Soufflé al Grand Marnier
Dal libro Cook_my_Books della settimana, Soufflés di Matthieu Dumas, ho scelto anche una ricetta dolce, attratta dalla presenza del Gran...
LEGGI TUTTO →Dal libro Cook_my_Books della settimana, Soufflés di Matthieu Dumas, ho scelto anche una ricetta dolce, attratta dalla presenza del Gran...
LEGGI TUTTO →Dal libro Cook_my_Books della settimana, Soufflés di Matthieu Dumas, ho scelto anche una ricetta dolce, attratta dalla presenza del Grand Marnier.
E poi ci voleva un dolcetto per San Valentino, no?
Un dolce davvero elegante, delicato, dove il liquore fa piacevolmente la sua parte.
Certo ci vuole un po' di pazienza e di attenzione e bisogna seguire scrupolosamente le istruzioni dello chef . Solo così la riuscita è assicurata e poi, quando lo vedi gonfiarsi e salire, salire sotto i tuoi occhi, è una bella soddisfazione.
Questa settimana di Cook_my_Books è dedicata al libro Soufflés, di Matthieu Dumas un compendio di ricette relativo a una preparazione che ultimamente è caduta un po' nel dimenticatoio. Un classico della cucina francese che lo ha visto protagonista su tutte le tavole del mondo. Nasce nella prima metà del Settecento, e il nome viene dal verbo souffler, soffiare, a indicare la sua classica consistenza gonfia.
Una ricetta declinabile sia nel salato che nel dolce con un numero di albumi, montati a neve, più alto dei tuorli, appunto per permettergli di gonfiarsi in cottura.
E cimentarsi con questa preparazione, vuol dire attendere con pazienza e inquietudine che pian piano cresca oltre lo stampo, segno inequivocabile che la prima fase è riuscita, perchè poi incombe il pericolo che tutto si trasformi in una insignificante frittatina non appena tolto dal forno.
Fare foto poi... una corsa alla Speedy Gonzales.
Quella che ho fatto io per riuscire a ritrarlo in tutto il suo splendore prima dell'inevitabile afflosciamento.
Soufflé di zucchine e parmigiano
450 g di zucchine
100 g di parmigiano grattugiato
40 g di farina + quella per lo stampo
40 g di burro morbidi
20 cl di latte
5 uova, divise in 3 tuorli e 5 albumi
2 cucchiai di olio d'oliva
2 o 3 rametti di timo, solo le foglioline
sale, pepe
Con l'aiuto di un pennello imburrate abbondantemente uno stampo da soufflé da 1 l. avendo cura di far risalire bene il burro anche sui lati, con un movimento dal basso verso l'alto.
Fatelo una seconda volta, senza lasciare impronte di dita.
Infarinate e sbattete lo stampo rovesciato per eliminare eccedenza di farina. Mettete in frigo.
Mondate e lavate le zucchine, asciugatele poi tagliatele a pezzetti regolari.
In una padella scaldate l'olio, unite le zucchine e fatele cuocere a fuoco vivo per un paio di minuti, poi abbassate il fuoco e continuate la cottura per altri 15 minuti, Alla fine dovranno essere cotte ma non sfatte.
Ora preparate la besciamella, scaldate il latte e mettete il burro in una casseruola, fatelo fondere e dorare leggermente, unite la farina e mescolate velocemente con la frusta per non fare grumi, lasciate cuocere un paio di minuti, poi unite il latte calde sempre mescolando velocemente con la frusta. Fate cuocere la besciamella qualche minuto finchè si ispessisce poi trasferitela in una ciotola.
Lasciatela intiepidire e poi aggiungete i tuorli uno alla volta. Poi incorporate le zucchine il parmigiano e mescolate bene per amalgamare tutto, regolate di sale e di pepe.
Lasciate intiepidire e poi montate a neve ferma gli albumi.
Scaldate il forno, STATICO, a 210°.
Riprendete il composto di zucchine quasi freddo e aggiungete una parte degli albumi mescolando delicatamente dal basso verso l'alto, per ammorbidirlo. Poi continuate a unire il resto della montata sempre mescolando con delicatezza per non smontarli.
Versate il composto nello stampo, arrivando solo fino a un dito dal bordo, senza sbavature, o sporcare lo stampo.
Mettete lo stampo nella parte bassa del forno, abbassate la temperatura a 190° e non aprite MAI lo sportello in cottura.
