lunedì 27 febbraio 2017

La mia Yellow Cake per il Club del 27




E' arrivato il 27, è arrivato meno male, chi sta bene e chi sta male, e chi sta come gli par 

così cantava Renato Rascel  parodiando, sulle note de la Bufera,   l'impiegato statale che aspetta lo stipendio il 27,  ma si possono attribuire diversi significati a questo numero, basta farsi un giretto in rete e se ne scoprono parecchi:
Nella matematica è un numero dispari, composto,  potente, decagonale, è la somma delle cifre del suo cubo, ecc.ecc.
Per Abellio è il numero dello Spirito Santo. 
Per Alfred Weysen, ventisette è un simbolo lunare, indica la luce nell’oscurità, il simbolo della luce divina.
Il Nuovo Testamento della Bibbia di Gerusalemme contiene 27 libri.
L’elemento di numero atomico 27 è il cobalto (Co), un metallo grigio, molto duro, adottato in molte leghe e processi, come colorante. 
Nella Smorfia napoletana il 27 è 'o cantero
Per la Cabala il 27 è il numero della fortuna acquisita, ottenuta in ritardo e realizzata con il lavoro paziente e assiduo.
27 sono le lettere dell'alfabeto ebraico e di quello spagnolo.

E potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui,  al Club del 27. 


che cos'è questo club?  E' un progetto della Community MTC uscito dalla mente di quel vulcano in perenne fermento che è  Nostra Signora Van Pelt.
Forse sì, o forse no, sapete che  ad ogni sfida MTC  viene collegato  un Tema del Mese inerente all'argomento su cui ci si sta sfidando,  un completo  approfondimento fatto di informazione, storia,  curiosità, aneddoti,  e anche ricette sempre molto interessanti
Una volta risolta la sfida tutto viene archiviato,  si passa a quella  successiva  e procedendo verso il nuovo a gran carriera, coi ritmi ormai imposti dalla rete,   ci si lascia alle spalle tutto il patrimonio di approfondimenti e di ricette provate che, alla fine, rimane a prender polvere in archivio.  Ed è un vero peccato

Ma, cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione. la Van Pelt,  appunto, coadiuvata da persone del valore di Ilaria, Francesca eValentina.

E allora ecco l'idea. Nel Club del 27  ritorneremo alla lentezza, alla voglia di confrontarci,  di scambiarci le nostre impressioni,  di cucinare solo per il piacere di farlo e con la passione per la cucina che condividiamo, perciò ogni 27 del mese io e le altre socie del Club, pubblicheremo una ricetta riferita ad un Tema del Mese. Un modo per dare ancora  un po' di  meritata ribalta ad un lavoro accurato e approfondito. 
Per Febbraio la scelta è caduta sulle Layers Cakes, un tema trattato quando la sfida fu sulla Red Velvet, ma che si sposa perfettamente con quella appena conclusa  essendo sia il pollo fritto che le torte a strati, emblema della cucina degli Stati del Sud.  Un inizio alla grande dunque!
Per quanto mi riguarda, sono più che contenta di questo progetto. Essendo da poco entrata in questo bellissimo gruppo, mi son persa tutti i precedenti  Temi del Mese e far parte del Club del 27 mi dà la possibilità di conoscere e approfondire quello che è stato fatto in passato. Quindi  ora sono la fortunata posseditrice della tessera n. 34 uscita dalla magica penna di Francy  bella vero?






Un numero etta(gonale) giustappunto! Degli  etti ormai,  soprattutto  con questa torta a strati, ho perso davvero il conto...

Confesso che è la mia prima Layer Cake americana, perciò siate indulgenti e non fate troppo caso alle magagne.


E allora, pronti, partenza e.....VIA!






