venerdì 16 dicembre 2011

Il profumo dei ricordi


La zia Norina era una sorella di mia nonna Lucia, la mia nonna paterna.
Aveva sposato, già passata la trentina, un omettino basso e tarchiato dal carattere allegro, un uomo molto arguto e furbo. A vederli insieme erano un po’ ridicoli , lei alta e secca secca, lui basso basso con il suo inseparabile cappello nero calcato sugli occhi e bretelle altrettanto nere a tener su i pantaloni.
Pensandoci, non credo ne fosse proprio innamorata, credo che se lo sia fatto andare bene per la paura di restare zitella, ma si sono sicuramente voluti bene.
Lui aveva occhi azzurri, penetranti e mobilissimi, pareva guizzassero sul suo volto, e una sorta di sorrisetto  ironico sempre stampato sulle labbra.... Lo zio Arcangelo, soprannominato Bass, per via della sua bassa statura…..
Era un gran burlone, amava fare sempre scherzi, e durante i lunghi inverni friulani occasioni ce n’erano sempre per cui ne organizzava tantissimi, ai danni di tutti i suoi amici. In paese era molto conosciuto e quando c’era festa lui era sempre in prima fila, a Carnevale organizzava i carri allegorici, e d’estate, dopo la trebbiatura, il ballo sull’aia.
La mia prozia andò a vivere con la famiglia di lui, in paese. Poi, nel tempo, morti i suoceri, alcuni cognati emigrarono, altri traslocarono. In casa con loro restò solo una cognata, la Nina. Una poveretta che aveva una storia drammatica alle spalle, eventi accaduti durante la guerra e che l'avevano travolta e cambiata per sempre.
Lei li aiutava con il governo delle bestie e con il lavoro dei campi. Era sola, anche se aveva avuto due figlie che, una volta diventate donne, se ne erano andate via in cerca di lavoro. Non aveva altro posto dove stare per cui rimase con loro fino alla fine.
Erano abbastanza benestanti, la terra era la loro, e ne avevano parecchia, a differenza dei miei nonni che erano invece mezzadri. Per questo, in famiglia, era considerata la sorella fortunata.
Avevano una casa molto grande, a due piani, con un lungo porticato su cui si aprivano le varie stanze, la dispensa e la cantina, dietro la casa l’orto e davanti una grande aia dove troneggiava un bellissimo albero di cachi che faceva ombra all’abbeveratoio, poi la concimaia, le stalle delle vacche e dei maiali, le gabbie di conigli e due pollai…questo permetteva loro di avere latte, formaggio, carne e salumi in un periodo in cui la fame era di casa in Friuli … …oltre ai molti animali avevano anche un cavallo, un baio che si chiamava Nesto.. Erano davvero pochi in paese a possedere un cavallo. Quando passavano col calesse lungo la strada principale erano sempre oggetto di curiosità, e anche di pettegolezzi immagino.
Da che ho memoria, li ho sempre visti anziani anche se in fondo non lo erano, i visi pieni di rughe, solcati dalla fatica e cotti dal sole, le mani rovinate e incanutiti anzitempo. Ormai soli, il figlio emigrato in Svizzera a lavorare nei grandi alberghi, la figlia sposata giovanissima a Zoppola, un paese vicino.
Quando trascorrevo i miei mesi estivi in Friuli, passavo molto tempo a casa loro, mi piaceva Nesto, stavo a guardare la Nina che lo strigliava, lo portava all’abbeveratoio e lo faceva sgambare un po’ sull’aia, lo accudiva che pareva un figlio. Mi permetteva raramente di salirci in groppa, o di accarezzargli il muso.
Mi piaceva arrivare da loro nel tardo pomeriggio, quando era il momento dell’abbeverata delle mucche. Le slegavano e le bestie uscivano libere dalla stalla, si accalcavano alla vasca, bevevano e se ne andavano un po’ in giro per l’aia. Aiutare a riprenderle e rimetterle nella stalla mi divertiva tantissimo, fra le grida della Nina e il muggito delle mucche c’era una confusione che si placava solamente dopo che anche l’ultima, riottosa mucca era rientrata nella stalla..
Tante volte mi portavano in campagna. Attaccavano i buoi al carro e si andava per campi a raccogliere il fieno. Per me era un momento di grande divertimento..
Durante quelle ore del pomeriggio, mentre loro rastrellavano e caricavano il fieno sul carro, io me ne stavo al fresco del casone ai margini del campo, oppure seduta con un libro all’ombra delle piante, col frinire assordante delle cicale e il ronzio di mosche e tafani nelle orecchie.
Poi ce ne tornavamo lentamente in paese, io salivo in cima al fieno, e mi sdraiavo in mezzo a tutto quel profumo così buono di erba secca e fiori, supina, guardando il cielo e lasciandomi cullare dal lento movimento che i buoi imprimevano al carro... con mio sommo dispiacere si arrivava a casa, dove il fieno veniva finalmente messo in fienile con un gran mulinare di forche, in mezzo a nugoli di moscerini, polvere e tanta fatica.
La Nina poi andava a mungere le mucche e io le facevo compagnia. Lei si lavava le mani accuratamente, prendeva il suo seggiolino, sempre e solo quello, si sedeva quasi sotto la pancia della mucca e cominciava a mungere....a me piaceva sentire il rumore ritmico del latte che scendeva nel secchio e mi divertiva un mondo sentire la Nina parlare con quelle mucche, le apostrofava a volte con dolcezza, a volte arrabbiata quando magari le arrivava un colpo di coda in viso...
Poi quel latte veniva portato, sempre dalla Nina, alla Latteria Sociale...
Dopo si preparava la cena.
Non era una gran cuoca mia zia Norina.
Non amava cucinare, lo doveva fare e basta, e lo faceva. Senza fantasia, senza passione, limitandosi alle cose che aveva sempre conosciuto, quelle che nella sua famiglia patriarcale si cucinavano sull'antico fogolar, il tipico camino e braciere in mezzo alla stanza.
Alcune volte permetteva alla Nina di farlo, ma accadeva raramente. Non le cedeva volentieri la sua cucina. Non si amavano molto, anzi, si sopportavano a malapena...
Dei suoi piatti ne ricordo uno in particolare, un piatto semplice e povero come tutti quelli della cucina friulana... la classica minestra di orzo e fagioli...ogni tanto lo faccio, seppure in versione più light, è una ricetta che non sente stagione, buona soprattutto nelle fredde sere d'inverno.....anche se quella della zia Norina aveva tutto un altro profumo.
Il profumo dei ricordi.