Lasciatelo cuocere per 25 minuti circa, dipende dal forno.
Lo vedrete gonfiarsi e salire oltre lo stampo solo verso la fine della cottura o quasi.
Servitelo immediatamente.
Il libro che stiamo condividendo con Cook_my_Books questa settimana è Elysian Kitchen di Jody Eddy.
Un viaggio nelle cucine di monasteri, moschee, templi, sinagoghe che da sempre custodiscono patrimoni di inestimabile bellezza, compreso quello delle tradizioni legate alla cucina. L'autrice ci trasporta fra le montagne del Tibet, oppure nelle isole dell'Irlanda passando per la Normandia fino ad arrivare nel Nord Africa e approdare nel cuore di Gerusalemme.
Io mi sono fermata un attimo in Normandia, nella Abbazia benedettina di Saint-Wandrille, posta sulla riva destra di un'ansa della Senna che abbraccia la foresta di Brotonne. Fondata nel 649 dal santo omonimo, ha subito diverse distruzioni a causa dei vichinghi nell'852 e a causa di incendi nel 1247 e di ricostruzioni in epoca carolingia. Durante l'undicesimo secolo diventa un dei più animati centri del rinascimento economico e spirituale della regione. Nonostante il momentaneo declino causato dalle guerre di religione, l'ordine dei benedettini continua a espandere la sua positiva influenza sulla Normandia, fino alla rivoluzione francese, quando i monaci si disperdono e il monastero è distrutto. I benedettini tornano ad occupare l'abbazia nel 1894 per abbandonarla sette anni più tardi, ma nel 1931 il canto gregoriano risuona di nuovo sotto le volte della abbazia.
Quando un sacerdote viene ordinato a Saint-Wandrille, impegnandosi a una vita di povertà, obbedienza e castità, gli è permesso di scegliere cosa includerà il menù della cena di quella sera.
La lonza di maiale è una scelta privilegiata e sarà una buona giornata per tutti perché sarà una festa collettiva. Quella sera verrà servito un po' più di vino del solito e il pasto si concluderà con un bicchiere o due di Calvados.
E il maiale l'ho scelto anch'io con questa meravigliosa ricetta.
Filetto di maiale glassato alla birra e miele, con mele arrostite
1 filetto di maiale di circa 800 g
300 ml di birra scura, tipo Stout
1 cucchiaio di aceto di mele
2 cucchiai di miele
2 spicchi d'aglio tritati
1 grossa cipolla bianca tagliata a spicchietti
125 g di burro
3 mele dolci a buccia rossa come Royal Gala, Stark delizia, Fuji
2 rametti di rosmarino
1 foglia di alloro
sale, pepe nero
prezzemolo tritato (facoltativo)
In una ciotola mescolate insieme la birra, il miele, l'aceto e l'aglio.
Scaldate il forno a 180° ventilato.
Mettete la carne in una larga teglia e massaggiatela con sale e pepe. Distribuite uniformemente la cipolla e il burro a pezzetti intorno alla carne, irrorate tutto con la marinata e aggiungete il rosmarino e l'alloro.
Coprite tutto con un foglio di alluminio senza stringerlo troppo. Mettete in forno e lasciate cuocere per circa 10 minuti.
Tagliate le mele eliminando il torsolo e facendole a fette abbastanza spesse, lasciando la buccia.
Riprendete la carne dal forno, distribuite le mele tutto intorno al maiale, coprite nuovamente e rimettete in forno per altri 25 minuti.
Una volta pronto, togliete dal forno, eliminate il rosmarino e l'alloro. Prelevate la carne, le mele e le cipolle e trasferitele dalla teglia al piatto di servizio, separandole e tenendo tutto in caldo.
Rimettete sul fuoco la padella con il liquido che si sarà formato in cottura e fate ridurre a fuoco alto, deglassando il fondo.
Tagliate la carne a fette spesse, distribuitele intorno le cipolle e le mele, versate su tutto la glassa ottenuta e, se volete, completate con qualche fogliolina di prezzemolo. Io ho preferito non farlo.
Servite ben caldo.
L'argomento di Febbraio per l'Italia nel Piatto, riguarda timballi e sformati. Scrigni preziosi che racchiudono sorprese ricche e golose e che sono sempre molto graditi. Preparazioni abbastanza semplici ma che hanno una propria storia, costruita in base al contesto geografico e che può essere considerata una sorta di ricetta anti spreco perché nobilita tutti gli ingredienti che li compongono, anche i più poveri. E io ho deciso di usare la polenta, molto presente sulle tavole friulane.
