sugli alberi le foglie.
Ungaretti si trovava soldato in trincea nel bosco di Courton (Francia), e con queste poche parole esprime il dramma e la precarietà del momento storico e della condizione umana.
I soldati li paragona a foglie autunnali che, ancora appese
agli alberi, di lì a poco, inevitabilmente, cadranno, vittime dello
scorrere del tempo.
L'autunno a volte mi fa sentire come quelle foglie, appese ancora per poco agli alberi.
Lo pensavo in questi giorni, mentre guidando lentamente per la solita coda, osservavo lo scempio che stanno compiendo poco lontano da casa mia, distruggendo alberi e prati per far posto, in previsione dell'Expo, a una specie di mostro a 14 corsie fra viadotti e svincoli.
Già l'autunno è una stagione che non amo affatto, mi incupisce per la mancanza di luce e per la prossimità con l'inverno, e poi veder cementificare tanto territorio per qualcosa che non so nemmeno se servirà realmente, mi lascia una forte sensazione di rabbia e di impotenza e mi dà la certezza della precarietà di questa vita, in questo momento, in questa società tanto cambiata nei valori da non riuscire a riconoscercisi...
Osservo gli alberi tagliati, quel che resta dei loro tronchi mozzati, le sterpaglie dei loro rami sparsi dappertutto sul terreno. Un piccolo mandorlo nato chissà come in quel posto, è ancora in piedi, da solo in mezzo a tutta quella desolazione...lo vedevo sempre fiorito in primavera, unica nota colorata in mezzo a un piccolo bosco di grandi alberi lungo la superstrada...e mi metteva allegria.... Verrà anche il suo turno, anch'esso finirà a pezzi come tutti gli altri alberi. Mi si è stretto il cuore al pensiero, è una vera sofferenza veder tagliare gli alberi così, gratuitamente...
Cerco di scrollarmi di dosso questa specie di ansia cupa che mi attanaglia lo stomaco, penso a quegli autunni di quando ero bambina, in quella casa di ringhiera, e in quella lunga strada alberata di aceri che ad autunno stendevano un colorato tappeto di foglie.....io raccoglievo le più grandi e me ne facevo un bel ventaglio....
a pensarci, anche quegli aceri non ci sono più....
Qualche giorno dopo, sistemando la dispensa mi è capitata fra le mani una confezione di farina di mandorle che avevo comprato per chissà quale motivo, forse per una caprese, o altro, non ricordo, e che come molte altre volte poi non avevo fatto.....l'ho preso come un segno....
Pensando a quel mandorlo moribondo, ho deciso che lo avrei ricordato con un dolce alle mandorle...
Sformato di mandorle e uvetta con salsa al caffè
per 4 persone
Per lo sformato:
100 gr latte
150 gr panna liquida fresca
100 gr farina di mandorle
70 gr zucchero
1 uovo intero
1 pizzico di cannella
35 gr uvetta sultanina
poco vino bianco secco
burro e farina per gli stampini
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
1 pizzico di cannella in polvere
per la salsa al caffé:
200 gr panna liquida fresca
80 gr zucchero
1 cucchiaio abbondante di caffé solubile
per decorare:
poca panna montata
fili di caramello
La sera prima preparate lo sformato.
Sciacquate l'uvetta sotto un po' d'acqua corrente, poi mettetela in una scodella, bagnatela con due o tre cucchiai di vino bianco e versateci sopra un goccio d'acqua calda, facendo in modo che l'uvetta sia ben a mollo.
Imburrate e infarinate 4 stampini, io avevo in casa i domopack e ho usato quelli, anche perchè così non avrei avuto difficoltà a sformare.
In una ciotola. con la frusta a mano sbattete bene l'uovo con lo zucchero, aggiungete la panna e il latte, il pizzico di cannella e l'estratto di vaniglia, poi la farina di mandorle e infine l'uvetta sgocciolata e asciugata in un po' di carta da cucina, o in un canovaccio.
Mescolate bene il tutto e riempite gli stampini fino al bordo. Non aumenteranno in cottura.
Mettete nel forno già caldo a 95° e cuocete per oltre un'ora, statico. Il tempo dipende dal forno, comunque son pronti quando al tatto gli sformatini sono abbastanza solidi, morbidi ma solidi.
Togliete dal forno, fate raffreddare e coprite ogni stampino con della pellicola. Mettete in frigo fino a poco prima di servire.
Poco prima di portare in tavola preparate la salsa al caffè.
In un pentolino mettete la panna con lo zucchero, lasciate sobbollire dolcemente per circa 5 minuti, mescolando perchè la panna tende a sollevarsi con il bollore. Fate ridurre la panna poi unite il cucchiaio di caffè solubile mescolando fino al suo completo scioglimento. Tenete in caldo. Oppure mettetela in una ciotola coperta con della pellicola. Se si raffredda potrete intiepidirla al microonde quando sarà il momento.
Preparate le decorazioni di caramello.
Mettete 3 o 4 cucchiai di zucchero in un pentolino, insieme a un cucchiaio di acqua e un cucchiaino di limone, lasciate che diventi dorato e togliete dal fuoco. Lasciate riposare qualche attimo, poi, intingente una forchetta nel caramello e fate colare dei fili, dei ghirigori su un foglio di carta forno, ripetendo più volte l'operazione
Non aspettate che indurisca, non appena si intiepidiscono staccate i fili dalla carta e plasmateli come più vi piace o come riuscite.
Io che volevo raccoglierli a gomitolo, non ci sono riuscita, oltre ad essermi scottata le dita, tutto quello che son riuscita a fare è quello che vedete nella foto...
Togliete almeno mezz'ora prima gli sformatini dal frigorifero.
Al momento di andare a tavola, intiepidite la salsa al caffè, versatene due o tre cucchiai in una coppa, togliete con prudenza e con delicatezza gli sformatini dagli stampi, sono molto morbidi, e appoggiateli sulla crema.
