempire le formine di frolla, guarnire con un lampone, spolverare di zucchero a velo. 





 Sfogliatine alle mele

per una trentina di pezzi  circa:
 
2 conf. pasta sfoglia rettangolare
4 mele renette
2 cucchiai colmi di zucchero di canna
80 gr pinoli
100 gr uvetta
3 o 4 amaretti morbidi
poco succo di limone
una noce abbondante di burro
cannella in polvere 
poco zucchero a velo per decorare 


tagliare le mele a dadini, aggiungere poco succo di limone per non farle annerire man mano che si tagliano.
Mescolarle con l'uvetta precedentemente ammollata in acqua tiepida, con i pinoli, lo zucchero, la cannella e gli amaretti sbriciolati
in una padella scaldare il burro, e non appena comincia ad essere spumeggiante, aggiungere i pinoli e lasciarli tostare qualche minuto mescolando, quindi aggiungere le mele condite e cuocere qualche minuto finchè saranno morbide, sempre mescolando affinchè non attacchino e brucino.
Ci vorranno 10 minuti circa.
Lasciar intiepidire.
Dalla pasta sfoglia ricavare dei quadrati di 8 cm per lato. Depositare nel centro di ogni quadrato un cucchiaino abbondante di composto di mele. Richiudere a pacchetto, prendendo i lati a  punta portandoli verso il centro.
Foderare di carta forno una teglia, appoggiarvi man mano i fagottini di mela, spennellarli con dell'albume leggermente sbattuto e cuocere in forno a 180° fino a completa doratura.
Una volta pronti e freddi, spolverare di zucchero a velo.     

Volendo si possono fare più piccoli, ci vorrà solo un poco di pazienza in più... 
   









 Bruttibuoni allo Strega
(ovvero, come ti recupero uno spatascio)


l'idea originaria era di fare dei brownies. E con quella ricetta sono partita:

150 gr farina
125 gr burro
110 gr zucchero
2 uova sbattute
100 gr cioccolato fondente al 60%
100 gr cioccolato fondente al 75%
100 gr gherigli di noce


Fondere il cioccolato con il burro, trasferirlo in una ciotola, aggiungere lo zucchero, mescolare e unire le uova sbattute, una alla volta fichè sono completamente assorbite. Unire la farina e le noci tritate grossolanamente.
Imburrare e infarinare una teglia, portare il forno a 180° e cuocere per circa venti, venticinque minuti. Non di più.
Ecco, io ho sbagliato la cottura, non ho sentito il timer e intenta com'ero a portarmi avanti col lavoro, me li sono dimenticati fino a ricordarmeli dopo un po'. Praticamente li ho cotti per più di mezz'ora.... 
Rovinati. Il buono dei brownies è che sono fondenti, morbidi e umidi. Altrimenti sono qualcos'altro...

Allora che fare? Il sapore è buono, sono un poco asciutti ma.... intanto li taglio ho pensato.....
Mi spiaceva buttare tutto quel buon cioccolato, e tutte quelle le noci....così pensa e ripensa mi è venuta una idea  e così ho rischiato...
ho provato la mia idea con un pezzetto  e all'assaggio mi è piaciuto moltissimo, per cui i Bruttibuoni hanno visto la luce...
Come? In un piatto ho versato del liquore Strega, in un altro il cacao amaro.
Ho passato nel liquore tutti i  pezzi, da tutti i lati, li ho lasciati riposare un attimo e poi li ho passati ben bene nel cacao amaro, messi nei pirottini et voilà! 
Recupero effettuato con successo!!    

 
     

Passiamo al salato?


come per i dolci, alcune cose le avevo già sperimentate col battesimo di Valerio e allora sono andata sul sicuro, vi metto i link delle ricette:


   


la new entry è questo:

 

Cake Bourguignon

un classico della mia cara amica Betti...è molto versatile questo cake, va bene per un aperitivo, un brunch, un picnic, una gita al mare....non mi ha mai tradito.

Certo, in Francia lo fanno con il Comté, ma noi ci accontentiamo dell'Emmenthal svizzero....

vi riporto la ricetta, come l'ha scritta Betti, eoni fa su Coquinaria...




250 g di farina
un sacchetto di lievito per torte salate
3 grosse uova
100 ml di olio di oliva
50 g di olive verdi e altrettante nere, snocciolate e tritate grosse
100 ml di vino bianco secco
200 g di pancetta affumicata tagliata a dadini
150 g di emmenthal grattugiato
1 cucchiaio da minestra di senape di Digione, niente sale
in una terrina mescolare nell'ordine gli ingredienti.
Versare l' impasto i uno stampo da plum cake rivestito di carta da forno oppure antiaderente. Cuocere 50 o 60 min. in forno a 170°, verificando la cottura col coltello. Dopo 20 o 25 min, aprire velocemente il forno e fare un' incisione per il lungo per aiutare la lievitazione. E' buono freddo, con una bella insalata.
E' importante cuocere a temperatura non troppo alta per evitare che il formaggio, bruciandosi, conferisca sapore amaro al cake.


io l'ho cotto in due di quegli stampini da muffin di carta da 6 posti,  tutti attaccati insieme, avete presente? appoggiati su una teglia rettangolare. Una volta cotti, li ho congelati avvolti uno per uno nella pellicola e poi nell'alluminio.
Scongelati la sera prima a temperatura ambiente, ben spacchettati.  Tagliati in 4/6 pezzi quando erano ancora un poco congelati, così il taglio è stato netto.
Riscaldati leggermente per farli riprendere fragranza e messi nei pirottini. 



 
 

 

Olive al Martini


un cavallo di battaglia di  Rossanina, di Coquinaria.



Per ogni 2 etti di olive verdi da tavola (grossotte) prendi tre cucchiai di Martini dry, due di olio e uno di succo di limone.
Lavi benissimo le olive dalla salamoia e le immergi nel sughino ottenuto miscelando i liquidi.
Non si copriranno, ma tu ogni tanto girale. Metti in frigo, dopo aver aggiunto dei filetti di scorza di limone. Lascia in frigo almeno una notte. Servi a temperatura ambiente.


Io ce le ho lasciate tre notti in frigo, e più stanno più son buone. Durano tantissimo tempo, ben coperte dentro a un Tupper, sempre   se non le finisci prima...




Sbrisolona salata



200 gr. farina
100 gr. pecorino  misto a parmigiano
100 gr. mandorle  tritatie grossolanamente
 80 gr. burro freddo a pezzetti
1 uovo

intridere velocemente la farina con il burro, aggiungere il formaggio, un pizzico di sale e pepe, i pistacchi e l'uovo. Si dovrà otteenere un briciolame che va messo in una teglia rivestita con carta forno facendo uno strato di 2-3 cm.senza compattare troppo.
Cuocere a 180° per 30 minuti circa. finchè è dorata

L'abbiamo poi spezzata e messe nelle ciotole






al parmigiano e noci, e i salamini al taglio ci ha pensato  Catia, che ha provveduto anche a tutto il beveraggio...



ecco qua

Credo sia andata bene, Catia era contenta e io pure...