Ogni venerdì, immancabilmente arrivava lui. L'uomo con la bicicletta e una cassettina di legno colma di ghiaccio dietro il sellino,  poggiata su una specie di portapacchi e legata alla bell'e meglio al parafango  della bici.
Mia nonna lo aspettava, pronta a uscire di corsa non appena si sentiva la sua voce giù per la strada gridare: Sardeleeeee, sardele frescheeee.
Di corsa perchè sapeva che il pesce era poco e se non fosse stata fra le prime, non sarebbe riuscita ad accaparrarsi niente di quello che c'era nella cassetta.
Il mio piccolo paese, immerso fra vigne e campagna friulana, si svegliava così tutti i venerdì estivi.  In quegli anni, niente supermercati se non a Pordenone o a Udine, e l'unico negozietto di un  paese che conta meno di mille abitanti  non offriva granchè, praticamente solo il minimo indispensabile, latte, pane, pasta ecc.ecc.  la carne la forniva l'unico macellaio, ma  non durava molto, capitava che a fine settimana non ce ne fosse quasi più, toccava aspettare il martedì, giorno di macellazione. Figurarsi il pesce.
L'unico modo per averlo era riuscire a comprarlo il venerdì dall'omino in bici. Arrivava direttamente da Marano Lagunare, borgo storico marinaro a sud della  provincia di Udine e, a pensarci, un sacco di strada in bicicletta da fare per arrivare fino ad Arzene-Valvasone, il mio paese natìo.
L'omino che vendeva il pesce aspettava i pescherecci che rientravano poco prima dell'alba, riempiva la sua cassetta con quello che c'era  e partiva per i paesini spersi nella campagna friulana. Una vita durissima, fatta di sacrificio e fatica, per guadagnarsi il pane. Era quasi sempre pesce "povero" perchè sapeva che i contadini non potevano certo permettersi altro.
E infatti a casa di mia nonna il venerdì erano sardine, quando riusciva a comprarle.
Non era una gran cuoca, cucinava per dovere, ma era accurata e golosa e aveva i suoi  caposaldi, fra cui queste sarde ripiene. Appena rientrata a casa, le puliva, le lasciava perdere "il sangue" mentre andava nell'orto a raccogliere le verdure che avrebbero accompagnato il piatto.
Poi le preparava canticchiando, pregustando già. Friggeva in una larga padella di ferro, nella stanza fuori, che faceva da mezzo ripostiglio degli attrezzi e dove aveva messo una  vecchia stufa a legna appositamente per friggere e per fare la salsa di pomodoro...
Arrivavano in tavola e sparivano alla velocità della luce, tanto erano buone.


Questo è il piatto della tradizione del  Friuli V. Giulia  che ho scelto di fare per l'argomento del mese di  L'Italia nel piatto

Sarde fritte ripiene
(le sarde di nonna Lucia)

per 2 o 3  buone forchette

500 g di sardine
la mollica di due o tre  panini raffermi
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 uovo
1 ciuffo di prezzemolo
1 spicchietto d'aglio
sale, pepe

per friggere:
1 uovo
farina q.b.
olio di arachide (o di oliva) q.b.

per completare:
Insalata (quella che preferite)
limone


Spinate le sardine, eliminate la tesa e apritele a libro. Fatelo sotto l'acqua corrente. Mettetele in un colino e lasciatele sgocciolare. Lavate il prezzemolo, mondate l'aglio e tritateli insieme finemente.

Preparate il ripieno. Nel cutter mettete la mollica di pane raffermo, solo quella, senza croste,  non deve essere però troppo secca. Raccoglietela in una ciotola, aggiungete il parmigiano, il trito di prezzemolo, l'uovo leggermente sbattuto, il sale e il pepe.
Mescolate fino ad avere un impasto umido,  consistente ma lavorabile.
Riprendete le sardine, asciugatele tamponandole con della carta da cucina.
Posatene una, aperta,  su un tagliere con la schiena verso il basso, sulla carne spalmate un poco di impasto e accoppiatela con un'altra sardina stavolta  con la schiena verso l'alto,  a mò di panino, premete  per farle aderire bene.
Quando avrete completato il riempimento, sbattete l'uovo in un piatto, bagnateci  le sardine ripiene curando che siano ben bagnate di uovo. Passatele subito nella farina, premendo perchè aderisca bene.
Friggetele poche per volta in olio profondo, finchè sono ben dorate.
Servitele caldissime su un letto di insalata e e fette di limone.

Ogni volta che le faccio la rivedo, mia nonna, mentre frigge e canticchia sottovoce, pregustando il sapore di quelle sardine. Una volta le ho  chiesto come mai  le facesse  in quel modo,  mi ha risposto che lei le aveva viste fare  così fin da ragazza. Le poche volte che la sua famiglia poteva comprarle...mia nonna era nata ad ottobre del 1900, ha visto due guerre, la ritirata di Caporetto, ha vissuto fame e miseria nonostante suo padre,  il mio bisnonno,  fosse uno dei pochi a saper leggere e scrivere a quel tempo e avesse molti terreni  coltivati a vigna. Poi nel 1921 sposò, incinta, mio nonno...ma quella è un'altra storia...


Ci sono momenti che restano scolpiti nella memoria, tatuati  irreversibilmente nell'anima, ti fanno compagnia e ti ricordano da dove vieni, quanto in fondo sei attaccata alle tue radici nonostante la vita ti porti altrove.

 


le ricette  regionali preparate dalle altre amiche di Italia nel Piatto:


 

Trentino-Alto Adige: raviolo alla trota salmonata 
Friuli-Venezia Giulia: sarde fritte ripiene 
Marche: cozze gratinate 
Sardegna: cozze cun casu