Pensandoci, ci sono date che ricorrono
nella mia famiglia, fatti e occasioni liete e meno liete, tutte
accadute in questo periodo.
Enrico non c’è più , scomparso in
questo periodo qualche anno fa, ma di lui mi resta un ricordo vivo e
struggente.
Era primo cugino di mio marito, il
maggiore fra tutti i cugini, nato nel '30 e memoria storica della
famiglia dopo che sono scomparsi i nostri “vecchi”.
Gli volevo molto bene, e purtroppo
non ho fatto in tempo a dirglielo come avrei voluto.
Aveva la scorza dura, era cresciuto in
una famiglia dove il dovere e il lavoro venivano prima di tutto.
Pochi i gesti affettuosi, poche le soddisfazioni e le gratificazioni
durante la sua infanzia. Solo tanto impegno, dovere e lavoro, lavoro
e dovere..
Scorza dura e un carattere abbastanza
particolare, spinoso, ruvido e fumantino, ma un gran cuore...
Avevo vent'anni quando mi sono sposata,
e quando lo incontravo, lui così più grande di me, mi metteva un
poco di soggezione, ma poi, a poco a poco, presa confidenza non
vedevo l'ora che arrivasse domenica per andare da loro.....era
consuetudine andare in baita, una bellissima casa di legno che aveva costruito,
insieme al cognato e a Roberto, un lontano cugino, in mezzo a un
bosco di loro proprietà sulle Prealpi comasche, sotto il Bolettone.
Aveva una bottega artigiana di
falegnameria, dove è cresciuto imparando da suo padre.
Lavorava molto bene, dalle sue mani e
da quelle di suo padre, uscivano mobili molto belli e solidi.
Ne ho un esempio nella casa in Friuli,
la mia camera da letto infatti è quella della zia Letizia,
costruita da suo padre, lo zio Carlo. Ancora oggi, dopo ottant'anni
è perfetta....
Inutile dire che tutti gli arredamenti
della famiglia, di cugini, di nipoti, parenti e amici, venivano
affidati al suo laboratorio, guidato dalle sue mani sicure.. cosa che
succede anche ora che c'è suo figlio Maurizio a continuare validamente
l'attività di famiglia..
Grande lavoratore, pieno di
instancabile energia, preciso e pignolo in tutto quello che
faceva....
Quando ci fu il terremoto in Friuli,
lui non ci pensò due volte, partì in aiuto di amici a Gemona,
portandosi tutto il materiale per costruire alcune case in legno...
Ne parlavamo spesso di questo, finché
ci tornò con noi a Gemona, per rivedere luoghi che gli erano rimasti
nel cuore e per capire come fosse stata ricostruita la
cittadina.....ricordo che rimase impressionato da tutto il lavoro
fatto e dal risultato....
Grande giocatore di carte, intuitivo ed
intelligente...ricordo con nostalgia le interminabili partite a“ciamà
el duü”, la briscola
chiamata, che facevamo in baita..come si accalorava quando sbagliavo!
E più lui si accalorava più io andavo in pallone e meno capivo
come dovevo rispondere al gioco......
Era pressocché imbattibile, al primo
giro di carte lui aveva già capito chi era il socio nascosto, e come
erano distribuiti i “carichi”....
Ho passato delle domeniche bellissime
lassù, a contatto con la natura in ogni stagione, a raccogliere
mirtilli e fragoline di bosco, castagne e mughetti...a giocare a
carte, a vivere la compagnia...eravamo sempre molti lassù, era un
appuntamento a cui nessuno rinunciava...si accendeva il fuoco del
camino e la polenta non mancava...non poteva mancare..
A lui piaceva, ne voleva sempre un po'
con lo zucchero, retaggio di una infanzia in tempi difficili...
Era un appassionato della Barbera, immancabile vino alla sua tavola. E non mancava anche qualche
bicchierino di grappa a conclusione.....lo rendevano allegro, pronto
alla battuta e alla cantata estemporanea. Succedeva spesso che
cantassimo lassù, ci piaceva ed eravamo tutti abbastanza
intonati.....Arialdo poi, suo cognato, aveva una gran voce da tenore
ed era un piacere ascoltarlo.
