antipasti
primi
quanto mi piace il riso Venere!
trovo che sia molto versatile e coreografico, mi piace prepararlo in tante versioni, una delle ultime è questa
RISO VENERE CON RAGU’ DI TOTANETTI E CREMA DI PEPERONE
2 peperoni rossi
3 o 4 totanetti
1 ciuffo di prezzemolo
poco vino bianco
aglio, sale, pepe
olio
riso Venere q. b.
bruciare i peperoni in forno, finchè la pelle è gonfia e
secca. Toglierli dal forno, spellarli velocemente e lasciarli a perdere acqua
in un cinese.
pulire i totanetti, tagliarli a rondelle sottili e ridurre a
pezzetti i ciuffi.
Scaldare l’olio in un tegame insieme a uno spicchio d’aglio,
unire i totani , lasciar insaporire quindi sfumare con il vino bianco.
Portare a cottura, alla fine aggiungere del prezzemolo
tritato e regolare di sale e pepe.
Cuocere il riso, scolandolo al dente.
Pulire i peperoni dai semi e dai filamenti interni e
frullarli con un goccio d’olio ottenendo una crema densa. Tenere da parte.
Togliere una piccola parte del ragù di totani dal tegame
tenendoli da parte in caldo.
Scolare il riso, versarlo nel tegame dei totani rimasti e
spadellarlo per qualche minuto.
Con l’ausilio di un coppapasta mettere il riso così condito, nel piatto,
premendo leggermente perché si assesti e resti in forma.
Sfilare il
coppapasta, quindi versare un paio di cucchiaiate di crema di peperone sulla
superficie del riso, aggiungere un poco del ragù di totanetti tenuto da parte e
guarnire con una fogliolina di basilico.
primi
la giornata della pasta
e allora perchè non preparare questo insolito primo?
LINGUINE GREZZE CAV. COCCO ACCIUGHE E TREVISANA
per quattro persone
LINGUINE GREZZE CAV. COCCO ACCIUGHE E TREVISANA
per quattro persone
10 o 12 acciughe
medie sotto sale
2 cespi radicchio trevisano (meglio se è il tardivo)
1 cucchiaio abbondante di olive nere denocciolate (io prediligo le taggiasche)
2 spicchi d’aglio
linguine grezze Cav. Cocco
linguine grezze Cav. Cocco
Olio e.v.
Sale, pepe
Diliscare le acciughe ottenendo dei filetti, lavarle bene e lasciarle sotto l’acqua
corrente per un po’ in modo che perdano bene il sale, dopodichè scolare e
asciugarle velocemente
Mondare il radicchio, tagliarlo a pezzettini regolari,
lavarlo bene e lasciarlo scolare.
Tritare le olive. Non si dovranno vedere nel sugo.
Assaggiare e regolare di sale a questo punto.
In una piccola casseruola mettere un goccio di olio buono,
quindi i due spicchi d’aglio, non appena comincia a scaldarsi unire i filetti
di acciuga e a fuoco basso lasciare che si disfino delicatamente formando una
salsa, a questo punto aggiungere anche le olive tritate.
Mettere a cuocere la pasta, poco prima che sia cotta, unire
il trevisano dentro la casseruola della salsa di acciughe, lasciar scaldare a
fuoco dolce in modo che il radicchio appassisca.
Una volta cotta la pasta versarla nella casseruola, saltarla
velocemente e servire ben caldo
buon appetito!
memorie
secondi
stasera però l'ho cotta nel forno, senza rigirarla, è venuta bella gonfia e buona ugualmente...
le ricette della memoria
La settimana scorsa io e mio marito
siamo andati a fare un giro nelle Langhe, volevo vedere le vigne con
i colori dell'autunno e fare un po' di fotografie. Amo guardare il
mondo attraverso il mirino della macchina fotografica per poi
condividere quelle che sono le mie sensazioni..
Girovagando per colline coperte di
vigneti siamo arrivati a un punto in cui la strada bianca finiva in
fondo a un grande orto con due grandi piante di fico, e si
inoltrava in un bellissimo bosco...alberi maestosi con rami che
scendevano quasi fino a terra....
strano come il solo vedere certi posti
porti subito alla mente momenti di vita vissuta, frammenti di un
tempo che è dentro di noi...