 La mia Yellow Cake  per il Club del 27

 Per la torta
140 g burro a temperatura ambiente, tagliato a cubetti di 1 cm. circa
250 g farina 00
8 g lievito (mezza bustina)
1 cucchiaino sale fino
1/2 cucchiaino cannella in polvere
3 uova grandi
150 g zucchero semolato
110 g zucchero di canna chiaro
235 ml panna acida

Per il Chocolate CreemCheese Frosting
140 g burro ammorbidito
200 g formaggio spalmabile (tipo Philadelphia)
400 g zucchero a velo
120 g cioccolato fondente al 70%
un pizzico di sale


Portate il forno a 175°. Imburrrate due teglie apribili da 20 cm. coprite il fondo con della carta forno tagliata  a misura. Imburrate anche la carte e  infarinate tutto leggermente, sbattete un poco le teglie alla fine, per eliminare la farina in eccesso.
In una ciotola setacciate insieme la farina, il lievito, il sale e la cannella e tenete da parte.
Nella planetaria con la lancia a foglia,   sbattete il burro a crema insieme ai due zuccheri a velocità media, unite le uova una alla volta sbattendo solo fino a quando sono incorporate all'impasto, abbiate cura di pulire le pareti della ciotola in modo che  tutto sia perfettamente incorporato.  A bassa velocita unite anche il mix di farina tenuto da parte. Fatelo in tre volte, alternandolo con la panna acida. Iniziate e finite con la farina.
Se non avete una planetaria,  potete benissimo usare le normali fruste elettriche.
Ora dividete l'impasto nelle due teglie.   Perchè alla fine   fossero uguali, ho pesato prima  la ciotola dell'impastatore. Una volta pronto l'impasto, ho ripesato tutto insieme, tolto il peso della ciotola e diviso per due il risultato.Una volta saputo quanto doveva essere il peso di ogni torta,  ho versato la dose giusta in ognuna.
Una volta nella teglia, livellate l'impasto con una spatola e fate cuocere per circa 30 /35 minuti fino a quando, alla prova stecchino nel centro della torta, questo esce pulito. Col mio forno ci sono voluti 35 minuti,  e ho cotto con la funzione statica.
Togliete le teglie dal forno e lasciate raffreddare per qualche minuto, poi aprite le teglie ed eliminate il cerchio, lasciatele riposare  per una ventina di minuti, 

dopodichè capovolgete le torte su una gratella, eliminate la carta forno e lasciatele raffreddare completamente.


 Per il frosting

Fondete il cioccolatoa bagnomaria o nel microondo a bassissima potenza,  e lasciatelo intiepidire.


Nella planetaria, sempre con la lancia a foglia, montate il burro a crema, aggiungete il formaggio spalmabile e amalgamate bene, unite lo zucchero a velo preventivamente  setacciato e il sale. Mescolate a bassa velocità fino a quando tutto è perfettamente liscio. Non montate troppo a lungo il composto in ogni caso. Unite il cioccolato fuso ormai freddo e mescolate di nuovo fino a quando è tutto omogeneo.  Se il composto vi sembra troppo morbido, aggiungete dell'altro zucchero a velo, un cucchiaio per volta, fino a  renderlo più sodo.
Il frosting si può anche preparare un giorno prima, basta conservarlo in frigorifero in un contenitore a chiusura ermetica e lasciarlo ammorbidire a  temperatura ambiente prima di ricoprire la torta.
Come sopra, se non avete una planetaria, usate le fruste elettriche.




Assemblaggio della torta

Con un coltello affilato, eliminate eventuali dossi o imperfezioni delle torte e rendete le superfici piatte.
Direttamente sul piatto da portata posate la prima torta, cospargetela con 2/3 della crema e spalmatela in maniera uniforme su tutta la superficie, appoggiatevi la seconda torta premendo leggermente per ancorarla e assestarla. Usate il restante frosting spalmandolo, sempre uniformemente, sia sulla superficie che sui lati fino a ricoprire tutto. Passate la spatola perpendicolarmente per uniformare tutto il più possibile.
Decorate a piacere. 
Qui ho usato meringhette, alchechengi, lamponi e qualche piccolo fiore di narciso.




   






se volete saperne molto di più sulla storia delle torte a strati statunitensi non dovete perdere questo bellissimo articolo  





Appuntamento al 27 Marzo! Chissà di cosa si parlerà....

venerdì 17 febbraio 2017

Gli gnocchi, il cavalier, l'arme e il convento



Salendo lungo la ripida strada,  il cavaliere la vide. La fortezza si stagliava sopra gli alberi, in tutta   la sua imponenza.


 Le  poderose mura  che la cingevano facevano ben intuire la sua maestosità.


