domenica 31 marzo 2013

Auguri!



A tutti gli amici e  a tutti quelli che passeranno di qui, i miei  auguri più sentiti per una Pasqua di serenità!

mercoledì 27 marzo 2013

in principio erano due uova

suona il campanello, è la mia vicina: Giuli, hai due uova?

Ero tentata di rispondere come la Margherita della Conad....ne ho da vendere!!

Effettivamente di uova nel mio frigorifero ce ne sono sempre un buon numero, si sa mai che mi venga all'improvviso la voglia di mettermi a fare che so, una crema, una torta....

Ma questa richiesta inaspettata, mi fa di colpo balenare nella mente due occhi azzurri liquidi e tristi...così, sorrido fra me e me e mi imbambolo a pensare, mentre invece dovrei decidermi a metter su di cena...

Quegli occhi così tristi erano di Evelina.

Io l'ho conosciuta che era già vecchia, ma forse era solo la mia impressione di bambina, anche se le donne, in Friuli, invecchiavano precocemente, cotte dal sole, consumate dalla fatica dei campi dove lavoravano al pari degli uomini in un periodo in cui si faceva tutto a forza di braccia..quanta fatica!!!

E lavoravano duramente anche alla coltivazione dell'orto, compito quasi sempre femminile, senza trascurare la cura degli animali e della famiglia, sempre numerosissima. Consumante tanto da farle sembrare vecchie di 70 anni già a 40....nessuna comodità, nessuna lavatrice o lavastoviglie, ne acqua corrente e la pompa dell'acqua, se eri fortunato, era in casa, altrimenti in cortile..

Evelina abitava col fratello, Beniamino, nella casa contigua alla nostra.

Lungo la via che attraversa tutto il paese, le case, anche oggi, sono una vicina all'altra, divise solo dal cortile, o l'aia, e con gli orti dietro casa che si guardano attraverso la rete di confine...molto spesso le case affacciate su uno stesso cortile erano due o addirittura tre, magari di parenti, a dividersi lo stesso spazio, con la servitù di passaggio per andare ognuna nel proprio orto dietro casa....non proprio facile la convivenza a volte...

Io guardavo spesso oltre quella rete, cercando di non farmi scorgere. Mia nonna mi diceva sempre che non era educazione guardare in casa d'altri, ma il suo vero motivo era che non voleva passassimo da ficcanaso..

La casa di Evelina era una di quelle vecchie case coloniche tipiche friulane, fatta di sassi, senza fondamenta, le camere al piano di sopra, con la scala di legno per arrivarci all'esterno, sulla facciata, ed era l'ultima di tre, tutte affacciate sullo stesso grande cortile.

Una casa come tante in paese, una casa di fine '800 forse anche più vecchia, con la stalla, il fienile, e il recinto per le galline e i conigli...

Da che ho memoria mi ricordo Evelina con i capelli grigi, divisi dalla riga in mezzo e poi raccolti austeramente dietro la nuca, alta e magra, con lunghe gambe nervose, sempre vestita con abiti scuri e consunti, coperti dal grande grembiule di cotonina grigia ..ma il suo viso lasciava intravvedere una antica bellezza, quasi aristocratica, e nonostante fosse sfiorito e pieno di rughe, i lineamenti erano delicati come quelli di un cammeo, e quei suoi occhi così azzurri e così tristi mi colpivano sempre.....doveva essere stata veramente molto bella in gioventù....

era sola, e conduceva una vita abbastanza difficile curandosi di suo fratello che, al contrario di lei, era un uomo piccolo, un viso rincagnato con due occhi porcini e i baffi nerissimi lasciati incolti, non ricordo di averlo mai visto con qualcosa di diverso da una maglia di lana a maniche lunghe, di quelle color beige nocciola, con i bottoni sul davanti, modello serafino, estate e inverno, con le bretelle portate sopra la maglia, il perenne cappellaccio nero calcato in testa, proprio per questo cappellaccio sformato dall'uso , in paese era soprannominato Benamin ciapielat....(ciapiel = cappello)e lis dalminis (speciali zoccoli friulani) ai piedi,La sera si sedeva fino a tardi sugli scalini di legno della scala esterna e accendeva la pipa, e io, dalla finestra della mia camera, nel buio, potevo vedere le braci ravvivarsi nel fornello ad ogni tirata...