Guardando tutti quegli alberi, così
belli e rigogliosi, ho rivisto il posto dove è nata Giovanna, la
mia nonna materna, con i due grandi alberi di fico, così imponenti e
coi rami che quasi toccavano terra.
Lei era della bassa friulana, ma
proprio bassa, una pianura quasi a ridosso del mare, ricca di
rogge e pozze sorgive, dove le prime brume autunnali creavano magie
di luce e strani, bellissimi ghirigori imperlati d’acqua sulle
ragnatele e sulle foglie degli alberi , era nata in quei luoghi
tanto ben descritti da Ippolito Nievo nelle sue Confessioni di un
Italiano. Nata a Fratta, cresciuta a Fossalta e andata a lavorare
(bambina) a Cordovado. Era una donna piccola, sempre vestita di
nero, con gonne lunghe fino alle caviglie, con l’immancabile
fazzoletto nero legato sulla testa, come tutte le donne friulane del
suo tempo.
Aveva fratelli e sorelle, ma io non li
ho mai conosciuti. Della sua vita so poco, non ha mai raccontato
molto, so solo che veniva da una famiglia poverissima e fin da
adolescente ha lavorato come lavandaia, finché ha conosciuto il
nonno Antonio. Erano una coppia molto unita, innamorata. A vedersi
erano male assortiti, lei piccola e minuta e lui alto quasi due
metri, con baffi nerissimi e occhi altrettanto neri e profondi, gli
stessi occhi che ritrovo in mia sorella. Hanno avuto cinque figli.
A differenza di mia nonna Lucia, la
nonna paterna, che almeno mangiava data la mezzadria, lei ha avuto
una vita molto difficile e costellata di disgrazie che l’hanno
privata in maniera tragica dei due figli maschi e di un nipotino e
che alla fine l’hanno piegata suo malgrado, facendola invecchiare
precocemente...
Insomma, una vita davvero difficile. Da
che mi ricordo, i nonni, dopo la disgrazia di mio zio e mio cugino
Sandro, (il primo annegato dopo aver ucciso accidentalmente il
secondo) vivevano con una delle loro figlie, mia zia Maria e la sua
famiglia, tutti insieme in quella sua casa natale vicino alla
ferrovia con questo grande orto e il torrente nel mezzo, e due
grandi piante di fico. Io ci passavo qualche settimana delle mie
vacanze in Friuli, per stare con i miei cugini.
Era una donna provata sì, ma io me la
ricordo bene quella sua risata, quel suo rincorrerci per gioco
quando io e i miei 5 cugini ci facevamo i dispetti.
La sera aveva l’abitudine di venire a
rincalzarci le lenzuola, stava un po’ con noi a raccontarci storie
di maghi e streghe, infiorandole con falsi aneddoti successi in
paese. Noi ci bevevamo tutto in silenzio e qualcuno fingeva di
spaventarsi tirandosi le lenzuola sulla faccia.
La mattina ci svegliava il suo
spignattare giù in cucina, e il profumo che usciva dalle sue pentole
arrivava fin su a solleticarci le narici e a preannunciarci il pasto
del mezzogiorno.
Ripensavo a tutto questo mentre me ne
stavo lì in contemplazione, rivivendo quei momenti.
Osservavo quell'orto, e rivedevo l’orto
della nonna Giovanna. L’orto da cui la mattina raccoglieva i fichi,
le zucchine e le melanzane, l’orto dove erano anche i ricoveri
delle bestie, il pollaio da cui raccoglieva le uova che servivano per
prepararci delle frittate di cui mi sembra di sentire il sapore.
Aveva un trucco per farmele mangiare perché sapeva che non amavo le
uova, diceva che erano fatte col pane. Ed era vero.
Stasera scende una pioggerellina sottile, fa freddo e mi è venuta un po' di malinconia, e allora ho deciso di prepararla, quasi a farmi confortare dai ricordi...
è un piatto poverissimo, come quasi tutti quelli della cucina friulana, ma per me sa di buono, sa di casa, sa di nonna Giovanna. Ciao nonna.