Sformato di polenta, verze e Montasio
per 4 persone
200 g di farina di mais
1 l. d'acqua
1 piccola verza, circa 600 g
1 carota
1 costa di sedano
1 grossa cipolla bionda
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di semi di cumino
180 g di formaggio Montasio fresco
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
50/60 g di burro
sale, pepe
Mondate la verza, tagliatela a strisce regolari, lavatela e scolatela. Fate un trito sottile per il soffritto di sedano, carota e cipolla.
In una padella fondete una noce di burro e unite il soffritto, lasciatelo rosolare un paio di minuti poi unite la verza, mescolate per farla insaporire, poi salate e pepate, aggiungete l'alloro e i semi di cumino. Coprite con un coperchio e fatela ammorbidire, mescolando ogni tanto. Unite dell'acqua calda e abbassate il fuoco. Continuate la cottura mescolando ogni tanto e rabboccando con poca acqua calda alla volta fino a quando è cotta ma non spappolata. Dovranno essere abbastanza asciutte.
Preparate le polenta. Portate a ebollizione l'acqua, versate a pioggia la farina e il sale, e iniziate a mescolare fin quando è cotta, poi togliete dal fuoco, aggiungete un'altra noce abbondante di burro e il parmigiano, mescolatela per amalgamare.
Tagliate il formaggio a pezzetti.
Imburrate generosamente uno stampo a cerniera da 20/22 cm. e versate metà della polenta, compattatela sul fondo e fatela risalire lungo i bordi, in modo da creare un un incavo.
Ora mettete le verze nel centro, tenendole distanziate dal bordi. Cospargete le verze col formaggio a pezzetti. Ricoprite tutto con il resto della polenta, avendo cura che l'interno sia ben sigillato, premete e livellate con una spatola.
Mettete in forno, già caldo, a 180° per circa 20/30 minuti.
Servite lo sformato ben caldo.
Piemonte: Tartrà piemontese
Liguria: buridda di molluschi con riso
Lombardia: https://www.pensieriepasticci.it/2025/02/charlotte-di-mele-alla-milanese.html
Trentino-Alto Adige: Sformato di formaggio in monoporzione
Veneto: Timballo di riso e radicchio rosso di Treviso e Verona
Emilia-Romagna: Pasticcio di maccheroni alla ferrarese
Toscana. Bomba di riso della Lunigiana
Umbria: Parmigiana di cipolle di Cannara
Marche:Vincisgrassi, il timballo marchigiano
Lazio: Sformatino di cassola
Abruzzo:Sformato di ortaggi misti del Fucino
Molise: Timballo di cicorie
Campania:Coppola di Garibaldi
Puglia: Sformato di carciofi e patate alla brindisina
Basilicata: Sformatini di borragine con salsa di caciocavallo
Calabria: https://dolcementeinventando.com/risu-chjinu-timballo-di-riso-calabrese/
Sicilia: ttps://www.profumodisicilia.net/2025/02/02/timballo-di-siciliano/
Sardegna: https://dolcitentazionidautore.blogspot.com/2025/01/sformato-alla-sarda.html
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la mia seconda ricetta per Cook_my_Books, tratta dal libro Big Book of Bread, pubblicato da King Arthur Baking Company, sono piccole focaccine a metà fra un cracker e un biscotto, fatte con un impasto arricchito con l' olio d'oliva e, nella versione dolce, cosparse di zucchero aromatizzato con i semi di anice. Di origine spagnola hanno una lunga storia, sono persino citate nel Don Chisciotte di Cervantes.
Io ho optato per la versione salata, con paprika e semi di sesamo, perfette per accompagnare formaggi e aperiviti.
Tortas all'olio d'oliva
per 12 pezzi
120 g di farina 00
4 o 5 g di lievito istantaneo (Mastro fornaio per pizze)
1,5 g di sale fino
3 cucchiai abbondanti di olio e.v. d'oliva
50/55 g di acqua tiepida
1 albume
q.b. di paprika
q. b. di sesamo bianco
Preparate l'impasto. In una ciotola mettete la farina, il lievito, il sale e mescolate. Unite l'olio e l'acqua e mescolate per amalgamare tutto in modo che la farina sia perfettamente inumidita.