Montate ben ferma 200 gr di panna liquida con un poco di zucchero a velo, e con la sac à poche fate un piccolo ghirigoro sopra ogni sformatino, decorate con i fili di caramello o con dei chicchi di caffè e voilà, in tavola!
martedì 28 ottobre 2014
martedì 21 ottobre 2014
mi porto avanti
curiosando in libreria mi è capitato fra le mani un piccolo libro di Philippe Conticini, con tutte ricette, dolci e salate, da presentare nei bicchieri.
Non ho resistito e me lo sono comprato. Ci sono parecchie idee carine da fare, che trovo perfette in vista delle feste che sono dietro l'angolo.
Una potrebbe essere questa:
metto la sua ricetta e fra parentesi le cose che ho sostituito:
Cappuccino di Camembert
per 4 bicchieri
per l'infusione di latte e basilico
15 cl latte intero
3 o 4 foglie di basilico fresco
1 pizzico di fior di sale
una macinata di pepe bianco
per la crema di Camembert:
15 cl di brodo di pollo (brodo leggero di carne)
4 foglie di basilico
400 gr Camembert non troppo stagionato né troppo piccante
3 cucchiai panna liquida fresca
per la vinaigrette balsamica:
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di zucchero
1 pizzico di curry
1 macinata di pepe
2 cucchiai olio e.v.
4 cucchiai di riduzione di aceto balsamico
per finire:
anacardi a lamelle tostati (mandorle a lamelle tostate)
La sera prima, in una ciotola mettete il latte freddo, le foglie di basilico, la macinata di pepe e il sale. Mescolate bene, coprite con della pellicola e lasciate marinare in frigorifero fino al momento di usarlo.
Il giorno dopo scaldate il brodo di pollo, o quello di carne leggero. Conticini parla anche di brodo col dado di pollo, ma io non uso dadi di nessun tipo e ho preferito usare un brodo leggero che avevo fatto e congelato.
Comunque, scaldate questo brodo, unite il basilico e lasciatelo in infusione per mezzoretta. Dopodiche, , filtrare il liquido e rimettetelo su fuoco dolce. Aggiungete il Camembert tagliato a pezzette e fatelo sciogliere mescolando con regolarità. Una volta fuso il formaggio, togliete dal fuioco e frullate il tutto con la panna fresca. Filtrate nuovamente con un passino.
Mettete sul fondo dei bicchieri che avrete scelto, le lamelle di anacardi, o di mandorle preventivamente tostate in un padellino antiaderente, versate la crema, naturalmente senza riempire troppo i bicchieri, e lasciate raffreddare. La crema si ispessirà consentendo di aggiungere poi la vinaigrette.
Preparate la vinaigrette. In un piccolo pentolino mettete un poco di aceto balsamico, mettetelo su fuoco basso e lasciate ridurre leggermente. Dovete ricavarne i quattro cucchiai per la vinaigrette.
Una volta pronta la riduzione di aceto, aggiungete a caldo il pizzico di sale e il pizzico di zucchero, mescolate e passate ad aggiungere il curry, l'olio e il pepe. Mescolate bene il tutto.
Con questa vinaigrette fate un sottile strato nei bicchieri, sopra la crema di Camembert ormai abbastanza solida da tenerla in superficie.
Coprite e mettete in frigorifero fino al momento del consumo.
Una volta arrivato il momento di portare in tavola, prendete il latte al basilico che avete preparato la sera prima, scaldate il tutto, poi filtrate e con l'apposito attrezzo da cappuccino, o con il minipimer inclinato in modo da far entrare più aria possibile, montate il latte fino ad ottenere una schiuma densa e cremosa.
Riprendete i bicchieri dal frigorifero, passateli per pochi secondi in microonde in modo da intiepidire tutto.
Riempite i bicchieri con questa specie di mousse di latte e completate con delle mandorle a lamelle tostate, o con gli stessi anacardi a lamelle, sempre tostati.
Ecco, a noi è piaciuto, magari la prossima volta riempio di meno i bicchieri o ne uso altri più piccoli, perchè la crema è veramente sostanziosa, e per un antipasto ce ne vuole sicuramente di meno.
Non ho resistito e me lo sono comprato. Ci sono parecchie idee carine da fare, che trovo perfette in vista delle feste che sono dietro l'angolo.
Una potrebbe essere questa:
metto la sua ricetta e fra parentesi le cose che ho sostituito:
Cappuccino di Camembert
per 4 bicchieri
per l'infusione di latte e basilico
15 cl latte intero
3 o 4 foglie di basilico fresco
1 pizzico di fior di sale
una macinata di pepe bianco
per la crema di Camembert:
15 cl di brodo di pollo (brodo leggero di carne)
4 foglie di basilico
400 gr Camembert non troppo stagionato né troppo piccante
3 cucchiai panna liquida fresca
per la vinaigrette balsamica:
mezzo cucchiaino di sale
mezzo cucchiaino di zucchero
1 pizzico di curry
1 macinata di pepe
2 cucchiai olio e.v.
4 cucchiai di riduzione di aceto balsamico
per finire:
anacardi a lamelle tostati (mandorle a lamelle tostate)
La sera prima, in una ciotola mettete il latte freddo, le foglie di basilico, la macinata di pepe e il sale. Mescolate bene, coprite con della pellicola e lasciate marinare in frigorifero fino al momento di usarlo.
Il giorno dopo scaldate il brodo di pollo, o quello di carne leggero. Conticini parla anche di brodo col dado di pollo, ma io non uso dadi di nessun tipo e ho preferito usare un brodo leggero che avevo fatto e congelato.
Comunque, scaldate questo brodo, unite il basilico e lasciatelo in infusione per mezzoretta. Dopodiche, , filtrare il liquido e rimettetelo su fuoco dolce. Aggiungete il Camembert tagliato a pezzette e fatelo sciogliere mescolando con regolarità. Una volta fuso il formaggio, togliete dal fuioco e frullate il tutto con la panna fresca. Filtrate nuovamente con un passino.