FRITTATA DI PANE
6 uova
4 cucchiaiate di pane grattugiato al
momento
2 cucchiaiate di formaggio grattugiato
(lei usava il friulano stravecchio, ma il parmigiano va sicuramente
meglio)
2 cucchiai latte
1 cucchiaio abbondante di burro
Poca scorza di limone grattugiata
Sale e pepe.
Sciogliere il burro in una padella di
ferro, mettere il pane grattugiato, mescolare e lasciar soffriggere
un po’ a fiamma moderata.
A parte battere le uova, salare, pepare
mescolare il formaggio, il latte e la scorza di limone grattugiata.
Versare quindi il tutto nella padella
col pane e fare rapprendere mescolando di tanto in tanto perché non
attacchino.
Rigirare la frittata e lasciarla
cuocere anche dall’altro lato quindi servire ben calda.
stasera però l'ho cotta nel forno, senza rigirarla, è venuta bella gonfia e buona ugualmente...
secondi
a mio marito piacciono le quaglie...
a me invece proprio per niente, ma le cucino per lui e per gli altri uomini della famiglia (i miei generi) che le amano quanto lui...le preparo cercando sempre di inventarmi qualcosa di diverso, con risultati abbastanza apprezzati, ma la ricetta che preferiscono è questa:
CARPIONE TIEPIDO DI QUAGLIE
CARPIONE TIEPIDO DI QUAGLIE
per 6 persone
12 coscette di quaglia
12 petti di quaglia
in alternativa 6 quaglie.
6 spicchi d'aglio
1 grossa cipolla bionda
1 dl. aceto bianco
1 dl. vino bianco
1/4 di l. di brodo
olio, sale, pepe
2 foglie di alloro
2 rametti di timo
qualche grano di pepe nero
per guarnire:
valeriana, o altra insalata tenera
chicchi di melagrana
se non trovate le cosce e i petti di quaglia già pronti, usate le quaglie intere e smembratele ricavando solo i petti e le coscette. Le carcasse si potranno usare per fare dei fondi.
Pestare gli spicchi d'aglio nel mortaio. Affettare la cipolla a rondelle sottili.
Una volta pronti, lavati e asciugati, i petti e le coscette, friggerli in abbondante olio caldo finchè sono ben dorati da tutte le parti, quindi toglierli e tenere da parte in caldo.
Nello stesso olio di cottura aggiungere la cipolla, l'aglio pestato, l'alloro, il timo e il pepe in grani, lasciar soffriggere qualche minuto curando che non si bruci nulla. Dopodichè mettere le quaglie nel tegame e rimettere a fuoco lento aggiungendo il brodo, l'aceto ed il vino.
Regolare di sale e continuare la cottura per circa 15/20 minuti.
Spegnere e mettere tutto in una terrina e conservare al fresco per almeno 48 ore.
Al momento di servire preparare un letto di insalatina su ogni piatto.
Scaldare leggermente le quaglie in carpione e posizionare due coscette e due petti a testa nel piatto. Condire con un po' d'olio della marinata e colorare con qualche chicco di melagrana.
E' un piatto che si mangia volentieri in tutte le stagioni, tiepido in inverno e invece freddo d'estate....
12 coscette di quaglia
12 petti di quaglia
in alternativa 6 quaglie.
6 spicchi d'aglio
1 grossa cipolla bionda
1 dl. aceto bianco
1 dl. vino bianco
1/4 di l. di brodo
olio, sale, pepe
2 foglie di alloro
2 rametti di timo
qualche grano di pepe nero
per guarnire:
valeriana, o altra insalata tenera
chicchi di melagrana
se non trovate le cosce e i petti di quaglia già pronti, usate le quaglie intere e smembratele ricavando solo i petti e le coscette. Le carcasse si potranno usare per fare dei fondi.
Pestare gli spicchi d'aglio nel mortaio. Affettare la cipolla a rondelle sottili.
Una volta pronti, lavati e asciugati, i petti e le coscette, friggerli in abbondante olio caldo finchè sono ben dorati da tutte le parti, quindi toglierli e tenere da parte in caldo.
Nello stesso olio di cottura aggiungere la cipolla, l'aglio pestato, l'alloro, il timo e il pepe in grani, lasciar soffriggere qualche minuto curando che non si bruci nulla. Dopodichè mettere le quaglie nel tegame e rimettere a fuoco lento aggiungendo il brodo, l'aceto ed il vino.