Trasferite l'impasto sulla spianatoia e lavoratelo finchè non diventa liscio ed elastico, non ci vorrà molto. Rimettetelo nella ciotola e lasciatelo riposare a temperatura ambiente per circa 30 minuti.
Nel frattempo scaldate il forno a 180°, e foderate due teglie con la carta forno.
Trascorso il tempo, dividete l'impasto in 12 porzioni uguali di circa 17 g ciascuna.
Col mattarello spianate ogni pezzo di pasta ricavandone, più o meno, una forma tonda e sottile
Tasferite le tortas nelle teglie, distanziandole. Dovrebbero starcene comode 6 ognuna.
Bucherellatele con i rebbi di una forchetta, spennellatele leggermente con l'albume appena appena sbattuto e cospargetele a piacere, alcune con la paprika e alcune con i semi di sesamo.
Cuocete le tortas fino a quando saranno croccanti e dorate, ci vorranno dai 13 ai 15 minuti, dipende dal forno.
A metà cottura, ruotate le teglie. Passate quella di sotto al ripiano di sopra e viceversa, ruotandole.
Toglietele dal forno e trasferitele su una griglia per farle raffreddare completamente.
Si conservano per un massimo di 5 giorni, in un contenitore ermetico.
Servitele con i salumi, con i formaggi morbidi come ho fatto io, accompagnati da marmellata di cipolle rosse.
Il libro Cook_my_Book che stiamo sfogliando è talmente ricco e interessante che abbiamo deciso di condividere le ricette per due settimane anzichè per una sola.
Il volume in questione è Big Book of Bread pubblicato da King Arthur Baking Company.
Qualche info dal loro sito:
"King Arthur Baking Company ha una storia lunga e leggendaria, che risale quasi alla Rivoluzione americana. Forniamo ai fornai farina di qualità superiore dal 1790: dalla torta di mele di Martha Washington all'invenzione del biscotto con gocce di cioccolato, dalla farina in botti di legno ai sacchetti del supermercato, siamo stati lì. In poche parole, King Arthur e la pasticceria americana sono stati compagni intimi sin dall'inizio.
C'erano 13 stati nei nuovi Stati Uniti. George Washington è stato il primo presidente americano. E Henry Wood iniziò a importare farina dall'Inghilterra, stabilendo la sua attività a Long Wharf di Boston. Henry Wood & Company, l'antenato originale della King Arthur Baking Company, è stata la prima azienda produttrice di farina nei giovani Stati Uniti e la prima azienda alimentare nel New England"
Da allora , King Arthur è diventato uno de brand americani più affidabili.
Questo libro si può dire che sia una specie di enciclopedia sulla panificazione, con ricette e tecniche spiegate benissimo, a prova di una pluta come me che coi lieviti ha sempre un rapporto altalenante.
Dal libro ho scelto un pane morbidissimo, eccellente tagliato a metà e spalmato di burro e marmellata. Contiene anche le patate che ne aumentano il contenuto di amido e gli permettono di trattenere più acqua e questo si traduce in un pane che resta morbido per molto tempo ma, credetemi, difficilmente durerà a lungo.
Big-Batch potato rolls
325 g di patate (ho usato quelle rosse)
360 g di farina per tutti gli uso
200 g di farina di forza per panificazione
70 g di zucchero
100 g di uova (2 grandi)
85 g di burro morbido
30 g di burro fuso per spennellare
7,5 g di lievito istantaneo (Mastro fornaio per pizza)
13,5 g di sale
Pelate e lavate le patate, tagliatele a tocchetti di circa 2 cm.
Mettetele in una casseruola, copritele di acqua fredda e portate a ebollizione a fuoco medio-alto.
Una volta preso il bollore, abbassate il fuoco e fate cuocere fin quando saranno molto tenere, da 15 a 20 minuti. Scolatele conservando l'acqua di cottura in una ciotola.
Passate le patate con lo schiacciapatate, pesatene 215 grammi e raccoglietele in una ciotola pulita, mettete a raffreddare
Misurate anche 140 g dell'acqua di cottura che avete tenuto e mettete da parte a fin quando sia patate passate che liquido saranno appena caldi. Ci vorranno dai 15 ai 20 minuti.
