MTC
Mtc S-cool
primi
Mezzi ziti con carciofi pancetta e olive taggiasche per Mtc s-cool
Vi ho parlato QUI della seconda lezione sulla pasta della MTC S - Cool.
Se avete letto, sapete che la prima prova obbligatoria consisteva nella preparazione della classica pasta cacio e pepe.
E' stata prevista anche una prova creativa, da fare osservando sempre e comunque le regole della mantecatura e io ho optato per una pasta liscia che amo sempre molto, i mezzi ziti. Mantecarla è stato facile, il difficile è stato fare le foto velocemente perchè assorbiva il condimento a vista d'occhio...vabbè. Spero si capisca lo stesso.
Vi riporto qui le regole per una perfetta mantecatura, lezione magistrale di Greta De Meo a cui sarò eternamente grata, prima per l'affumicatura casalinga e ora per la pasta. Credo che non potrò più mangiare un piatto di pasta, ovunque, senza giudicare la mantecatura.
"Partiamo proprio dalla base e quindi dalla pasta. Bollitela in abbondante acqua salata e scolatela molto al dente che vuol dire 4/5 minuti prima che sia cotta alla perfezione.
Cercate di scolare la pasta con un ragno o con un mestolo forato nel caso di pasta corta, con le pinze in caso di pasta lunga, direttamente nella padella, senza spostarvi dai fornelli. Il fuoco delle essere allegro, cioè medio alto. A questo punto, aiutati dall’umidità del sugo e dall’acqua che la pasta così scolata avrà trattenuto, si comincia! No panic e non abbassate mai la fiamma!
Le tecniche sono due, che io alterno sempre: la prima è una rotazione della padella in senso antiorario ( orario per i mancini ) senza staccarla dal fornello. Posizionare le pinze ( o il forchettone ) al centro della padella e cominciate a far roteare la padella in modo che la pasta contenuta giri intorno al perno centrale. Controllate l’umidità per i primi tre minuti, la pasta non deve galleggiare nel liquido, ma neanche asciugarsi troppo. Vedrete che a questo punto amido acqua e grasso si staranno già emulsionando dando vita ad una cremina fantastica.
Siamo quasi al momento del salto, indispensabile alla fine del processo per legare condimento e pasta. Solo un minuto prima della fine della cottura (assaggiate sempre! ) regolate il condimento, aggiungete se serve un filo d’olio a crudo, mezzo mestolo d’acqua, quindi inclinate la padella in avanti e con un movimento rotatorio del polso dal basso verso l’alto fate saltare la pasta in padella facendo leva sul bordo. Attenzione alla forza che imprimerete durante il movimento perché la pasta torna indietro!
Se non siete a vostro agio con il salto c’è un trucchetto per farlo senza alzare la padella dal fornello, spingete la pasta verso la testa della padella, quindi con un movimento secco, deciso all’indietro fatela riavvolgere su se stessa. Il risultato è lo stesso, farete solo più rumore nel caso di fornello a gas, un sacco di beep con il fornello a induzione
Pasta senza glutine? nessun problema! le tecniche sono le stesse, anzi: in fase di salto finale, vi aiuterà moltissimo quel filino di olio a crudo che menzionavo più su, proprio perchè saltando la pasta con acqua e grasso si creerà l’emulsione che legherà insieme pasta e sugo.
attenzione alla cottura del pesce! qualsiasi pesce abbiate deciso di utilizzare (compresi molluschi e conchiglie),inseritelo nella padella con la pasta solo a fuoco spento! Sempre fuori dal fuoco, saltate ancora per qualche secondo e servite"
Mezzi ziti con carciofi pancetta e olive taggiasche
per 2 persone di buon appetito
200/220 g di pasta mezzi ziti
4 carciofi
100 g di pancetta dolce a cubetti
olive taggiasche denocciolate q.b.(a piacere)
1 spicchio d'aglio
poco vino bianco
rametti di timo
poco peperoncino (facoltativo)
poco limone
olio e.v. d'oliva
sale, pepe
Mondate i carciofi in modo da eliminare tutte le foglie più coriacee, arrivando quasi al cuore, tagliate la parte superiore, divideteli a metà ed eliminate l'eventuale fieno con uno spelucchino, ora tagliateli a spicchietti e tuffateli immediatemente in acqua cidulata con il limone.
In una larga padella, dove poi dovrete mantecare la pasta, scaldate un goccio d'olio, unite lo spicchio d'aglio e fatelo imbiondire, nel frattempo scolate i carciofi e asciugateli in un telo pulito, quindi aggiungeteli nella padella e lasciateli insaporire bene, profumate con un paio di rametti di timo, salate, pepate e aggiungete poca acqua calda. Fateli cuocere ma lasciateli ancora leggermente indietro, poi toglieteli dalla padella. Eliminate anche l'aglio.
Dopo aver tolto i carciofi, nella stessa padella fate rosolare la pancetta nel condimento rimasto, lasciatecela qualche minuto e poi sfumatela con un goccio di vino bianco, unite le olive e fate insaporire tutto.Tenete in caldo e riaccendete il fuoco non appena la pasta è al punto giusto.
Cuocete la pasta e, con l'aiuto di un mestolo ragno, toglietela 4 o 5 minuti prima che sia davvero cotta e mettetela man mano nella padella con pancetta e olive, unite un poco della sua acqua di cottura ed iniziate a mantecare come descritto nelle istruzioni di Greta che ho riportato sopra. Inizierà a formarsi l'emulsione e a questo punto unite anche i carciofi e continuate la mantecatura aggiungendo dell'altra acqua di cottura se serve (occhio a non sballare con la quantità in rapporto alla cottura della pasta) fino a perfetta cottura al dente della pasta e conseguente legatura col condimento.
Servite subito.
Se avete letto, sapete che la prima prova obbligatoria consisteva nella preparazione della classica pasta cacio e pepe.
E' stata prevista anche una prova creativa, da fare osservando sempre e comunque le regole della mantecatura e io ho optato per una pasta liscia che amo sempre molto, i mezzi ziti. Mantecarla è stato facile, il difficile è stato fare le foto velocemente perchè assorbiva il condimento a vista d'occhio...vabbè. Spero si capisca lo stesso.
Vi riporto qui le regole per una perfetta mantecatura, lezione magistrale di Greta De Meo a cui sarò eternamente grata, prima per l'affumicatura casalinga e ora per la pasta. Credo che non potrò più mangiare un piatto di pasta, ovunque, senza giudicare la mantecatura.
"Partiamo proprio dalla base e quindi dalla pasta. Bollitela in abbondante acqua salata e scolatela molto al dente che vuol dire 4/5 minuti prima che sia cotta alla perfezione.
Cercate di scolare la pasta con un ragno o con un mestolo forato nel caso di pasta corta, con le pinze in caso di pasta lunga, direttamente nella padella, senza spostarvi dai fornelli. Il fuoco delle essere allegro, cioè medio alto. A questo punto, aiutati dall’umidità del sugo e dall’acqua che la pasta così scolata avrà trattenuto, si comincia! No panic e non abbassate mai la fiamma!
Le tecniche sono due, che io alterno sempre: la prima è una rotazione della padella in senso antiorario ( orario per i mancini ) senza staccarla dal fornello. Posizionare le pinze ( o il forchettone ) al centro della padella e cominciate a far roteare la padella in modo che la pasta contenuta giri intorno al perno centrale. Controllate l’umidità per i primi tre minuti, la pasta non deve galleggiare nel liquido, ma neanche asciugarsi troppo. Vedrete che a questo punto amido acqua e grasso si staranno già emulsionando dando vita ad una cremina fantastica.
Siamo quasi al momento del salto, indispensabile alla fine del processo per legare condimento e pasta. Solo un minuto prima della fine della cottura (assaggiate sempre! ) regolate il condimento, aggiungete se serve un filo d’olio a crudo, mezzo mestolo d’acqua, quindi inclinate la padella in avanti e con un movimento rotatorio del polso dal basso verso l’alto fate saltare la pasta in padella facendo leva sul bordo. Attenzione alla forza che imprimerete durante il movimento perché la pasta torna indietro!
Se non siete a vostro agio con il salto c’è un trucchetto per farlo senza alzare la padella dal fornello, spingete la pasta verso la testa della padella, quindi con un movimento secco, deciso all’indietro fatela riavvolgere su se stessa. Il risultato è lo stesso, farete solo più rumore nel caso di fornello a gas, un sacco di beep con il fornello a induzione
Pasta senza glutine? nessun problema! le tecniche sono le stesse, anzi: in fase di salto finale, vi aiuterà moltissimo quel filino di olio a crudo che menzionavo più su, proprio perchè saltando la pasta con acqua e grasso si creerà l’emulsione che legherà insieme pasta e sugo.
attenzione alla cottura del pesce! qualsiasi pesce abbiate deciso di utilizzare (compresi molluschi e conchiglie),inseritelo nella padella con la pasta solo a fuoco spento! Sempre fuori dal fuoco, saltate ancora per qualche secondo e servite"
Mezzi ziti con carciofi pancetta e olive taggiasche
per 2 persone di buon appetito
200/220 g di pasta mezzi ziti
4 carciofi
100 g di pancetta dolce a cubetti
olive taggiasche denocciolate q.b.(a piacere)
1 spicchio d'aglio
poco vino bianco
rametti di timo
poco peperoncino (facoltativo)
poco limone
olio e.v. d'oliva
sale, pepe
Mondate i carciofi in modo da eliminare tutte le foglie più coriacee, arrivando quasi al cuore, tagliate la parte superiore, divideteli a metà ed eliminate l'eventuale fieno con uno spelucchino, ora tagliateli a spicchietti e tuffateli immediatemente in acqua cidulata con il limone.
In una larga padella, dove poi dovrete mantecare la pasta, scaldate un goccio d'olio, unite lo spicchio d'aglio e fatelo imbiondire, nel frattempo scolate i carciofi e asciugateli in un telo pulito, quindi aggiungeteli nella padella e lasciateli insaporire bene, profumate con un paio di rametti di timo, salate, pepate e aggiungete poca acqua calda. Fateli cuocere ma lasciateli ancora leggermente indietro, poi toglieteli dalla padella. Eliminate anche l'aglio.
Dopo aver tolto i carciofi, nella stessa padella fate rosolare la pancetta nel condimento rimasto, lasciatecela qualche minuto e poi sfumatela con un goccio di vino bianco, unite le olive e fate insaporire tutto.Tenete in caldo e riaccendete il fuoco non appena la pasta è al punto giusto.
Cuocete la pasta e, con l'aiuto di un mestolo ragno, toglietela 4 o 5 minuti prima che sia davvero cotta e mettetela man mano nella padella con pancetta e olive, unite un poco della sua acqua di cottura ed iniziate a mantecare come descritto nelle istruzioni di Greta che ho riportato sopra. Inizierà a formarsi l'emulsione e a questo punto unite anche i carciofi e continuate la mantecatura aggiungendo dell'altra acqua di cottura se serve (occhio a non sballare con la quantità in rapporto alla cottura della pasta) fino a perfetta cottura al dente della pasta e conseguente legatura col condimento.