Indugiò con lo sguardo sulla valle circostante,  alla scoperta di un  paesaggio dalla  bellezza emozionante.
Garfagnana finalmente! Percorse con occhi meravigliati il profilo lontano  delle Apuane leggermente offuscato dalle nebbie, il movimento morbido degli Appennini, si  soffermò su declivi che scendevano dolcemente nel fitto della foresta per spalancarsi  negli sprazzi erbosi che punteggiavano la valle.
Intorno a lui solo il silenzio rotto  dal rumoreggiare del Serchio, giù , fra  boschi di castagni e conifere e  lentamente lo  sguardo si perse nel  mescolarsi dei colori autunnali.















La  pioggia aveva lasciato il posto a nuvole basse e un timido lembo  di azzurro faceva capolino.
Aveva passato giorni bivaccando fra i boschi, evitando incontri e   percorrendo   strade meno battute. La missiva del Conte era chiara. Non posso fidarmi altri che di te.
Ruppe gli indugi ed entrò nella fortezza. Si trovò di colpo immerso nella febbrile attività del cortile, i colori e i profumi dei boschi  riempivano le ceste che  contadini e pastori trasportavano, il rosso e il giallo dorato  delle mele spiccavano fra il colore rosato dei legumi,  il profumo dei funghi si mescolava con quello più forte dei formaggi, inebriandolo. Quello che vedeva gli tolse il respiro..
La fortezza gli dava il benvenuto con i prodotti di quella terra così selvaggia, aspra e allo stesso tempo ricca  di grazia e di bellezza.

 (immagine dal web)

ll sinistro cigolio della carrucola del pozzo che ondeggiava al vento lo distolse da quella vista,   attraversò il cortile e si avvio’ agli appartamenti del Conte.   



Questi,  appena lo vide,   gli mise fra le mani  un piccolo involto da consegnare ai frati del convento di S. Francesco.   Devi averne  la massima cura, gli disse, e mantieni il segreto, ne va  del mio  prestigio e del futuro della  Garfagnana.  Nascose il pacchetto nella fascia sotto la giubba e partì.
Cavalcò per giorni, attraverso i boschi, e le provviste iniziarono ad esaurirsi perciò decise  di fermarsi all'Osteria del  Vecchio Mulino. Arrivò sul far della sera, sicuro che  non avrebbe incontrato quasi nessuno.  Posò la mano sul  fianco e avvertì  la rassicurante presenza del pacchetto.  Entrò nell'Osteria  accompagnato  dallo scorrere fragoroso  del fiume e da una folata di vento.


Subito provò   una calda   sensazione di benessere  sentendo  il  delizioso  profumo di cibo  che arrivava dalla cucina. Lunghi tavoli di quercia  erano disposti in file perpendicolari, mentre  un grosso banco di mescita li sovrastava. Il fuoco crepitava in un grande camino un po' nascosto. Si sedette  vicino alla porta, coi sensi all'erta. Mentre aspettava  si guardò  intorno. Fra pareti  rivestite di legno scuro, in  grandi nicchie  contornate  da  salami e prosciutti, affinavano   piccole forme di cacio e  altri formaggi, mentre  botticelle  di vino  stazionavano  sul   banco.   Pannocchie  a mazzi punteggiavano  il soffitto,   una  madia  era colma di farina e  dentro grandi vasi colava del  miele grezzo. La frutta faceva bella mostra dentro  ceste intrecciate. I pochi  avventori lo guardarono distrattamente.  Finalmente  l'Oste, con fare bonario e senza dire una parola,  posò sul tavolo  un  grande piatto  di  salumi. 


 

Salsicce, prosciutto, Mondiola e Biroldo,  tutto accompagnato da un   fragrante pane di castagne e un boccale di vino rosso..Assaporò con voluttà  la Mondiola e fu conquistato dalla sua morbidezza, dal suo  colore intenso, dal  suo profumo speziato.
 

Assaggiò il Biroldo, una specie di   grosso sanguinaccio,  impastato  esclusivamente con la carne di testa  del maiale, sangue e lardo....le spezie le sentì  per prime, subito  il finocchio selvatico,  poi  la noce moscata e l'anice stellato, e poi ancora garofano e cannella....quel sapore persistente gli restò impresso  a lungo. 




