La zia Norina era una sorella di mia
nonna Lucia, la mia nonna paterna.
Aveva sposato, già passata la
trentina, un omettino basso e tarchiato dal carattere allegro, un
uomo molto arguto e furbo. A vederli insieme erano un po’ ridicoli
, lei alta e secca secca, lui basso basso con il suo inseparabile
cappello nero calcato sugli occhi e bretelle altrettanto nere a
tener su i pantaloni.
Pensandoci, non credo ne fosse proprio
innamorata, credo che se lo sia fatto andare bene per la paura di
restare zitella, ma si sono sicuramente voluti bene.
Lui aveva occhi azzurri, penetranti e
mobilissimi, pareva guizzassero sul suo volto, e una sorta di
sorrisetto ironico sempre stampato sulle labbra.... Lo zio Arcangelo,
soprannominato Bass, per via della sua bassa statura…..
Era un gran burlone, amava fare
sempre scherzi, e durante i lunghi inverni friulani occasioni ce
n’erano sempre per cui ne organizzava tantissimi, ai danni di
tutti i suoi amici. In paese era molto conosciuto e quando c’era
festa lui era sempre in prima fila, a Carnevale organizzava i carri
allegorici, e d’estate, dopo la trebbiatura, il ballo sull’aia.
La mia prozia andò a vivere con la
famiglia di lui, in paese. Poi, nel tempo, morti i suoceri, alcuni
cognati emigrarono, altri traslocarono. In casa con loro restò solo
una cognata, la Nina. Una poveretta che aveva una storia drammatica
alle spalle, eventi accaduti durante la guerra e che l'avevano
travolta e cambiata per sempre.
Lei li aiutava con il governo delle
bestie e con il lavoro dei campi. Era sola, anche se aveva avuto due
figlie che, una volta diventate donne, se ne erano andate via in
cerca di lavoro. Non aveva altro posto dove stare per cui rimase
con loro fino alla fine.
Erano abbastanza benestanti, la terra
era la loro, e ne avevano parecchia, a differenza dei miei nonni che
erano invece mezzadri. Per questo, in famiglia, era considerata la
sorella fortunata.
Avevano una casa molto grande, a due
piani, con un lungo porticato su cui si aprivano le varie stanze, la
dispensa e la cantina, dietro la casa l’orto e davanti una grande
aia dove troneggiava un bellissimo albero di cachi che faceva ombra
all’abbeveratoio, poi la concimaia, le stalle delle vacche e dei
maiali, le gabbie di conigli e due pollai…questo permetteva loro
di avere latte, formaggio, carne e salumi in un periodo in cui la
fame era di casa in Friuli … …oltre ai molti animali avevano
anche un cavallo, un baio che si chiamava Nesto.. Erano davvero pochi
in paese a possedere un cavallo. Quando passavano col calesse lungo
la strada principale erano sempre oggetto di curiosità, e anche di
pettegolezzi immagino.
Da che ho memoria, li ho sempre visti
anziani anche se in fondo non lo erano, i visi pieni di rughe,
solcati dalla fatica e cotti dal sole, le mani rovinate e incanutiti
anzitempo. Ormai soli, il figlio emigrato in Svizzera a lavorare
nei grandi alberghi, la figlia sposata giovanissima a Zoppola, un
paese vicino.
Quando trascorrevo i miei mesi estivi
in Friuli, passavo molto tempo a casa loro, mi piaceva Nesto, stavo
a guardare la Nina che lo strigliava, lo portava all’abbeveratoio e
lo faceva sgambare un po’ sull’aia, lo accudiva che pareva un
figlio. Mi permetteva raramente di salirci in groppa, o di
accarezzargli il muso.
Mi piaceva arrivare da loro nel tardo
pomeriggio, quando era il momento dell’abbeverata delle mucche. Le
slegavano e le bestie uscivano libere dalla stalla, si accalcavano
alla vasca, bevevano e se ne andavano un po’ in giro per l’aia.
Aiutare a riprenderle e rimetterle nella stalla mi divertiva
tantissimo, fra le grida della Nina e il muggito delle mucche c’era
una confusione che si placava solamente dopo che anche l’ultima,
riottosa mucca era rientrata nella stalla..
Tante volte mi portavano in campagna.
Attaccavano i buoi al carro e si andava per campi a raccogliere il
fieno. Per me era un momento di grande divertimento..
Durante quelle ore del pomeriggio,
mentre loro rastrellavano e caricavano il fieno sul carro, io me ne
stavo al fresco del casone ai margini del campo, oppure seduta con
un libro all’ombra delle piante, col frinire assordante delle
cicale e il ronzio di mosche e tafani nelle orecchie.
Poi ce ne tornavamo lentamente in
paese, io salivo in cima al fieno, e mi sdraiavo in mezzo a tutto
quel profumo così buono di erba secca e fiori, supina, guardando il
cielo e lasciandomi cullare dal lento movimento che i buoi
imprimevano al carro... con mio sommo dispiacere si arrivava a casa,
dove il fieno veniva finalmente messo in fienile con un gran mulinare
di forche, in mezzo a nugoli di moscerini, polvere e tanta fatica.