Servite subito.
MTC
Mtc S-cool
primi
La cacio e pepe per Mtc S-Cool
E siamo arrivati alla seconda lezione della Mtc S-Cool, la scuola di cucina online più faiga di tutto il web. Ne faccio parte, fortunella me, anche come allieva e ne sento tutta l'importanza perchè ancora una volta ho imparato qualcosa.
Stavolta parliamo di pastasciutta.
Noi italiani possiamo dire che la pasta ce l'abbiamo nel DNA, normale saperla cucinare, lo abbiamo sempre visto fare da nonne, zie, mamme, e che ci vuole?
Ci vuole un gran polso direi di primo acchito, ma ci vuole anche molto altro, per esempio la mantecatura. Siamo sicuri di saperla fare bene? Non basta scolare la pasta, mescolarla al sugo e farla saltare un attimo. Facendo così avremo un buon piatto di pasta ma non un ottimo piatto di pasta.
Questa volta la prova verteva sulla preparazione di un nostro classico nazionale, amatissimo in ogni dove. Gli spaghetti cacio e pepe.
Che sembra un piatto di una facilità estrema, e invece nasconde insidie che possono far fallire anche il più esperto degli chef.
Per me è stato anche un battesimo, non l'avevo mai preparata prima d'ora. Non vado pazza per il pecorino in genere, come si conviene a una friul-lombarda abituata al parmigiano e ai formaggi teneri o semi stagionati. Per cui una sfida nella sfida. Posso dire di non aver avuto grosse difficoltà, ma soltanto perchè Greta De Meo è una insegnante eccezionale e seguendo le sue istruzioni, organizzandomi tutto prima (anche per le foto che vanno fatte alla Speedy Gonzales perchè la cacio e pepe non aspetta) ho lavorato in scioltezza e divertendomi pure molto.
Praticamente mi è talmente piaciuta che sono entrata nel tunnel della cacio e pepe e della mantecatura della pasta, qualunque sia il sugo o il condimento previsto.
Vi riporto le istruzioni di Greta, talmente perfette che non si può sbagliare. Provare per credere.
"La pasta deve essere di ottima qualità, la cacio e pepe chiama gli spaghetti, possibilmente grossi. Altri formati adatti ad accogliere questo sugo sono i rigatoni o le mezze maniche.
La pasta va cotta
in abbondante acqua poco salata, se normalmente la grammatura di sale per litro
d’acqua sarebbe tra gli 8 e i 10 gr, per la cacio e pepe calcoliamo 4 massimo 5
gr di sale per litro d’acqua, misurateli.
Il pecorino deve
essere rigorosamente romano e stagionato, almeno 12 mesi, uno degli errori piu
frequenti è l’uso di formaggi e pecorini poco stagionati che non reggono le
temperature. Il pecorino va lavorato a temperatura
ambiente, assicuratevi di tirarlo fuori dal frigorifero per tempo, gli sbalzi
di temperatura sono un altro errore da evitare
Il calore deve
sciogliere il formaggio poco alla volta, grattugiarlo finemente aiuterà a
scioglierlo completamente ed eviterà grumi di formaggio non sciolto. Vi servirà
una frusta e un mestolo ed una bastardella d’acciaio, lavorate il formaggio
fino a renderlo una crema aggiungendo poca acqua per volta, e attenzione, questo è un momento molto delicato continuate a mescolare e tenete
in caldo. Questa operazione va fatta assolutamente al momento, non è possibile
preparare prima la crema e lasciarla in attesa, si separerà e il grasso
affiorerà in superficie, la cacio e pepe è la regina delle paste espresse.
Il pepe in questione è
sicuramente quello nero, scegliete un pepe buono, evitate i confezionati da
grande distribuzione, sono spezie veramente molto vecchie che hanno perso quasi
tutti i loro profumi originari, concedetevi un pepe buono. Il pepe va pestato al momento, possibilmente a mortaio,
ma va bene anche un macina pepe, la cosa importante è non macinarlo troppo
sottile, la cacio e pepe chiama un pepe grossolano. La quantità di pepe non può
essere calcolata perché ogni spezia ha la propria forza, calcolate comunque che
il pepe è uno dei protagonisti, due granelli non bastano per intenderci.
Se vi accorgete di avere un pepe con poco profumo tostatelo velocemente in una padella senza grassi, occhio però a non fargli prendere troppo calore"
E la mia eccola qui:
Spaghetti quadrati cacio e pepe
per 4 persone
400 g di spaghetti quadrati
120 g di pecorino stagionato grattugiato fino
Pepe nero
Lessate la pasta in
abbondante acqua poco salata. Mentre la pasta cuoce sciogliete il formaggio in
una ciotola aiutandovi con una frusta, aggiungendo poca acqua per volta, fino ad
ottenere una crema, tenete in caldo.
Tirate su la pasta
3 minuti prima del punto di dente e continuate la cottura nella padella con un
filo d’olio, il pepe e abbastanza acqua per permettere la cottura. Fate
riprendere calore sempre mescolando e agitando la pasta nell padella così da
creare un’emulsione tra amidi e grasso, continuate fino ad arrivare a cottura.
Fuori dal fuoco e lontano dal fornello caldo aggiungete velocemente la crema di
pecorino, saltate la pasta velocemente e servite fumante.
Aggiungete un altro pizzico di pepe sul piatto prima di servire
Stavolta parliamo di pastasciutta.
Noi italiani possiamo dire che la pasta ce l'abbiamo nel DNA, normale saperla cucinare, lo abbiamo sempre visto fare da nonne, zie, mamme, e che ci vuole?
Ci vuole un gran polso direi di primo acchito, ma ci vuole anche molto altro, per esempio la mantecatura. Siamo sicuri di saperla fare bene? Non basta scolare la pasta, mescolarla al sugo e farla saltare un attimo. Facendo così avremo un buon piatto di pasta ma non un ottimo piatto di pasta.
Questa volta la prova verteva sulla preparazione di un nostro classico nazionale, amatissimo in ogni dove. Gli spaghetti cacio e pepe.
Che sembra un piatto di una facilità estrema, e invece nasconde insidie che possono far fallire anche il più esperto degli chef.
Per me è stato anche un battesimo, non l'avevo mai preparata prima d'ora. Non vado pazza per il pecorino in genere, come si conviene a una friul-lombarda abituata al parmigiano e ai formaggi teneri o semi stagionati. Per cui una sfida nella sfida. Posso dire di non aver avuto grosse difficoltà, ma soltanto perchè Greta De Meo è una insegnante eccezionale e seguendo le sue istruzioni, organizzandomi tutto prima (anche per le foto che vanno fatte alla Speedy Gonzales perchè la cacio e pepe non aspetta) ho lavorato in scioltezza e divertendomi pure molto.
Praticamente mi è talmente piaciuta che sono entrata nel tunnel della cacio e pepe e della mantecatura della pasta, qualunque sia il sugo o il condimento previsto.
Vi riporto le istruzioni di Greta, talmente perfette che non si può sbagliare. Provare per credere.
"La pasta deve essere di ottima qualità, la cacio e pepe chiama gli spaghetti, possibilmente grossi. Altri formati adatti ad accogliere questo sugo sono i rigatoni o le mezze maniche.
Se vi accorgete di avere un pepe con poco profumo tostatelo velocemente in una padella senza grassi, occhio però a non fargli prendere troppo calore"
Spaghetti quadrati cacio e pepe
per 4 persone
400 g di spaghetti quadrati
120 g di pecorino stagionato grattugiato fino
Pepe nero
Aggiungete un altro pizzico di pepe sul piatto prima di servire
dolci al cucchiaio
dolci e dessert
Crème brulée ai marroni
Un pomeriggio grigio e piovoso, la voglia di starsene semplicemente sul divano sotto un plaid morbido e caldo con un libro e il gatto acciambellato accanto che ronfa beato, lasciando novembre fuori dalla finestra con il rumore ovattato di qualche auto che passa lontano. Direi una giornata perfetta, oziosa e rilassante. Poi una voce dal fondo dell'altra stanza reclama: non c'è niente di buono da mangiare oggi? E' domenica!
Eh già, è domenica. A volte mi dico che forse li ho abituati troppo bene.
Potevo non avere un dessert per la domenica? No.
Allora esco dal plaid, Golia apre gli occhi, solleva la testa e mi guarda assonnato poi, appurato che non è successo niente, torna a ronfare tranquillamente mentre io vado in cucina. Sospiro, prendo lo zucchero e accendo il cannello.
Crème brulée ai marroni
400 ml di panna liquida fresca
5 tuorli
60 g di zucchero di canna chiaro
120 g di crema di marroni
1 cucchiaio di scorza d'arancia non trattata, grattugiata
1 cucchiaio abbondante di Cognac
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
per completare:
poco zucchero di canna (o semolato)
qualche marron glacé
qualche fogliolina di menta candita
qualche violetta candita
Scaldate il forno a 150° ventilato.
Mettete a scaldare la panna, dovrà essere calda ma non arrivare al bollore.
Con una frusta a mano in una ciotola montate i tuorli con lo zucchero fino a quando saranno spumosi e ben amalgamati, poi aggiungete la panna calda a filo, lentamente, sempre mescolando con la frusta. Unite la crema di marroni, la scorza d'arancia e la vaniglia, mescolate bene e lasciate intiepidire, poi aggiungete anche il Cognac e mescolate bene di nuovo.
Dividete il composto nei ramequin. Dovrebbero venirne 6 non troppo pieni. Io li ho riempiti un po' di più e alla fine erano 5. Posizionateli in una teglia profonda, una lasagnera va benissimo, e aggiungete acqua fredda fino ad arrivare a metà dell'altezza della crema. Lasciate riposare qualche minuto, poi eliminate il grosso della schiuma che si sarà formata, mescolate ogni ramequin in modo che il composto non si divida e infornate.
Cuocete per circa 50 o 60 minuti. Sarà pronto quando al tatto la crema sarà consistente anche se tremolante al centro. Si rassoderà raffreddando.
Togliete dal forno e lasciate raffreddare tutto nell'acqua del bagnomaria, poi coprite ogni ramequin con la pellicola e mettete in frigorifero.
Al momento di servire, spolverate la superficie con dello zucchero di canna, ma va bene anche quello semolato, e caramellatelo con l'apposito cannello.
Decorate con marron glacés e violette candite.
Ce lo siamo mangiato in silenzio, guardando fuori dalla finestra. Le foglie portate dal vento cadevano nel giardino e alla fine una coperta multicolore si confondeva con il verde dell'erba. Cornacchie e gazze pascolavano in cerca di cibo, e io pensavo che lunedì stava per arrivare...
Eh già, è domenica. A volte mi dico che forse li ho abituati troppo bene.
Potevo non avere un dessert per la domenica? No.
Allora esco dal plaid, Golia apre gli occhi, solleva la testa e mi guarda assonnato poi, appurato che non è successo niente, torna a ronfare tranquillamente mentre io vado in cucina. Sospiro, prendo lo zucchero e accendo il cannello.