Regolare di sale e continuare la cottura per circa 15/20 minuti.
Spegnere e mettere tutto in una terrina e conservare al fresco per almeno 48 ore.
Al momento di servire preparare un letto di insalatina su ogni piatto.
Scaldare leggermente le quaglie in carpione e posizionare due coscette e due petti a testa nel piatto. Condire con un po' d'olio della marinata e colorare con qualche chicco di melagrana.
E' un piatto che si mangia volentieri in tutte le stagioni, tiepido in inverno e invece freddo d'estate....
memorie
pesce
il polpo di Giorgio
Giorgio non c'è più, se ne è andato silenziosamente un paio d'anni fa.
Aveva una trattoria a San Vincenzo, proprio sulla spiaggia. Di quelle trattorie vecchio stile, con la tovaglia di carta e il vino al fiasco da pagare secondo il consumo, niente menù scritto, niente carta di credito, niente voli pindarici. Solo le cose semplici della tradizionale cucina di mare, con delle regole ben precise....fritto e griglia a mezzogiorno, e pesce al forno alla sera.... . Un ambiente spartano, che aveva bisogno di qualche restauro ogni anno per colpa della salsedine, ma lui non se ne curava...
Andare a cena al Faro la sera era sempre un divertimento perchè lui era un autentico personaggio, con l'immancabile cappellino giallo calcato in testa ad inizio stagione, i baffi spioventi e il suo modo sornione di controllare il turn over dei clienti. A lui non sfuggiva mai nulla... aveva uno spirito quasi anarchico, da bravo toscano livornese....l'ironia era il suo pane...
E, cascasse il mondo, apriva il locale il 25 Aprile e lo chiudeva a fine settembre, sole, pioggia, vento o neve....
Arrivare a San Vincenzo e scoprire che era mancato durante l'inverno è stato un vero dispiacere.
Di lui mi restano le chiacchierate, le risate davanti a un bicchiere di rosso e un pezzo di pecorino fresco- assaggia questo, perchè sono andato a prenderlo a Sassetta - mi diceva.....
mi resta il ricordo della sua grande pazienza e generosità verso i ragazzi, a cui dava porzioni molto più abbondanti e da cui a volte non si faceva neanche pagare......sai , mi diceva, quando ero ragazzo io, mi hanno mandato in collegio a Milano, e lì ho patito tanta fame.... A quell'età si ha tanta fame......
di lui mi resta anche il ricordo di tanti suoi piatti, molto semplici, ma sempre ottimi, che profumavano di famiglia,
soprattutto il polpo alla diavola come lo chiamava lui. Per me è il polpo di Giorgio....
1 polpo abbastanza grosso
3 costole di sedano con le foglie
2 acciughe sotto sale
2 spicchi d'aglio
1 bicchiere di vino rosso
1 scatola di pelati
peperoncino a piacere
sale, pepe, olio e, facoltative, patate a tocchi
diliscare le acciughe e lavarle bene dal sale.
Pulire il polpo e tagliarlo a pezzettoni, eliminando il grosso delle ventose.
Mettere abbondante olio in una pentola di coccio, aggiungere gli spicchi d'aglio e le acciughe diliscate, spezzettate, lasciarle sciogliere bene quindi unire i pezzi di polpo, lasciarli insaporire, salare e pepare leggermente quindi sfumare con il vino rosso. Una volta evaporato il vino aggiungere il sedano ben lavato e ridotto a pezzetti lasciando anche le sue foglie più tenere. Unire i pomodori pelati e il peperoncino e portare a cottura lasciandolo pippiare dolcemente su un fuoco dolce.
Se vi piace, lasciatelo più brodoso e aggiungete a metà cottura delle patate a tocchi e lasciate cuocere tutto insieme.
Ottimo con delle fette di pane bruscate...
Ciao Giorgio, ovunque tu sia.
Aveva una trattoria a San Vincenzo, proprio sulla spiaggia. Di quelle trattorie vecchio stile, con la tovaglia di carta e il vino al fiasco da pagare secondo il consumo, niente menù scritto, niente carta di credito, niente voli pindarici. Solo le cose semplici della tradizionale cucina di mare, con delle regole ben precise....fritto e griglia a mezzogiorno, e pesce al forno alla sera.... . Un ambiente spartano, che aveva bisogno di qualche restauro ogni anno per colpa della salsedine, ma lui non se ne curava...
