giovedì 2 settembre 2021

Di sardine imbottite e di attimi di felicità

C'è stato un momento, parecchi anni fa, le mie figlie  ancora piccole, che prendemmo in affitto una casa  a Caslino d'Erba. Un paese a mezza costa sulle Prealpi comasche, sulla strada che da Erba va verso Lecco, nel cosiddetto triangolo lariano. Si poteva raggiungere in poco più di un'ora di viaggio e l'avevamo pensata come un posto in cui passare i fine settimana, i capodanni, e quelle vacanze obbligate dal lavoro ad essere  in un luogo vicino.  Un posto da cui potevi partire per fare tantissime passeggiate ed escursioni, Capanna Mara, il Bolettone, il Buco del Piombo, l'Alpe del Viceré, il Palanzone, il lago del Segrino e quello di Pusiano...
La casa era in origine una vecchia filanda, aveva tre grandi stanze con soffitti altissimi, il bagno era sul pianerottolo, ma non ci facevamo tanti problemi.  Ci abbiamo passato momenti molto belli, felici e spensierati, da soli e in compagnia degli amici. L'abbiamo tenuta davvero molti anni, tanto che le mie figlie, da ragazzine,  hanno fatto in tempo a farci feste coi loro amici prima che decidessimo di lasciarla.
Caslino era,  ed è,   proprio un bel paesino, arroccato a metà della  montagna. Mi piaceva la sua atmostera sorniona e  frizzante allo stesso tempo, con la gente che andava e  veniva  e quando ti incontrava ti salutava calorosamente come se ti conoscesse da una vita. L'antico lavatoio in pietra come luogo di incontro e socializzazione oltre che occasione di cappottini fra una sbattuta di lenzuolo e un risciacquo di tovaglie, una "radio scarpa" a tutti gli effetti. Ci siamo sempre trovati bene e non abbiamo faticato a fare amicizie, alcune durano tuttora. Fra queste, c'era la famiglia Carpani. Con loro abbiamo condiviso passeggiate, cene, pranzi, scampagnate. La mamma di Claudio, il capofamiglia,  si chiamava Bambina, e il suo nome era  perfetto  su di lei, una donnina minuta dai capelli grigi raccolti a crocchia sulla nuca, ma non bisognava lasciarsi ingannare dalla sua aria dolce e dal suo fare amorevole, era una di quelle donne che aveva affrontato e superato  mille  tempeste e  mille dolori. Una classica "regiura" colei che reggeva con forza il peso di tutta la famiglia. Viveva da sola in una casetta minuscola in centro paese, mentre suo figlio stava in una villetta un po' isolata, un po' più su verso la montagna. Non so quante volte ci ha preparato la polenta uncia, un piatto per cui ci voleva lo stomaco di Pantagruele e Obelix  messi insieme. Ma come rifiutare? Lei aveva piacere  ad averci per casa, e  poi a me piaceva moltissimo.
Ricordo un sabato sera, arrivò l'invito a pranzo per la domenica, insieme ai suoi e ad una  famiglia di amici comuni. E iniziai mentalmente a prepararmi per la polenta uncia (unta).  Con mia somma sopresa in tavola trovammo già pronti un tagliere di polenta gialla e  una montagna di sardine ripiene, dorate e croccanti. Una montagna davvero, perchè in tutto eravamo in 13 lei compresa. Le finimmo in un baleno, erano irresistibili. Quella domenica non me la dimentico, finimmo col cantare canzonacce, qualcuno un po' bevuto, qualcun altro addormentato sul divano, i bimbi a giocare nell'orto dietro casa, ma tutti sazi e soddisfatti, forse inconsapevoli di aver vissuto un attimo di felicità. Chissà perchè non le ho mai chiesto le sue ricette, probabilmente a quel tempo, pur amando cucinare,  producevo cose molto basiche e non sentivo la necessità di chiedere ricette.


Ora naturalmente è tutta un'altra storia. Era una vita che non le preparavo, e le dedico a lei, alla sciura Bambina, una donna d'altri tempi che ha lasciato il segno nella vita di chi l'ha conosciuta.


Sardine imbottite


per 2 persone

16/20 sardine
(andranno accoppiate per cui calcolate quante ne volete a testa)
q.b. di pane grattugiato (per il ripieno e per impanare)
2 cucchiai colmi di parmigiano grattugiato
1 ciuffo di prezzemolo
1 piccolo spicchio d'aglio
3 uova
sale, pepe
q.b. di olio di arachidi ( o di oliva)  per friggere

Eviscerate  le sardine eliminando la testa  e la lisca centrale facendo attenzione a non rompere la carne,  apritele a libro, lavatele e lasciatele in acqua fredda per qualche minuto.
Nel frattempo in una ciotola sbattete molto bene  un uovo, aggiungete il formaggio grattugiato, il prezzemolo lavato e tritato finemente insieme allo spicchio d'aglio, una macinata di pepe nero,  pane grattugiato quanto ne basta per avere un impasto morbido ma consistente da poterlo maneggiare.
Scolate le sardine, asciugatele tamponandole con della carta da cucina. Prendete una sardina tenendola  col dorso verso il basso appoggiato sul  palmo della mano, o su un tagliere,  mettete un po' di ripieno, coprite con un'altra sardina appoggiandola sul ripieno  col dorso verso l'alto  e premete per farla aderire bene.
Continuate fino ad accoppiare tutte le sardine. Tenete presente che sono abbastanza sostanziose, per cui se ne comprate 16 ve ne verranno 8, quindi 4 a testa, se ne avete 20 ve ne verranno 10, 5 a testa. Io ne avevo comprato poco più di mezzo chilo ed erano 14. Per noi due, 7 sono bastate. Dipende sempre dall'appetito o se ne volete fare un secondo o uno stuzzichino come antipasto/aperitivo.

Una volta pronte, sbattete bene le restanti uova,  bagnateci molto bene le coppie di sardine e passatele nel pane grattugiato, premendo bene per far aderire la panatura.
Friggetele in olio di arachide o in olio d'oliva, come preferite, fino a quando sono ben dorate da  entrambi i lati.
Servitele caldissime e fragranti.


La sciura Bambina non c'è più, ma vive nel ricordo di chi le ha voluto bene, come me.

1 commento:

  1. Le sardine sono molto appetitose, ma il ricordo affettuoso della signora Bambina è molto delicato e toccante.
    Buon fine settimana

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