Crème brulée ai marroni
400 ml di panna liquida fresca
5 tuorli
60 g di zucchero di canna chiaro
120 g di crema di marroni
1 cucchiaio di scorza d'arancia non trattata, grattugiata
1 cucchiaio abbondante di Cognac
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
per completare:
poco zucchero di canna (o semolato)
qualche marron glacé
qualche fogliolina di menta candita
qualche violetta candita
Scaldate il forno a 150° ventilato.
Mettete a scaldare la panna, dovrà essere calda ma non arrivare al bollore.
Con una frusta a mano in una ciotola montate i tuorli con lo zucchero fino a quando saranno spumosi e ben amalgamati, poi aggiungete la panna calda a filo, lentamente, sempre mescolando con la frusta. Unite la crema di marroni, la scorza d'arancia e la vaniglia, mescolate bene e lasciate intiepidire, poi aggiungete anche il Cognac e mescolate bene di nuovo.
Dividete il composto nei ramequin. Dovrebbero venirne 6 non troppo pieni. Io li ho riempiti un po' di più e alla fine erano 5. Posizionateli in una teglia profonda, una lasagnera va benissimo, e aggiungete acqua fredda fino ad arrivare a metà dell'altezza della crema. Lasciate riposare qualche minuto, poi eliminate il grosso della schiuma che si sarà formata, mescolate ogni ramequin in modo che il composto non si divida e infornate.
Cuocete per circa 50 o 60 minuti. Sarà pronto quando al tatto la crema sarà consistente anche se tremolante al centro. Si rassoderà raffreddando.
Togliete dal forno e lasciate raffreddare tutto nell'acqua del bagnomaria, poi coprite ogni ramequin con la pellicola e mettete in frigorifero.
Al momento di servire, spolverate la superficie con dello zucchero di canna, ma va bene anche quello semolato, e caramellatelo con l'apposito cannello.
Decorate con marron glacés e violette candite.
Ce lo siamo mangiato in silenzio, guardando fuori dalla finestra. Le foglie portate dal vento cadevano nel giardino e alla fine una coperta multicolore si confondeva con il verde dell'erba. Cornacchie e gazze pascolavano in cerca di cibo, e io pensavo che lunedì stava per arrivare...
antipasti
pesce
secondi
Ceviche nikkei
Anche questa è una ricetta che ho fatto qualche tempo fa, quando faceva ancora caldo, ma che merita di essere pubblicata anche se siamo a novembre. La scrivo a futura memoria perchè se non la metto nel blog va a finire che col tempo mi dimentico e invece voglio proprio condividerla perchè ne vale davvero la pena.
Ormai è arcinoto che raccatto ricette in ogni dove, dal parrucchiere, in edicola, e al supermercato. Questa l'ho vista e presa sulla rivista mensile Da noi, che Esselunga dà in omaggio. Non è malaccio, ha ricette per tutti i gusti, e ogni tanto qualche exploit che riesco a cogliere. Questo ceviche è uno di quelli.
Ceviche nikkei
(liberamente tratta da Da Noi di Esselunga)
per 4 o 6 persone
1 piccolo polpo
250 g di code di gamberi
100 g di filetto di tonno fresco
mezzo mango
1 cetriolo
1 cipollotto fresco
1 ciuffo di coriandolo o prezzemolo
semi di sesamo nero
per il condimento:
2 cucchiai di olio di sesamo
4 lime, il succo
1/4 di peperoncino rosso tritato o a filetti sottilissimi
3 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di zucchero
Per prima cosa abbattete il filetto di tonno in congelatore per almeno 96 ore.
Poi lasciatelo scongelare in frigorifero o, se l'avete, nell' abbattitore.
Preparate la salsa. In una ciotola fate sciogliere lo zucchero nella salsa di soia leggermente intiepidita, unite il succo dei lime, l'olio di sesamo, il peperoncino tritato molto fine o fatto a filetti sottilissimi, mescolate e tenete da parte.
In un padellino tostate velocemente i semi di sesamo nero.
Pulite il cetriolo, tagliatelo a metà per il lungo e ogni metà a lunghi bastoncini, eliminate la parte centrale coi semi e riducete a pezzetti la parte bianca rimasta. Mettete tutto in una capiente ciotola, unite anche il cipollotto affettato, il ciuffo di coriandolo o prezzemolo tritato, il mango a cubetti.
Una volta scongelato il tonno lavatelo e asciugatelo, tagliatelo a pezzetti piccoli e aggiungeteli nella ciotola.
Cuocete il polpo e lasciatelo intiepidire nella sua acqua, poi eliminate il grosso della pelle e tagliatelo a pezzi, quindi preparate le code di gamberi, eliminate il carapace e il budelletto e passateli velocemente sotto l'acqua fredda. Cuoceteli per pochissimi minuti in acqua già bollente profumata con un poco di vino bianco.
Scolate anche i gamberi e uniteli a tutto il resto.
Condite il tutto con la salsa preparata, aggiungete i semi di sesamo nero e servite tiepido.
Ormai è arcinoto che raccatto ricette in ogni dove, dal parrucchiere, in edicola, e al supermercato. Questa l'ho vista e presa sulla rivista mensile Da noi, che Esselunga dà in omaggio. Non è malaccio, ha ricette per tutti i gusti, e ogni tanto qualche exploit che riesco a cogliere. Questo ceviche è uno di quelli.
Ceviche nikkei
(liberamente tratta da Da Noi di Esselunga)
per 4 o 6 persone
1 piccolo polpo
250 g di code di gamberi
100 g di filetto di tonno fresco
mezzo mango
1 cetriolo
1 cipollotto fresco
1 ciuffo di coriandolo o prezzemolo
semi di sesamo nero
per il condimento:
2 cucchiai di olio di sesamo
4 lime, il succo
1/4 di peperoncino rosso tritato o a filetti sottilissimi
3 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di zucchero
Per prima cosa abbattete il filetto di tonno in congelatore per almeno 96 ore.
Poi lasciatelo scongelare in frigorifero o, se l'avete, nell' abbattitore.
Preparate la salsa. In una ciotola fate sciogliere lo zucchero nella salsa di soia leggermente intiepidita, unite il succo dei lime, l'olio di sesamo, il peperoncino tritato molto fine o fatto a filetti sottilissimi, mescolate e tenete da parte.
In un padellino tostate velocemente i semi di sesamo nero.
Pulite il cetriolo, tagliatelo a metà per il lungo e ogni metà a lunghi bastoncini, eliminate la parte centrale coi semi e riducete a pezzetti la parte bianca rimasta. Mettete tutto in una capiente ciotola, unite anche il cipollotto affettato, il ciuffo di coriandolo o prezzemolo tritato, il mango a cubetti.
Una volta scongelato il tonno lavatelo e asciugatelo, tagliatelo a pezzetti piccoli e aggiungeteli nella ciotola.
Cuocete il polpo e lasciatelo intiepidire nella sua acqua, poi eliminate il grosso della pelle e tagliatelo a pezzi, quindi preparate le code di gamberi, eliminate il carapace e il budelletto e passateli velocemente sotto l'acqua fredda. Cuoceteli per pochissimi minuti in acqua già bollente profumata con un poco di vino bianco.
Scolate anche i gamberi e uniteli a tutto il resto.
Condite il tutto con la salsa preparata, aggiungete i semi di sesamo nero e servite tiepido.
antipasti
Il Club del 27
Blinis alle castagne per il Club del 27
l'appuntamento di questo mese del Club del 27 è dedicato alle castagne , un frutto incredibilmente versatile e buono.
In quanto titolare della tessera n. 34 contribuisco con una ricetta che mi è piaciuta molto, preparata tempo fa da Marina per una gara MTChallenge, l'unica mia modifica sono state le noci al posto delle fave di cacao.
Blinis alle castagne, squaquerone e noci
100 g di farina 00
70 g di farina di castagne di buona qualità
2 uova
100 g di latte intero
1 vasetto di yogurt bianco
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale
per la farcitura:
150 g di squaquerone
qualche gheriglio di noce sbriciolato
poco miele di castagno
Dividete i tuorli dagli albumi raccogliendoli in due ciotole.
Mescolate con la frusta i tuorli con yogurt e latte finchè è tutto perfettamente omogeneo. Unite le farine setacciate, il bicarbonato e una presa di sale, alla fine avrete una pastella densa.
Montate gli albumi a neve e aggiungeteli al composto mescolando delicatamente per non farli smontare.
Scaldate una padella da pancakes (quella con gli appositi incavi) appena appena unta di olio, versate un cucchiaio abbondante in ogni incavo e cuocete i blinis da entrambi i lati.
Man mano che son pronti teneteli gli uni sugli altri coperti con un canovaccio.
Tritate grossolanamente le noci.
Servite i blinis come un antipasto, con lo squaquerone, le noci tritate e completate tutto con un filo di miele di castagno.
In quanto titolare della tessera n. 34 contribuisco con una ricetta che mi è piaciuta molto, preparata tempo fa da Marina per una gara MTChallenge, l'unica mia modifica sono state le noci al posto delle fave di cacao.
Blinis alle castagne, squaquerone e noci
100 g di farina 00
70 g di farina di castagne di buona qualità
2 uova
100 g di latte intero
1 vasetto di yogurt bianco
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale
per la farcitura:
150 g di squaquerone
qualche gheriglio di noce sbriciolato
poco miele di castagno
Dividete i tuorli dagli albumi raccogliendoli in due ciotole.
Mescolate con la frusta i tuorli con yogurt e latte finchè è tutto perfettamente omogeneo. Unite le farine setacciate, il bicarbonato e una presa di sale, alla fine avrete una pastella densa.
Montate gli albumi a neve e aggiungeteli al composto mescolando delicatamente per non farli smontare.
Scaldate una padella da pancakes (quella con gli appositi incavi) appena appena unta di olio, versate un cucchiaio abbondante in ogni incavo e cuocete i blinis da entrambi i lati.
Man mano che son pronti teneteli gli uni sugli altri coperti con un canovaccio.
Tritate grossolanamente le noci.
Servite i blinis come un antipasto, con lo squaquerone, le noci tritate e completate tutto con un filo di miele di castagno.
dolci al cioccolato
dolci e dessert
Cioccolato e castagne
Giornata strana questa domenica di quasi autunno.
Una domenica senza gesso, senza tutore, senza costrizioni...finalmente libera! Giro per casa a piedi nudi e il contatto col pavimento mi rassicura anche se il dolore non è scomparso, anzi. Me l'ha detto anche il medico, ci vorrà ancora un po' di pazienza prima che possa tornare alla vera normalità.
In quella piccola stanza del Galeazzi, le sedie allineate lungo pareti dalle finestre opache per metà, il frastuono del traffico fuori, in mezzo a tanta varia umanità sofferente e zoppicante, aspettavo, temevo e recitavo scongiuri silenziosi.
