mercoledì 1 febbraio 2017

Napoli, ragione e sentimento.

E' da quando son tornata dal raduno MTChallenge di Napoli che voglio parlare di questo,  ma fra la sfida a colpi di macarons, mia madre (che a volte è fonte di ansia più di tutte le sfide MTC messe insieme) e tutte le cose in arretrato, ci riesco solo adesso. Meglio tardi che mai.
E niente, ho partecipato al mio primo raduno Mtc.
Un turbinio di volti conosciuti e sconosciuti, abbracci, baci, sorrisi e risate, e cibo, quel cibo che conosci, che cucini a volte, ma che mangiato lì ha un altro sapore, pizze da sogno, babà, fiocchi di neve,  arancini, cuoppi di terra, cuoppi di mare, taralli 'nzogna e pepe, mozzarelle, sfogliatelle ricce e frolle,  e l'aria del mare che  è lì, sotto le finestre,  friccicosa e stuzzicante,  un tramonto che tinge di rosa una piccola Versailles, una coppia  impagabile  e pure un po' incosciente,sapendo quello che li aspettava,  Anna Luisa e Fabio che,  detto fra noi,  ha  sicuramente del sangue tedesco che scorre nelle vene per la precisione e l'organizzazione impeccabile che hanno messo in campo.  E ancora,   perentorie  banditrici d'asta che restano senza  voce  ma che danno  una carica che ti fa restare di buonumore per giorni,  innumerevoli mani alzate a rilanciare offerte per aggiudicarsi un paio di caccavelle accompagnate da un vasetto di pere volpine al vino rosso, combattendo fino all'ultimo, generosamente,  perchè lo scopo vero è aiutare, un babà enorme, bellissimo,  preparato nella notte solo per te, che ti commuove e ti fa capire quanto sia grande il cuore delle persone,  e la magia di una città che ti entra sotto la pelle, si insinua in tutte le fibre del tuo corpo e piano piano arriva fino al cuore,  azzeccosa e dolce,  e allora  capisci che sei fregata! Non se ne andrà più, garantito. Napoli ti resta dentro, e  quando torni a casa non desideri altro che ritornarci.
Sono stati giorni  pienissimi ma spensierati, vissuti in ogni momento con la voglia di stare insieme, di imparare allo stesso tempo,  con  lo stesso sentire. Posso solo dire grazie a tutti quelli con cui ho condiviso  questi  momenti, grazie per i loro sorrisi, i loro abbracci,  le parole e le risate, le promesse, i pipponi, i racconti, ,  per la  bellezza della loro anima, perchè ho potuto vederla, sentirla, calda e avvolgente, per la tenerezza di una piccola cucciola bionda, dolcissima, con i suoi occhi ridenti e curiosi.
Sono passati più di 15 giorni dal raduno, e i miei pensieri ogni tanto vanno a quella terrazza, a quel raggio di sole che bucando le nuvole illuminava il mare la mattina, regalandoci momenti di vera poesia, allora per scacciare la pecundria..mi riguardo le foto e poi  a pranzo mi cucino  un bel piatto di pasta Gentile.  Un dono dell'omonimo pastificio  che Fabio e Annalu ci hanno fatto trovare al commiato, insieme ai taralli sugna e pepe  Leopoldo  e al Vesuvio di cioccolato di  Gay-Odin. I taralli sono spariti in un paio di giorni, idem il Vesuvio, la pasta....chevelodicoaffà... nel mio sacchetto blu c'erano le eliche, un formato che mi piace moltissimo perchè il condimento si raccoglie perfettamenre fra le sue ali ritorte. Una pasta ottima la Gentile, davvero ottima.
L'ho cucinata pensando che potrei chiamare questo piatto Sud chiama Nord, o viceversa, perchè dentro c'è  tutto il sapere antico di questa generazione di pastai  napoletani che ho volutamente sposato con ingredienti tipicamente padani, ne è uscito un connubio perfetto  per me,  sicuramente padana  ma anche  un poco "terrona" nell'anima. Se la proverete so che vi piacerà, perchè la qualità di questa pasta,   insieme a questi ingredienti,   fa la differenza.



