Appoggiato al parapetto della nave,
guardava sotto di lui, molti metri più giù.
L'acqua ribolliva lasciando una leggera
scia di schiuma bianca sul fianco della nave, e si disperdeva in una
miriade di  piccole bollicine.. 
La sua cabina era un antro scuro in 4a
classe, proprio giù, giù, nella pancia della nave,  dove le paratie
rimbombavano al rumore ritmico dei motori, e dove non distinguevi se era
giorno o notte...Mancavano pochi giorni all'arrivo e lui preferiva
passare tutto il tempo sul ponte, all'aria aperta. Vissuto sempre in
campagna, non gli piacevano gli spazi angusti, abituato com'era  alla
libertà del cielo e dei campi a distesa.
Si sentiva cupo come quell'Oceano che
stava attraversando. Era dovuto partire, i suoi glielo avevano
chiesto o,  forse, quasi imposto......c'era bisogno di aiuto, non
poteva rifiutarsi. 
La fame e  e la mancanza di lavoro, la
povertà di chi coltivava la terra condizionava, obbligava ad andare
via, a cercare  il riscatto di una vita migliore..aveva già visto
partire tutti i suoi amici...ora toccava a lui...
 La guerra  l'aveva sfangata  
fortunatamente, al fronte c'era già stato suo fratello più grande, e lo 
aveva visto  tornare a piedi  dalla prigionia in Austria  malato
e magro da far paura, l'ombra di se stesso..
 ...secondo la norma di quel tempo, un
solo figlio per famiglia partiva per il fronte, e per una volta  fu
felice di essere nato dopo...
.. era rimasto a casa, a coltivare la
terra con suo padre e suo zio,  e a fare incursioni notturne  nella
caserma poco fuori dal paese e in  Polveriera per rubare ai tedeschi
coperte e viveri,  a rischio comunque di essere  preso e passato 
direttamente per le armi.. 
tedeschi  e  cosacchi si erano 
poi finalmente ritirati dal Friuli a guerra ormai finita, agli inizi di
maggio, dopo aver  distrutto, messo a ferro e fuoco molti piccoli
paesi e aver depredato  e rubato tutto quello che si poteva
trasportare. Lui   aveva smesso di correre rischi, andando di notte
alla Polveriera..
Tedeschi e cosacchi aveva lasciato solo
 macerie e distruzione,  lacrime e miseria, miseria nera...poi sono
arrivati gli alleati...
Appoggiato a quel parapetto pensava al
grande cambiamento che stava per affrontare. Stava andando in
America, un luogo  che finora per lui era soltanto  una parola..
Pensava a quello che aveva lasciato, 
chissà quando avrebbe potuto tornare....di colpo la nostalgia per la
sua casa, per la sua terra , per la sua famiglia gli attanagliò la
gola, e una fitta di dolore  gli trapassò il  cuore,  gli occhi si
riempirono di lacrime..fortunatamente nessuno lo stava guardando e
lui lasciò che  gli rigassero il volto...chissà quando avrebbe
rivisto i campi coperti di brina nel pieno dell'inverno,  le vigne
inondate dal sole d'estate e il grande albero giallo di  cachi dietro
casa...
A malincuore aveva lasciato la sua
squadra e  il calcio, la sua grande passione...era bravo,  davvero
bravo...tu avrai  un grande futuro con il calcio, gli dicevano...lo
aveva anche già contattato il Padova...
ma le porte  del destino si erano 
chiuse in un modo e aperte in un altro, proiettandolo lontano dai
suoi sogni..
Pensava a quel momento in cui aveva
attraversato  il confine con la Francia..alla prima volta che aveva
fatto la valigia ed era partito..
Al  suo primo tentativo di trovare
fortuna  era approdato vicino a Grenoble. Una parentesi durata tre
anni.
Gli piaceva la città,  e anche se era
la prima volta che affrontava la solitudine di una vita da emigrato, 
lì aveva tanti amici  del paese, partiti prima di lui, che lo
facevano sentire meno solo. E  insieme a loro  aveva ricominciato a
giocare a calcio, nel Saint Marcellin, una squadra locale....lo aveva
persino adocchiato un tecnico  del Paris Saint-Germain  e c'era stato
un momento in cui aveva accarezzato la possibilità di veder realizzato
il suo sogno..
E invece  era lì, con la sua valigia
di cartone,   sul Saturnia,  una nave carica di varia umanità che
andava tutta a cercare vita migliore dove la cercava lui, nel Nord 
America..
 In Canada lo aspettava lo  zio
Attilio, uno dei fratelli di sua madre  partito  con la prima ondata
di emigrazione della famiglia  quando lui era ancora ragazzetto.
Gli aveva trovato un posto in un
allevamento di bestiame, a Trail B.C.,  e d'accordo con i suoi genitori,  gli aveva mandato il
biglietto per il piroscafo...a dire il vero era suo fratello che avrebbe dovuto andare via, ma,  per diversi motivi, su quella nave c'era salito lui...
 Scese dalla nave stanco e  provato, 
con il cuore pesante e la testa piena di interrogativi, cercando con
lo sguardo suo zio, in mezzo a tutte le persone assiepate  sulla
banchina del porto.
 Sospirando mise per la prima volta
piede in territorio canadese,  pensando a tutta la strada che ancora 
avrebbe dovuto affrontare... ancora 6.000 km per arrivare a
destinazione, dall'Atlantico verso il Pacifico..
Lui è mio zio Paolo, classe 1925. 
Fratello minore di mio padre. Ha compiuto 87 anni qualche giorno fa..