Invece un bel ragazzone alto quasi 2 metri che avrebbe potuto essere mio figlio se non addirittura mio nipote, ortopedico di turno, mi ha gratificato con un bel sorriso e la buona notizia. Può camminare signora! A giudicare dal dolore che ho camminando, non sono proprio sicura che non sentirò un altro crac, ma facciamo che mi fido.
Temperature strane in questi giorni, le mie campanelle blu e certe strane margherite gialle stanno rifiorendo, ingannate dal caldo e dal sole di questo ultimo periodo, mentre castagne e cachi hanno già fatto la loro comparsa. Non mi piace così, voglio le stagioni, sentire il freddo dopo l'estate e godermi i colori delle foglie in autunno, sopportare pazientemente l'inverno sapendo che il premio alla fine sarà la primavera.
Intanto è comunque domenica, e tradizione vuole che ci sia un dolce sulla tavola. Stavolta ha una valenza doppia, pranzo in famiglia e piede quasi risanato! Per una volta non ho esaudito richieste particolari, ho preferito un dolce prettamente autunnale che mi ha folgorato mentre sfogliavo una rivista di cucina francese.
Fondente di cioccolato e farina di castagne
per la torta:
200 g di cioccolato fondente
180 g di burro a temperatura ambiente
150 g di zucchero Muscovado
100 g di farina di castagne di buona qualità
4 uova
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
per completare:
250 ml doppia panna
1 cucchiaio di zucchero a velo
cacao in polvere q.b.
Spezzettate il cioccolato e mettetelo in una ciotola, aggiungete il burro a pezzetti e fate fondere in Microonde abbassando la potenza, oppure a bagnomaria.
Una volta fusi, mescolate fino ad avere una salsa densa e liscia. Tenete da parte.
Scaldate il forno a 180°, ventilato.
In un'altra ciotola separate i tuorli, raccogliete gli albumi e teneteli da parte.
Montate i tuorli con lo zucchero Muscovado fino ad avere un composto liscio, dopodichè unite il burro fuso col cioccolato e mescolate, aggiungete la farina di castagne poca alla volta, l'essenza di vaniglia. Montate a neve gli albumi tenuti da parte e aggiungeteli con pazienza all'impasto mescolando delicatamente per non farli smontare.
Imburrate e spolverate di cacao amaro uno stampo apribile da 20 cm. quindi versate il composto, date una leggera sbattuta allo stampo perchè si assesti bene e mettete in forno già caldo per 30 massimo 32 o 33 minuti. Non di più, deve essere una torta molto umida e fondente.
Quando è pronta, togliete la torta dal forno e lasciatela raffreddare nello stampo, poi sformatela delicatamente sul piatto di servizio.
E' un dolce che potete assaggiare anche tiepido altrimenti dopo sfornato potete lasciarlo in frigorifero per almeno mezza giornata e avrete un dolce un po' più fermo. In entrambi i casi servitelo spolverato abbondantemente col cacao amaro in polvere e con una quenelle di doppia panna, montata con un poco di zucchero a velo.
Un dessert veloce, di quelli che piacciono a me, ottimo risultato con il minimo sforzo, infatti si fa in pochi minuti, e poi tocca resistere alla tentazione di tagliarsene subito una fetta..
Una domenica senza gesso, senza tutore, senza costrizioni...finalmente libera! Giro per casa a piedi nudi e il contatto col pavimento mi rassicura anche se il dolore non è scomparso, anzi. Me l'ha detto anche il medico, ci vorrà ancora un po' di pazienza prima che possa tornare alla vera normalità.
In quella piccola stanza del Galeazzi, le sedie allineate lungo pareti dalle finestre opache per metà, il frastuono del traffico fuori, in mezzo a tanta varia umanità sofferente e zoppicante, aspettavo, temevo e recitavo scongiuri silenziosi.
Invece un bel ragazzone alto quasi 2 metri che avrebbe potuto essere mio figlio se non addirittura mio nipote, ortopedico di turno, mi ha gratificato con un bel sorriso e la buona notizia. Può camminare signora! A giudicare dal dolore che ho camminando, non sono proprio sicura che non sentirò un altro crac, ma facciamo che mi fido.
Temperature strane in questi giorni, le mie campanelle blu e certe strane margherite gialle stanno rifiorendo, ingannate dal caldo e dal sole di questo ultimo periodo, mentre castagne e cachi hanno già fatto la loro comparsa. Non mi piace così, voglio le stagioni, sentire il freddo dopo l'estate e godermi i colori delle foglie in autunno, sopportare pazientemente l'inverno sapendo che il premio alla fine sarà la primavera.
Intanto è comunque domenica, e tradizione vuole che ci sia un dolce sulla tavola. Stavolta ha una valenza doppia, pranzo in famiglia e piede quasi risanato! Per una volta non ho esaudito richieste particolari, ho preferito un dolce prettamente autunnale che mi ha folgorato mentre sfogliavo una rivista di cucina francese.
Fondente di cioccolato e farina di castagne
per la torta:
200 g di cioccolato fondente
180 g di burro a temperatura ambiente
150 g di zucchero Muscovado
100 g di farina di castagne di buona qualità
4 uova
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
per completare:
250 ml doppia panna
1 cucchiaio di zucchero a velo
cacao in polvere q.b.
Spezzettate il cioccolato e mettetelo in una ciotola, aggiungete il burro a pezzetti e fate fondere in Microonde abbassando la potenza, oppure a bagnomaria.
Una volta fusi, mescolate fino ad avere una salsa densa e liscia. Tenete da parte.
Scaldate il forno a 180°, ventilato.
In un'altra ciotola separate i tuorli, raccogliete gli albumi e teneteli da parte.
Montate i tuorli con lo zucchero Muscovado fino ad avere un composto liscio, dopodichè unite il burro fuso col cioccolato e mescolate, aggiungete la farina di castagne poca alla volta, l'essenza di vaniglia. Montate a neve gli albumi tenuti da parte e aggiungeteli con pazienza all'impasto mescolando delicatamente per non farli smontare.
Imburrate e spolverate di cacao amaro uno stampo apribile da 20 cm. quindi versate il composto, date una leggera sbattuta allo stampo perchè si assesti bene e mettete in forno già caldo per 30 massimo 32 o 33 minuti. Non di più, deve essere una torta molto umida e fondente.
Quando è pronta, togliete la torta dal forno e lasciatela raffreddare nello stampo, poi sformatela delicatamente sul piatto di servizio.
E' un dolce che potete assaggiare anche tiepido altrimenti dopo sfornato potete lasciarlo in frigorifero per almeno mezza giornata e avrete un dolce un po' più fermo. In entrambi i casi servitelo spolverato abbondantemente col cacao amaro in polvere e con una quenelle di doppia panna, montata con un poco di zucchero a velo.
Un dessert veloce, di quelli che piacciono a me, ottimo risultato con il minimo sforzo, infatti si fa in pochi minuti, e poi tocca resistere alla tentazione di tagliarsene subito una fetta..
antipasti
pesce
secondi
Insalata tiepida di razza e verdure
Prima che torni l'inverno e prima che mi dimentichi come l' ho fatta, è meglio che pubblichi questa ricetta che ho preparato tempo fa, altrimenti cade nel dimenticatoio ed è un peccato perchè è troppo buona.
Nonostante il sole se ne stia andando lasciando il posto alle nebbie dell'autunno, e nonostante sia prettamente una ricetta estiva, credo che possa andare bene anche adesso.
La carne delle ali di razza è deliziosa, ha un sapore delicato che ben si sposa con le verdure. Quando le trovo, non faccio a meno di comprarle perchè so che qualunque modo sceglierò per cucinarle saranno un piatto molto goloso e gradito.
Insalata tiepida di razza e verdure
per 4 persone
2 o 3 ali di razza
1 zucchina verde
1 peperone giallo
1 peperone rosso
1 carota
1 cuore di sedano
olio e.v. d'oliva
sale, pepe bianco
qualche foglia di basilico
per il court bouillon delle verdure:
1 spicchio d'aglio
120 ml di vino bianco
120 ml di aceto bianco
grani di pepe nero1 foglia di alloro
1 rametto di rosmarino
2 foglie di salvia
1 piccolo porro
sale
per il court bouillon della razza:
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
2 o 3 gambi di prezzemolo
1 bicchiere di vino biancoqualche grano di pepe nero
sale
Mondate, lavate e asciugate le verdure. Tagliatele separatamente a listarelle nè troppo grosse nè troppo sottili, come nella foto.
Mettete a bollire una pentola piena a metà di acqua, quando bolle aggiungete il vino bianco, l'aceto, il pepe nero, la foglia di alloro, il rosmarino, la salvia, l' spicchio d'aglio pelato e il piccolo porro, un pizzico di sale. Lasciate sobbollire dolcemente una decina di minuti poi spegnete e lasciate riposare il brodo una mezz'ora. Poi filtratelo e riportatelo a bollore.
Cuocete le verdure a listarelle, lasciandole però ancora croccanti, un tipo per volta, sempre nello stesso brodo, tenendo per ultimi i peperoni, che potete cuocere insieme, gialli e rossi.
Man mano scolatele e fate evaporare il calore, poi raccoglietele in una boule, una insalatiera.
Preparate il court bouillon per la razza. Mettete a bollire abbondante acqua insieme a sedano, carota, cipolla mondati e lavati, le erbe, l'aglio, i grani di pepe, il vino e il sale.
Fate sobbollire anche qui una decina di minuti, spegnete e lasciate riposare una mezz'ora. Dopodichè filtrate e riportate a bollore. Unite le ali di razza e fatele bollire lentamente finchè saranno cotte. Scolatele, aspettate un paio di minuti che evapori un po' di calore e sfilacciate la loro carne.
Unitela alla boule con le verdure, conditela con un poco di olio e.v. d'oliva e una macinata di pepe bianco, assaggiate ed eventualmente aggiustate di sale. Aggiungete le foglioline di basilico e servite.
Se preferite, potete servirla individualmente, potete usare un coppapasta, mettere sul fondo un po' di razza e completare con le verdure. Così
Nonostante il sole se ne stia andando lasciando il posto alle nebbie dell'autunno, e nonostante sia prettamente una ricetta estiva, credo che possa andare bene anche adesso.
La carne delle ali di razza è deliziosa, ha un sapore delicato che ben si sposa con le verdure. Quando le trovo, non faccio a meno di comprarle perchè so che qualunque modo sceglierò per cucinarle saranno un piatto molto goloso e gradito.
Insalata tiepida di razza e verdure
per 4 persone
2 o 3 ali di razza
1 zucchina verde
1 peperone giallo
1 peperone rosso
1 carota
1 cuore di sedano
olio e.v. d'oliva
sale, pepe bianco
qualche foglia di basilico
per il court bouillon delle verdure:
1 spicchio d'aglio
120 ml di vino bianco
120 ml di aceto bianco
grani di pepe nero1 foglia di alloro
1 rametto di rosmarino
2 foglie di salvia
1 piccolo porro
sale
per il court bouillon della razza:
1 carota
1 costa di sedano
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 foglia di alloro
2 o 3 gambi di prezzemolo
1 bicchiere di vino biancoqualche grano di pepe nero
sale
Mondate, lavate e asciugate le verdure. Tagliatele separatamente a listarelle nè troppo grosse nè troppo sottili, come nella foto.