Continuò con una minestra di farro, densa e morbida 

 

 (immagini dal web)


e improvvisamente, assaporandola,  si rese conto  che proprio in quel cibo era contenuta l'essenza di quei luoghi,  il profumo di quell'aria, di quell'acqua  e  di quella  terra così diversa, impervia e incontaminata, rocciosa sulle Apuane, più dolce in Appennino fino a trasformarsi in colline ricche di prati. Quella  terra di una bellezza incomparabile era come  uno  scrigno colmo di cose preziose. Quella sera, in quella Osteria,  fu come una rivelazione
Finì la sua cena  con del cacio fresco cosparso di miele, una ciotola piena di ricotta freschissima, soffice e dolce, e una composta di frutta.  Cercò  di fissare nella mente  il ricordo di quei sapori, gli  avrebbero fatto compagnia durante il suo viaggio  fra i boschi.



 Formaggi garfagnini (immagine dal web)


Riportò la mano sul fianco, il  pacchetto era sempre lì, e benché  fosse consapevole del  suo difficile compito si sentì stranamente al sicuro
Ma fu allora che la porta si spalanco’ all’improvviso, nel preciso istante in cui stava finendo il suo vino: l’aria fredda che entrava da fuori si mescolo’ alla morsa di gelo che gli avviluppo’ il cuore. E, subito dopo, lo vide....

siete curiosi di sapere cosa gli sta per succedere?  Seguite il Cavaliere, lui vi trasporterà  in un tempo lontano, in un percorso  denso di avventure e di emozioni.   Lo ritroverete QUI    sul blog ChicchediKika

NON PERDETE IL FILO!!!  Seguitelo man mano si dipana fra i vari blog, sarà un viaggio avvincente  sulle tracce della Storia.



Nello scorso mese di novembre, con un gruppo di amiche  blogger,  ho partecipato ad  un  Workshop sugli gnocchi, in Garfagnana, una iniziativa speciale organizzata da MTCHALLENGE un  vero e proprio approfondimento su farine e molto altro collegato alla bellissima e combattuta sfida che aveva avuto come tema gli gnocchi.
Non conoscevo molto bene quella zona e ne sono stata affascinata già dai primi tornanti,  lasciata l'autostrada. Lo spettacolo delle nuvole basse sulle montagne, i raggi del sole che  come lame di luce  trafiggevano le nuvole  a illuminare  il  verde dei boschi  è stato qualcosa di  veramente emozionante.
Abbiamo pernottato in  quello che nel 1400 era il Convento di S.Francesco, l'Agriturismo ai Frati





Nonostante  la ristrutturazione conserva tutto il  fascino e il mistero della sua epoca. I grandi corridoi, le stanze col soffitto a volta e i pavimenti in cotto fanno sembrare tutto fermo, sospeso nel tempo,  immerso in una natura rigogliosa e in un silenzio incredibile, meraviglioso.
Sono stati tre giorni intensi che  abbiamo alternato fra la  bellezza dei luoghi, la loro storia, i loro prodotti tipici e la cucina.
Abbiamo visitato il Mulino di Piezza,  sede di riferimento per l’Associazione Produttori di Formenton Otto File della Valle del Serchio e dove si macina ancora con la pietra spinta dalla forza dell'acqua,







il Caseificio Marovelli dove abbiamo assistito a tutta la filiera della lavorazione dei formaggi,





ascoltato la spiegazione interessantissima di come vengono conservati semi antichi,  grazie a un programma della Regione Toscana a salvaguardia della biodiversità, nella sede della  Banca del Germoplasma
il luogo dove si conservano le risorse genetiche autoctone vegetali di interesse agrario e forestale, sotto forma di semi o piante, allo scopo di garantirne la tutela.

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 conosciuto le varie specie di fagioli e altri legumi che vengono coltivati in Garfagnana



Lì ci siamo persi in mezzo a frutteti di mele e pere di tantissime specie, coltivate naturalmente, senza  trattamenti, per conservarne il patrimonio genetico.



 Degustato ottimi vini  al  Podere Còncori  una cantina che produce vino biodinamico



Abbiamo pranzato la prima volta in un caratteristico locale con le pareti letteralmente foderate di salami, biroldi, vini, miele di ogni tipo, su delle lunghe tavole di quercia, l'Osteria del Vecchio Mulino
e  poi ancora un pranzo, su  in cima alla montagna, all' Azienda Agrituristica  Cerasa,  in mezzo a un bosco di castagni secolari, veri e propri monumenti viventi, maestosi e regali, che si possono anche ADOTTARE a distanza,  per salvaguardarli.  Lì  abbiamo scoperto, grazie al loro centropilota per l'allevamento,  la storia della pecora garfagnina, una specie endemica di quei luoghi, e della loro lana.



