Un pane dolce che fa parte della tradizione milanese. E' chiamato anche "pane dei poveri" perchè in origine veniva preparato dai contadini con la farina di miglio, (mej) un cereale povero con il quale si panificava, vista la mancanza di farina, o l'impossibilità di procurarsela. E' solo dal 1700 che compare la farina di mais al posto di quella di miglio, anche se il nome non è cambiato.
E'un pane ambrato e profumato con i fiori di sambuco essiccati, che lo caratterizzano fortemente.
Il suo nome è legato a qualche leggenda, ma la spiegazione più accreditata è che il giorno di San Giorgio era la data in cui venivano rinnovati i contratti del latte fra mandriani e lattai. E la continuazione del lavoro veniva celebrata offrendo una tazza di panna e del Pan de Mej alla popolazione, in segno di riconoscenza verso il Santo e come segno di buon auspicio.
Croccante e ambrato all'esterno, morbido all'interno, un sapore dolce e burroso, lo si trova in quasi tutte le panetterie e le pasticcerie in questo periodo. Si gusta ammorbidito nella panna liquida ed è irresistibile!
Pan de mej
100 g farina gialla
250 g farina bianca 00
150 g burro fuso
120 g zucchero semolato
25 g lievito di birra
3 uova
50 ml latte intero
1 pizzico abbondante di fiori di sambuco essiccati
per completare:
zucchero a velo vanigliato
zucchero semolato
fiori di sambuco essiccati
Sciogliete il lievito di birra in poco latte tiepido.
Miscelate le tre farine insieme, setacciandole. Mettetele nella impastatrice.
Aggiungete un pizzico di fiori di sambuco, un pizzico di sale, lo zucchero semolato, le uova e il burro fuso. Azionate la macchina a bassa velocità e amalgamate tutto poi unite il lievito di birra sciolto nel latte. Impastate tutto per qualche minuto, poi raccogliete l'impasto a palla in una ciotola e copritela con un canovaccio. Lasciate lievitare in un luogo tiepido. Io l'ho messa nel forno spento ma con la lampadina accesa.
Nel frattempo rivestite una placca con della carta forno. Una volta che la pasta avrà raddoppiato il suo volume, ci vorrà un po' più di un'ora, lavoratela brevemente per sgonfiarla, poi formate delle piccole pagnottelle lievemente schiacciate possibilmente della stessa misura, io ho ne ho pesata ognuna man mano, e ho fatto pallozze da 95 grammi.
Allineatele sulla placca tenendole ben distanziate perchè tendono ad allargarsi. Lasciatele ri-lievitare per una mezz'ora, poi cospargelete generosamente prima con lo zucchero a velo vanigliato poi con lo zucchero semolato e infine con i fiori di sambuco essiccati.
Cuocete in forno già caldo a 190° per circa mezz'ora, o fino a quando saranno ben dorati. Serviteli freddi, con una tazza di panna liquida.
Ma che bontà!
RispondiEliminaSe trovo il sambuco essicato so già cosa pubblicherò il 23 aprile del 2018...
anche qui che siamo al confine con la Lombardia, e per di più siamo zone agricole, è una tradizione conosciuta.
RispondiEliminaPersonalmente li ho interpretati a biscottone, come li avevo visti ad un corso di Massari infatti prima di allora non li avvevo mai assaggiati, rustici e piacevoli... ottima merenda! Buona domenica!
Ho un flash di mio padre che si rifiuta di assaggiarli dicendo: "mica sono un cardellino". Ero bambina e gli erano stati offerti evidentemente quelli canonici, con farina di miglio. Millemila anni fa. Grazie per avermeli ricordati!
RispondiEliminaNe parlavo oggi ad alcuni amici singaporiani, cinesi. Affascinati dalle nostre tradizioni... e mentre ero li a magnificarli, pensavo che io non l'ho ne' mai assaggiato ne' mai fatto. Adesso ho solo bisogno di giornate di 48 ore e di un supermercato come dico io, con servizio di spesa a domicilio annesso...
RispondiEliminaMa di chi e' stata, st'idea del Calendario? mannaggia :)