Mettete sul fondo dei bicchieri che avrete scelto, le lamelle di anacardi, o di mandorle preventivamente tostate in un padellino antiaderente, versate la crema, naturalmente senza riempire troppo i bicchieri, e lasciate raffreddare. La crema si ispessirà consentendo di aggiungere poi la vinaigrette.
Preparate la vinaigrette. In un piccolo pentolino mettete un poco di aceto balsamico, mettetelo su fuoco basso e lasciate ridurre leggermente. Dovete ricavarne i quattro cucchiai per la vinaigrette.
Una volta pronta la riduzione di aceto, aggiungete a caldo il pizzico di sale e il pizzico di zucchero, mescolate e passate ad aggiungere il curry, l'olio e il pepe. Mescolate bene il tutto.
Con questa vinaigrette fate un sottile strato nei bicchieri, sopra la crema di Camembert ormai abbastanza solida da tenerla in superficie.
Coprite e mettete in frigorifero fino al momento del consumo.
Una volta arrivato il momento di portare in tavola, prendete il latte al basilico che avete preparato la sera prima, scaldate il tutto, poi filtrate e con l'apposito attrezzo da cappuccino, o con il minipimer inclinato in modo da far entrare più aria possibile, montate il latte fino ad ottenere una schiuma densa e cremosa.
Riprendete i bicchieri dal frigorifero, passateli per pochi secondi in microonde in modo da intiepidire tutto.
Riempite i bicchieri con questa specie di mousse di latte e completate con delle mandorle a lamelle tostate, o con gli stessi anacardi a lamelle, sempre tostati.
Ecco, a noi è piaciuto, magari la prossima volta riempio di meno i bicchieri o ne uso altri più piccoli, perchè la crema è veramente sostanziosa, e per un antipasto ce ne vuole sicuramente di meno.
sabato 18 ottobre 2014
Riproduzioni
questa buonissimo piatto di pasta arriva direttamente dalla mia voglia di riprodurre sapori che mi hanno particolarmente colpito.
Nella fattispecie, una pasta assaggiata alla Kuccagna di Dovera, tanto per cambiare.
Quella che ho assaggiato da loro erano bavette fresche integrali, che io però non avevo tempo di fare e così ho ripiegato su uno spaghetto quadrato, appena comprato.
Sono andata a naso, mettendoci del mio, ma il sapore era decisamente quello!
Posso dire di esserne contenta, e lo rifarò spesso. E' un piatto che si fa velocemente e regala sfumature di sapori inattese.
E grazie a Roberto Magnani, chef de la Kuccàgna, per i suoi piatti sempre molto azzeccati e per me fonte di ispirazione e soddisfazione...
Spaghetto quadrato, calamari gamberi e spinacini novelli al profumo di zenzero
per due/tre persone
500 gr calamari di piccola pezzatura
600/700 gr gamberi rossi di Sicilia
1 ciuffo di prezzemolo
1 spicchio d'aglio
1 pezzetto di zenzero, circa 3 cm
una manciata abbondante di spinacini novelli
spaghetti quadrati q.b.
olio e.v. d'oliva di buona qualità
sale, pepe
pulite i calamari, eliminate la pelle, dividete il sacco dai tentacoli, lavateli bene e tagliate a rondelle il sacco e dividete a metà i tentacoli.
Sgusciate i gamberi, eliminate il budellino, lavateli e con un coltello affilato dividetli a metà.
Lavate e asciugate il prezzemolo, sbucciate il pezzetto di zenzero e lo spicchio d'aglio.
Tritate tutto molto finemente.
Lavate e asciugate grossolanamente gli spinacini.
Mettete a bollire l'acqua della pasta.
In una larga padella scaldate un po' di olio d'oliva buono, unite il trito di prezzemolo, aglio e zenzero e lasciate insaporire qualche secondo poi aggiungete prima i calamari, lasciate cuocere circa 5 minuti poi unite i gamberi, e continuate a cuocere per altri 5 minuti più o meno. Il sugo è pronto.
Cuocete la pasta e non appena è pronta, scolatela e mettetela nella padella con i gamberi e i calamari, aggiungete gli spinacini novelli e mescolate bene il tutto affinchè prenda perfettamente il condimento.
Il calore della pasta sarà sufficiente a far appassire gli spinacini lasciandoli però ancora un po' croccanti.
Servite subito.
Veloce, non è vero?
La prossima volta farò la pasta fresca integrale, ma credo che questa ricetta andrebbe bene anche per della pasta alla chitarra o delle sottili tagliatelline all'uovo...
domenica 12 ottobre 2014
Divino cioccolato
era tempo che facessi un dolce al cioccolato.
Quando siamo tutti riuniti per il pranzo, la domenica, evito perchè i dolci al cioccolato piacciono più che altro a me e ad Alice, la mia nipotina. Gli altri preferiscono cose diverse. Così di solito faccio qualcosa che vada bene per tutti e lascio perdere il cioccolato.
Ma oggi eravamo solo io e mio marito a pranzo, e allora ho deciso che il dolce della domenica me lo sarei fatto come piace a me. Adoro il cioccolato.....mi piace persino quello al 90% di cacao.
Quando ero piccola, talvolta la merenda era una michetta tagliata a metà con dentro tre o quattro quadratini di cioccolato. Non di più perchè mia madre era sempre molto parca con il cioccolato, secondo lei non si poteva esagerare, nel suo modo di pensare il cioccolato "riscalda"..chissà cosa voleva intendere....
Mangiavo il pane con cioccolato, ma tenevo per ultimo un quadratino che alla fine mi lasciavo sciogliere in bocca lentamente per assaporarne tutte le sfumature di sapore....non c'era nulla di più gratificante di quello per me!
Ma veniamo al dolce di oggi.