Siamo andati ad una manifestazione organizzata da Garfagnana Terra Unica  una kermesse  in cui tutte le eccellenze del territorio sono in mostra per celebrare le bontà gastrononiche, l'artigianato, le capacità organizzative, le produzioni agricole  di tutta la Garfagnana e dove abbiamo assaggiato di tutto e di più, pitonca, crisciolette, necci, mondine, polenta Formenton 8 file, porchetta, minestrone di farro....  non sarei mai venuta via.






Ma un giorno intero  di quel fine settimana lo abbiamo dedicato  alla preparazione degli gnocchi, con le diverse farine acquistate, gli ingredienti locali e le mele raccolte nel frutteto.  Workshop che prevedeva la preparazione, la fotografia dei piatti preparati, e allo stesso tempo l'esercizio di scrittura a seguito del corso tenuto da Alessandra Van Pelt   e il cui risultato scoprirete leggendo le varie parti disseminate fra i blog dei partecipanti a questa bellissima esperienza.

 

un lavoro corale, ma più che lavoro sono stati momenti molto piacevoli dedicati alla cucina, ed è stato  bello imparare a fotografare il piatto preparato immaginando che possa essere  la copertina di un libro, di una rivista con la supervisione e l'insegnamento di due grandi esperti, Paolo Picciotto e Mai Esteve 
il coronamento perfetto della sfida sugli gnocchi, che hanno  affiatato ancora di più il  gruppo.
Cucinare insieme è il momento più  bello secondo me, condividere gesti, esperienze, saggezze, saperi. Un momento in cui ti riconosci, e capisci quanto sia profondo lo spirito che lega questa Community, il cemento che unisce età, storie, tradizioni, culture e provenienze diverse  in un'ottica di condivisione, ma anche in una dimensione di amicizia e affetto.







Sono tornata a casa con tantissime cose in più nella valigia. Ho comprato farine buonissime fra cui quelle  di castagne e di ceci. E appunto con quest'ultima ho voluto preparare un piatto che mi facesse ritrovare i sapori di quella terra così ricca di bellezza e fascino che è la Garfagnana



Passatelli di ceci, crema di broccoli, pancetta e pane nero

per 4 persone


 per i passatelli
130 g farina di ceci della Garfagnana
130 g farina  integrale
1 uovo intero
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
1 cucchiaino di salvia tritata
1 cucchiaino di rosmarino tritato
 noce moscata
una noce di burro momrbido
sale e pepe

poco brodo vegetale

per la crema di broccoli
2 broccoletti verdi
1 spicchio d'aglio
olio e.v. d'oliva
sale, pepe

per completare
70 g pancetta liscia a cubetti
mezz bicchiere scarso di vino bianco
2 fette di pane nero private della crosta
e tagliate a piccoli cubetti
1 spicchio d'aglio
1 rametto di rosmarino

Preparate l'impasto per i passatelli. Mescolate bene le farine, aggiungete la salvia e il rosmarino tritati, la noce moscata e il parmigiano, fate una fontana e aggiungete nel mezzo l'uovo, iniziate a impastare aiutandovi con dell'acqua versata poco a poco in quantità sufficiente ad avere un impasto fino morbido ed elastico, incorporate la noce di burro morbido e lavorate ancora qualche attimo, poi raccoglietelo a palla e mettetelo a riposare in frigorifero una mezz'ora avvolto nella pellicola.
Mondate i broccoli, tagliateli a pezzettoni e sbollentateli qualche minuto. Scolateli e ripassateli in padella con un goccio d'olio e uno spicchio d'aglio, portate a cottura aggiungendo poca acqua dove li avete cotti.
Lasciate sfufare, regolate di sale e di pepe, e una volta cotti, passateli al minipimer per ridurli a crema e teneteli in caldo.
In un padellino a parte, leggermente unto d'olio, fate tostare il pane a tocchetti insieme all'aglio e al rametto di rosmarino. E' pronto quando è dorato e croccante.
Fate la stessa cosa con la pancetta, scaldate un pentolino leggermente unto d'olio e rosolateci la pancetta a dadini, sfumatela con un goccio di vino bianco quando è croccante, lasciate assorbire il vino poi spegnete e tenete da parte.
Ora mettete a bollire il brodo vegetale, salatelo e  lasciate che prenda bollore poi abbassate il fuoco. Con l'apposito attrezzo da passatelli, o con lo schiacciapatate a fori grossi, cominciate a fare i passatelli.  Mettete metà dell'impasto e premete direttamente lo schiacciapatate sulla pentola del brodo, in modo che i passatelli ci possano cadere dentro.