Erano entrambi troppo vecchi per coltivare la terra, e non so se ne avessero nemmeno più, la stalla ed il fienile erano vuoti... Avevano però un pollaio molto affollato, con diverse razze di galli e galline, oche, anatre mute in quantità e qualche tacchino, oltre ai conigli che stavano però in un altro angolo del recinto..

Incrementavano la misera pensione Coldiretti vendendo uova e pollame a quelli che non avevano modo di allevarlo...il loro cortile era sempre molto animato da un via vai di persone che andavano a comprare le uova da Evelina, venivano quasi sempre dai paesi limitrofi, soprattutto le mogli degli ufficiali militari di stanza nelle caserme intorno.

Quando arrivava il tramonto tutto cominciava, sembrava che si dessero appuntamento, e a me piaceva indugiare nell'orto, facendo finta di giocare sotto l'albero di cachi per guardare il movimento e osservare tutta quella varia umanità che andava e veniva ad intervalli....una clientela molto variegata...

c'era la nonna col tipico fazzoletto nero legato sulla testa, il contadino con ancora i panni di lavoro e la falce sulla spalla, le signore ben vestite che arrivavano in bicicletta, ragazzetti che le madri spedivano a comprare..

in tutto quel bailamme, che durava finché il campanile suonava l'Ave Maria, Evelina si muoveva svelta, entrando e uscendo dalla vecchia stalla, dove credo conservasse le uova raccolte durante la giornata, scambiando due parole gentili con tutti, informandosi sulla salute dei parenti di chi arrivava, o chiedendo notizie di persone lontane.

C'erano volte in cui le uova non bastavano e allora la vedevo andare in cerca dentro al pollaio, con il grembiule raccolto a mo' di contenitore chiamando le galline con un verso stridulo....non sempre riemergeva con qualcosa ...allora apriva le braccia sconsolata e diceva a tutti di tornare il giorno dopo...

Mi piaceva Evelina, ogni tanto, dal di là della rete mi accarezzava con lo sguardo e il suo viso si addolciva in un sorriso......chissà cosa le passava nella mente in quei momenti.....



penso a Evelina e ai suoi occhi così azzurri e tristi, alle sue galline ovaiole, infaticabili produttrici ...e allora perché no? Perché non preparare una bella frittata per cena?  Ma non una frittata qualsiasi, la regina delle frittate!| Quella che prepara mia madre, da sempre.
Lei la chiama frittata friulana, e io non posso certo cambiare il nome a un classico di casa nostra che conosco fin da quando ero bambina......







 Frittata friulana della Luisa


8 uova
1 grossa cipolla bionda
2 patate grandi
300 gr salsiccia dolce
200 gr carne di manzo  tritata
250 gr Montasio o Friulano semi stagionato
3 cucchiai parmigiano grattugiato
1 cucchiaio prezzemolo tritato
mezzo bicchiere di latte
sale, pepe nero
poco olio e.v.


pulire e affettare la cipolla, tagliare a pezzetti non troppo grossi le patate.

Scaldare un goccio d'olio in una teglia  possibilmente antiaderente.

Versare le patate  per prime nell'olio caldo, mescolandole per qualche secondo, poi aggiungere le cipolle


lasciar cuocere mescolando spesso, in modo che non arrostiscano troppo. Quando sono a metà cottura aggiungere la salsiccia sbriciolata e la carne tritata



mescolare di nuovo delicatamente per non rompere troppo le patate, e lasciare che la carne si cuocia completamente. A questo punto regolare bene di sale e pepe.

Nel frattempo ridurre a pezzetti anche il formaggio.
In una ciotola  sbattere bene le uova in modo che siano ben emulsionate, quindi aggiungere il parmigiano grattugiato e il mezzo bicchiere di latte, e il prezzemolo tritato.  

