Poco prima di morire improvvisamente, mio nonno aveva comprato, finanziato dalla cognata Ines, una tipa abbastanza particolare di cui avevo parlato in questo post, una vecchia casa colonica quasi in centro paese, una casa di sei stanze con la barchessa, fienile, stalla e un gran bel pezzo di terra annesso. Aveva tutta l'intenzione di ristrutturarla per ricavarne 4 stanze per lui e la nonna e le altre 2 sarebbero state per Ines una volta che fosse tornata da Milano in pensione.
Ma il destino cinico e baro non consentì nulla di tutto questo perchè mio nonno se ne andò nel giro di tre mesi per un cancro al polmone. A quel punto la zia Ines pretese di essere liquidata del prestito che aveva fatto a nonno. Mio padre dovette pensare a sistemare mia nonna mentre la casa veniva comunque ristrutturata e a rimborsare quella grandissima figlia di buona donna di sua zia. Per rientrare almeno un po' dalle spese mia nonna, che dopo la sistemazione abitava in quella casa, pensò di affittare i due locali che sarebbero dovuti toccare alla Ines a una ragazza che aveva il marito militare in trasferta a Napoli, mentre lei lavorava come sarta in paese. Si chiamava Guglielmina e mia nonna, che a quel tempo aveva si e no 50 anni, la accolse quasi come fosse una figlia. Guglielmina abitò in quella casa per un paio d'anni, e con mia nonna instaurò un rapporto molto stretto, si aiutavano a vicenda e si facevano compagnia, oltre al fatto che essendo sarta Guglielmina aveva molte clienti che andavano e venivano, con inevitabile movimento di lingue, di pettegolezzi, e di divertimento.
In quegli anni io andavo ogni tanto con mio padre, in treno, a trovare nonna e capitava che la sera per la cena questa ragazza si unisse a noi.
Ormai sapevamo che amava molto il risotto, ma non è che si facesse spesso a casa di mia nonna, perciò quando capitava che fosse nel menù, lei veniva sempre invitata a cena.
Ricordo una sera particolare, lei era triste perchè a suo marito non avevano dato la licenza per tornare in Friuli qualche giorno e si era chiusa in camera a piangere. E allora mia nonna , per farle tornare un po' di buonumore, pensò di cucinare un risotto solo per lei. Un semplice risotto col pomodoro e i piselli, niente di particolare ma da quella sera sul finire degli anni '50, in casa nostra quel risotto fu per sempre quello di Guglielmina. Ed ora lo propongo al Clan del risotto del venerdì come risotto vintage, che più vintage di così non si può.
Risotto Guglielmina
per 2 persone di buon appetito
250/300 g di riso Carnaroli Riserva San Massimo
1 grossa cipolla bionda
1 bicchiere abbondante di passata di pomodoro
250/300 g di piselli, meglio se freschi ma vanno bene anche surgelati
q.b. di brodo vegetale
2 ciuffi di basilico
50 g di burro
poco olio
sale
pepe nero macinato al momento
2 cucchiai abbondanti di parmigiano grattugiato
In una capace pentola fate appassire la cipolla tagliata sottilissima, unite la passata di pomodoro, un ciuffo di basilico e fate insaporire, unite i piselli sgranati se sono quelli freschi, altrimenti quelli surgelati e lasciate cuocere ancora un paio di minuti.
Poi aggiungete il riso e cominciate a tirare il risotto unendo il brodo vegetale bollente, poco alla volta finchè il riso è quasi perfettamente cotto. A questo punto spegnete il fuoco e mantecatelo con il burro e il parmigiano e lasciatelo riposare qualche secondo.
Servitelo all'onda, con una abbondante macinata di pepe nero e con una foglia di basilico.
che bello il tuo risotto dentro nel racconto...
RispondiEliminaChe delizia, vintage 100%!!
RispondiEliminaAnche nella mia infanzia c’è il risotto al pomodoro della domenica, per la precisione.
RispondiElimina