Lasciateli cuocere 7 o 8 minuti, o  fino a quando torneranno a galla.
Nel frattempo  mettete un po' di crema di broccoli sul fondo dei piatti, e quando i passatelli saranno pronti, aggiungeteli e completate con il pane nero dorato e la pancetta saltata. E buon appetito!

Un sentito grazie ad Annarita Rossi , garfagnina doc, perfetta padrona di casa e impeccabile organizzatrice dell'evento,
ad Antonella Poli del locale Ufficio del Turismo, per la grande conoscenza e la sua capacità di trasmetterla, suscitando interesse ed emozione.
a Luigi, il patron dell' Agriturismo ai Frati perfetto ospite, che ci ha lasciato libere di usare a nostro piacimento la sua cucina, assecondando e soddisfando tutte le nostre richieste, anche le più strane.
e, lasciatemelo dire, alle mie matte, allegre, stupende compagne di viaggio, Chiara, Mai, Antonella e Annalena,  che hanno fatto in modo che le ore passassero in un momento.



Ho portato a casa tante cose, davvero tante, la serenità e l'allegria di ore passate in compagnia di persone che condividono il mio stesso amore per la cucina, ma soprattutto negli occhi e nel cuore la meraviglia di quei  luoghi, la bellezza selvaggia delle  montagne ammantate di nebbia, misteriose  e intriganti, il profumo della pioggia sui castagni, il silenzio che acquieta l'anima, il racconto appassionato di chi ama profondamente la propria terra e le proprie radici, e soprattutto il desiderio di ritornare qui, in Garfagnana, dove il tempo non corre.


martedì 14 febbraio 2017

Ode al pollo fritto


  
La strada si riempì di pollo fritto,
mezzogiorno, estate,
la luce si divide due metà di un pollo,
scorre per le strade il suo profumo.
In dicembre senza pausa il pollo fritto,
invade le cucine, entra per i pranzi,
si siede riposato tra i bicchieri,
le matequilleras, la saliere azzurre.
Emana una luce propria, maestà benigna.
Dobbiamo, purtroppo, assassinarlo:
Affonda il coltello nella sua polpa tumida,
è una bianca viscera,un calore forte,
profondo,inesauribile,
riempie i piatti, si sposa allegramente
con la chiara cipolla, e per festeggiare lascia
cadere l'olio,  figlio essenziale dell'ulivo,
dalle sue parti croccanti.
Si aggiunge il pepe, la sua fragranza,
il sale,  il suo magnetismo.
Sono le nozze del giorno
il pollo fritto issa la bandiera,
le patate bollono vigorosamente,
la frittura colpisce con il suo aroma la porta,
è ora! Andiamo!
E sopra il tavolo, nel mezzo
dell'estate, il pollo fritto,
astro della terra, stella ricorrente e feconda,
ci mostra le sue circonvoluzioni, le sue pieghe
l'insigne pienezza e l'abbondanza
con le sue ossa e  la corazza senza squame né spine,
ci offre il dono del suo colore dorato
e la totalità del suo sapore.
 