Scaldare il forno a 180°, ventilato.

Una volta arrivato il tutto a cottura, unire bene il tutto in modo che sia ben distribuito, cospargere con i pezzetti di formaggio



senza aspettare, versare anche le uova sbattute e dare una breve mescolata in modo che il liquido arrivi dappertutto.




lasciare rapprendere appena appena e trasferire il tutto nel forno caldo.

E' cotta quando la superficie è ben dorata e gonfia. Ci vorrà una mezzoretta, forse meno.




è buona calda, ma anche fredda,  perfetta servita a quadrotti nei buffet, o da portare ad un pic nic...



 In principio erano due uova, ma poi... 






domenica 24 marzo 2013

Piove

fa freddo, e io non ne posso più. L'inverno non se ne vuole andare, mi illude con un giorno di sole e poi invece  si trascina e trascina me, che ho la speranza continua di rivedere il sole e con lui un poco di caldo... Mi é anche difficile riprendere a scrivere sul blog, dopo la scomparsa di Serena. Non posso smettere di pensare a lei, soprattutto ora che piove, saperla là nella terra mi fa stare male.... Non riesco a farmene una ragione...
So che lei, se fosse qui, mi direbbe con quel suo sorriso affettuoso, Giuli, dai, andiamo avanti...

E allora andiamoci avanti, continuiamo la solita vita, i soliti gesti, accettiamo i soliti problemi, la solita lotta di tutti i giorni, le corse, il traffico, le millemila cose che rendono la vita un turbine che ti cristallizza i pensieri....
 Fa freddo in questa domenica così grigia e gonfia di pioggia,   guardo fuori e dietro i vetri non ho più la chioma  folta  del vecchio platano, e nemmeno i grandi ombrelli dei carpini del giardino a fianco. Crudelmente e inesorabilmente decapitati l'altro giorno, capitozzati, ridotti a una specie di appendiabiti.....
distolgo lo sguardo perchè la loro vista è come un grido che mi arriva fin dentro al cuore.
Gli alberi sono creature vive che ci accompagnano, ci aiutano,  perchè ridurle in questo modo anche quando non ve n'è bisogno?

Questa pioggia aumenta la tristezza,  il buio è qui, e io dovrei cominciare a pensare alla cena, ma indugio 
 a scrivere ricette.....


Zuppa di fregula e scorfano allo zafferano e profumo di spezie


per due persone

non ne avevo più in congelatore per cui 
ho fatto  il fumetto in questo modo:

2 cefali
4 piccoli pagelli fragolino
2 merluzzetti
4 o 5 gamberoni, anche surgelati
teste e scarti di pesce
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
2 o  3 pomodorini datterini
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
qualche bacca di pepe nero
qualche bacca di coriandolo
1 pezzetto di zenzero fresco
qualche gambo di prezzemolo
1 bicchiere di vino bianco


1 bello scorfano.
120 gr di fregula piccola

poco prezzemolo
zafferano in stimmi


preparare il fumetto.
Pulire, eviscerare e squamare i pesci, tagliarli a pezzi.
Pulire e affettare grossolanamente le verdure.
In una pentola scaldare un goccio d'olio, aggiungere l'glio intero e  le verdure, lasciarle insaporire quindi unire il pesce a pezzi,  io avevo  pochi gamberi rimasti in congelatore ed ho aggiunto anche quelli, per dare  più sapore. Mescolare in modo che si insaporiscano bene, poi sfumare con il vino bianco, dopodichè coprire con dell'acqua bollente, aggiungere l'alloro, i gambi di prezzemolo,   il coriandolo, il pepe e un pezzetto di zenzero fresco, circa  2 cm, spellato e tagliato a rondelle o a pezzetti.
lasciar bollire a fuoco basso il tutto, schiumando ogni tanto. Ci vorrà circa una mezz'ora, tre quarti d'ora al massimo. Passato questo tempo, filtrare il tutto trasferendo il brodo di pesce in un'altra pentola messa su fuoco dolce. Aggiungere un paio di bustine di zafferano mescolando e portare a ebollizione.