Gli piaceva la cucina tipica lombarda,
e aveva le sue preferenze fisse....il risotto, la cotoletta, l'ossobuco, la polenta
con la “puccia”, il bollito con la crema di mascarpone e la
mostarda...
In questi giorni avevo dei bellissimi
aranci tarocco, e mi è venuto lo sghiribizzo di fare un poco di
mostarda di arance....non ho potuto fare a meno, facendola, di
pensare a lui, Enrico, a quante volte ci eravamo ripromessi di
ritrovarci per raccontare per filo e per segno la storia della
famiglia, io avrei preso appunti e fatto una specie di genealogia con
tutti i rami della famiglia Corti....
Non abbiamo fatto in tempo Enrico, a
scrivere “la storia della zia Gerumina” non abbiamo fatto in
tempo...
E non ho fatto in tempo nemmeno a dirti
quanto ti ero affezionata, quanto ti volevo bene. Ma tu lo sapevi,
vero?
Un bacio, ovunque tu sia..
Mostarda di arance
da una indicazione di Alajmo, un poco modificata da me
da una indicazione di Alajmo, un poco modificata da me
per ogni
300 g di arance intere
300 g di acqua
150 g di zucchero
120 g di glucosio
300 g di acqua
150 g di zucchero
120 g di glucosio
8 gocce
di essenza di senape di estrazione naturale
Sbollentare le arance e raffreddarle in acqua corrente per 3 volte. Una volta fredde tagliarle sottilmente e rimetterle nella pentola, unire lo zucchero, l’acqua e il glucosio. Cuocere per 10 minuti e riposare una notte. Ripetere l’operazione per altre 2 volte. Ridurre a consistenza sciropposa, raffreddare e aromatizzare con l’essenza di senape e invasare.
Sbollentare le arance e raffreddarle in acqua corrente per 3 volte. Una volta fredde tagliarle sottilmente e rimetterle nella pentola, unire lo zucchero, l’acqua e il glucosio. Cuocere per 10 minuti e riposare una notte. Ripetere l’operazione per altre 2 volte. Ridurre a consistenza sciropposa, raffreddare e aromatizzare con l’essenza di senape e invasare.
io ho fatto tre dosi, cioè 900 gr di arance (tarocco) adeguando gli altri ingredienti, e me ne sono usciti 2 vasetti medi e due più piccoli. La senape la metto a sentimento, nel senso che assaggio man mano e mi fermo quando mi sembra giusta per il nostro gusto. Bisogna poi calcolare che un po' svanisce nel tempo e quindi una volta aperto il barattolo meglio assaggiare ed integrare con qualche altra goccia se è il caso.
Come al solito il racconto lo si legge d'un fiato per arrivare a questa splendida ricetta! Grazie cara!!
RispondiEliminaMa che sintonia.....
RispondiEliminaE' stato bello leggere il tuo post...ed altrettanto bello godersi la vista di questi stupendi barattoli! :-)
RispondiEliminaSai, a leggerti, quasi quasi mi viene voglia di stampare tutto il tuo blog e ogni tot pagine farmi un libro personale da rileggere quando ho anch'io dei ricordi che riaffiorano.
RispondiEliminaSolo che tu sei capace di raccontarli molto bene, io invece preferisco leggere ma non scrivere.
Bela la ricetta e mi piacerebbe riprodurla, ma non ho ancora trovato il posto giusto per acquistare il glucosio e l'essenza di senape.
Grazie Giuliana, grazie per i bei racconti e per le belle ricette.
Mandi
Piacere di conoscerti con questa splendida mostrada, quanto mi piace!!!!! Mi aggiungo ai tuoi lettori, passa a trovarmi, un abbraccio!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaMi fai pensare con rimpianto agli addii che non ho detto, per vigliaccheria o perchè a volte è facile rimandare...
RispondiEliminaBella la mostarda e complimenti per " la Barbera" rigorosamente al femminile: c'è qualche ramo piemontese nella tua famiglia ?
Franca, prendi il coraggio a due mani e non rimandare.....me ne sono pentita troppe volte...
EliminaLa Barbera, l'ho sempre sentita chiamare così, sia da mio padre che da Enrico appunto. Piemontesi in famiglia? Il mio ex genero, è di Dormelletto, sulla sponda novarese del lago Maggiore, conta?