Mi sono divertita a modificare, cialtronescamente, l'Ode al Pomodoro di Pablo Neruda.
La dedico a Silvia Zanetti una amica  ormai ex "anchenò" ma "moltosì", fresca fresca di blog L'Officina Golosa,   che si è meritatamente aggiudicata la sfida  MTChallenge62 sui Macarons. 
Silvia ha deciso che per la sfida MTChallenge n. 63 dovremo cimentarci col pollo fritto.



e allora si frigge!!!!  
Ditemi, che vita sarebbe senza il fritto? Di qualunque cosa, carne, pesce, verdure, cartone, suole di scarpa...tutto, tutto è più buono se è fritto.  Confesso di essere una che frigge, senza remore. Mi chiudo in cucina, spalanco la porta  finestra, mi preparo vicino un bicchiere di Ribolla Gialla bella gelata e vado....Puzza la casa? Amen ..accendo la lampe Berger con la mia adorata essenza di lemongrass e il puzzo sparisce....puzzano i capelli? E che sarà mai, i capelli si lavano in un niente, idem i vestiti.....non ho mai rinunciato a friggere. E ho avuto un esempio da sempre. Mia madre ha sempre fritto laqualunque, senza farsi tanti problemi, posso essere diversa dopo aver avuto un imprinting di questo tipo? La salute? Vero che teniamo una età, ma mica si frigge tutti i giorni, quindi la volta che friggo, friggo senza pensarci.
In ogni caso ci sono moltissimi accorgimenti per evitare la puzza del fritto, c'è chi mette un pezzetto di mela nell'olio, chi brucia incenso o chi fa bollire in contemporanea dell'acqua aromatizzata con agrumi, cannella ed altre spezie...
Comunque, giusto per farvi sapere come funziona a casa mia... mio marito, appena gli ho detto il tema della sfida, ha fatto un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Io  ho messo un CD e mi son persa in giro per casa  a ballare Satisfaction dei Rolling Stones e mia figlia Serena, dato che l'ho invitata a pranzo, l'ho sentita fare la ola al telefono...

Andiamo con le regole. Silvia ha chiesto due panature diverse. Una   uovo e pangrattato e marinatura nel latticello, e una creativa con la farina e diversa marinatura, o viceversa.  Il tutto va accompagnato da una salsa o un contorno e qualcosa di agrodolce..
 Io,  solita esagerata,  ne ho preparate, tre. Ma c'è un perchè, lo scoprirete solo leggendo.


Per fare questa ricetta, per tre persone, ho comprato due plateau di cosce di pollo, 12  coscette per un totale di 1, 200 g.

Per la versione classica ho optato per  uovo e pangrattato e marinatura in latticello.

La marinatura classica
ho scelto di fare il latticello usando la panna. In questo modo:

1 l di panna, messa nell'impastatore Kenwood con la frusta a fili. Ho azionato alla massima velocità fino a quando la panna è diventata un ammasso granuloso e si è divisa dal latticello.

a questo punto, ho prelevato il burro che si è formato, strizzandolo e comprimendolo, passandolo alla fine sotto l'acqua fredda. Compattato, avvolto nella pellicola e messo in frigorifero. Ho filtrato il latticello e ci ho messo a marinare 7 delle coscette di pollo, debitamente fiammeggiate, lavate e asciugate. Ho sigillato la ciotola con la pellicola e messo in frigo per tutta la notte.


per la mia versione creativa ho deciso di marinare il pollo nel tè Lapsang Souchong.
Questo tè nero, dopo essere stato fatto ossidare, viene essiccato e affumicato con legno di cedro e di pino.
L'affumicatura conferisce aromi inconfondibili di soja, semi tostati e frutta secca, legno, sottobosco e fiori e a me piace ogni tanto utilizzarlo in cucina.

La marinatura creativa
4 cucchiai colmi di Lapsang Souchong 
1,5 l  acqua

ho portato a ebollizione l'acqua, aggiunto il tè, lasciato sobbollire qualche minuto mescolando, quindi coperto il tegame e lasciato raffreddare completamente in modo che il tè cedesse tutti i suoi aromi.
Una volta freddo, l'ho filtrato e l'ho versato sulle restanti cosce di pollo,  fiammeggiate,  lavate,  asciugate e  già posizionate in una ciotola. Ho sigillato con la pellicola e lasciato in frigorifero tutta la notte.


mezz'ora prima di cuocere, ho tolto le cosce di pollo dalle marinature e le ho messe a scolare su una gratella


La panatura

Per quella classica,
2 uova sbattute
60 g farina bianca
200 g pane grattugiato (ho usato quello che grattugio a casa dal pane avanzato)

ho passato le cosce prima nella farina, poi nell'uovo sbattuto e infine nel pangrattato, premendo per fare aderire bene tutto.



per quella creativa:

60 g farina 00
60 g farina di ceci della Garfagnana

ho mescolato  le due farine, ho infarinato le cosce marinate nel Lapsang Souchong premendo bene.