Sfilettare lo scorfano eliminando anche la pelle, oppure fatevelo sfilettare in pescheria.
Tagliarlo a striscioline o a pezzetti.
Con l'aiuto di una schiumarola, o di un cestino forato per cuocere a  vapore, tuffare i pezzetti di scorfano, pochi alla volta, nel fumetto bollente in modo che si cuociano senza rompersi. Tenerli in caldo.
Regolare di sale e pepe il brodo, e cuocere la fregula.
Nel piatto mettere i pezzetti di scorfano, aggiungere la zuppa di fregula, colorare con stimmi di zafferano e poco prezzemolo tritato..




Ok Sere, sono ripartita....
Un bacio, ovunque tu sia.





sabato 16 marzo 2013

cara Serena

 te ne sei andata da poco,  e sono sicura che non immagineresti quanto sento la tua mancanza, o forse sì..
Sì, lo so che ci vedevamo ogni tanto, quando gli impegni reciproci ce lo permettevano, lo so che tante volte abbiamo dato la precedenza ad altre cose.. però a me bastava sapere che c'eri, che ogni tanto comparivi come per magia con una e-mail, con un messaggino  affettuoso sul cell,o nei messaggi privati su Coqui o su Facebook.
Ti leggevo sul blog, e secondo quello che scrivevi sapevo come stavi, come sentivi.... chiamavo certe volte, per farti sorridere un poco, perchè  non è bello essere tristi e non avere qualcuno  con cui condividere i momenti di sconforto o di tristezza,  era forse il mio modo per dirti che c'ero, nonostante tutto....
Ora non ci sei più, e la mia vita e quella di molte altre amiche, è un po' meno ricca.
non avremo più il piacere di incontrarci, di raccontarci, di ridere o di interrogarci sul mondo, di ascoltarci. 
Per coltivare un rapporto ci vuole costanza e dedizione, ci vuole tempo. Spazi nuovi per rafforzare la nostra amicizia noi non ne avremo più. 
Tutto quello che è accaduto mi sembra una grande ingiustizia. No Sere, non è giusto andarsene così all'improvviso, lasciandoci tutti in questo limbo colmo di dispiacere.
Eri così contenta in questo ultimo periodo!   
Sei sempre stata allegra e solare, riempivi di energia  e di luce ogni stanza in cui entravi, e  ho invidiato molto la tua grande capacità di ironie di autoironia, anche su cose che forse ti ferivano,  mi piaceva come  sapevi vedere sempre il lato buono della vita, nonostante con te non fosse stata molto amica.
Ho sempre ammirato la tua forza, la tua voglia di combattere, la tua generosità nel farti carico dei problemi degli altrigettandoti a corpo morto per aiutare il prossimo.
Anche in questa estrema ultima volta, ci regali un esempio limpidissimo  di altruismo e generosità, donando tanto di te, per permettere a 21 persone di sperare, di tornare a vivere. 
Per questo ringrazio anche Lucio e Jacopo, perchè non deve essere stato facile decidere...
 
 Come me, tante persone ti hanno stimato, ti hanno voluto bene, e non smetteranno, non smetteremo di volertene.
Vedi che profondo solco hai lasciato? Mi piacerebbe tanto che tu potessi vedere, sentire, raccogliere l'affetto che hai seminato con la tua presenza, la tua amicizia. Vorrei, vorrei...
ma non è più possibile, non è più possibile.... 

Mi è capitato di soffermarmi a pensare, in certi momenti ad analizzare che cosa è veramente importante per me, i valori in cui credo, alle cose della vita e certamente l'amicizia è al pari dell'amore, degli affetti.  
Pensa  quale immenso deserto può essere un'esistenza vissuta senza amici.....so per certo  che condividevi questi pensieri, anche per te i sentimenti e l'amicizia venivano prima di ogni cosa...
e allora,  in tuo onore,  eccoci tutte qui, in questo giorno, a renderti omaggio.....forse non lo sai, ma  la Suafra, la nostra Fra,   la temeraria Fra ha avuto la bellissima idea di metterci tutte in cucina insieme a te. Una ricetta insieme a Maffo dice....mica semplice scegliere sai? Talmente golose e buone......

