anche oggi piove, una pioggerellina sottile sottile, leggera  e delicata, quasi primaverile. Le azalee del vialetto  d'ingresso sono all'inizio della  fioritura,  promessa di colore  in tutto questo  grigio. 
Ma non basta a scacciare la strana inquietudine che sento. Non la ascolto, vado avanti con tutte le cose da fare, quelle di tutti i giorni oltre alle scadenze, al lavoro..... Ma  è lì, sotto sotto.
Mi siedo con un libro appena acquistato che vorrei leggere con calma. Non ci riesco. 
Mentre me ne sto seduta sul divano  la gatta, acciambellata accanto a me,  tossisce, è qualche tempo che ha questi accessi di tosse, mi dico che devo farla vedere al veterinario.
Abbandono il libro, mi faccio un caffé,  accendo la tv  su Rai news per sentire le ultime notizie...ma l'inquietudine torna a galla e non riesco a ricacciarla giù...
Ci sono delle parole che mi girano in testa, parole scambiate l'altro ieri  con una amica virtuale. Parole che mi hanno riportato a molto tempo fa, a una persona molto speciale.
Daniela era poco più piccola di me, forse un anno o due.  Ha vissuto una vita molto breve, una vita nascosta.
Era una bimba down, e sua madre se ne vergognava a tal  punto che non le ha mai fatto frequentare nessuna scuola, nemmeno quelle particolari, nessun istituto. Non le ha dato nessuna possibilità di inserimento, di socializzazione. L'ha tenuta sempre dentro casa, sempre con lei,  senza contatti col  mondo esterno che non fossero parenti strettissimi  e amici di famiglia.
Quando sono stata in età da capire, l'ho odiata per questo.
 Daniela era nata, ma non era voluta e in più aveva la sindrome di Down.
Sua madre Valeria aveva avuto una vita molto dura, cresciuta in quel piccolo paese con una madre che definire strana era un eufemismo. Se ne era andata dal Friuli  giovanissima per fuggire da quella madre e  per guadagnarsi la vita, prima  in Svizzera, e poi a Lanzo d'Intelvi. Fu grazie al suo interessamento che anche i miei genitori si trasferirono lassù,  per fare i  custodi di villa Herbatschek.
Quando si sposò, andò a vivere a Milano, e la frequentazione quotidiana cessò, e poi non fu  facile vedersi, pena lunghissimi viaggi fra treni e corriere..  
in ogni caso  non passò molto  che  anche i miei si trasferirono in città e allora   ripresero i contatti.  
Ho memoria di Daniela solo da quando eravamo emtrambe intorno ai 10 anni, più o meno...il periodo precedente non me lo ricordo. Eravamo cresciute lontane, e lei tenuta completamente  a riparo da tutto.
Se guardo indietro,  me la ricordo  minuta, esile, con dei lunghi capelli castano chiaro. Si esprimeva  a gesti, solo qualche no o sì con la testa, e il battito delle mani per ogni cosa positiva  oppure strepiti e pianti quando non era contenta.
Qualche volta emetteva una specie di grugnito sordo, soprattutto quando le portavo i cioccolatini, di cui era golosissima.
E le piaceva tantissimo il risotto. Lo voleva sempre e quando nel piatto  vedeva la pasta, lo scaraventava a terra con un gesto della mano.
Ma quello che non posso dimenticare era il suo modo di salutarmi ogni volta che andavamo da lei. Mi abbracciava stretta stretta, lungamente,  fin quasi a soffocarmi. E in quell'abbraccio c'era tutto.
Vivacissima, era impossibile per lei stare tranquilla qualche istante, ed era davvero impegnativo farle compagnia. Lo facevo come meglio potevo, disegnando pupazzi su fogli bianchi, canticchiando e raccontandole fiabe. Lei sembrava non capire, non ascoltare e probabilmente era così, ma quando ce ne andavamo, mi afferrava le mani  e mi tirava verso la sua stanzetta, non voleva che me ne andassi...
Siamo diventate donne alla fine, io fortunata e lei chiusa fra le pareti di casa, senza nessuna possibilità, con una madre che si vergognava di lei.
E' morta a 42 anni.  Ogni volta che penso a lei, gli occhi si velano  e l'inquietudine mi prende, mi chiedo se si poteva fare di più per lei, per evitarle quella vita ...non lo so, proprio non lo so....in quei momenti ancora non c'era una scuola adatta a bambini con questa sindrome, c'erano  degli istituti specifici che assomigliavano più a dei parcheggi che non a sistemi educativi specifici, non so...forse sua madre non se l'è sentita di mandarcela, e ha preferito confinarla in casa....sta di fatto che la sua è stata una vita nascosta, vissuta inconsapevolmente.  
Tante volte ho chiesto a mia madre se sarebbe stato possibile cambiare la situazione, ma la risposta è sempre stata no...i miei si erano scontrati per anni con Valeria, per indurla a  farle fare una vita diversa, ma non c'era stato verso di convincerla,  piegata com'era da una mentalità arcaica e antiquata, carica di rassegnazione...