Andare a cena al Faro la sera era sempre un divertimento perchè lui era un autentico personaggio, con l'immancabile cappellino giallo calcato in testa ad inizio stagione, i baffi spioventi e il suo modo sornione di controllare il turn over dei clienti. A lui non sfuggiva mai nulla... aveva uno spirito quasi anarchico, da bravo toscano livornese....l'ironia era il suo pane...
E, cascasse il mondo, apriva il locale il 25 Aprile e lo chiudeva a fine settembre, sole, pioggia, vento o neve....
Arrivare a San Vincenzo e scoprire che era mancato durante l'inverno è stato un vero dispiacere.
Di lui mi restano le chiacchierate, le risate davanti a un bicchiere di rosso e un pezzo di pecorino fresco- assaggia questo, perchè sono andato a prenderlo a Sassetta - mi diceva.....
mi resta il ricordo della sua grande pazienza e generosità verso i ragazzi, a cui dava porzioni molto più abbondanti e da cui a volte non si faceva neanche pagare......sai , mi diceva, quando ero ragazzo io, mi hanno mandato in collegio a Milano, e lì ho patito tanta fame.... A quell'età si ha tanta fame......
di lui mi resta anche il ricordo di tanti suoi piatti, molto semplici, ma sempre ottimi, che profumavano di famiglia,
soprattutto il polpo alla diavola come lo chiamava lui. Per me è il polpo di Giorgio....
1 polpo abbastanza grosso
3 costole di sedano con le foglie
2 acciughe sotto sale
2 spicchi d'aglio
1 bicchiere di vino rosso
1 scatola di pelati
peperoncino a piacere
sale, pepe, olio e, facoltative, patate a tocchi
diliscare le acciughe e lavarle bene dal sale.
Pulire il polpo e tagliarlo a pezzettoni, eliminando il grosso delle ventose.
Mettere abbondante olio in una pentola di coccio, aggiungere gli spicchi d'aglio e le acciughe diliscate, spezzettate, lasciarle sciogliere bene quindi unire i pezzi di polpo, lasciarli insaporire, salare e pepare leggermente quindi sfumare con il vino rosso. Una volta evaporato il vino aggiungere il sedano ben lavato e ridotto a pezzetti lasciando anche le sue foglie più tenere. Unire i pomodori pelati e il peperoncino e portare a cottura lasciandolo pippiare dolcemente su un fuoco dolce.
Se vi piace, lasciatelo più brodoso e aggiungete a metà cottura delle patate a tocchi e lasciate cuocere tutto insieme.
Ottimo con delle fette di pane bruscate...
Ciao Giorgio, ovunque tu sia.
dolci e dessert
questo dolce mi ha sorpreso..
non compro quasi più riviste di cucina, trovo che più o meno ci siano sempre le stesse cose, viste e straviste. Però la settimana scorsa sono entrata in una edicola per una fotocopia, c'era un po' di gente per lo stesso motivo e così mentre aspettavo il mio turno, ho sfogliato Sale e Pepe di Ottobre che era lì in bella vista....
sfogliando sfogliando arrivo alla foto di un dolce. Mi ha subito intrigato....leggo gli ingredienti e vedo gli amaretti, per cui ho pensato, no, non fa per me....ma non ne ero del tutto sicura, la foto aveva acceso i sensori nella mia testa, per cui mi son detta che forse avrei dovuto dare una possibilità anche agli amaretti, in fondo si fanno tanti cambiamenti nella vita che hai visto mai che mi possano piacere anche i dolci con gli amaretti....
Ho comprato la rivista. Non ho aspettato, ero troppo curiosa di sentire se il sapore che avevo in testa corrispondesse....... l'ho fatto subito
BONET ALLE NOCCIOLE
(da Sale e Pepe)
5 dl latte intero
100 gr nocciola Tonda Gentile delle Langhe (tostate)
150 gr zucchero
3 cucchiai caffè ristretto
3 cucchiai Rhum
60 gr amaretti secchi
4 uova
2 tuorli
preparare il caramello con 50 gr di zucchero e un goccio d'acqua.