Così, ognuna ha scelto una ricetta dal tuo blog e l'ha riprodotta fedelmente. Credo che ne saresti contenta...
Indovina,  alla fine,  cosa posso aver scelto io........Indovinato?? Credo di sì...


 
 Bavarese in crosta - yoghurt e frutti di bosco



riporto la ricetta dal tuo blog la polpetta perfettacosì come l'hai scritta tu.

 
 
dose per una torta di diametro 24 cm
per la crosta
2 confezioni di biscotti Togo al cioccolato fondente
100 gr burro fuso

per la bavarese allo yoghurt
250 ml yoghurt bianco intero non zuccherato
400 ml panna liquida fresca
100 gr zucchero a velo (può essere di più o di meno a seconda del gusto personale, a me non piace troppo dolce)
9 gr gelatina in fogli

per la bavarese ai frutti di bosco
350 gr frutti di bosco (anche surgelati)
350 ml panna liquida fresca
150 gr zucchero a velo (anche qui si va a gusto personale)
9 gr gelatina in fogli

per la gelatina di copertura
150 gr frutti di bosco (anche surgelati)
70 gr zucchero a velo
4 gr gelatina in fogli

decorazione in riccioli di cioccolato bianco

Si inizia dalla crosta di base, tritanto finemente i biscotti, mischiandoli con il burro fuso finchè diventa un impasto morbido e omogeneo, poi si stende questo composto sul fondo di un vassoio per dolci all'interno di un anello per torte, poggiato su un foglio di carta forno.
Intorno all'anello nella parte interna si deve mettere una striscia alta almeno quanto l'anello di carta forno o, meglio ancora, di acetato.
Dopo aver compattato per bene il composto di burro e biscotti, lo si mette in frigo ad indurire.
Si preparano le due bavaresi.
Quella ai frutti di bosco si prepara frullando con lo zucchero a velo i frutti, assaggiando e regolando di zucchero a piacere.
In un cucchiaio di panna messa in un pentolino a scaldare si fa sciogliere la gelatina messa ad ammollarsi in acqua fredda e poi strizzata.
Si aggiunge alla panna con la gelatina un poco di purea di frutti di bosco, mescolando per amalgamare, poi se ne aggiunge un altro poco sempre mescolando. Questo serve a far raffreddare gradatamente la gelatina, se si versasse subito nella purea potrebbe rapprendersi subito in grumi collosi.
Una volta freddata con questo sistema si versa nella purea e si mescola per amalgamare.
Si aggiunge a questo punto la panna montata, spatolando dal basso verso l'alto per non far smontare la panna.
Per la bavarese allo yoghurt il procedimento è praticamente uguale, si unisce a poca panna scaldata la gelatina e la si incorpora gradatamente allo yoghurt zuccherato a piacere.
Poi si aggiunge la panna eventualmente aggiungendo ancora zucchero se si vuole.
A questo punto si può montare il dolce.
Si versa sulla crosta di biscotti rassodata uno strato di bavarese ai frutti di bosco e si mette in freezer circa 10 minuti.
Il passaggio in freezer è necessario per far rassodare velocemente visto l'urgenza di lavorare le due bavaresi in tempi più brevi possibili.
Si tira fuori e si mette uno strato di bavarese allo yoghurt.
Ancora in freezer per dieci minuti e poi l'altro strato, freezer per dieci minuti e poi l'ultimo strato di bavarese allo yoghurt.
A questo punto la torta si può mettere in frigo.
Si prepara la gelatina di copertura frullando i frutti di bosco con lo zucchero a velo, poi si fa sciogliere la gelatina in fogli (ammollata in acqua e strizzata) in pochissima acqua calda e si aggiunge poco per volta alla purea di frutti.
Si cola sulla torta in uno strato uniforme e si rimette in frigo per farla finire di rassodare.
Deve stare in frigorifero almeno un paio d'ore.
Poco prima di servirla, si copre con dei riccioli di cioccolato bianco.