La divina
per la frolla al cacao:
110 gr zucchero
110 gr burro
200 gr farina
25 gr cacao amaro
1 uovo
per la crema al cioccolato e caffè:
250 ml panna liquida fresca
70 gr Golden Syrup ( sostituibile con miele d'acacia)
8 ml caffè solubile
70 gr mascarpone
300 ml panna montata
450 gr cioccolato fondente al 55% di cacao
per il pan di spagna al cacao:
3 tuorli
1 uovo intero
1 albume
70 gr zucchero
20 gr Golden Syrup (sostituibile con miele d'acacia)
50 gr farina
20 gr cacao amaro
per decorare:
oro alimentare
la sera prima preparate la frolla. Impastate gli ingredienti come per una normale frolla, poi stendete l'impasto a pezzettini in una teglia foderata di carta forno e lasciatela seccare tutta la notte fuori dal frigorifero.
Il giorno dopo mettete la teglia in forno statico già caldo a 160° e lasciate cuocere per circa 25 minuti. Togliete dal forno e fare raffreddare completamente.
Passate, sempre la sera prima, al pan di spagna.
Montate molto molto bene i tuorli con lo zucchero, il Golden Syrup o il miele se non trovate il primo. Se avete una planetaria, fate tutto con quella, altrimenti una buona frusta elettrica andrà benone. Saranno pronti quando il composto è gonfio e alzando la frusta, non cade nella ciotola. Se "scrive" insomma..
Setacciate la farina insieme al cacao, aggiungeteli poco per volta e mescolate delicatamente con una spatola dal basso verso l'alto per non far smontare il composto.
Montate a neve ferma l'altro albume e con altrettanta pazienza incorporatelo alla montata di uova. Dovrete ottenere una crema liscia e gonfia.
Foderate una teglia apribile da 24 cm. con della carta forno, imburratela e imburrate i bordi, quindi versate il composto, livellatelo e mettetelo in forno già caldo a 180°, funzione statica per circa 14/15 minuti.
Trascorso il tempo, fate la prova stecchino e se esce asciutto togliete dal forno e lasciate freddare.
Il giorno dopo, un paio d'ore prima di portare in tavola il dolce, preparate la crema.
In un pentolino, miscelate la panna, il Golden Syrup (o il miele), e il caffè solubile e portate il tutto a ebollizione.
Spezzettate il cioccolato in una ciotola e quando la panna avrà preso bollore, versatela sul cioccolato e lasciate riposare qualche minuto, dopodichè mescolate il tutto fino ad avere una crema densa; lasciate raffredare completamente mescolando ogni tanto, quindi aggiungete il mascarpone e di nuovo mescolate con una spatola fino a che l'avrete perfettamente incorporato, a questo punto montate la panna e aggiungete anche questa alla crema.
Dovrete ottenere una crema perfettamente liscia e morbida, ma sostenuta
Ora riprendete il pan di spagna al cacao, appoggiatelo direttamente sul piatto di servizio, magari capovolgetelo così avrete sopra la superficie più piatta.
Visto che la crema sarà ancora morbida meglio rimettere l'anello sganciabile della tortiera intorno al pandispagna, in modo che la crema non scenda lungo i bordi. O, se l'avete, un cerchio da pasticceria abbastanza alto.
Versate la crema sulla superficie in uno strato omogeneo, spesso più o meno due dita, e livellatelo bene. Rimettete tutto in frigorifero per almeno un paio d'ore.
Poco prima di servire, finite il dolce.
Togliete dal frigorifero la torta, sfilate delicatamente il cerchio o l'anello della tortiera in modo che i bordi non si rovinino troppo, al limite prima passate la lama piatta di un coltello intorno ai bordi.
Prendete la frolla, che in cottura si sarà un po' unita e con le mani riducetela in piccoli pezzi.
Metteteli ben fitti sulla superficie della crema premendo leggermente in modo che non cadano.
Decorate con qualche pezzetto di oro alimentare, o con tutto quello che vi suggerisce la fantasia.
la fetta
la crema avanzerà sicuramente, io l'ho utilizzata mettendola in un paio di piccoli cerchi coppapasta, e una volta fredda, l'ho guarnita con un po' del crumble che avevo tenuto da parte e accompagnata da una salsa di pere allo zenzero.
Questo dolce è veramente goloso....al primo boccone arriva la morbidezza del pan di spagna, la cremosità voluttuosa della crema e la croccantezza del crumble.....
assaporandolo mi è tornata in mente una frase del libro di Joanne Harris , Chocolat:
"L'odore del cioccolato è travolgente con il suo ricco aroma polposo che scende giù per la gola in una squisita scia di dolcezza...|"
ecco, questo dolce è davvero travolgente...
Quando siamo tutti riuniti per il pranzo, la domenica, evito perchè i dolci al cioccolato piacciono più che altro a me e ad Alice, la mia nipotina. Gli altri preferiscono cose diverse. Così di solito faccio qualcosa che vada bene per tutti e lascio perdere il cioccolato.
Ma oggi eravamo solo io e mio marito a pranzo, e allora ho deciso che il dolce della domenica me lo sarei fatto come piace a me. Adoro il cioccolato.....mi piace persino quello al 90% di cacao.
Quando ero piccola, talvolta la merenda era una michetta tagliata a metà con dentro tre o quattro quadratini di cioccolato. Non di più perchè mia madre era sempre molto parca con il cioccolato, secondo lei non si poteva esagerare, nel suo modo di pensare il cioccolato "riscalda"..chissà cosa voleva intendere....
Mangiavo il pane con cioccolato, ma tenevo per ultimo un quadratino che alla fine mi lasciavo sciogliere in bocca lentamente per assaporarne tutte le sfumature di sapore....non c'era nulla di più gratificante di quello per me!
Ma veniamo al dolce di oggi.
La divina
per la frolla al cacao:
110 gr zucchero
110 gr burro
200 gr farina
25 gr cacao amaro
1 uovo
per la crema al cioccolato e caffè:
250 ml panna liquida fresca
70 gr Golden Syrup ( sostituibile con miele d'acacia)
8 ml caffè solubile
70 gr mascarpone
300 ml panna montata
450 gr cioccolato fondente al 55% di cacao
per il pan di spagna al cacao:
3 tuorli
1 uovo intero
1 albume
70 gr zucchero
20 gr Golden Syrup (sostituibile con miele d'acacia)
50 gr farina
20 gr cacao amaro
per decorare:
oro alimentare
la sera prima preparate la frolla. Impastate gli ingredienti come per una normale frolla, poi stendete l'impasto a pezzettini in una teglia foderata di carta forno e lasciatela seccare tutta la notte fuori dal frigorifero.
