il rumore della pioggia che batte sul tetto  è assordante,  novembre è dolorosamente arrivato cancellando di colpo anche il ricordo delle ultime giornate di pallido sole, oltre che a portare morte e distruzione in Liguria.
Mi aspetto che esondi il Seveso anche qui, da un momento all'altro...lo sento scorrere sempre più fragorosamente, la sua voce è come se fosse compressa, infuriata, costretta dentro il suo alveo mentre lui vorrebbe già prendersi tutta la terra intorno, quel poco di campo che resta alla casa sull'altra riva...ci riuscirà se continua a piovere in questo modo...
Per fortuna la mia casa è abbastanza distante, e abito a un piano alto,   non ce la farà ad arrivare fino a me, ma quel  suo fragore minaccioso  non è  affatto piacevole, mi inquieta ...soprattutto dopo quello che è successo oggi.
Ho appena finito di cuocere il pan dei morti, un dolce tradizionale di questo periodo qui, a Milano e generalmente in Lombardia.  La casa profuma di spezie, un profumo che mi fa tornare bambina, quando il pan dei morti si comprava in panetteria. Ognuna ne aveva sempre un bel vassoio pronto sul banco, e il suo profumo si sentiva fin sulla strada, si spandeva per la via solleticando narici e facendo venire la voglia irrefrenabile di addentarne uno, bello morbido e fondente, e di riempirsi il viso  di  zucchero a velo..
La signora Luisa, la panettiera  quasi all'angolo di Via Marghera,  dove passavo tutte le mattine per andare a scuola, mi conosceva bene ormai, ogni giorno entravo a comprare la merenda da mettere in cartella....a volte la mantovana, una specie di pasta brioche tutta bitorzoluta,  asciutta che più asciutta non si può,  altre volte la veneziana, con la granella di mandorle e zucchero sopra, oppure, altre volte ancora, le peschine con la marmellata, belle rosse di Alchermes, e in questo periodo, il pan dei morti...
....questo profumo di spezie che aleggia per casa, e le parole  scritte da una amica, me l'hanno fatta ricordare, la Luisa, un donnone bonario e gentile, dagli occhi più azzurri che ho visto in vita mia, piazzata sempre dietro al bancone del negozio, dopo la notte passata a sfornare pane in quantità.....entravo nel negozio insieme a frotte di altri bambini,  con un misto di soggezione e timidezza, sceglievo la mia merenda, tiravo fuori le monete che mi dava mamma per pagare e me ne andavo col mio pan dei morti in mano, avvolto in un minuscolo foglio di  carta velina beige,  accompagnata dal suo sguardo azzurro e intenso fin sul marciapiede...lo sentivo quello sguardo, come se fosse appiccicato sulla schiena...
poi, nell'ultimo pezzo di strada che mi divideva dalla scuola, non resistevo a quel profumo di cannella, e ne sbocconcellavo golosamente  qualche pezzetto camminando...
 ne è passato parecchio di tempo da allora, ma il sapore di quel pan dei morti della Luisa, me lo ricordo ancora molto bene....

PAN DEI MORTI

200 gr di rimasugli o briciolame di biscotti secchi
120 gr farina
150 gr zucchero semolato
3 cucchiai rasi di cacao amaro
100gr uvetta
50 gr mandorle pelate
50 gr pinoli
50 gr ciliegie candite
2 fichi secchi (facoltativo)
mezzo cucchiaino di lievito per torte
1 cucchiaio raso di cannella in polvere
1 cucchiaino di chiodo di garofano macinato
mezzo cucchiaino di noce moscata
un pizzico di sale
vino bianco q.b. (o del Vinsanto)
1 albume



Ammorbidire l'uvetta in un goccio di acqua calda mista a poco vino bianco, unire anche i fichi secchi ridotti a pezzetti, se decidete di metterli.
Nel mixer tritare i biscotti, raccoglierli in una terrina e aggiungere la farina, lo zucchero, le mandorle tritate non troppo fini, i pinoli, le ciliegie tritate anch'esse grossolanamente, il lievito, il cacao, le spezie e infine l'uvetta debitamente scolata e strizzata e il pizzico di sale.
A questo punto aggiungere i liquidi, l'albume e il vino bianco. Versare il vino poco alla volta, regolarsi in modo che l'impasto risulti abbastanza  compatto e solido, da lavorare con le mani, alla fine deve risultare una specie di palla compatta e liscia.
Scaldare il forno a 180° ventilato e foderare una teglia con carta forno.
Con l'impasto creare della specie di salsicciotti di 6/7 cm di diametro, tagliarli in pezzi di circa 4 cm, appiattirli con le mani umide, in modo da ricavare una forma allungata ovoidale, alta poco meno di 1 cm.
Adagiarli in file sfalzate sulla teglia foderata, tenendo conto che un poco si gonfiano, quindi distanziandoli abbastanza regolarmente.
Cuocere in forno a 180° per 15 minuti, si formeranno delle crepe, è normale. A questo punto abbassare a 160° la temperatura del forno, cambiando la funzione da ventilato a statico, e tenendolo un poco aperto mettendo un cucchiaio di legno nello sportello (come si fa a volte con le meringhe) e continuare la cottura per altri 20/ 25  minuti. Devono essere morbidi e fondenti all'interno..
Lasciar raffreddare e poi spolverare abbondantemente con lo zucchero a velo.