Nella ciotola della planetaria unite le patate lessate, l'acqua di cottura, la farina, il sale, il lievito, le uova e iniziate a lavorare, con la frusta a gancio, a velocità medio-bassa per circa 10 minuti, fino ad avere un impasto ruvido, ispido. Fermatevi un paio di volte per rigirare il composto, raschiando bene anche il fondo della ciotola. Ora aggiungete il burro morbido a pezzetti, uno per volta, aggiungendo il successivo solo quando il precedente è stato assorbito. Continuate a lavorare con la frusta a gancio aumentando di poco la velocità, fino a quando sarà morbido, elastico e leggermente appiccicoso.
L'impasto pulirà principalmente i lati e il fondo della ciotola. Ora toglietelo dalla planetaria, lavoratelo leggermente sulla spianatoia e formate una palla.
Trasferitelo in una ciotola, un contenitore, e lasciate lievitare finché non sarà gonfio e raddoppiato di volume. Circa 1 ora e mezza.
Imburrate generosamente una teglia di circa 33cm x 22 cm. o spruzzatela con lo staccante.
Infarinate leggermente la spianatoia, e con l'aiuto di un tarocco spostate l'impasto, sgonfiatelo e dividetelo in 20 parti di uguale peso, circa 60 g ciascuna.
Preformate ogni pezzo più o meno in un tondo
arrotolate su se stesso
Coprite con un telo e lasciate rilievitare finché, premendo leggermente su una pallina col dito infarinato, questo lascia una piccola impronta. Più o meno ci vorrà da un'ora a un'ora e mezza.
Nel frattempo scaldate il fono a 180° statico.
Quando il pane è gonfio e lievitato, mettete in forno e cuocete finché sarà ben dorato, circa 25 minuti, dipende dal forno.
Fondete i 30 grammi di burro.
Sfornate i rolls e, a caldo, spennellateli col burro fuso fino ad esaurirlo tutto.
Lasciate riposare ancora 5 minuti nella teglia poi sfornate e lasciateli raffeddare su una gratella, con la parte imburrata verso l'alto.
Eccoci di nuovo all'appuntamento del Club del 27
Questo mese, cliccando sul link qui sopra, troverete una bellissima carrellata di ricette con le arance tratte dal libro Orange Appeal.
Io non ho resistito alla tentazione di questi meravigliosi Brownies che contemplano il connubio
cioccolato-arancia, che personalmente amo molto e che non hanno tradito le mie aspettative.
Uno tira l'altro, come le classiche ciliegie, con buona pace dei propositi di gennaio di stare leggeri. Impossibile davanti a una simile golosità.
Brownies al cioccolato e marmellata d'arancia
per 12 pezzi circa
60 g di cioccolato fondente al 60%
30 g di cioccolato fondente al 70% all'arancia
110 g di farina
mezzo cucchiaino di lievito
un pizzico di sale
115 g di burro a temperatura ambiente
170 g di zucchero di canna chiaro
50 g di zucchero semolato
2 uova grandi
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 cucchiaio di Gran Marnier o Cointreau
3 cucchiai colmi di marmellata di arance amare
Scaldate il forno a 180° ventilato.
Imburrate una teglia quadrata da 23 cm circa e foderatela con carta forno, lasciandola debordare un po'
Fondete entrambi i cioccolati insieme, a bagnomaria o nel microonde a potenza minima. Una volta sciolti, mescolateli fino a rendere il composto perfettamente liscio. Tenete da parte a intiepidire.
In un piatto mescolate insieme la farina, il lievito, il sale.
In una ciotola montate il burro con gli zuccheri fino ad avere un composto chiaro, liscio e spumoso.
Unite le uova una alla volta continuando a montare con le fruste elettriche. Aggiungete la vaniglia, il liquore e il cioccolato fuso.
Ora incorporate gli ingredienti secchi preparati in precedenza, e mescolate con delicatezza aiutandovi con una spatola. Il composto dovrà essere liscio e omogeneo. Non mescolate eccessivamente.
Versate il composto nello stampo preparato.
Con l'aiuto di un cucchiaio distribuite la marmellata nel composto dei brownies, facendolo affondare un pochino e, usando la lama di un coltello, mescolatela per amalgamarla all'impasto, come si fa per le torte variegate.
Mettete in forno e cuocete per circa 30 minuti, dipende dal forno.
Sono pronti quando il centro si sarà solidificato ma al tatto sarà ancora morbido.
Sfornate lo stampo, lasciate riposare qualche minuto poi, aiutandovi con la carta forno debordante, toglieli e fateli raffreddare completamente su una gratella, poi tagliateli a quadrotti.