Eliche Gentile, verze,  pancetta e Salva cremasco

per due persone

Metà di una piccola verza, circa 500 g
120 g pancetta liscia, dolce, a cubetti
150 g  formaggio Salva
1 cucchiaio di Parmigiano
poco latte
200 g Eliche Gentile
poco olio  e.v. d'oliva
1 rametto di rosmarino
1 scalogno
sale, pepe


Mondate la verza, eliminando il torsolo e le foglie esterne più dure,  sfogliatela, lavatela e riducetela a pezzi nè troppo grossi nè troppo piccoli. Lasciatela scolare in un colapasta per qualche minuto.
In una larga casseruola, scaldate un goccio d'olio, unite lo scalogno tritato e lasciatelo insaporire, quindi aggiungete  la verza e a fuoco vivace fare insaporire il tutto, regolate di sale e di pepe, aggiungete il rametto di rosmarino (che con tutte le crucifere ci sta benissimo, provare per credere), abbassate il fuoco, coprite il tegame e lasciate cuocere lentamente finchè la verza si ammorbidisce e avrà assorbito tutti i suoi liquidi, lasciatela comunque un po' lenta, non troppo asciutta. Se vedete che in cottura asciuga troppo aggiungete un mestolino di brodo vegetale o di acqua calda.
Nel frattempo, in una padella fate rosolare  la pancetta con pochissimo olio e quando la verza è cotta, versatela nella stessa casseruola, eliminate il rametto di  rosmarino e i suoi aghi eventualmente sparsi, e mescolate il tutto..
In un piccolo pentolino mettete il Salva, privato della crosta, a pezzetti e copritelo di latte, scaldate il tutto mescolando in modo da far sciogliere completamente il formaggio, avendo cura che alla fine  la salsa sia abbastanza densa, aggiungete una macinata di pepe e il cucchiaio di parmigiano. Tenete in caldo.
Cuocete la pasta, scolatela e versatela direttamente nella casseruola delle verze, fatela saltare qualche attimo per amalgamare i sapori e il condimento, poi mettete un poco di  crema di Salva sul fondo del piatto e completate con la pasta saltata con le verze e la pancetta.
Un piatto che si cucina abbastanza velocemente, il tempo di cottura della verza. Un piatto saporito,  per appetiti robusti. Qui da me  non mancano di sicuro..











7 commenti:

  1. Mi piacciono tantissimo queste eliche, anche se non conosco quel formaggio. Una lacuna che dovrò colmare!

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  2. Sai che non ho mai e poi mai visto quel formaggio? Eppure sono piemontese non abito in Australia! Per quanto ... sia più semplice trovare da comprare prodotti che arrivano dall'altra parte del mondo che non dai nostri vicini di casa, accidenti!
    Ottimo piatto! Davvero invitante

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  3. Quanto mi piace leggere ciò che scrivi e ciò che magistralmente esce dalle tue mani, frutto dello straordinario connubio fra una grande passione ed un palato impeccabile....ci proverò a ricreare questa profumata meraviglia e ti sentirò ancora più vicina.
    Un bacione
    Anna

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  4. Meraviglioso connubio di anime italiane, caldo come l'abbraccio che ci ha stretti tutti in un'unica famiglia.

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  5. la perfezione!! Nella semplicità, tutto

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  6. Questa ricetta mi sembra invece milanese al cento per cento. E' difficilissimo incontrare un milanese puro, diciamo di almeno un paio di generazioni, mentre, mi sembra sia piu' facile incontrare un napoletano puro. la maggior part dei milanesi sono dei mischioni, meta' sudisti e meta'nordisti. Ecco dunque che questa pasta con due ingredienti cosi' tipici delle due cucine, finisce invece col rispechiare di piu'la realta' della milano contemporanea. Confesso che io, in parte lumbard, in part calabrese e salernitano,.....lo confesso...io le volte che sono stato a napoli...non l'ho forse compresa e non mi ha rubato il cuore, anzi (ma forse dovrei spenderci piu' tempo). Ne colgo i lati suggestivi, ma anche la, per me, sua grande sofferenza. Mi ricordo di essere stato colpito che nel centro di una citta' cosi' importante, in Italia (la quinta potenza economica europea? ) ci fossero ancora zone che, lo confesso,mi rammentavano immagini di certe realta' mediorientali, poverissime, bombardate, stuprate: e' ovviamente una mia lettura personale, ma la vista dei quartieri spagnoli,dall' alto,mi ha colpito. fatiscenti, abbandonati, tristi. mi rendo conto che il fascino di una citta' cosi'particolare, forse risieda nei suoi contrasti estremi, ma mi sono chiesto "a che prezzo?" Questo fascino, questa fama mi sembra essere pagata a caro prezzo da molti suoi abitanti... certo, ovviamente, da sopra a Posillipo, tutto sembra bello,anzi bellissimo, ma raramente una citta' europea mi ha lasciato cosi' tanti dubbi e anche una notevole tristezza. + su note piu' allegre: il cioccolato di Gay Odin,Giuliana,o trovi anche a Milano, in San Giovanni sul muro,,,cero forse non "stessa cosa", ma buon compremesso (anche perche' gran bella via di Milano, non troppo appariscente ma di sostanza)
    Ciao, stefano

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  7. .. e Napoli, oltre che nel cuore, rimane pure un po' sui fianchi.. !
    :-*

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