Il giorno dopo mettete la teglia in forno statico già caldo a 160° e lasciate cuocere per circa 25 minuti. Togliete dal forno e fare raffreddare completamente.
Passate, sempre la sera prima, al pan di spagna.
Montate molto molto bene i tuorli con lo zucchero, il Golden Syrup o il miele se non trovate il primo. Se avete una planetaria, fate tutto con quella, altrimenti una buona frusta elettrica andrà benone. Saranno pronti quando il composto è gonfio e alzando la frusta, non cade nella ciotola. Se "scrive" insomma..
Setacciate la farina insieme al cacao, aggiungeteli poco per volta e mescolate delicatamente con una spatola dal basso verso l'alto per non far smontare il composto.
Montate a neve ferma l'altro albume e con altrettanta pazienza incorporatelo alla montata di uova. Dovrete ottenere una crema liscia e gonfia.
Foderate una teglia apribile da 24 cm. con della carta forno, imburratela e imburrate i bordi, quindi versate il composto, livellatelo e mettetelo in forno già caldo a 180°, funzione statica per circa 14/15 minuti.
Trascorso il tempo, fate la prova stecchino e se esce asciutto togliete dal forno e lasciate freddare.
Il giorno dopo, un paio d'ore prima di portare in tavola il dolce, preparate la crema.
In un pentolino, miscelate la panna, il Golden Syrup (o il miele), e il caffè solubile e portate il tutto a ebollizione.
Spezzettate il cioccolato in una ciotola e quando la panna avrà preso bollore, versatela sul cioccolato e lasciate riposare qualche minuto, dopodichè mescolate il tutto fino ad avere una crema densa; lasciate raffredare completamente mescolando ogni tanto, quindi aggiungete il mascarpone e di nuovo mescolate con una spatola fino a che l'avrete perfettamente incorporato, a questo punto montate la panna e aggiungete anche questa alla crema.
Dovrete ottenere una crema perfettamente liscia e morbida, ma sostenuta
Ora riprendete il pan di spagna al cacao, appoggiatelo direttamente sul piatto di servizio, magari capovolgetelo così avrete sopra la superficie più piatta.
Visto che la crema sarà ancora morbida meglio rimettere l'anello sganciabile della tortiera intorno al pandispagna, in modo che la crema non scenda lungo i bordi. O, se l'avete, un cerchio da pasticceria abbastanza alto.
Versate la crema sulla superficie in uno strato omogeneo, spesso più o meno due dita, e livellatelo bene. Rimettete tutto in frigorifero per almeno un paio d'ore.
Poco prima di servire, finite il dolce.
Togliete dal frigorifero la torta, sfilate delicatamente il cerchio o l'anello della tortiera in modo che i bordi non si rovinino troppo, al limite prima passate la lama piatta di un coltello intorno ai bordi.
Prendete la frolla, che in cottura si sarà un po' unita e con le mani riducetela in piccoli pezzi.
Metteteli ben fitti sulla superficie della crema premendo leggermente in modo che non cadano.
Decorate con qualche pezzetto di oro alimentare, o con tutto quello che vi suggerisce la fantasia.
la fetta
la crema avanzerà sicuramente, io l'ho utilizzata mettendola in un paio di piccoli cerchi coppapasta, e una volta fredda, l'ho guarnita con un po' del crumble che avevo tenuto da parte e accompagnata da una salsa di pere allo zenzero.
Questo dolce è veramente goloso....al primo boccone arriva la morbidezza del pan di spagna, la cremosità voluttuosa della crema e la croccantezza del crumble.....
assaporandolo mi è tornata in mente una frase del libro di Joanne Harris , Chocolat:
"L'odore del cioccolato è travolgente con il suo ricco aroma polposo che scende giù per la gola in una squisita scia di dolcezza...|"
ecco, questo dolce è davvero travolgente...
mercoledì 8 ottobre 2014
Non è mai troppo tardi
sistemando il freezer per fare un po' di pulizia e controllarne il contenuto, mi sono accorta di avere congelato un bel petto di faraona intero.
Me ne ero completamente dimenticata, e questo pacchetto giaceva lì in attesa da qualche mese.
Allora sono andata a rispolverare un bellissimo libro dei fratelli Cerea, sì loro, quelli a tre stelle del ristorante Da Vittorio. Me l'ero accaparrato in occasione del festeggiamento di un nostro anniversario, qualche anno fa e sfogliandolo ricordo che una ricetta "suprème di faraona" mi aveva molto attratto.
Mi ero ripromessa di farla non appena avessi messo le mani su un petto di faraona. Poi, come capita, le situazioni cambiano, il tempo passa e tu, sistemando la libreria dedicata alla cucina, metti il libro sul ripiano più alto fuori dalla vista quotidiana.....
allora i propositi svaniscono, salvo poi tornare alla memoria mentre davanti al freezer guardo il pacchetto congelato con scritto "petto di faraona".
E allora vado in cerca di porcini.....
Petto di faraona allo sherry, cuor di porri e funghi porcini
per due persone
2 petti di faraona
400 gr funghi porcini freschi
2 porri (il cuore)
1 spicchio d'aglio
1 ciuffo di prezzemolo
2 rametti di timo
2 o 3 foglioline di salvia
Sherry q.b.
olio e.v.
poco burro
sale, pepe
Mondate i porri eliminando la parte esterna fino ad arrivare al cuore verde. La parte tolta naturalmente non si butta, potrà essere usata in qualche minestra.
Sbollentateli qualche minuto in acqua bollente salata, scolateli e raffreddateli in acqua e ghiaccio. Conserveranno il loro bel colore verde brillante. Teneteli da parte.
Pulite benissimo i porcini, affettateli e trifolateli in un goccio d'olio con il prezzemolo e l'aglio tritati.