Minestra di orzo e fagioli

questa è una di quelle ricette di cui ogni famiglia prepara la propria versione. C'è chi fa un battuto di lardo, cipolla, carota, sedano ed erbe, chi ci mette il porro, chi la salsiccia.
Io la faccio semplice semplice, mettendo tutto a freddo. Niente lardo, non ne amo il gusto, e pur nella versione light è davvero ottima.


300 gr fagioli secchi (ho usato i Lamon)
250 gr orzo perlato
1 carota
1 costola di sedano
1 piccola cipolla
1 spicchio d'aglio
2 patate medie
1 foglia di alloro
olio, poco burro
sale, pepe
mezzo cucchiaino di estratto di carne.


mettere a bagno i fagioli per una notte in acqua e un cucchiaio di bicarbonato.
Trascorso il tempo, sciacquare molto bene i fagioli e metterli in una capace pentola, aggiungere le verdure mondate, lo spicchio d'aglio, la foglia di alloro, le patate a pezzi, un goccio d'olio, sale, e coprire d'acqua abbondante, meglio se fosse brodo vegetale.
Mettere a bagno l'orzo. Non ci vuole molto tempo ora, si cuoce abbastanza velocemente anche senza ammollo volendo. Io lo lascio il tempo necessario a preparare il tutto.
Portare i fagioli a metà cottura, quindi sciacquare l'orzo, scolarlo e versarlo nella minestra, abbassare il fuoco e continuare a cuocere finché sia i fagioli che l'orzo sono completamente cotti.
Mescolare ogni tanto, schiacciando anche le patate che fossero rimaste in pezzi. Alla fine deve risultare abbastanza densa.
Regolare di sale e servire con un giro d'olio buono e una macinata di pepe.


Io, per fare prima, ho fatto tutto nella pentola a pressione. Ho cotto 20 minuti fagioli e verdure, quindi ho aperto la pentola e ho aggiunto l'orzo, e cotto altri 15 minuti dal fischio.
Poi ho schiacciato le patate, eliminato le verdure intere,  e ho lasciato ancora su fuoco dolce a pentola scoperta per qualche minuto prima di servire.








4 commenti:

  1. Che bello il tuo racconto Giuli, lo si legge tutto d'un fiato e mi sono sentita cullare anch'io dal dondolio del carro di fieno!
    Ottima la minestra d'orzo, va proprio bene prima degli stravizi natalizi ;O)

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  2. Cara Giuliana, e' tanto bello venire a leggere i tuoi ricordi; per qualche minuto si ha l'impressione di fare un tuffo nel passato e di sentire veramente quelle voci, quei profumi; di vedere le persone e i luoghi che descrivi cosi' bene. Per combinazione, anch'io ieri sera ho preparato una minestra con i fagioli di Lamon: devo dire che non hanno proprio rivali. Mia madre, che trascorre con noi questi giorni pre-natalizi, non aveva mai assaggiato la pasta e fagioli e ne e' rimasta conquistata. Credo che pero', piu' di tutto, le sia piaciuta l'atmosfera piena di affetto che l'ha accolta :)
    Serene feste a te e alla famiglia
    a presto
    eugenia

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  3. Che profumo di buono, di genuino si respira da queste parti! Belle scoperte si fanno vagando sul web. Saluti e complimenti da una bellunese che non può che complimentarsi con l'ottima scelta dei fagioli di Lamon.

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  4. grazie ragazze!

    Nidia, grazie! Amo i Lamon, se posso uso sempre quelli...

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