La frittura

ho usato 1 l. olio d'oliva per le cosce con la panatura di uova e pangrattato
e 500 ml  per quelle  infarinate

in una casseruolina d'acciaio, in modo che l'olio fosse profondo. Due cosce per volta.

Per prime quelle  impanate.  Ho cotto per un po' più di 6/8 minuti, rigirando spesso,  abbassando il fuoco e controllando sempre la temperatura dell'olio,  in questo modo le cosce, che non erano tanto grosse, hanno avuto il tempo di cuocere mantenendo la doratura.

poi le cosce infarinate, in olio nuovo.
Man mano friggevo, lasciavo scolare su della carta da cucina per qualche minuto, poi in una teglia, anch'essa con carta da cucina sul fondo,  dentro al forno portato a 120°, statico,  per tenere tutto in caldo.



al primo morso l'interno era morbido e succulento.





Gli accompagnamenti

Chutney di mango
300 g mango, sbucciato e  a pezzetti
60 g zucchero di canna
60 g aceto di mele
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaio uvetta di Corinto
mezzo cucchiaino di cumino in polvere
1 cucchiaino di zenzero fresco grattugiato
mezzo cucchiaino di curcuma
3 bacche di cardamomo, i semi interni
mezzo cucchiaino di semi di senape
mezzo cucchiaino di cannella in polvere
1 pizzico di peperoncino

Mescolate in una ciotola il mango a pezzetti con lo zucchero e poi coprite con della pellicola e conservate al fresco per un paio d'ore. Preparate tutti gli altri ingredienti, mettete a bagno in poca acqua calda l'uvetta.
Trascorso il tempo, mettete in una piccola casseruola il mango con tutto il suo succo, l'aceto e unite gli altri ingredienti, compresa l'uvetta scolata e asciugata e portate a bollore, abbassate la fiamma,   lasciate cuocere fino a quando il liquido si sarà quasi completamente assorbito, mescolando di tanto in tanto. Trasferite il chutney in un contenitore o in un vasetto di vetro e conservate in frigo fino all'utilizzo.  Io l'ho preparato la sera prima.


Mentre il pollo era in caldo ho pensato alle altre due salse..

Guacamole
1 avocado Hass (con la scorza scura)
il succo di due lime
la scorza di un lime
sale, peperoncino

Ho optato per la versione base, senza aggiunte di cipolla o altro, semplicemente avocado e lime, che mi piace sempre molto e che coi fritti ci sta d'incanto.

Aprite in due l'avocado, eliminate il  nocciolo centrale e ricavate la polpa. Trasferitela in un piatto e schiacciate tutto con la forchetta,  grattugiate la scorza di uno dei due lime e aggiungetela, unite anche il succo di tutti e due,  regolate di sale e  aggiungete un pizzico di peperoncino, o nella quantità che preferite.


Per accompagnare il pollo infarinato e rinforzare il sapore fumé, ho preparato anche:

Zabaione torbato

2 tuorli
2 cucchiai colmi di Whisky torbato (avevo in casa il Caol Ila, ma va venissimo un Talisker o altro che non sia troppo aggressivo)
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di zucchero

mettete tutto in un piccolo pentolino e cuocete in un bagnomaria caldo, montando con le fruste elettriche fino a quando il tutto è montato e gonfio.



stupidamente non ho fotografato da soli nè il chutney nè il guacamole, torda che sono.

Togliete il pollo dal forno e servitelo croccante accompagnato dalle salse.


Siamo andati a tavola e dopo qualche momento è sceso il silenzio. Osservavo i miei commensali ed era evidente la soddisfazione mentre praticamente sbranavano coscia dopo coscia. Per non parlare dei commenti per esprimere le  preferenze sul tipo di panatura, scambiati a bocca ancora piena....

Qui hanno vinto 2 a 1 quelle fumé. Un sapore nuovo, hanno detto.  Merito dello zabaione torbato? Chissà...

Io sono quella a cui sono piaciute tutte e due...



Silvia, un grazie sentito da tutta la mia famiglia!


E niente, ci ho messo di più a scrivere questo post che a cucinare tutto quello che vedete...