Mettete a bollire una pentola piena a metà di acqua, quando bolle aggiungete il vino bianco, l'aceto, il pepe nero, la foglia di alloro, il rosmarino, la salvia, l' spicchio d'aglio pelato e il piccolo porro, un pizzico di sale. Lasciate sobbollire dolcemente una decina di minuti poi spegnete e lasciate riposare il brodo una mezz'ora. Poi filtratelo e riportatelo a bollore.
Cuocete le verdure a listarelle, lasciandole però ancora croccanti, un tipo per volta, sempre nello stesso brodo, tenendo per ultimi i peperoni, che potete cuocere insieme, gialli e rossi.
Man mano scolatele e fate evaporare il calore, poi raccoglietele in una boule, una insalatiera.
Preparate il court bouillon per la razza. Mettete a bollire abbondante acqua insieme a sedano, carota, cipolla mondati e lavati, le erbe, l'aglio, i grani di pepe, il vino e il sale.
Fate sobbollire anche qui una decina di minuti, spegnete e lasciate riposare una mezz'ora. Dopodichè filtrate e riportate a bollore. Unite le ali di razza e fatele bollire lentamente finchè saranno cotte. Scolatele, aspettate un paio di minuti che evapori un po' di calore e sfilacciate la loro carne.
Unitela alla boule con le verdure, conditela con un poco di olio e.v. d'oliva e una macinata di pepe bianco, assaggiate ed eventualmente aggiustate di sale. Aggiungete le foglioline di basilico e servite.
Se preferite, potete servirla individualmente, potete usare un coppapasta, mettere sul fondo un po' di razza e completare con le verdure. Così
dolci e dessert
torte
torte da credenza
L'autunno non è una stagione che amo, anzi, ormai lo sanno anche i sassi. Quest'anno è arrivato praticamente all'improvviso con un po' di pioggia dopo tanti giorni a temperatura estiva, e non posso dire di essere contenta.
Dover rimettere le maniche lunghe, doversi preparare al cambio dell'ora, al buio e al freddo mattina e sera mi deprime oltre quello che già sono di mio in questo periodo.
La nota positiva è che accendo il forno senza patire caldo come quando lo accendevo ad agosto, e poi è arrivata la domenica che mi avvicina alla liberazione dal gesso. E la domenica, è risaputo universalmente anche questo, un dolce a casa mia non può mancare. Una consolazione per l'autunno che devo superare, questa torta di mele:
Plumecake speziato mele, noci e pinoli
200 g di farina 00
160 g di zucchero
4 uova
70 g di burro
2 grosse mele Golden, 3 se sono piccole
1 bustina di lievito
60 g di gherigli di noce
30 g di pinoli
10 bacche di cardamomo
mezzo cucchiaino raso di cannella
un pizzico di noce moscata
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
40 g di zucchero di canna
pochissimo zucchero a velo
Fondete il burro e lasciatelo intiepidire.
Aprite le bacche di cardamomo e togliete i semini interni. Metteteli nel mortaio e pestateli fino ad avere una polvere grossolana, eliminate eventuali rimasugli di guscio.
Setacciate la farina insieme al lievito.
Tritate molto grossolanamente le noci. Pesate i pinoli e tenete tutto da parte.
Montate le uova, che devono essere a temperatura ambiente, insieme allo zucchero fino a quando saranno ben gonfie e spumose, quindi iniziate a versare la farina poca per volta incorporandola con una spatola. Quando il composto sarà omogeneo, unite le spezie, la vaniglia, il burro fuso e mescolate bene. Sbucciate 1 mela, eliminate i semi interni e tagliatela a tocchetti, aggiungeteli man mano all'impasto e di nuovo mescolate. (Se decidete per 3 mele, mettetene due a tocchetti)
Imburrate e infarinate un normale stampo da plumcake, versate l'impasto, sbattete leggermente lo stampo per farlo assestare poi preparate anche l'altra mela e distribuite i pezzetti sulla superficie facendoli affondare leggermente. Distribuite prima le noci e poi i pinoli su tutta la superficie, senza premere e spolverate tutto con lo zucchero di canna.
Cuocete in forno già caldo a 170° statico, per circa 45/50 minuti. Vale sempre la prova stecchino, dopo 45 minuti provate, se non esce asciutto al limite mettete il ventilato e lasciatelo cuocere altri 5 minuti.
Sfornate e lasciate intiepidire, poi con accortezza sformate il plumcake e fatelo raffreddare su una gratella.
Per completare, al momento di assaggiare, velatelo con pochissimo zucchero a velo.
Plumcake speziato alle mele
Dover rimettere le maniche lunghe, doversi preparare al cambio dell'ora, al buio e al freddo mattina e sera mi deprime oltre quello che già sono di mio in questo periodo.
La nota positiva è che accendo il forno senza patire caldo come quando lo accendevo ad agosto, e poi è arrivata la domenica che mi avvicina alla liberazione dal gesso. E la domenica, è risaputo universalmente anche questo, un dolce a casa mia non può mancare. Una consolazione per l'autunno che devo superare, questa torta di mele:
Plumecake speziato mele, noci e pinoli
200 g di farina 00
160 g di zucchero
4 uova
70 g di burro
2 grosse mele Golden, 3 se sono piccole
1 bustina di lievito
60 g di gherigli di noce
30 g di pinoli
10 bacche di cardamomo
mezzo cucchiaino raso di cannella
un pizzico di noce moscata
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
40 g di zucchero di canna
pochissimo zucchero a velo
Fondete il burro e lasciatelo intiepidire.
Aprite le bacche di cardamomo e togliete i semini interni. Metteteli nel mortaio e pestateli fino ad avere una polvere grossolana, eliminate eventuali rimasugli di guscio.
Setacciate la farina insieme al lievito.
Tritate molto grossolanamente le noci. Pesate i pinoli e tenete tutto da parte.
Montate le uova, che devono essere a temperatura ambiente, insieme allo zucchero fino a quando saranno ben gonfie e spumose, quindi iniziate a versare la farina poca per volta incorporandola con una spatola. Quando il composto sarà omogeneo, unite le spezie, la vaniglia, il burro fuso e mescolate bene. Sbucciate 1 mela, eliminate i semi interni e tagliatela a tocchetti, aggiungeteli man mano all'impasto e di nuovo mescolate. (Se decidete per 3 mele, mettetene due a tocchetti)
Imburrate e infarinate un normale stampo da plumcake, versate l'impasto, sbattete leggermente lo stampo per farlo assestare poi preparate anche l'altra mela e distribuite i pezzetti sulla superficie facendoli affondare leggermente. Distribuite prima le noci e poi i pinoli su tutta la superficie, senza premere e spolverate tutto con lo zucchero di canna.
Cuocete in forno già caldo a 170° statico, per circa 45/50 minuti. Vale sempre la prova stecchino, dopo 45 minuti provate, se non esce asciutto al limite mettete il ventilato e lasciatelo cuocere altri 5 minuti.
Sfornate e lasciate intiepidire, poi con accortezza sformate il plumcake e fatelo raffreddare su una gratella.
Per completare, al momento di assaggiare, velatelo con pochissimo zucchero a velo.
lieviti
Se esiste un cibo universale, questo è il pane.
Ha avuto ed ha un grande ruolo anche nella storia, perché da sempre la sua s'intreccia inestricabilmente con quella dell' uomo. Una storia antichissima, lunga più o meno quanto quella dell'umanità, patrimonio e cultura di tutto il mondo.
E quale miglior argomento per iniziare il nuovo corso di MTChallenge?
Non più sfida ma scuola, la MTC S-Cool, per partire dalle basi della cucina e per tornare a costruire dalle fondamenta.
Il primo compito è quindi il cestino del pane, complemento indispensabile di ogni tavola italiana.
Dobbiamo immaginare un menu e pensare a come abbinare diversi tipi di pane alle portate che scegliamo. Comporre un cestino che sia in armonia con i piatti.
Una prova per niente facile per me che con i lieviti ho sempre avuto un rapporto altalenante, a volte conflittuale. Ma a conti fatti, è stata appunto questa la spinta che mi ha fatto decidere.
Di solito, quando provo un nuovo ristorante, considero il cestino del pane un vero e proprio biglietto da visita. Se c'è mestiere e passione lo capisco anche dall'attenzione ai dettagli e il pane è uno di questi, un vero indicatore dell'identità del locale e del tenore delle proposte.
Proprio pensando a questo avrei voluto sperimentare molto di più di quello che ho fatto, immaginando appunto quanto sarebbe stato apprezzato se avessi potuto organizzare, contemporaneamente alla prova, una delle mie cene con gli amici. Purtroppo però, per un banale incidente, ho la gamba destra chiusa in uno stivaletto di gesso che mi impedisce libertà nei movimenti e mi obbliga alle stampelle.
La decisione di partecipare l'ho presa solo oggi, lunedì 24, a ridosso della scadenza del compito, dopo averci rimuginato su per giorni perchè dubitavo di riuscire a stare in piedi visto che fatico non poco anche a spostarmi per casa con una sedia a rotelle dell'ufficio, ma non me la sentivo di mancare questo appuntamento.
Vado, ho deciso che vado... perciò quello che ho preparato è frutto di una specie di organizzata improvvisazione, niente lampadine che si accendono in testa e niente spesa ad hoc. Fortunatamente farine, lievito di birra e ingredienti basici non mancano mai nella mia dispensa e in queste condizioni mi sono giocoforza affidata alla semplicità, seguendo le indicazioni della MTC s-Cool. Premetto che a parte la focaccia che ho impastato a mano, per tutti gli altri impasti mi sono servita del mio Kenwood, appunto per evitare di rimanere appoggiata ad un solo piede troppo a lungo.
Ecco il menù che ho immaginato per il mio cestino del pane, l'ho composto pensando alle ricette che ho fatto negli anni, alcune nel blog, e che mi sono piaciute particolarmente.
Antipasti:
Cubo di ricciola marinata a crudo in estratto di sedano, mela verde e lime su guacamole e basilico
Piccola catalana di astice, capesante e frutta
Primo:
Polpettine di sogliola e gamberi in brodo di pesce chiarificato al bergamotto
Secondo:
Millefoglie di baccalà mantecato, patate al pepe nero e salsa dolce all'aglio.
Dessert:
bavarese al limone e polvere di caffè
indico il procedimento manuale come da dispensa, ma credo si possa anche usare l'impastatrice.
I Crackers:
500 g di farina 0
230 ml acqua tiepida
60 g olio e.v. oliva
15 g di sale
7 g di lievito di birra
Setacciate la farina sul piano di lavoro, fate la fontana.
Sciogliete il lievito di birra nell'acqua tiepida e aggiungetelo alla farina, iniziate ad impastare, quindi unite anche l'olio, continuate ad impastare poi aggiungete anche il sale.
Lavorate fino ad ottenere una massa morbida che si stacchi facilmente dalle mani. Mettetela in una ciotola, coprite e fate lievitare fino al raddoppio.