Ciao Daniela, non ti dimentico, non dimentico quei tuoi abbracci che dicevano tutto...

Questo risotto è per te, credo che ti sarebbe piaciuto.




Risotto zucca, porro e capesante


per 2 persone

300 gr zucca
2 porri
1 scalogno
8/10 capesante
riso Carnaroli  q.b. (io calcolo 2 pugni a testa più 2 per la pentol)
brodo vegetale q.b.
2 cucchiai di parmigiano
1 bicchiere di vino bianco
sale, pepe
olio, burro



pulire le capesante, eliminare il corallo. Io lo congelo, e quando ne ho un po' li lascio scongelare poi li metto su una placca foderata di carta  e li metto in forno a 100° finché sono completamente secchi, li lascio raffreddare e poi li polverizzo e a volte  uso la polvere per decorare i piatti di pesce. 

Comunque, una volta pulire le capesante, tagliarle a pezzetti grossolani, si devono poi trovare nel risotto. Tenerne due o tre da parte, intere.

Pulire la zucca e ridurla a pezzetti. Pulire anche i porri eliminando le foglie esterne più dure. Lavarli ed asciugarli bene. Ridurli a rondelle.
Tenere da parte un po' di rondelle della parte superiore verde, la più tenera naturalmente.
In una larga pentola,  fondere una noce di burro insieme ad un goccio d'olio, affettare lo scalogno e metterlo a stufare insieme al porro e alla zucca. Lasciar cuocere una decina di minuti quindi aggiungere il riso, lasciarlo insaporire poi sfumare con mezzo bicchiere di vino bianco buono. Una volta evaporato l'alcool, iniziare a tirare il risotto al solito modo, aggiungendo il brodo vegetale poco alla volta.  Ci sarebbe stato meglio del fumetto di pesce, ma non ne avevo.
A metà cottura, aggiungere anche le capesante a pezzetti.
Fra una mescolata e l'altra di risotto, far saltare nel burro le capesante tenute da parte, sfumandole con il restante vino bianco, regolando di sale e di pepe. Cuocerle qualche minuto lsciandole dorare leggermente e tenerle in caldo.
In un piccolo pentolino, scaldare dell'olio, e quando è bel caldo, friggervi un paio di minuti  le rondelle verdi del porro  tenute da parte in precedenza. Scolarle su un foglio di carta per far perdere l'olio in eccesso e tenerle da parte nuovamente.
Una volta pronto il riso, mantecare con una noce di burro e il parmigiano, mettere nei piatti aggiungendo le capesante al vino bianco e decorando con il porro fritto.

Pur non amando la zucca, questo risotto mi è piaciuto. Il porro e le capesante  hanno  contribuito a smorzare il sapore dolce..