Sistemate i petti e passateli in padella con una noce di burro, un goccio d'olio, il timo e la salvia. Lasciateli dorare bene poi salateli, pepateli e sfumateli generosamente con lo Sherry. Abbassate il fuoco, coprite e fate cuocere per una decina di minuti o poco più e tenete in caldo.
In una larga padella fondete una noce di burro e ripassate velocemente i porri, con delicatezza per non farli rompere, fossero troppo lunghi divideteli a metà.
Sul piatto adagiate i funghi trifolati, poi il petto di faraona affettato, guarnite con i porri ripassati in padella e nappate con il fondo di cottura della faraona. Una foglia di salvia e un ciuffetto di prezzemolo qua e là finiranno il tutto.
Quanto mai non l'ho fatto prima! E' un piatto davvero strepitoso, e funghi e porri se la intendono alla meraviglia!
Se avete modo di passare nei dintorni di Bergamo, e se potete, non perdetevi questo posto....noi avevamo pranzato qui
in una cornice molto molto bella. Ci siamo regalati un bellissimo anniversario...
Me ne ero completamente dimenticata, e questo pacchetto giaceva lì in attesa da qualche mese.
Allora sono andata a rispolverare un bellissimo libro dei fratelli Cerea, sì loro, quelli a tre stelle del ristorante Da Vittorio. Me l'ero accaparrato in occasione del festeggiamento di un nostro anniversario, qualche anno fa e sfogliandolo ricordo che una ricetta "suprème di faraona" mi aveva molto attratto.
Mi ero ripromessa di farla non appena avessi messo le mani su un petto di faraona. Poi, come capita, le situazioni cambiano, il tempo passa e tu, sistemando la libreria dedicata alla cucina, metti il libro sul ripiano più alto fuori dalla vista quotidiana.....
allora i propositi svaniscono, salvo poi tornare alla memoria mentre davanti al freezer guardo il pacchetto congelato con scritto "petto di faraona".
E allora vado in cerca di porcini.....
Petto di faraona allo sherry, cuor di porri e funghi porcini
per due persone
2 petti di faraona
400 gr funghi porcini freschi
2 porri (il cuore)
1 spicchio d'aglio
1 ciuffo di prezzemolo
2 rametti di timo
2 o 3 foglioline di salvia
Sherry q.b.
olio e.v.
poco burro
sale, pepe
Mondate i porri eliminando la parte esterna fino ad arrivare al cuore verde. La parte tolta naturalmente non si butta, potrà essere usata in qualche minestra.
Sbollentateli qualche minuto in acqua bollente salata, scolateli e raffreddateli in acqua e ghiaccio. Conserveranno il loro bel colore verde brillante. Teneteli da parte.
Pulite benissimo i porcini, affettateli e trifolateli in un goccio d'olio con il prezzemolo e l'aglio tritati.
Sistemate i petti e passateli in padella con una noce di burro, un goccio d'olio, il timo e la salvia. Lasciateli dorare bene poi salateli, pepateli e sfumateli generosamente con lo Sherry. Abbassate il fuoco, coprite e fate cuocere per una decina di minuti o poco più e tenete in caldo.
In una larga padella fondete una noce di burro e ripassate velocemente i porri, con delicatezza per non farli rompere, fossero troppo lunghi divideteli a metà.
Sul piatto adagiate i funghi trifolati, poi il petto di faraona affettato, guarnite con i porri ripassati in padella e nappate con il fondo di cottura della faraona. Una foglia di salvia e un ciuffetto di prezzemolo qua e là finiranno il tutto.
Quanto mai non l'ho fatto prima! E' un piatto davvero strepitoso, e funghi e porri se la intendono alla meraviglia!
Se avete modo di passare nei dintorni di Bergamo, e se potete, non perdetevi questo posto....noi avevamo pranzato qui
in una cornice molto molto bella. Ci siamo regalati un bellissimo anniversario...
sabato 4 ottobre 2014
Facciamolo strano
questa è una di quelle ricette che giacevano in fondo ad una pila di foglietti scarabocchiati, sepolta sotto un paio di raccoglitori da ufficio.
Annotata al volo per sommi capi sentendola per caso da Alice TV, molto tempo fa.
Difficilmente guardo la televisione a quell'ora, ma non so per quale motivo quella volta era accesa su quel canale e sentendo gli ingredienti mi sono incuriosita. Poi, come tante volte in cui mi dico "questa la devo fare" va a finire che me ne dimentico per poi imbattermi, molto tempo dopo, nel foglietto scarabocchiato la prima volta che metto mano al mio disordine in ufficio.
Chissà come sarà finito là sotto....meglio non pormi la domanda...intanto l'ho ritrovato, e prontamente ho eseguito stavolta
Risotto torbato
per 2 persone:
250 gr scarsi riso Carnaroli
2 bicchierini whisky torbato
(non troppo aggressivo)
100 gr scamorza affumicata
80 gr speck a fettine sottili
3 coste di sedano
mezzo bicchiere di vino bianco
poco burro
sale, pepe nero macinato al momento
Per prima cosa preparate il brodo. Un brodo di solo sedano.
Lavate le coste e tagliatele a grossi rocchetti, portate a ebollizione una casseruola d'acqua e lasciate cuocere il sedano con un pizzico di sale. Una volta pronto tenentelo in caldo.
Tagliate a listarelle le fettine di speck e mettetele in una ciotola con il mezzo bicchiere di vino bianco in modo che siano ben coperte e dimenticatevele per una mezz'ora.
Riducete a pezzetti la scamorza affumicata.
Iniziate la cottura del risotto. In un'altra casseruola fondete una noce di burro e fateci tostare il riso fino a che diventra translucido, sfumate con i due bicchierini di whisky torbato. Consiglio un liquore che non abbia troppo forte il sentore affumicato, meglio un Talisker o un Caol Ila. Io ho usato il secondo.
Tirate il riso con il brodo di sedano, versato poco alla volta man mano il risotto cuoce.