A questo punto ribaltate l'impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato, sgonfiatelo, appiattitelo e poi stendetelo col mattarello fino ad avere una sfoglia molto sottile. Se volete, potete prenderne un pezzo da 100 g alla volta e passarlo alla macchina per la pasta fino alla sottigliezza desiderata.
Una volta pronta la sfoglia, tagliate i crackers come preferite. Io sono andata a sentimento. Volevo ottenere delle strisce allungate e invece mi son venute delle specie di losanghe. Il metodo classico dice di tagliarli con una rotella dentellata e bucherellare la superficie con i rebbi della forchetta.
Trasferite i crackers ottenuti in una teglia foderata di carta forno, distanziandoli leggermente, ma non si allargheranno più di tanto.
Emulsionate in una tazza 50 g di olio insieme a 50 g di acqua e spennellate la superficie dei crackers, se volete spolverizzate con fiocchi di sale. Io non l'ho fatto. Mettete in forno già caldo a 200° statico, e cuocete fino a doratura. Ci vorranno dai 10 ai 15 minuti. Togliete dal forno, fate raffreddare completamente e riponeteli in un contenitore a chiusura ermetica.
I grissini e i grissini al curry:
500 g di farina 0
230 ml acqua tiepida
60 g olio e.v. oliva
15 g di sale
7 g di lievito di birra
1 cucchiaio abbondante di curry
ripetete le stesse operazioni previste per i crackers, fino alla lievitazione nella ciotola copera.
Una volta che l'impasto è raddoppiato, rimettetelo sul piano di lavoro leggermente infarinato, dividetelo in due parti. Appiattite delicatamente la prima parte senza sgonfiarla, poi con l'aiuto di una spatola o un frattazzo per il pane, ricavatene dei pezzetti. Rotolateli e contemporaneamente allungateli facendo attenzione a non lavorare eccessivamente la pasta. Allineate man mano i grissini dentro una teglia rivestita di carta forno.
Prendete l'altra metà dell'impasto, aggiungete il cucchiaio di curry e lavorate la pasta velocemente per farlo assorbire, quindi rifate la stessa operazione di prima, tagliate un pezzetto, arrotolatelo e allungatelo .
Cuocete a 200° in forno già caldo, fino a doratura uniforme. Per me ci son voluti oltre 20 minuti, li ho volutamente fatti un po' più grossi. Lasciate che raffreddino completamente poi trasferiteli in un contenitore ermetico.
Mini Pull Apart Bread
qui il procedimento iniziale è in planetaria
375 g di farina 0
10 g lievito di birra
250 ml di latte intero tiepido
1 cucchiaino di miele
1 pizzico di zucchero
7 g di sale
1 manciata di prezzemolo
1 spicchio d'aglio
1 uovo intero
1 cucchiaio di robiola
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
30 g di burro fuso per spennellare
sciogliete il lievito nel latte insieme allo zucchero e al miele, mescolate e lasciate riposare qualche minuto.
Nel frattempo setacciate la farina direttamente nella ciotola dell'impastatrice, con la frusta a gancio iniziate a mescolare aggiungendo il miscuglio di latte poco alla volta. Quando l'impasto comincia a formarsi, unite anche il sale e continuate ad impastare per qualche minuto fino a quando incorda bene.
Ora trasferite l'impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e lavoratelo ancora un po' con le mani, dovrà essere morbido ed elastico. Raccoglietelo a palla e mettetelo a lievitare in una ciotola sigillata con la pellicola fino a quando raddoppia di volume.
Nel frattempo lavate, asciugate e tritate finemente il prezzemolo. Mettetelo in una scodella, grattugiate lo spicchio d'aglio direttamente sulla scodella, unite la robiola, l'uovo intero, il parmigiano grattugiato e mescolate a lungo fino ad avere un composto denso, ma fluido e ben omogeneo.
Imburrate e infarinate 6 o 7 stampini domopack usa e getta.
Quando l'impasto è pronto, mettetelo sulla spianatoia leggermente infarinata, e iniziate a stenderlo con il mattarello fino a uno spessore di circa 5 mm.
Ritagliatelo se è il caso, per ottenere una forma più o meno rettangolare.
Distribuite sulla superficie il composto di prezzemolo, in modo che copra tutto, aiutandovi con un pennello. Ora tagliate delle strisce sia orizzontali che verticali e ricavate tanti riquadri, preferibilmente della stessa misura. Unite insieme tre riquadri avendo cura di tenere la parte spalmata all'interno. Posizionateli verticalmente dentro gli stampini, schiacciando leggermente sul fondo. Mettete gli stampini su una teglia e spennellate la preparazione con il burro fuso. Lasciate lievitare fino al raddoppio. Io li ho messi dentro il forno ancora tiepido dalla cottura precedente.
Una volta lievitati, cuocete in forno statico a 180° per circa 30/40 minuti. Toglieteli dagli stampini quando sono ancora sul caldo/tiepido.
La Focaccia:
l'unico impasto che ho fatto a mano
600 g di farina 0
340 g di acqua
8 g di malto d'orzo
48 g di olio e.v. d'oliva
6 g di lievito di birra
5 g di sale
per la finitura
3 cucchiai d'acqua
3 cucchiai di olio e. v.d'oliva
2 cucchiai abbondanti di Sale di Maldon
Sciogliete il lievito e il malto nell'acqua tiepida, poi aggiungete l'olio d'oliva e amalgamate il tutto con la frusta. Setacciate la farina.
In una capace ciotola mettete una abbondante metà di farina, unite i liquidi e mescolate con una forchetta, aggiungete il sale e incorporate anche la restante farina aiutandovi con una spatola.
Non appena la farina sarà stata incorporata (basteranno pochi minuti) rovesciate l'impasto sul piano di lavoro NON infarinato.
Massaggiate l'impasto facendo poca pressione col palmo della mano in tre punti in orizzontale, poi rovesciatelo e chiudetelo su se stesso aiutandovi con la spatola.
Ripetete questo passaggio altre due volte.
Dopo la terza volta l'impasto dovrà avere più elasticità, in questo caso lavorate brevemente la pasta dandole una forma leggermente ovale. Con la mano arrotolatelo dall'alto verso il basso facendo una leggera pressione, poi ruotatelo e appiattitelo leggermente, quel tanto che basta a renderlo ovale e ripiegatelo su se stesso chiudendolo bene. Ripiegate in sotto anche i lati del rotolo usando i palmi delle mani formano una palla e trasferitela in una ciotola infarinata. Sigillate con la pellicola e lasciatela lievitare per un'ora. Trascorso il tempo riportate l'impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e con delicatezza picchiettate tutto l'impasto con i polpastrelli, fino a formare tante piccole fossette. Ora di nuovo arrotolate l'impasto su se stesso partendo sempre dall'alto e chiudetelo senza stringere, portate la chiusura in basso, rimettetelo nella ciotola e lasciatelo lievitare coperto per un'ora.
Ripetete questa ossigenazione della pasta altre due volte a distanza di un'ora una dall'altra.
Prima della terza ossigenazione, dividete l'impasto secondo le teglie che userete. Per una teglia da 30x40, basteranno 650/700 g.
Trascorsa un'ora dalla terza ossigenazione, l'impasto è pronto per essere trasferito nella teglia.
Ungete abbondantemente con olio e.v.d'oliva la teglia o le teglie che avete deciso di usare.
Rovesciate l'impasto nella teglia, con i polpastrelli picchiettatene la superficie partendo dal centro verso i quattro angoli della teglia, premendo ma senza allargare. La pasta poco alla volta si allargherà e quando sarà abbastanza allargata giratela con delicatezza. Con attenzione appoggiate un lembo di impasto sul vostro avambraccio, alzatelo e ruotatelo dentro la teglia.
Riprendete a picchiettare e se vi sembra che non si allarghi, evitate di tirarla ma aspettate una decina di minuti in modo che la pasta riposi e dopo riuscirete a stenderla bene. Coprite e fatela riposare per una mezz'ora.
Io non l'ho farcita, la preferisco semplice, coi suoi granellini di sale in superficie.
Allora, trascorsa la mezz'ora preparate una emulsione con i 3 cucchiai di olio e i 3 di acqua e distribuitela sulla superficie della focaccia in modo uniforme, usando un pennello. Cospargetela infine coi cristalli di sale di Maldon senza lesinare e lasciatela lievitare ancora un'ora.
Cuocetela in forno già ben caldo a 250° per circa 13/15 minuti.
Quando l'avrete tolta dal forno, trasferitela subito su una gratella in modo che raffreddi.
Io ho ne ho fatta una teglia da 30x40 ma mi è avanzata della pasta, così ho fatto questi:
ho pesato l'impasto e ho suddiviso il peso in 5 pezzetti uguali, li ho rotolati sulla spianatoia fino ad avere 5 piccoli panini. Li ho spennellati di olio e cosparsi di sesamo bianco. Cotti separatamente dalla focaccia, a 200° per circa 10/15 minuti.
Pangoloso
500 g farina multicereali
15/18 g lievito di birra fresco
2 cucchiai di olio e.v. d'oliva
250 ml di acqua tiepida
1 cucchiaino di miele
30 g di semi di girasole
30 g di semi di sesamo
1 cucchiaino di sale
1 pera decana ben matura
per completare:
semi di cumino,
semi di sesamo
Sciogliete il lievito insieme al miele nell'acqua tiepida. Unite l'olio e mescolate tutto con una frusta.
Mettete la farina nella planetaria e inizate a farla girare a bassa velocità aggiungendo il liquido a filo, poco per volta, mentre la macchina impasta.
Aggiungete anche i semi di girasole e i semi di sesamo. Mescolate ancora.
Sbucciate la pera, eliminate i semi interni e grattugiatela nell'impasto mentre la macchina lavora. Lasciate girare ancora qualche minuto, poi trasferite l'impasto in una ciotola coperta con un canovaccio umido. Lasciate lievitare fino al raddoppio. E' un impasto abbastanza appiccicoso ma si riesce a lavorarlo senza grossi problemi.
Una volta che è lievitato trasferitelo sulla spianatoia, prelevate piccoli pezzi preferibilmente di peso uguale e formate dei piccoli panini tondi.
Potete anche fare dei filoncini da intrecciare per formare piccole trecce oppure dare la forma che desiderate.
Posateli man mano su una teglia ricoperta di carta forno. Bagnate delicatamente la superficie dei panini con un pennello e distribuite un pizzico di semi di cumino o di sesamo su ognuno. Lasciate rilievitare per circa un'ora, forse meno, e cuocete in forno già caldo a 200° per i primi 10 minuti, poi abbassate la temperatura a 180° e cuocete altri 10 minuti.
Biove
(ricetta delle sorelle Simili)
500 g di farina 0
280 ml di acqua
20 g di olio e.v. d'oliv
10 g di mato d'orzo (ho messo miele)
8 g di sale fino
8 g di lievito di birra
Setacciate la farina. Mettetela nella ciotola della planetaria con la frusta a gancio.