Potete accompagnarli con della panna montata, giusto per aumentarne la golosità.
i
In Italia la coltivazione del fagiolo è praticata da tempo immemore. Phaseolus Vulgaris è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Leguminose Papillionacee che ben si adatta a climi abbastanza temperati, seppure tema il gelo.
Hernan Cortes portò i fagioli in Spagna e successivamente come dono dal Nuovo Mondo a Papa Clemente VII il quale ne affidò la coltivazione al canonico Piero Valeriano, appassionato botanico, e fu proprio costui a convincere Caterina de Medici a portarli in Francia, quando partì per convolare a nozze con il delfino Henri de Valois.
Questi legumi ci forniscono una buona dose di proteine e sono una valida fonte di energia, tanto da poter sostituire egregiamente alimenti di origine animale.
Gustosi e versatili, i fagioli si possono consumare sia freschi che secchi, ma comunque cotti e i modi per prepararli sono innumerevoli, tanti quante sono le varietà presenti nelle diverse regioni del nostro Paese e, nonostante i borlotti e i cannellini siano le tipologie più conosciute e consumate, si contano più di 500 specie fra cui i Lamon, i Bianchi di Spagna, gli Zolfini, i fagioli del Purgatorio, i fagioli dell'occhio, i Pinto, i fagioli rossi e quelli neri e potrei continuare a lungo.
Ma la mia tradizione ha le radici ben piantate in Friuli, dove i fagioli ricoprivano un posto principe perché erano fra i legumi più usati in cucina, tanto da essere chiamati "il pane dei poveri".
Minestre e zuppe sono tuttora molto diffuse, cucinate con molte varianti e parte integrante della dieta quotidiana in una cucina notoriamente povera.
Per questa ricetta ho utilizzato un tipo di fagiolo che è Presidio Slow Food, il fagiolo di San Quirino.
Ne ho parlato diffusamente in QUESTO POST e QUI
Una zuppa che fa parte delle mie ricette del cuore, quella che preparava mia nonna. Sul fogolar c'era sempre una pentola che pippiava dolcemente, e la maggior parte delle volte erano fagioli. Se chiudo gli occhi quasi sento quel profumo che riempiva la stanza, e la rivedo intenta a mescolare, assorta e pensosa.
Zuppa di orzo e fagioli della tradizione
per 4/6 persone
300 g di fagioli di San Quirino (in alternativa andranno bene anche i Borlotti)
200 g di orzo perlato
1 carota
1 costa di sedano
1 piccola cipolla
3 patate medie
1 spicchio d'aglio
1 ciuffo di basilico
q.b. di brodo vegetale (circa 1,5/2 l.)
una noce di burro
q.b. di olio d'oliva
sale, pepe nero
parmigiano grattugiato
La sera prima mettete a bagno i fagioli in acqua fredda. Copriteli e lasciateli a bagno tutta la notte, dopodiché scolateli, sciacquateli e teneteli da parte.
Nel mixer tritate grossolanamente sedano, carota e cipolla, precedentemente mondati e lavati. Sbucciate le patate, lavatele e tagliatele a tocchi medi.
In una capace casseruola fondete una noce di burro insieme a un filo di olio d'oliva. Unite il trito delle verdure e lasciate insaporire, poi aggiungete i fagioli ben scolati, mescolate e lasciateli soffriggere un paio di minuti e coprite tutto con il brodo vegetale che avrete prima portato a ebollizione. Fate riprendere il bollore e unite l'aglio, le patate a tocchi e regolate di sale.
Coprite la casseruola, abbassate il fuoco e continuate la cottura per circa un'ora.
Trascorso il tempo, sciacquate l'orzo in un colino, aggiungetelo nella pentola e mescolate. Rabboccate con un po' di brodo e lasciate cuocere a pentola coperta per un'altra ora scarsa.
Ogni tanto controllate e date una mescolata, eventualmente rabboccando il brodo se dovesse restringersi troppo. E' pronta quando sia i fagioli che l'orzo sono morbidi. A questo punto, togliete dal fuoco e aiutandovi con un mestolo forato e una forchetta, schiacciate le patate. Riportate a bollore leggero controllando che la zuppa non inizi ad attaccare. Lasciatela cuocere ancora qualche minuto poi servitela ben calda, con un filo d'olio buono, una macinata di pepe nero e una generosa spolverata di parmigiano.