Una volta pronto, caramellare uno stampo da plumcake da 1 litro e lasciar raffreddare.
Tritare finemente le nocciole tostate con un cucchiaio di zucchero, fino quasi a farle diventare pasta, facendo però attenzione che non si surriscaldino troppo.
Pestare bene gli amaretti fino a ridurli in polvere, abbastanza fine, non devono esserci pezzi più grossi.
Portare il latte a ebollizione, una volta caldo, versarvi il restante zucchero e mescolare affinchè si sciolga completamente.
In una ciotola sbattere le uova e i tuorli senza incorporare aria, aggiungere gli amaretti, le nocciole tritate, il caffè molto ristretto e il liquore.
Mescolare bene con la frusta in modo che tutto sia ben omogeneo, e che le nocciole si siano ben sciolte e amalgamate.
Versare il latte caldo sul composto e trasferirlo nello stampo caramellato ormai freddo.
Cuocere a bagnomaria a 170° controllando che l'acqua del bagno non vada mai in ebollizione.
Col mio forno ci sono voluti poco pià di 50 minuti. E' pronto quando è resistente al tatto.
Toglierlo dal forno e lasciarlo raffreddare nel suo bagnomaria, quindi passare in frigorifero fino al momento di servire.
Meglio farlo un giorno prima...
beh è stata una piacevole scoperta, molto più cremoso di un normale budino o di una bavarese, una sensazione morbida e voluttuosa che mi ha davvero catturato, nonostante gli amaretti, che devo dire non coprono affatto il sapore prevalente delle nocciole.
Un dolce da rifare e rifare, e rifare......
sfogliando sfogliando arrivo alla foto di un dolce. Mi ha subito intrigato....leggo gli ingredienti e vedo gli amaretti, per cui ho pensato, no, non fa per me....ma non ne ero del tutto sicura, la foto aveva acceso i sensori nella mia testa, per cui mi son detta che forse avrei dovuto dare una possibilità anche agli amaretti, in fondo si fanno tanti cambiamenti nella vita che hai visto mai che mi possano piacere anche i dolci con gli amaretti....
Ho comprato la rivista. Non ho aspettato, ero troppo curiosa di sentire se il sapore che avevo in testa corrispondesse....... l'ho fatto subito
BONET ALLE NOCCIOLE
(da Sale e Pepe)
5 dl latte intero
100 gr nocciola Tonda Gentile delle Langhe (tostate)
150 gr zucchero
3 cucchiai caffè ristretto
3 cucchiai Rhum
60 gr amaretti secchi
4 uova
2 tuorli
preparare il caramello con 50 gr di zucchero e un goccio d'acqua.
Una volta pronto, caramellare uno stampo da plumcake da 1 litro e lasciar raffreddare.
Tritare finemente le nocciole tostate con un cucchiaio di zucchero, fino quasi a farle diventare pasta, facendo però attenzione che non si surriscaldino troppo.
Pestare bene gli amaretti fino a ridurli in polvere, abbastanza fine, non devono esserci pezzi più grossi.
Portare il latte a ebollizione, una volta caldo, versarvi il restante zucchero e mescolare affinchè si sciolga completamente.
In una ciotola sbattere le uova e i tuorli senza incorporare aria, aggiungere gli amaretti, le nocciole tritate, il caffè molto ristretto e il liquore.
Mescolare bene con la frusta in modo che tutto sia ben omogeneo, e che le nocciole si siano ben sciolte e amalgamate.
Versare il latte caldo sul composto e trasferirlo nello stampo caramellato ormai freddo.
Cuocere a bagnomaria a 170° controllando che l'acqua del bagno non vada mai in ebollizione.
Col mio forno ci sono voluti poco pià di 50 minuti. E' pronto quando è resistente al tatto.
Toglierlo dal forno e lasciarlo raffreddare nel suo bagnomaria, quindi passare in frigorifero fino al momento di servire.
Meglio farlo un giorno prima...
beh è stata una piacevole scoperta, molto più cremoso di un normale budino o di una bavarese, una sensazione morbida e voluttuosa che mi ha davvero catturato, nonostante gli amaretti, che devo dire non coprono affatto il sapore prevalente delle nocciole.