Sciogliete lievito e malto (io miele) nell'acqua tiepida, unite l'olio e mescolate per emulsionare.
Iniziate a impastare versando poca acqua per volta, a filo, nella planetaria a bassa velocità.
Lasciate girare per almeno 8/10 minuti, fermando ogni tanto la macchina e rigirando l'impasto.
Poi trasferitela sulla spianatoia e lavoratela a mano altri 5 minuti fino a quando la sentirete morbida e liscia.
Raccoglietela a palla e mettetela sotto una ciotola a campana, in modo che non prenda aria. Lasciatela riposare così per circa 20 minuti.
Poi, trascorso il tempo, riprendetela e dividetela in due parti più o meno uguali. Stendete col mattarello ogni parte dandogli la forma di un rettangolo, grossomodo. Arrotolate ogni rettangolo dal lato più lungo e otterrete due salsiccioni stretti e lunghi circa 35 cm o poco più.
Ora prendete un salsicciotto e iniziate a stenderlo col mattarello formando una striscia molto lunga (anche 1 metro e mezzo) e stretta (circa 7 o 8 cm di larghezza).
Ma mano che stendete arrotolate l'impasto su se stesso come fosse una garza. Ripetete l'operazione anche sull'altro salsicciotto.
Una volta pronti i rotoli, sulla spianatoia mettete un canovaccio pulitissimo, molto ben infarinato. Posizionate un supporto sulle due estremità e ricoprite con un lembo del canovaccio. Posate un rotolo con la chiocciola girata verso il supporto, rialzate un poco il canovaccio in modo da creare un divisorio e posizionate di seguito l'altro rotolo, sempre con la chiocciola verso il supporto esterno. Questo favorirà la lievitazione verso l'alto e impedirà ai rotoli di allargarsi. Coprite tutto e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Io ho scelto di fare una lievitazione lunga, ho preparato l'impasto la sera, l'ho lasciato una mezz'ora a temperatura ambiente poi l'ho trasferito, ben coperto, in frigorifero fino a stamattina quando l'ho tolto dal frigo e riportato a temperatura ambiente e ho iniziato a lavorarlo.
Una volta lievitati i due rotoli, con la spatola da pane tagliate ogni rotolo a metà dal lato lungo, ottenendo quattro pezzi, posizionateli su una teglia ricoperta di carta forno con il taglio all'insù.
Una volta che sono tutti e quattro allineati e distanziati nella teglia, con una lametta da barba, con un bisturi da cucina, fate un'incisione lungo tutto il taglio del pane in modo che allarghi in cottura.
Cuocete in forno già ben caldo a 200° statico. Cuocete il pane per 30 minuti circa. Poi controllate la cottura bussando con le nocche sul fondo di ogni biove, se suona vuoto è cotto altrimenti rimettetelo in forno e abbassate la temperatura di 10° e lasciatecelo fino a cottura ultimata.
Fatelo raffreddare bene prima di metterlo a tavola.
Ecco qua. Sono contenta? Sinceramente non lo so nemmeno io. Ho fatto qualche errore, non tutto è riuscito come avevo intenzione che riuscisse, sempre per colpa della mia solita scarsa manualità, della solita fretta, e stavolta anche della stanchezza. La soddisfazione però è avercela fatta anche con una zampa sola. Non ho realizzato niente che faccia fare "wow", ma ho pensato che per il menù di pesce che ho scelto non servivano voli pindarici, il pane accompagna per esaltare, non per sovrastare.
Mi spiace solo che la mia tordaggine e la sfiga, che ci vede sempre benissimo, mi abbiano impedito di dare il meglio di me in questa occasione.
Ma mi rifarò!
Il cestino del pane
Se esiste un cibo universale, questo è il pane.
Ha avuto ed ha un grande ruolo anche nella storia, perché da sempre la sua s'intreccia inestricabilmente con quella dell' uomo. Una storia antichissima, lunga più o meno quanto quella dell'umanità, patrimonio e cultura di tutto il mondo.
E quale miglior argomento per iniziare il nuovo corso di MTChallenge?
Non più sfida ma scuola, la MTC S-Cool, per partire dalle basi della cucina e per tornare a costruire dalle fondamenta.
Il primo compito è quindi il cestino del pane, complemento indispensabile di ogni tavola italiana.
Dobbiamo immaginare un menu e pensare a come abbinare diversi tipi di pane alle portate che scegliamo. Comporre un cestino che sia in armonia con i piatti.
Una prova per niente facile per me che con i lieviti ho sempre avuto un rapporto altalenante, a volte conflittuale. Ma a conti fatti, è stata appunto questa la spinta che mi ha fatto decidere.
Di solito, quando provo un nuovo ristorante, considero il cestino del pane un vero e proprio biglietto da visita. Se c'è mestiere e passione lo capisco anche dall'attenzione ai dettagli e il pane è uno di questi, un vero indicatore dell'identità del locale e del tenore delle proposte.
Proprio pensando a questo avrei voluto sperimentare molto di più di quello che ho fatto, immaginando appunto quanto sarebbe stato apprezzato se avessi potuto organizzare, contemporaneamente alla prova, una delle mie cene con gli amici. Purtroppo però, per un banale incidente, ho la gamba destra chiusa in uno stivaletto di gesso che mi impedisce libertà nei movimenti e mi obbliga alle stampelle.
La decisione di partecipare l'ho presa solo oggi, lunedì 24, a ridosso della scadenza del compito, dopo averci rimuginato su per giorni perchè dubitavo di riuscire a stare in piedi visto che fatico non poco anche a spostarmi per casa con una sedia a rotelle dell'ufficio, ma non me la sentivo di mancare questo appuntamento.
Vado, ho deciso che vado... perciò quello che ho preparato è frutto di una specie di organizzata improvvisazione, niente lampadine che si accendono in testa e niente spesa ad hoc. Fortunatamente farine, lievito di birra e ingredienti basici non mancano mai nella mia dispensa e in queste condizioni mi sono giocoforza affidata alla semplicità, seguendo le indicazioni della MTC s-Cool. Premetto che a parte la focaccia che ho impastato a mano, per tutti gli altri impasti mi sono servita del mio Kenwood, appunto per evitare di rimanere appoggiata ad un solo piede troppo a lungo.
Ecco il menù che ho immaginato per il mio cestino del pane, l'ho composto pensando alle ricette che ho fatto negli anni, alcune nel blog, e che mi sono piaciute particolarmente.
Antipasti:
Cubo di ricciola marinata a crudo in estratto di sedano, mela verde e lime su guacamole e basilico
Piccola catalana di astice, capesante e frutta
Primo:
Polpettine di sogliola e gamberi in brodo di pesce chiarificato al bergamotto
Secondo:
Millefoglie di baccalà mantecato, patate al pepe nero e salsa dolce all'aglio.
Dessert:
bavarese al limone e polvere di caffè
indico il procedimento manuale come da dispensa, ma credo si possa anche usare l'impastatrice.
I Crackers:
500 g di farina 0
230 ml acqua tiepida
60 g olio e.v. oliva
15 g di sale
7 g di lievito di birra
Setacciate la farina sul piano di lavoro, fate la fontana.
Sciogliete il lievito di birra nell'acqua tiepida e aggiungetelo alla farina, iniziate ad impastare, quindi unite anche l'olio, continuate ad impastare poi aggiungete anche il sale.
Lavorate fino ad ottenere una massa morbida che si stacchi facilmente dalle mani. Mettetela in una ciotola, coprite e fate lievitare fino al raddoppio.
A questo punto ribaltate l'impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato, sgonfiatelo, appiattitelo e poi stendetelo col mattarello fino ad avere una sfoglia molto sottile. Se volete, potete prenderne un pezzo da 100 g alla volta e passarlo alla macchina per la pasta fino alla sottigliezza desiderata.
Una volta pronta la sfoglia, tagliate i crackers come preferite. Io sono andata a sentimento. Volevo ottenere delle strisce allungate e invece mi son venute delle specie di losanghe. Il metodo classico dice di tagliarli con una rotella dentellata e bucherellare la superficie con i rebbi della forchetta.
Trasferite i crackers ottenuti in una teglia foderata di carta forno, distanziandoli leggermente, ma non si allargheranno più di tanto.
Emulsionate in una tazza 50 g di olio insieme a 50 g di acqua e spennellate la superficie dei crackers, se volete spolverizzate con fiocchi di sale. Io non l'ho fatto. Mettete in forno già caldo a 200° statico, e cuocete fino a doratura. Ci vorranno dai 10 ai 15 minuti. Togliete dal forno, fate raffreddare completamente e riponeteli in un contenitore a chiusura ermetica.
I grissini e i grissini al curry:
500 g di farina 0
230 ml acqua tiepida
60 g olio e.v. oliva
15 g di sale
7 g di lievito di birra
1 cucchiaio abbondante di curry
ripetete le stesse operazioni previste per i crackers, fino alla lievitazione nella ciotola copera.
Una volta che l'impasto è raddoppiato, rimettetelo sul piano di lavoro leggermente infarinato, dividetelo in due parti. Appiattite delicatamente la prima parte senza sgonfiarla, poi con l'aiuto di una spatola o un frattazzo per il pane, ricavatene dei pezzetti. Rotolateli e contemporaneamente allungateli facendo attenzione a non lavorare eccessivamente la pasta. Allineate man mano i grissini dentro una teglia rivestita di carta forno.
Prendete l'altra metà dell'impasto, aggiungete il cucchiaio di curry e lavorate la pasta velocemente per farlo assorbire, quindi rifate la stessa operazione di prima, tagliate un pezzetto, arrotolatelo e allungatelo .
Cuocete a 200° in forno già caldo, fino a doratura uniforme. Per me ci son voluti oltre 20 minuti, li ho volutamente fatti un po' più grossi. Lasciate che raffreddino completamente poi trasferiteli in un contenitore ermetico.
Mini Pull Apart Bread
qui il procedimento iniziale è in planetaria
375 g di farina 0
10 g lievito di birra
250 ml di latte intero tiepido
1 cucchiaino di miele
1 pizzico di zucchero
7 g di sale
1 manciata di prezzemolo
1 spicchio d'aglio
1 uovo intero
1 cucchiaio di robiola
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
30 g di burro fuso per spennellare
sciogliete il lievito nel latte insieme allo zucchero e al miele, mescolate e lasciate riposare qualche minuto.
Nel frattempo setacciate la farina direttamente nella ciotola dell'impastatrice, con la frusta a gancio iniziate a mescolare aggiungendo il miscuglio di latte poco alla volta. Quando l'impasto comincia a formarsi, unite anche il sale e continuate ad impastare per qualche minuto fino a quando incorda bene.
Ora trasferite l'impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e lavoratelo ancora un po' con le mani, dovrà essere morbido ed elastico. Raccoglietelo a palla e mettetelo a lievitare in una ciotola sigillata con la pellicola fino a quando raddoppia di volume.
