La settimana scorsa io e mio marito
siamo andati a fare un giro nelle Langhe, volevo vedere le vigne con
i colori dell'autunno e fare un po' di fotografie. Amo guardare il
mondo attraverso il mirino della macchina fotografica per poi
condividere quelle che sono le mie sensazioni..
Girovagando per colline coperte di
vigneti siamo arrivati a un punto in cui la strada bianca finiva in
fondo a un grande orto con due grandi piante di fico, e si
inoltrava in un bellissimo bosco...alberi maestosi con rami che
scendevano quasi fino a terra....
strano come il solo vedere certi posti
porti subito alla mente momenti di vita vissuta, frammenti di un
tempo che è dentro di noi...
Guardando tutti quegli alberi, così
belli e rigogliosi, ho rivisto il posto dove è nata Giovanna, la
mia nonna materna, con i due grandi alberi di fico, così imponenti e
coi rami che quasi toccavano terra.
Lei era della bassa friulana, ma
proprio bassa, una pianura quasi a ridosso del mare, ricca di
rogge e pozze sorgive, dove le prime brume autunnali creavano magie
di luce e strani, bellissimi ghirigori imperlati d’acqua sulle
ragnatele e sulle foglie degli alberi , era nata in quei luoghi
tanto ben descritti da Ippolito Nievo nelle sue Confessioni di un
Italiano. Nata a Fratta, cresciuta a Fossalta e andata a lavorare
(bambina) a Cordovado. Era una donna piccola, sempre vestita di
nero, con gonne lunghe fino alle caviglie, con l’immancabile
fazzoletto nero legato sulla testa, come tutte le donne friulane del
suo tempo.
Aveva fratelli e sorelle, ma io non li
ho mai conosciuti. Della sua vita so poco, non ha mai raccontato
molto, so solo che veniva da una famiglia poverissima e fin da
adolescente ha lavorato come lavandaia, finché ha conosciuto il
nonno Antonio. Erano una coppia molto unita, innamorata. A vedersi
erano male assortiti, lei piccola e minuta e lui alto quasi due
metri, con baffi nerissimi e occhi altrettanto neri e profondi, gli
stessi occhi che ritrovo in mia sorella. Hanno avuto cinque figli.
A differenza di mia nonna Lucia, la
nonna paterna, che almeno mangiava data la mezzadria, lei ha avuto
una vita molto difficile e costellata di disgrazie che l’hanno
privata in maniera tragica dei due figli maschi e di un nipotino e
che alla fine l’hanno piegata suo malgrado, facendola invecchiare
precocemente...
Insomma, una vita davvero difficile. Da
che mi ricordo, i nonni, dopo la disgrazia di mio zio e mio cugino
Sandro, (il primo annegato dopo aver ucciso accidentalmente il
secondo) vivevano con una delle loro figlie, mia zia Maria e la sua
famiglia, tutti insieme in quella sua casa natale vicino alla
ferrovia con questo grande orto e il torrente nel mezzo, e due
grandi piante di fico. Io ci passavo qualche settimana delle mie
vacanze in Friuli, per stare con i miei cugini.
Era una donna provata sì, ma io me la
ricordo bene quella sua risata, quel suo rincorrerci per gioco
quando io e i miei 5 cugini ci facevamo i dispetti.
La sera aveva l’abitudine di venire a
rincalzarci le lenzuola, stava un po’ con noi a raccontarci storie
di maghi e streghe, infiorandole con falsi aneddoti successi in
paese. Noi ci bevevamo tutto in silenzio e qualcuno fingeva di
spaventarsi tirandosi le lenzuola sulla faccia.
La mattina ci svegliava il suo
spignattare giù in cucina, e il profumo che usciva dalle sue pentole
arrivava fin su a solleticarci le narici e a preannunciarci il pasto
del mezzogiorno.
Ripensavo a tutto questo mentre me ne
stavo lì in contemplazione, rivivendo quei momenti.
Osservavo quell'orto, e rivedevo l’orto
della nonna Giovanna. L’orto da cui la mattina raccoglieva i fichi,
le zucchine e le melanzane, l’orto dove erano anche i ricoveri
delle bestie, il pollaio da cui raccoglieva le uova che servivano per
prepararci delle frittate di cui mi sembra di sentire il sapore.
Aveva un trucco per farmele mangiare perché sapeva che non amavo le
uova, diceva che erano fatte col pane. Ed era vero.
Stasera scende una pioggerellina sottile, fa freddo e mi è venuta un po' di malinconia, e allora ho deciso di prepararla, quasi a farmi confortare dai ricordi...
è un piatto poverissimo, come quasi tutti quelli della cucina friulana, ma per me sa di buono, sa di casa, sa di nonna Giovanna. Ciao nonna.
FRITTATA DI PANE
6 uova
4 cucchiaiate di pane grattugiato al
momento
2 cucchiaiate di formaggio grattugiato
(lei usava il friulano stravecchio, ma il parmigiano va sicuramente
meglio)
2 cucchiai latte
1 cucchiaio abbondante di burro
Poca scorza di limone grattugiata
Sale e pepe.
Sciogliere il burro in una padella di
ferro, mettere il pane grattugiato, mescolare e lasciar soffriggere
un po’ a fiamma moderata.
A parte battere le uova, salare, pepare
mescolare il formaggio, il latte e la scorza di limone grattugiata.
Versare quindi il tutto nella padella
col pane e fare rapprendere mescolando di tanto in tanto perché non
attacchino.
Rigirare la frittata e lasciarla
cuocere anche dall’altro lato quindi servire ben calda.
stasera però l'ho cotta nel forno, senza rigirarla, è venuta bella gonfia e buona ugualmente...