Nel frattempo, in un padellino mettete lo speck senza sgocciolarlo troppo al vino bianco, e lasciate cuocere a fuoco basso fino a farlo diventare leggermente croccante, non troppo, altrimenti lo speck prende d'amaro.
Quando il riso è alla fine, mantecatelo con la scamorza affumicata. Mescolate bene finchè è completamente fusa e amalagamata e impiattate subito.
Aggiungete una matassina di speck croccante e una spolverata leggera di pepe nero.
Strano, ma ottimo! Sempre che vi piacciano i sapori affumicati naturalmente...
Annotata al volo per sommi capi sentendola per caso da Alice TV, molto tempo fa.
Difficilmente guardo la televisione a quell'ora, ma non so per quale motivo quella volta era accesa su quel canale e sentendo gli ingredienti mi sono incuriosita. Poi, come tante volte in cui mi dico "questa la devo fare" va a finire che me ne dimentico per poi imbattermi, molto tempo dopo, nel foglietto scarabocchiato la prima volta che metto mano al mio disordine in ufficio.
Chissà come sarà finito là sotto....meglio non pormi la domanda...intanto l'ho ritrovato, e prontamente ho eseguito stavolta
Risotto torbato
per 2 persone:
250 gr scarsi riso Carnaroli
2 bicchierini whisky torbato
(non troppo aggressivo)
100 gr scamorza affumicata
80 gr speck a fettine sottili
3 coste di sedano
mezzo bicchiere di vino bianco
poco burro
sale, pepe nero macinato al momento
Per prima cosa preparate il brodo. Un brodo di solo sedano.
Lavate le coste e tagliatele a grossi rocchetti, portate a ebollizione una casseruola d'acqua e lasciate cuocere il sedano con un pizzico di sale. Una volta pronto tenentelo in caldo.
Tagliate a listarelle le fettine di speck e mettetele in una ciotola con il mezzo bicchiere di vino bianco in modo che siano ben coperte e dimenticatevele per una mezz'ora.
Riducete a pezzetti la scamorza affumicata.
Iniziate la cottura del risotto. In un'altra casseruola fondete una noce di burro e fateci tostare il riso fino a che diventra translucido, sfumate con i due bicchierini di whisky torbato. Consiglio un liquore che non abbia troppo forte il sentore affumicato, meglio un Talisker o un Caol Ila. Io ho usato il secondo.
Tirate il riso con il brodo di sedano, versato poco alla volta man mano il risotto cuoce.
Nel frattempo, in un padellino mettete lo speck senza sgocciolarlo troppo al vino bianco, e lasciate cuocere a fuoco basso fino a farlo diventare leggermente croccante, non troppo, altrimenti lo speck prende d'amaro.
Quando il riso è alla fine, mantecatelo con la scamorza affumicata. Mescolate bene finchè è completamente fusa e amalagamata e impiattate subito.
Aggiungete una matassina di speck croccante e una spolverata leggera di pepe nero.
Strano, ma ottimo! Sempre che vi piacciano i sapori affumicati naturalmente...
mercoledì 1 ottobre 2014
Questione di gusti
generalmente non amo la carne ovina, non mi piace il suo sapore, ma per le costolette faccio quasi sempre una eccezione. Ho imparato ad apprezzarle grazie al mio vecchio amico Piggi, romano doc, che me le preparò una volta, molti anni fa, a scottadito.
Probabilmente la carne era di un agnello giovane, oppure Piggi l'ha saputa trattare molto bene, fatto sta che con qualche riluttanza ne assaggiai una di quelle cucinate da lui durante un raduno di Coquinaria. Mi sorpresi ad apprezzarle molto, il sapore deciso e caratteristico della carne ovina non si sentiva...
Cucino comunque la carne di capretto, o di agnello, perché in famiglia piace più o meno a tutti, ma io non ne mangio, ma quando faccio le costolette me le mangio eccome....
Le preparo a modo mio, cercando di far perdere il più possibile quel caratteristico sapore e il risultato mi soddisfa pienamente.
Approfitto per cucinarne in quantità semi industriali quando siamo tutti riuniti, ed è una festa quando arrivano fragranti in tavola...anche Valerio apprezza molto...e se apprezza lui, nonna Giuli è proprio contenta...
Queste sono le ultime fatte, e le ho accompagnate con dei pomodorini gratinati, per la gioia delle mie ragazze che li adorano fatti così..
Costolette dorate
per la panatura non so dare una dose esatta perchè vado ad occhio, regolatevi secondo la quantità di costolette e secondo le vostre abitudini.
per la marinatura:
scorza di limone
aglio, timo
qualche fogliolina di menta
pepe nero
olio
la mia panatura è fatta con:
pane grattugiato
un trito di prezzemolo, 2 o 3 foglie di menta, timo, aglio
poco parmigiano grattugiato
pepe
sale, solo dopo la frittura
uovo sbattuto
per i pomodorini gratinati:
pomodini Piccadilly
un trito abbondante di prezzemolo, basilico e aglio
sale, pepe nero
pane grattugiato q.b.
2 o 3 filetti di acciuga sott'olio
1 cucchiaio di capperi sotto sale
parmigiano grattugiato
per la salsa:
prezzemolo
poca menta
scorza di limone
olio, sale, pepe
la sera prima mettete a marinare la carne. Privatela del grasso in eccesso, incidete i bordi in modo che friggendo la carne non si arricci.
In una ciotola mettete le costolette, pezzetti di scorza di limone senza la parte bianca, il pepe nero, le erbe spezzettate, l'aglio a pezzetti e condite con un filo d'olio, date una bella mescolata con le mani in modo che le costolette siano tutte condite, sigillate e tenete in frigorifero.
Preparate il pane grattugiato, profumatelo con il trito di prezzemolo misto a qualche foglia di menta, le foglioline di un paio di rametti di timo, uno spicchio d'aglio e un cucchiaio abbondante di parmigiano, pepe nero macinato al momento. Date una bella mescolata cercando di spargere bene le erbe tritate che normalmente tendono ad ammassarsi. Potete preparare anche la panatura con anticipo, sarà anche meglio.