Ovviamente, data la mia scarsa manualità,   a me non è venuta optical, e nemmeno altrettanto bella come la tua, ma sono sicura che sarai indulgente con la tua vecchia amica...

Ciao Serena, sei e sarai sempre nel mio cuore.


 
 

martedì 12 marzo 2013

stagionalità

oramai lo ripeto come un mantra.....cerco di seguire la stagionalità in cucina...infatti non compro mai, o quasi mai melanzane, zucchine o peperoni in pieno inverno, men che meno fragole o quella frutta così fintamente bella che arriva sotto Natale sui banchi dei fruttivendoli...
Credo anche che il nostro fisico abbia  un assoluto bisogno di cambiare alimentazione, il ritmo di vita di frutta e verdura nelle diverse stagioni corrisponde meglio alle esigenze del nostro organismo,  è talmente ampia la  varietà in natura  da offrirci, secondo il suo periodo di maturazione, un dono prezioso nei tempi giusti, perchè forzare?. 
Ieri, al Carrefour ho visto delle pesche, lucide lucide, messe a coppie  in file ordinate,  arrivavano dal Cile. Così per le fragole spagnole, che se le guardi ben bene sono quasi tutte senza colore, e sicuramene senza sapore...Beh, a me non suscitano nessuna voglia, anzi.... ma che senso ha? Io non ce lo trovo... 
Non so, magari sono io che sono  stata abituata fin da piccola a seguire le stagioni,  e diciamo pure che un tempo non si pensava nemmeno di coltivare intensivamente in serra, infatti  ne esistevano veramente poche. Tutto era sempre e solo stagionale.
 Mi ricordo con nostalgia quei tempi in cui si aspettava con ansia il momento delle ciliegie, o delle fragole, e quando arrivava si assaporavano con maggior piacere....l'attesa rendeva la frutta anche più buona. Ma lo era davvero più buona..
Quando mai  abbiamo avuto cipollotti freschi  d'inverno?  Per non parlare dei pomodori da insalata...
Ho visto gli asparagi in giro già a  metà febbraio, non  ho nemmeno guardato il prezzo, ma non credo che  fossero tanto a buon mercato...
Era bello andare con mio padre a cercare gli asparagi selvatici sul finire della primavera, e certi risotti che me li ricordo ancora!
Bisognerebbe tornare alla pazienza, a prendere il meglio che ogni stagione ci regala, e a non volere quella frutta gonfia, tutta uguale, senza sapore, a consumare le verdure nel tempo esatto in cui maturano naturalmente, non ai ritmi forzati delle serre........
lo so, è utopia ormai, ma io nel mio piccolo continuo con la mia filosofia.....
eccone un piccolo esempio....




Sformato di cavolfiore e fonduta  profumata al Kirsch


per 4/6


1 grosso cavolfiore verde dal peso di circa 1 - 1,2 kg ( va bene anche bianco, e vanno bene anche due piccoli)
150 gr burro
70 gr Emmenthal grattugiato
30 gr parmigiano grattugiato
3 uova
2  bicchieri abbondanti  di latte
2 cucchiai  ben colmi di farina
sale, pepe
poca noce moscata
1 spicchio d'aglio



per la fonduta
50 gr Emmenthal grattugiato
80 gr taleggio
50 gr parmigiano grattugiato
latte q.b.
2 cucchiai Kirsch


