In Italia la coltivazione del fagiolo è praticata da tempo immemore. Phaseolus Vulgaris è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Leguminose Papillionacee che ben si adatta a climi abbastanza temperati, seppure tema il gelo.
Hernan Cortes portò i fagioli in Spagna e successivamente come dono dal Nuovo Mondo a Papa Clemente VII il quale ne affidò la coltivazione al canonico Piero Valeriano, appassionato botanico, e fu proprio costui a convincere Caterina de Medici a portarli in Francia, quando partì per convolare a nozze con il delfino Henri de Valois.
Questi legumi ci forniscono una buona dose di proteine e sono una valida fonte di energia, tanto da poter sostituire egregiamente alimenti di origine animale.
Gustosi e versatili, i fagioli si possono consumare sia freschi che secchi, ma comunque cotti e i modi per prepararli sono innumerevoli, tanti quante sono le varietà presenti nelle diverse regioni del nostro Paese e, nonostante i borlotti e i cannellini siano le tipologie più conosciute e consumate, si contano più di 500 specie fra cui i Lamon, i Bianchi di Spagna, gli Zolfini, i fagioli del Purgatorio, i fagioli dell'occhio, i Pinto, i fagioli rossi e quelli neri e potrei continuare a lungo.
Ma la mia tradizione ha le radici ben piantate in Friuli, dove i fagioli ricoprivano un posto principe perché erano fra i legumi più usati in cucina, tanto da essere chiamati "il pane dei poveri".
Minestre e zuppe sono tuttora molto diffuse, cucinate con molte varianti e parte integrante della dieta quotidiana in una cucina notoriamente povera.
Per questa ricetta ho utilizzato un tipo di fagiolo che è Presidio Slow Food, il fagiolo di San Quirino.
Ne ho parlato diffusamente in QUESTO POST e QUI
Una zuppa che fa parte delle mie ricette del cuore, quella che preparava mia nonna. Sul fogolar c'era sempre una pentola che pippiava dolcemente, e la maggior parte delle volte erano fagioli. Se chiudo gli occhi quasi sento quel profumo che riempiva la stanza, e la rivedo intenta a mescolare, assorta e pensosa.
Zuppa di orzo e fagioli della tradizione
per 4/6 persone
300 g di fagioli di San Quirino (in alternativa andranno bene anche i Borlotti)
200 g di orzo perlato
1 carota
1 costa di sedano
1 piccola cipolla
3 patate medie
1 spicchio d'aglio
1 ciuffo di basilico
q.b. di brodo vegetale (circa 1,5/2 l.)
una noce di burro
q.b. di olio d'oliva
sale, pepe nero
parmigiano grattugiato
La sera prima mettete a bagno i fagioli in acqua fredda. Copriteli e lasciateli a bagno tutta la notte, dopodiché scolateli, sciacquateli e teneteli da parte.
Nel mixer tritate grossolanamente sedano, carota e cipolla, precedentemente mondati e lavati. Sbucciate le patate, lavatele e tagliatele a tocchi medi.
In una capace casseruola fondete una noce di burro insieme a un filo di olio d'oliva. Unite il trito delle verdure e lasciate insaporire, poi aggiungete i fagioli ben scolati, mescolate e lasciateli soffriggere un paio di minuti e coprite tutto con il brodo vegetale che avrete prima portato a ebollizione. Fate riprendere il bollore e unite l'aglio, le patate a tocchi e regolate di sale.
Coprite la casseruola, abbassate il fuoco e continuate la cottura per circa un'ora.
Trascorso il tempo, sciacquate l'orzo in un colino, aggiungetelo nella pentola e mescolate. Rabboccate con un po' di brodo e lasciate cuocere a pentola coperta per un'altra ora scarsa.
Ogni tanto controllate e date una mescolata, eventualmente rabboccando il brodo se dovesse restringersi troppo. E' pronta quando sia i fagioli che l'orzo sono morbidi. A questo punto, togliete dal fuoco e aiutandovi con un mestolo forato e una forchetta, schiacciate le patate. Riportate a bollore leggero controllando che la zuppa non inizi ad attaccare. Lasciatela cuocere ancora qualche minuto poi servitela ben calda, con un filo d'olio buono, una macinata di pepe nero e una generosa spolverata di parmigiano.
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