Un dolce da rifare e rifare, e rifare......
dolci al cucchiaio
dolci e dessert
un dolce molto amato a casa mia...
è questa bavarese in crosta di cioccolato. Una vecchissima ricetta tratta da non ricordo più che rivista di cucina, l'avevo fatta come ripiego e invece è diventata il dolce più richiesto e amato dalle mie figlie, tanto che la grande, Serena, l'ha voluta come torta di compleanno.....
è una bavarese che si presta a molteplici variazioni, con il cioccolato bianco, all'arancia e Grand Marnier, al caffè......un dolce facile e veloce da realizzare, che offre molte possibilità di far volare la fantasia..
io purtroppo non ho tanta manualità e la perfezione non è del mio mondo , per cui le righe sono stortignaccole, volutamente arzigogolate per mascherare la mia manifesta incapacità di usare come si deve la sac à poche..
la foto poi, non è quel che si dice una bella foto, ma rende l'idea....
dunque la ricetta:
BAVARESE IN CROSTA DI CIOCCOLATO
per la crosta:
4 dl. latte fresco intero
è una bavarese che si presta a molteplici variazioni, con il cioccolato bianco, all'arancia e Grand Marnier, al caffè......un dolce facile e veloce da realizzare, che offre molte possibilità di far volare la fantasia..
io purtroppo non ho tanta manualità e la perfezione non è del mio mondo , per cui le righe sono stortignaccole, volutamente arzigogolate per mascherare la mia manifesta incapacità di usare come si deve la sac à poche..
la foto poi, non è quel che si dice una bella foto, ma rende l'idea....
dunque la ricetta:
BAVARESE IN CROSTA DI CIOCCOLATO
per la crosta:
300 gr biscotti wafer al cioccolato ( uso i Loacker
ciocco in quadretti che hanno anche la cialda al cioccolato)
70 gr burro
per la bavarese:
4 dl. latte fresco intero
2 dl. panna fresca
6 tuorli
150 gr zucchero
6 tuorli
150 gr zucchero
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
8 gr colla di pesce
8 gr colla di pesce
per guarnire:
2 cestini di lamponi (o di fragole)
50 gr cioccolato fondente
1 pizzico di sale
1 pizzico di sale
Preparazione:
Fondere e il burro e
lasciarlo intiepidire. Mettere i wafer nel mixer, dare una tritata veloce, quindi versare il burro fuso a filo, mentre il mixer è in azione al minimo.
Tritare il tutto per
ottenere un composto abbastanza omogeneo ma non troppo liscio.
Trasferirlo in uno stampo a cerniera da 24 cm. il cui fondo andrà rivestito di carta da cucina
bagnata e strizzata, distribuirlo sul fondo facendolo un risalire un po' sui bordi, in modo da formare un guscio, compattarlo
ben bene e porlo a rassodare in frigorifero.
Nel frattempo preparare la crema inglese:
mettere i tuorli con lo zucchero e un pizzico di sale in una bastardella e montarli a crema con la frusta elettrica fino a farli diventare belli bianchi e spumosi.
Nel frattempo preparare la crema inglese:
mettere i tuorli con lo zucchero e un pizzico di sale in una bastardella e montarli a crema con la frusta elettrica fino a farli diventare belli bianchi e spumosi.
Mettere a bagno in acqua fredda la colla di
pesce.
A parte scaldare il latte con la panna e l'essenza di vaniglia, versarlo poi a filo sui tuorli e trasferire il tutto in un pentolino su fuoco dolce e cuocere la crema finchè velerà il cucchiaio.
A parte scaldare il latte con la panna e l'essenza di vaniglia, versarlo poi a filo sui tuorli e trasferire il tutto in un pentolino su fuoco dolce e cuocere la crema finchè velerà il cucchiaio.
Questo è un passaggio delicato perchè se si scalda
troppo il composto impazzisce, meglio se si usa un termometro da cucina portando la crema sugli 85°.
A questo punto unire la colla di pesce
ben strizzata, mescolare per farla sciogliere completamente, togliere dal fuoco, versarla in una ciotola filtrandola e lasciarla raffreddare mescolando ogni tanto perchè non rapprenda, (per fare più presto si
può mettere a bagno la ciotola in acqua fredda e ghiaccio avendo cura
di mescolare spesso).
