giovedì 26 ottobre 2023

Asian beef e Pak choi

Il  mio primo incontro con la Slow Cooker  è stato a Vancouver,   in Canada, nel 2005, nella  cucina di mia cugina Mira. Eravamo lì per la family reunion, un evento che ogni cinque anni  raduna a Trail (B.C.)  tutti i discendenti dei miei prozii friulani,  emigrati in quel paese  sin dagli anni '30.  Un viaggio programmato  in modo che coincidesse  con la  riunione di famiglia, così da  conoscere di persona parenti che fino a quel momento erano stati solo un nome sentito nei racconti di mio padre o di mia nonna,  oppure una firma apposta in calce ad una lettera.
La storia della mia famiglia è un po' complessa, grazie al mio bisnonno Alfonso Maniago,  e prima o poi la scriverò per bene, ma intanto torniamo alla Slow Cooker.
Quella mattina eravamo di escursione al Capilano Park, con il suo ponte sopeso  e i camminamenti in cima agli alberi della foresta pluviale.  Prima di uscire mia cugina prende questa grande pentola ovale di ceramica e acciaio  che lei chiama Crock Pot, e la riempie di carne, cipolle, verdure varie. Poi attacca la spina,  punta il timer sotto i miei occhi stupiti e mi dice: dai che andiamo.  Era la prima volta che vedevo una Slow Cooker, credo da noi  non fosse ancora  molto conosciuta in quegli anni.
Inutile dire che al nostro ritorno il pranzo era pronto, la carne morbida e saporita, buonissima.
La  mia idea era di comprarla e portarmela dal Canada, ma l'inconveniente erano il voltaggio diverso e le spine elettriche Magic  per cui dovetti rinunciare. Però,  una volta in Italia e  sicura di poterla trovare, mi son messa a cercare in ogni dove  per poi  scoprire che,  se la volevo, dovevo andare in Francia. Qui nessuno la importava. Alla fine era diventata l'oggetto del desiderio e le mie figlie, parecchi  anni dopo,  me la regalarono per il mio compleanno. Ammetto che non ho sempre avuto  rapporti sereni  con questa pentola, ho dovuto prenderci un bel po' di misure, ma il brasato, le lunghe cotture,  persino le marmellate sono sempre riuscite benissimo, a  conferma della validità di questo oggetto.
Perciò quando  con le amiche di Cook_my_Books abbiamo deciso di provare le ricette del libro The Slow Cook Book di Heather Whinney sono andata sul sicuro scegliendo una ricetta profumatissima e saporitissima,  arricchita dalla freschezza del pak choi.


Potete anche prepararla  usando  una pentola adatta alle lunghe cotture. Troverete pure   la ricetta per prepararla normalmente, anche se si differenzia solo nei tempi di cottura.

 



Asian Beef e pak choi

per 4/6 pesone

 

 1,100 g di carne di manzo (preferibilmente ricavata dallo stinco)
tagliata a pezzetti
1 cipolla tritata grossolanamente
4 spicchi d'aglio sbucciati e interi
5 cm. di zenzero fresco sbucciato e affettato
2 peperoncini secchi
2 bacche di anice stellato
180 ml di vino di riso cinese o Sherry secco e chiaro
2 cucchiai di zucchero di canna
2 cuicchiai di salsa di ostriche
1 cucchiaio di salsa di soia
1 cucchiaio di olio di sesamo
2 cucchiai di olio d'oliva
sale, pepe
3 o 4 piccoli cespi di pak choi tagliati longitudinalmente


Preriscaldate la slow cooker, se necessario.
Scaldate l'olio d'oliva in una casseruola a fuoco medio, aggiungete la cipolla e fate cuocere per qualche minuto finchè si ammorbidisce. Condite con sale, pepe, aggioungete l'aglio, lo zenzero, i peperoncini e l'anice stellato.
Alzate il fuoco e sfumate con il vino di riso cinese o lo Sherry e lasciate sobbollire un paio di minuti.
Aggiungete lo zucchero, la salsa di ostriche, la salsa di soia e  l'olio di sesamo. Lasciate cuocere un minuto poi abbassate il fuoco e aggiungete la carne. Mescolate bene per farla insaporire poi trasferite il tutto nella slow cooker, aggiungete  acqua in quantità appena sufficiente a coprire la carne.
Coprite con il coperchio e cuocete in modalità automatica o bassa, per 6-8 ore.
Aggiungete il pak choi mondato e lavato durante l'ultima mezz'ora di cottura, avendo cura che rimanga coperto dal fondo di cottura.
Una volta pronto il tutto, elininate i peperoncini e servite accompagnato da riso pilaf.