Nel frattempo lavate, asciugate e tritate finemente il prezzemolo. Mettetelo in una scodella, grattugiate lo spicchio d'aglio direttamente sulla scodella, unite la robiola, l'uovo intero, il parmigiano grattugiato e mescolate a lungo fino ad avere un composto denso, ma fluido e ben omogeneo.
Imburrate e infarinate 6 o 7 stampini domopack usa e getta.
Quando l'impasto è pronto, mettetelo sulla spianatoia leggermente infarinata, e iniziate a stenderlo con il mattarello fino a uno spessore di circa 5 mm.
Ritagliatelo se è il caso, per ottenere una forma più o meno rettangolare.
Distribuite sulla superficie il composto di prezzemolo, in modo che copra tutto, aiutandovi con un pennello. Ora tagliate delle strisce sia orizzontali che verticali e ricavate tanti riquadri, preferibilmente della stessa misura. Unite insieme tre riquadri avendo cura di tenere la parte spalmata all'interno. Posizionateli verticalmente dentro gli stampini, schiacciando leggermente sul fondo. Mettete gli stampini su una teglia e spennellate la preparazione con il burro fuso. Lasciate lievitare fino al raddoppio. Io li ho messi dentro il forno ancora tiepido dalla cottura precedente.
Una volta lievitati, cuocete in forno statico a 180° per circa 30/40 minuti. Toglieteli dagli stampini quando sono ancora sul caldo/tiepido.
La Focaccia:
l'unico impasto che ho fatto a mano
600 g di farina 0
340 g di acqua
8 g di malto d'orzo
48 g di olio e.v. d'oliva
6 g di lievito di birra
5 g di sale
per la finitura
3 cucchiai d'acqua
3 cucchiai di olio e. v.d'oliva
2 cucchiai abbondanti di Sale di Maldon
Sciogliete il lievito e il malto nell'acqua tiepida, poi aggiungete l'olio d'oliva e amalgamate il tutto con la frusta. Setacciate la farina.
In una capace ciotola mettete una abbondante metà di farina, unite i liquidi e mescolate con una forchetta, aggiungete il sale e incorporate anche la restante farina aiutandovi con una spatola.
Non appena la farina sarà stata incorporata (basteranno pochi minuti) rovesciate l'impasto sul piano di lavoro NON infarinato.
Massaggiate l'impasto facendo poca pressione col palmo della mano in tre punti in orizzontale, poi rovesciatelo e chiudetelo su se stesso aiutandovi con la spatola.
Ripetete questo passaggio altre due volte.
Dopo la terza volta l'impasto dovrà avere più elasticità, in questo caso lavorate brevemente la pasta dandole una forma leggermente ovale. Con la mano arrotolatelo dall'alto verso il basso facendo una leggera pressione, poi ruotatelo e appiattitelo leggermente, quel tanto che basta a renderlo ovale e ripiegatelo su se stesso chiudendolo bene. Ripiegate in sotto anche i lati del rotolo usando i palmi delle mani formano una palla e trasferitela in una ciotola infarinata. Sigillate con la pellicola e lasciatela lievitare per un'ora. Trascorso il tempo riportate l'impasto sulla spianatoia leggermente infarinata e con delicatezza picchiettate tutto l'impasto con i polpastrelli, fino a formare tante piccole fossette. Ora di nuovo arrotolate l'impasto su se stesso partendo sempre dall'alto e chiudetelo senza stringere, portate la chiusura in basso, rimettetelo nella ciotola e lasciatelo lievitare coperto per un'ora.
Ripetete questa ossigenazione della pasta altre due volte a distanza di un'ora una dall'altra.
Prima della terza ossigenazione, dividete l'impasto secondo le teglie che userete. Per una teglia da 30x40, basteranno 650/700 g.
Trascorsa un'ora dalla terza ossigenazione, l'impasto è pronto per essere trasferito nella teglia.
Ungete abbondantemente con olio e.v.d'oliva la teglia o le teglie che avete deciso di usare.
Rovesciate l'impasto nella teglia, con i polpastrelli picchiettatene la superficie partendo dal centro verso i quattro angoli della teglia, premendo ma senza allargare. La pasta poco alla volta si allargherà e quando sarà abbastanza allargata giratela con delicatezza. Con attenzione appoggiate un lembo di impasto sul vostro avambraccio, alzatelo e ruotatelo dentro la teglia.
Riprendete a picchiettare e se vi sembra che non si allarghi, evitate di tirarla ma aspettate una decina di minuti in modo che la pasta riposi e dopo riuscirete a stenderla bene. Coprite e fatela riposare per una mezz'ora.
Io non l'ho farcita, la preferisco semplice, coi suoi granellini di sale in superficie.
Allora, trascorsa la mezz'ora preparate una emulsione con i 3 cucchiai di olio e i 3 di acqua e distribuitela sulla superficie della focaccia in modo uniforme, usando un pennello. Cospargetela infine coi cristalli di sale di Maldon senza lesinare e lasciatela lievitare ancora un'ora.
Cuocetela in forno già ben caldo a 250° per circa 13/15 minuti.
Quando l'avrete tolta dal forno, trasferitela subito su una gratella in modo che raffreddi.
Io ho ne ho fatta una teglia da 30x40 ma mi è avanzata della pasta, così ho fatto questi:
ho pesato l'impasto e ho suddiviso il peso in 5 pezzetti uguali, li ho rotolati sulla spianatoia fino ad avere 5 piccoli panini. Li ho spennellati di olio e cosparsi di sesamo bianco. Cotti separatamente dalla focaccia, a 200° per circa 10/15 minuti.
Pangoloso
500 g farina multicereali
15/18 g lievito di birra fresco
2 cucchiai di olio e.v. d'oliva
250 ml di acqua tiepida
1 cucchiaino di miele
30 g di semi di girasole
30 g di semi di sesamo
1 cucchiaino di sale
1 pera decana ben matura
per completare:
semi di cumino,
semi di sesamo
Sciogliete il lievito insieme al miele nell'acqua tiepida. Unite l'olio e mescolate tutto con una frusta.
Mettete la farina nella planetaria e inizate a farla girare a bassa velocità aggiungendo il liquido a filo, poco per volta, mentre la macchina impasta.
Aggiungete anche i semi di girasole e i semi di sesamo. Mescolate ancora.
Sbucciate la pera, eliminate i semi interni e grattugiatela nell'impasto mentre la macchina lavora. Lasciate girare ancora qualche minuto, poi trasferite l'impasto in una ciotola coperta con un canovaccio umido. Lasciate lievitare fino al raddoppio. E' un impasto abbastanza appiccicoso ma si riesce a lavorarlo senza grossi problemi.
Una volta che è lievitato trasferitelo sulla spianatoia, prelevate piccoli pezzi preferibilmente di peso uguale e formate dei piccoli panini tondi.
Potete anche fare dei filoncini da intrecciare per formare piccole trecce oppure dare la forma che desiderate.
Posateli man mano su una teglia ricoperta di carta forno. Bagnate delicatamente la superficie dei panini con un pennello e distribuite un pizzico di semi di cumino o di sesamo su ognuno. Lasciate rilievitare per circa un'ora, forse meno, e cuocete in forno già caldo a 200° per i primi 10 minuti, poi abbassate la temperatura a 180° e cuocete altri 10 minuti.
Biove
(ricetta delle sorelle Simili)
500 g di farina 0
280 ml di acqua
20 g di olio e.v. d'oliv
10 g di mato d'orzo (ho messo miele)
8 g di sale fino
8 g di lievito di birra
Setacciate la farina. Mettetela nella ciotola della planetaria con la frusta a gancio.
Sciogliete lievito e malto (io miele) nell'acqua tiepida, unite l'olio e mescolate per emulsionare.
Iniziate a impastare versando poca acqua per volta, a filo, nella planetaria a bassa velocità.
Lasciate girare per almeno 8/10 minuti, fermando ogni tanto la macchina e rigirando l'impasto.
Poi trasferitela sulla spianatoia e lavoratela a mano altri 5 minuti fino a quando la sentirete morbida e liscia.
Raccoglietela a palla e mettetela sotto una ciotola a campana, in modo che non prenda aria. Lasciatela riposare così per circa 20 minuti.
Poi, trascorso il tempo, riprendetela e dividetela in due parti più o meno uguali. Stendete col mattarello ogni parte dandogli la forma di un rettangolo, grossomodo. Arrotolate ogni rettangolo dal lato più lungo e otterrete due salsiccioni stretti e lunghi circa 35 cm o poco più.
Ora prendete un salsicciotto e iniziate a stenderlo col mattarello formando una striscia molto lunga (anche 1 metro e mezzo) e stretta (circa 7 o 8 cm di larghezza).
Ma mano che stendete arrotolate l'impasto su se stesso come fosse una garza. Ripetete l'operazione anche sull'altro salsicciotto.
Una volta pronti i rotoli, sulla spianatoia mettete un canovaccio pulitissimo, molto ben infarinato. Posizionate un supporto sulle due estremità e ricoprite con un lembo del canovaccio. Posate un rotolo con la chiocciola girata verso il supporto, rialzate un poco il canovaccio in modo da creare un divisorio e posizionate di seguito l'altro rotolo, sempre con la chiocciola verso il supporto esterno. Questo favorirà la lievitazione verso l'alto e impedirà ai rotoli di allargarsi. Coprite tutto e lasciate lievitare fino al raddoppio.
Io ho scelto di fare una lievitazione lunga, ho preparato l'impasto la sera, l'ho lasciato una mezz'ora a temperatura ambiente poi l'ho trasferito, ben coperto, in frigorifero fino a stamattina quando l'ho tolto dal frigo e riportato a temperatura ambiente e ho iniziato a lavorarlo.
Una volta lievitati i due rotoli, con la spatola da pane tagliate ogni rotolo a metà dal lato lungo, ottenendo quattro pezzi, posizionateli su una teglia ricoperta di carta forno con il taglio all'insù.
Una volta che sono tutti e quattro allineati e distanziati nella teglia, con una lametta da barba, con un bisturi da cucina, fate un'incisione lungo tutto il taglio del pane in modo che allarghi in cottura.
Cuocete in forno già ben caldo a 200° statico. Cuocete il pane per 30 minuti circa. Poi controllate la cottura bussando con le nocche sul fondo di ogni biove, se suona vuoto è cotto altrimenti rimettetelo in forno e abbassate la temperatura di 10° e lasciatecelo fino a cottura ultimata.
Fatelo raffreddare bene prima di metterlo a tavola.
Ecco qua. Sono contenta? Sinceramente non lo so nemmeno io. Ho fatto qualche errore, non tutto è riuscito come avevo intenzione che riuscisse, sempre per colpa della mia solita scarsa manualità, della solita fretta, e stavolta anche della stanchezza. La soddisfazione però è avercela fatta anche con una zampa sola. Non ho realizzato niente che faccia fare "wow", ma ho pensato che per il menù di pesce che ho scelto non servivano voli pindarici, il pane accompagna per esaltare, non per sovrastare.
Mi spiace solo che la mia tordaggine e la sfiga, che ci vede sempre benissimo, mi abbiano impedito di dare il meglio di me in questa occasione.
Ma mi rifarò!
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