Riprendere la crosta di cioccolato che ormai sarà solidificata, tagliare i lamponi a metà ( o le fragole a pezzettoni ) conservandone qualcuno per la guarnizione, spargerle sul fondo della crosta, per non spostare troppo i lamponi, versare a cucchiaiate metà della crema inglese fredda e rimettere in frigorifero a solidificare. Non ci vorrà molto...
Appena ciò è avvenuto, unire delicatamente il resto della crema a coprire completamente la frutta, la superficie dovrà essere completamene liscia, e rimettere in frigo.
Al momento di servire, fondere il cioccolato e quando è appena tiepido metterlo in una sac à poche e con la bocchetta a foro piccolo tracciare delle righe di cioccolato sulla torta a formare un reticolo, guarnire con i lamponi (o le fragole tenute da parte) e foglioline di menta.
Riprendere la crosta di cioccolato che ormai sarà solidificata, tagliare i lamponi a metà ( o le fragole a pezzettoni ) conservandone qualcuno per la guarnizione, spargerle sul fondo della crosta, per non spostare troppo i lamponi, versare a cucchiaiate metà della crema inglese fredda e rimettere in frigorifero a solidificare. Non ci vorrà molto...
Appena ciò è avvenuto, unire delicatamente il resto della crema a coprire completamente la frutta, la superficie dovrà essere completamene liscia, e rimettere in frigo.
Al momento di servire, fondere il cioccolato e quando è appena tiepido metterlo in una sac à poche e con la bocchetta a foro piccolo tracciare delle righe di cioccolato sulla torta a formare un reticolo, guarnire con i lamponi (o le fragole tenute da parte) e foglioline di menta.
memorie
Sarò strana, ma dell'autunno mi piacciono solo i colori.
Sarà che prelude al buio e al freddo dell'inverno, così lungo qui.....
no, non mi piace....la vita della natura rallenta, si prepara alla quiescenza, gli alberi intristiscono e pian piano restano spogli regalandomi solo malinconia...
ci sono momenti invece in cui ripenso con nostalgia agli autunni in campagna, nel mio Friuli, con le pannocchie appese fuori, sul muro della vecchia stalla, la nebbia sottile che imperla di gocce impalpabili gli arbusti, il profumo del legno bagnato, e le castagne che mio nonno cuoceva sul fuoco del fogolar e il vino nuovo nel bicchiere....
vivere in una grande città ti priva di ritmi lenti, di certe atmosfere rarefatte, della possibilità di vivere questa stagione cogliendone la poesia....
Autunno
Sarò strana, ma dell'autunno mi piacciono solo i colori.
Sarà che prelude al buio e al freddo dell'inverno, così lungo qui.....
no, non mi piace....la vita della natura rallenta, si prepara alla quiescenza, gli alberi intristiscono e pian piano restano spogli regalandomi solo malinconia...
ci sono momenti invece in cui ripenso con nostalgia agli autunni in campagna, nel mio Friuli, con le pannocchie appese fuori, sul muro della vecchia stalla, la nebbia sottile che imperla di gocce impalpabili gli arbusti, il profumo del legno bagnato, e le castagne che mio nonno cuoceva sul fuoco del fogolar e il vino nuovo nel bicchiere....
vivere in una grande città ti priva di ritmi lenti, di certe atmosfere rarefatte, della possibilità di vivere questa stagione cogliendone la poesia....
memorie
Memorie con uso di cucina...
potrebbe essere questo il motivo per cui mi affaccio anch'io nel mondo dei
blogger.
Non si sentiva di certo il bisogno di un ennesimo blog di cucina
e sono stata parecchio indecisa se avviarlo o no, pensavo di non avere nulla di
nuovo da raccontare, da condividere.
Ma ora qualcosa è cambiato. La famiglia si allargherà, mia figlia
diventerà mamma a primavera, e questo, oltre a riempirmi di gioia perchè arriva
un altro nipotino, mi ha fatto pensare che forse tenere una specie di
diario sulle cose, sulle memorie, sulle mie ricette, potrebbe essere un modo di raccoglierle e conservarle per loro, i miei nipoti.
Quindi eccomi qui, ad iniziare questo percorso…
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