Se invece decidete di preparare questo brasato con una pentola da lunga cottura procedete in questo modo:

Scaldate il forno a 160°,  a fuoco medio scaldate l'olio di oliva  in una pesante casseruola, aggiungete la cipolla e lasciatela ammorbidire, condite con sale e pepe, unite l'aglio, lo zenzero i peperoncini e l'anice stellato.
Alzate il fuoco e versate il vino di riso cinese o lo Sherry, fate evaporare e aggiungete lo zucchero, la salsa di ostriche, la salsa di soia e l'olio di sesamo. Lasciate sobbollire un minuto poi abbassate il fuoco e aggiungete la carne, mescolate.
Unite tanta acqua sufficiente a coprire la carne e abbassate il fuoco. Continuate la cottura per 2 ore, 2 ore e mezza, rabboccando con altra acqua calda in caso il fondo si asciugasse troppo.
Aggiungete i pak choi mondati e lavati negli ultini 15 iminuti di cottura, avendo cura che restino ben coperti.
Prima di servire eliminate i peperoncini. Accompagnate la carne con del riso pilaf.

 



 

 




 


 




giovedì 12 ottobre 2023

Crème Brulée alle nocciole

Chi mi conosce, o anche chi frequenta questo blog, sa quanto io ami i dolci al cucchiaio in ogni loro veste.
Per cui quando Cook_my_Books ha proposto di provare le ricette del libro di Christina Tosch, The Crème Brulée cookbook, non ho messo tempo in mezzo e me lo sono sfogliato lentamente, pagina dopo pagina e, man mano che guardavo,  la salivazione aumentava solo a leggere gli  ingredienti e     arrivando  alle nocciole, già sentivo lo scrocchiare goloso della crosticina di zucchero al contatto col cucchiaino...


Crème brulée alle nocciole

per due persone

3 tuorli di uova grandi
2 cucchiai di zucchero
250 ml di panna liquida fresca
2 cucchiai di Bourbon o Brandy
1 cucchiaio e mezzo di pasta di nocciole

per caramellare:
2 cucchiaini colmi di zucchero di canna

qualche nocciola tostata per decorare


Scaldate il forno a 180° posizionando la griglia nella posizione centrale.
In una teglia che possa contenere 2 stampi da 180 ml di capienza ognuno, mettete tanta acqua calda quanta ne basta per arrivare a metà degli stampi stessi e mettetela in forno.
In una ciotola mescolate i tuorli con lo zucchero fino ad amalgamare il tutto.
Scaldate la panna a fuoco moderato mescolando di tanto in tanto poi, quando iniziano a comparire delle bollicine, aggiungete la pasta di nocciole e mescolate finchè è perfettamente sciolta nella panna. Ora toglietela dal fuoco e lentamente, a filo, unite le uova sbattute.
Aggiungete il Bourbon o il Brandy.
Filtrate il composto e dividetelo uniformemente nei due stampini.
Posizionateli nella teglia  nel forno e cuocete per circa mezz'ora, o fino a quando il centro trema ma si solidifica.
Togliete dal forno e lasciate gli stampini nel loro bagnomaria per una mezz'ora prima di trasferirli su una griglia per farli raffreddare completamente.
Una volta freddi copriteli con la pellicola e mettete in frigorifero per  una notte.
Al momento di servire, togliete gli stampini dal frigo, cospargete ognuno con lo zucchero di canna e carmellateli usando l'apposito cannello.

Io ne ho fatta doppia dose, perchè conosco i miei polli.
Buonissima, lascia  lungamente la sensazione setosa e avvolgente in bocca e io l'ho assaporata in religioso silenzio.

Talmente apprezzata che in questa famiglia  l'hanno rivoluta già un paio di volte.