La Nina poi andava a mungere le mucche
e io le facevo compagnia. Lei si lavava le mani accuratamente,
prendeva il suo seggiolino, sempre e solo quello, si sedeva quasi
sotto la pancia della mucca e cominciava a mungere....a me piaceva
sentire il rumore ritmico del latte che scendeva nel secchio e mi
divertiva un mondo sentire la Nina parlare con quelle mucche, le
apostrofava a volte con dolcezza, a volte arrabbiata quando magari le
arrivava un colpo di coda in viso...
Poi quel latte veniva portato, sempre
dalla Nina, alla Latteria Sociale...
Dopo si preparava la cena.
Non era una gran cuoca mia zia Norina.
Non amava cucinare, lo doveva fare e
basta, e lo faceva. Senza fantasia, senza passione, limitandosi alle
cose che aveva sempre conosciuto, quelle che nella sua famiglia
patriarcale si cucinavano sull'antico fogolar, il tipico camino e
braciere in mezzo alla stanza.
Alcune volte permetteva alla Nina di
farlo, ma accadeva raramente. Non le cedeva volentieri la sua cucina.
Non si amavano molto, anzi, si sopportavano a malapena...
Dei suoi piatti ne ricordo uno in
particolare, un piatto semplice e povero come tutti quelli della
cucina friulana... la classica minestra di orzo e fagioli...ogni
tanto lo faccio, seppure in versione più light, è una ricetta che
non sente stagione, buona soprattutto nelle fredde sere
d'inverno.....anche se quella della zia Norina aveva tutto un altro
profumo.
Il profumo dei ricordi.
Minestra di orzo e fagioli
questa è una di quelle ricette di cui
ogni famiglia prepara la propria versione. C'è chi fa un battuto di
lardo, cipolla, carota, sedano ed erbe, chi ci mette il porro, chi
la salsiccia.
Io la faccio semplice semplice,
mettendo tutto a freddo. Niente lardo, non ne amo il gusto, e pur
nella versione light è davvero ottima.
300 gr fagioli secchi (ho usato i
Lamon)
250 gr orzo perlato
1 carota
1 costola di sedano
1 piccola cipolla
1 spicchio d'aglio
2 patate medie
1 foglia di alloro
olio, poco burro
sale, pepe
mezzo cucchiaino di estratto di carne.
mettere a bagno i fagioli per una notte
in acqua e un cucchiaio di bicarbonato.
Trascorso il tempo, sciacquare molto
bene i fagioli e metterli in una capace pentola, aggiungere le
verdure mondate, lo spicchio d'aglio, la foglia di alloro, le patate
a pezzi, un goccio d'olio, sale, e coprire d'acqua abbondante, meglio
se fosse brodo vegetale.
Mettere a bagno l'orzo. Non ci vuole
molto tempo ora, si cuoce abbastanza velocemente anche senza ammollo
volendo. Io lo lascio il tempo necessario a preparare il tutto.
Portare i fagioli a metà cottura,
quindi sciacquare l'orzo, scolarlo e versarlo nella minestra,
abbassare il fuoco e continuare a cuocere finché sia i fagioli che
l'orzo sono completamente cotti.
Mescolare ogni tanto, schiacciando
anche le patate che fossero rimaste in pezzi. Alla fine deve risultare abbastanza densa.
Regolare di sale e servire con un giro
d'olio buono e una macinata di pepe.
Io, per fare prima, ho fatto tutto
nella pentola a pressione. Ho cotto 20 minuti fagioli e verdure,
quindi ho aperto la pentola e ho aggiunto l'orzo, e cotto altri 15
minuti dal fischio.
Poi ho schiacciato le patate, eliminato le verdure intere, e ho
lasciato ancora su fuoco dolce a pentola scoperta per qualche minuto
prima di servire.
Che bello il tuo racconto Giuli, lo si legge tutto d'un fiato e mi sono sentita cullare anch'io dal dondolio del carro di fieno!
RispondiEliminaOttima la minestra d'orzo, va proprio bene prima degli stravizi natalizi ;O)
Cara Giuliana, e' tanto bello venire a leggere i tuoi ricordi; per qualche minuto si ha l'impressione di fare un tuffo nel passato e di sentire veramente quelle voci, quei profumi; di vedere le persone e i luoghi che descrivi cosi' bene. Per combinazione, anch'io ieri sera ho preparato una minestra con i fagioli di Lamon: devo dire che non hanno proprio rivali. Mia madre, che trascorre con noi questi giorni pre-natalizi, non aveva mai assaggiato la pasta e fagioli e ne e' rimasta conquistata. Credo che pero', piu' di tutto, le sia piaciuta l'atmosfera piena di affetto che l'ha accolta :)
RispondiEliminaSerene feste a te e alla famiglia
a presto
eugenia
Che profumo di buono, di genuino si respira da queste parti! Belle scoperte si fanno vagando sul web. Saluti e complimenti da una bellunese che non può che complimentarsi con l'ottima scelta dei fagioli di Lamon.
RispondiEliminagrazie ragazze!
RispondiEliminaNidia, grazie! Amo i Lamon, se posso uso sempre quelli...