Mondare il cavolfiore dividendolo in cimette, cuocerle preferibilmente a vapore, altrimenti lessarle in acqua bollente salata.
Scolare le cimette tenendone da parte un paio per la decorazione,  e farle insaporire in 100 gr del burro della dose prevista, insieme all'aglio. Dopo qualche minuto, aggiungere un bicchiere di latte, regolare di sale e pepe e lasciar cuocere finchè il liquido si è completamente asciugato.
Passare al setaccio il cavolfiore, eliminando l'aglio,  fino a ridurlo in crema.  Io lo lascio cuocere ben bene e poi schiaccio tutto con una forchetta in modo che sia sì una crema, ma non perfettamente liscia.
Trasferirlo in una terrina e lasciarlo intiepidire.
Nel frattempo preparare una besciamella molto soda con il restante burro, i due cucchiai di farina e l'altro bicchiere di latte,  caldo.
Salare e pepare anche la besciamella, che risulterà molto soda.
Unirla alla crema di cavolfiore, mescolare bene.
A parte sbattere le uova intere aggiungendo i formaggi grattugiati. Versare il composto sulla crema di cavolfiore e besciamella, amalgamare bene il tutto in modo che sia omogeneo, profumare con una grattatina di noce moscata e regolare ancora  di sale e pepe.
Imburrare abbondantemente una teglia da ciambella, la mia misura circa 28 cm., versarvi il composto di cavolfiore, livellarlo bene, dare dei leggeri colpetti per assestare il tutto e cuocere a bagnomaria in forno a 170/180° statico,  per circa un'ora o poco più, dipende dal forno. Coprire con un po' di stagnola se tendesse a scurire troppo.

Nel frattempo preparare la fonduta al formaggio. In un pentolino scaldare il latte, aggiungere i formaggi grattugiati e il taleggio a pezzetti, mescolando sempre finchè il tutto  è completamente sciolto e la salsa abbastanza densa. Lasciar intiepidire un pochino e  a questo punto profumare con il Kirsch.

Togliere dal forno lo sformato, lasciarlo riposare qualche minuto, poi sformarlo direttamente in un piatto da portata che sia anche un po' concavo. Versare la fonduta nel centro dello sformato, decorare con le cimette di cavolfiore tenute da parte e servire subito.


Non ho messo le dosi esatte del latte, perchè oguno si possa regolare secondo il gusto, se piace una consistenza molto densa, oppure più liquida...basta modulare la quantità di latte..

 vi ho proposto  una vecchissima ricetta, che faccio ormai a occhi chiusi. Appena sposata  avevo raccolto tutta la serie dei Jolly della buona cucina della Fabbri, che uscivano mensilmente sotto forma di quadernetti a quadretti con la spirale....
Questa è sul quadernetto dei soufflées, sformati e polpettoni di Armanda Capeder.....
Devo dire che queste ricette sono tutte ottime e  non mi hanno mai tradito..





venerdì 8 marzo 2013

bisogno di poesia

Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino
all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.             


Alda Merini







martedì 5 marzo 2013

un addio

domani sarà il giorno dell'addio definitivo Serena, e porterai via con te un pezzetto del mio cuore.
E' stato bello conoscerti e fare un pezzo di strada insieme, è stato bello condividere questa passione in tutti questi anni, ed è stata una fortuna aver incrociato il tuo cammino.
Non dimenticherò mai il tuo sorriso contagioso e la tua grande voglia di vivere,  la tua energia positiva, il tuo senso dell'umorismo, il tuo carattere solare e allegro che sapeva prendere il lato bello di ogni cosa, anche quando, dentro di te, eri triste e ammaccata.
Se penso a quanto ti ho stressato per quei dolcetti al limone quando stavo preparando il buffet di Valerio! E tu, sempre paziente e gentile, a spiegarmi per bene....

eccoli qui, per ricordarti con tanta dolcezza..




Da domani non sarà più come prima, e mi mancherai, mancherai a tutti noi.

Ciao Serena, fai buon viaggio,  quando arrivi lassù sono sicura che incontrerai tanti amici che sono già  andati avanti e li saluterai col tuo solito sorriso...







Non esiste separazione definitiva finche' esiste il ricordo. Questa frase l'ha scritta Isabel Allende, ed è profondamente vera.

Un bacio Serena, che la terra ti sia lieve.




Stringo in un abbraccio tuo marito, ma soprattutto Jacopo, il tuo cucciolo che amavi così tanto,  e tutta la tua famiglia. 

Ciao.