Io quando so che saranno molte le costolette, faccio in questo modo. Preparo tutto la sera prima, così la panure assorbe meglio i sapori.
Preparate la panure per i pomodorini.
Su un tagliere tritate finemente le erbe aromatiche insieme all'aglio e a due o tre filetti di acciuga e i capperi ben dissalati, strizzati e asciugati.
Mescolate il trito ad abbondante pane grattugiato, sale, pepe e due cucchiai di parmigiano grattugiato.
Prendete i pomodorini, lavateli, tagliateli a metà per il lungo e con pazienza svuotateli dei semi.
Stendeteli in modo uniforme in una bassa teglia da forno, con la parte tagliata verso l'alto e cospargeteli con il trito preparato, concludete con un sottile giro d'olio e infornate a 180° per circa mezzora, o fino a quando sono ben dorati.
Preparate la salsa.
Tritate finemente prezzemolo, poca menta, poco aglio e un pezzetto di scorza di limone. Raccogliete il trito in una ciotola, condite con sale, pepe e olio e mescolate sbattendo con una forchetta per emulsionare il tutto.
Prendete la carne, eliminate completamente tutte le scorze di limone e i pezzetti di aglio, passate le costolette prima nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato aromatico preparato, Premete bene per fare aderire la panatura e allineatele su un tagliere.
Friggete in abbondante olio d'oliva, finchè sono completamente dorate e cotte. Man mano che friggete posatele su un vassoio coperto di carta assorbente in modo che perdano un po' dell'olio di cottura. Salatele solo a questo punto.
Servitele ben calde accompagnate dai pomodorini gratinati e da una cucchiaiata di salsa.
Probabilmente la carne era di un agnello giovane, oppure Piggi l'ha saputa trattare molto bene, fatto sta che con qualche riluttanza ne assaggiai una di quelle cucinate da lui durante un raduno di Coquinaria. Mi sorpresi ad apprezzarle molto, il sapore deciso e caratteristico della carne ovina non si sentiva...
Cucino comunque la carne di capretto, o di agnello, perché in famiglia piace più o meno a tutti, ma io non ne mangio, ma quando faccio le costolette me le mangio eccome....
Le preparo a modo mio, cercando di far perdere il più possibile quel caratteristico sapore e il risultato mi soddisfa pienamente.
Approfitto per cucinarne in quantità semi industriali quando siamo tutti riuniti, ed è una festa quando arrivano fragranti in tavola...anche Valerio apprezza molto...e se apprezza lui, nonna Giuli è proprio contenta...
Queste sono le ultime fatte, e le ho accompagnate con dei pomodorini gratinati, per la gioia delle mie ragazze che li adorano fatti così..
Costolette dorate
per la panatura non so dare una dose esatta perchè vado ad occhio, regolatevi secondo la quantità di costolette e secondo le vostre abitudini.
per la marinatura:
scorza di limone
aglio, timo
qualche fogliolina di menta
pepe nero
olio
la mia panatura è fatta con:
pane grattugiato
un trito di prezzemolo, 2 o 3 foglie di menta, timo, aglio
poco parmigiano grattugiato
pepe
sale, solo dopo la frittura
uovo sbattuto
per i pomodorini gratinati:
pomodini Piccadilly
un trito abbondante di prezzemolo, basilico e aglio
sale, pepe nero
pane grattugiato q.b.
2 o 3 filetti di acciuga sott'olio
1 cucchiaio di capperi sotto sale
parmigiano grattugiato
per la salsa:
prezzemolo
poca menta
scorza di limone
olio, sale, pepe
la sera prima mettete a marinare la carne. Privatela del grasso in eccesso, incidete i bordi in modo che friggendo la carne non si arricci.
In una ciotola mettete le costolette, pezzetti di scorza di limone senza la parte bianca, il pepe nero, le erbe spezzettate, l'aglio a pezzetti e condite con un filo d'olio, date una bella mescolata con le mani in modo che le costolette siano tutte condite, sigillate e tenete in frigorifero.
Preparate il pane grattugiato, profumatelo con il trito di prezzemolo misto a qualche foglia di menta, le foglioline di un paio di rametti di timo, uno spicchio d'aglio e un cucchiaio abbondante di parmigiano, pepe nero macinato al momento. Date una bella mescolata cercando di spargere bene le erbe tritate che normalmente tendono ad ammassarsi. Potete preparare anche la panatura con anticipo, sarà anche meglio.
Io quando so che saranno molte le costolette, faccio in questo modo. Preparo tutto la sera prima, così la panure assorbe meglio i sapori.
Preparate la panure per i pomodorini.
Su un tagliere tritate finemente le erbe aromatiche insieme all'aglio e a due o tre filetti di acciuga e i capperi ben dissalati, strizzati e asciugati.
Mescolate il trito ad abbondante pane grattugiato, sale, pepe e due cucchiai di parmigiano grattugiato.
Prendete i pomodorini, lavateli, tagliateli a metà per il lungo e con pazienza svuotateli dei semi.
Stendeteli in modo uniforme in una bassa teglia da forno, con la parte tagliata verso l'alto e cospargeteli con il trito preparato, concludete con un sottile giro d'olio e infornate a 180° per circa mezzora, o fino a quando sono ben dorati.
Preparate la salsa.
Tritate finemente prezzemolo, poca menta, poco aglio e un pezzetto di scorza di limone. Raccogliete il trito in una ciotola, condite con sale, pepe e olio e mescolate sbattendo con una forchetta per emulsionare il tutto.
Prendete la carne, eliminate completamente tutte le scorze di limone e i pezzetti di aglio, passate le costolette prima nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato aromatico preparato, Premete bene per fare aderire la panatura e allineatele su un tagliere.
Friggete in abbondante olio d'oliva, finchè sono completamente dorate e cotte. Man mano che friggete posatele su un vassoio coperto di carta assorbente in modo che perdano un po' dell'olio di cottura. Salatele solo a questo punto.
Servitele ben calde accompagnate dai pomodorini gratinati e da una cucchiaiata di salsa.
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