Aveva 24 anni e su quella banchina del
porto di Halifax  ha avuto inizio la sua  strada,   lontana anni luce
da tutto quello che aveva conosciuto fino ad allora,  lontana  da
tutta la sua famiglia d'origine. Era il 1949, e io stavo per nascere.
Dopo qualche anno si è trasferito  a
Vancouver,  nel British Columbia dove ha  sposato  una  discendente
dei Nativi d'America,  tribù   dei Black Foot
 (Piedi Neri), Claire,   e ha avuto tre figli....
ha giocato ancora a calcio, a  New
Westminster vincendo anche il campionato regionale con la squadra dei
Royals Football Club.
Grande pescatore, appassionato ed
espertissimo, e vivendo in un luogo dove i laghi abbonando, non
aveva, anzi, non ha  che l'imbarazzo della scelta.  Ne aveva
addirittura uno tutto suo, due ore di cammino in mezzo ai boschi e
poteva pescare in  totale solitudine, ma nei boschi canadesi, oltre agli Alci
e ai Caribou, girano anche i Grizzly...ne aveva incontrati parecchi,
e  anche di pericolosi , soprattutto le orse quando  avevano i
piccoli..
ma di queste storie canadesi  vi
parlerò prima o poi...
Grazie alla famiglia indiana di sua
moglie che gli ha insegnato a conservarli ed affumicarli, i suoi
salmoni, le sue trote  e i suoi storioni, li ho assaggiati anch'io...
Non ha fatto fortuna, a differenza  di 
tantissimi emigrati di quel tempo, ed è potuto tornare  a casa, a
rivedere sua madre ormai vedova, i suoi fratelli e i suoi nipoti 
“soltanto” 30 anni dopo. 
Ricordo che andammo in delegazione 
familiare a prenderlo a Malpensa. Era la prima volta che lo
vedevo....ci abbracciammo e fu un abbraccio lunghissimo, silenzioso, 
in mezzo all'aeroporto,  entrambi con la gola chiusa dalla
commozione, davanti a mio padre che piangeva altrettanto
silenziosamente..
Non è diventato un campione di calcio
pur avendone tutte le potenzialità, la vita lo ha portato dall'altra
parte del mondo. Ha dovuto scegliere che porta oltrepassare, e non ha
avuto una vita facile. Come noi qui del resto. Ma almeno  noi eravamo
a casa nostra.
Per lui e molti altri della mia
famiglia che sono dovuti partire non è stato rose e fiori vivere in
un paese straniero,  inizialmente senza capire, senza parlare bene la
lingua del posto, sottoposti ad umiliazioni ed angherie, le più
svariate, per anni...
Dopo quel primo ritorno, ce ne sono stati altri, a volte da solo,  a volte con le figlie  e i nipoti,  l'ultima volta è stato l'anno scorso, in occasione delle nozze di Chiara. 
Mi manca la vicinanza della mia
famiglia canadese, mi mancano tutti i Natali non passati  insieme, i
compleanni festeggiati a distanza, le emozioni condivise di un
matrimonio o di una nascita...mi manca la quotidianità di quelle
piccole ricorrenze in cui si condensano e si riconoscono gli affetti.
L'Oceano ci divide, e non è solo una
immagine, è proprio la vastità dell'Oceano, e pesa, pesa sul
cuore..
Buon compleanno caro  zio! 
Guarda,  del salmone! Certo non è buono come i Sockeye che catturi tu, ma mi accontento...
Tranci di salmone e salsa saporita
per 2 persone
4 piccoli tranci di salmone (2 se sono grandi)
per il court bouillon:
1 carota
1 costa di sedano
1 piccola cipolla
1 foglia di alloro
qualche bacca di ginepro
qualche bacca di pepe nero
1 bicchiere di vino biano
un pezzetto di scorza di limone
1 spicchio d'aglio
sale.
Per la salsa:
1 pugno di capperi sotto sale
1 filetto di acciuga sott'olio
1 ciuffo di aneto fresco
poca scorza di limone grattugiata
sale, pepe, olio e.v.
Pulire le verdure e preparare il court bouillon lasciandolo bollire pian piano finchè le verdure sono cotte e morbide. Dopodichè aggiungere il vino bianco, spegnere, filtrare e lasciar raffreddare.
Pulire e lavare i tranci di salmone.
Riprendere il court bouillon, riportarlo a bollore e tuffarci i tranci di salmone facendoli cuocere finchè sono morbidi. Tenere in caldo.
Mentre cuoce il salmone  preparare la salsa:
dissalare bene i capperi, strizzarli e tritarli a coltello insieme al filetto di acciuga riducendoli in poltiglia.
Versare tutto in una piccola ciotola, aggiungere la scorza di limone grattugiata, l'aneto tagliuzzato con la forbice, il sale e il pepe e diluire il tutto con dell'olio e.v. d'oliva di buona qualità. Mescolare bene per emulsionare.
Scolare i tranci e servirli con la salsina di capperi e aneto..
eccolo sul Fraser  river, con  la sua cattura più bella, non per la taglia dello storione, ma  perchè è stato solo un paio d'anni fa, a 85 anni... 
qui l'anno scorso, al matrimonio di mia figlia



Giuly non riesco ad aggiungere nulla alle tue splendide parole. I tuoi racconti sono bellissimi...grazie! Un bacio PS: il trancio sarà squisito...prendo nota!!
RispondiEliminai tuoi racconti sono sempre carichi d'amore,sia che descrivano la vita di persone a te care sia ricette della tua tradizione di famiglia, sei unica amica mia...Un abbraccio forte...
RispondiEliminaTi posso dire che mi sono emozionata leggendo il tuo racconto?
RispondiEliminaTanti auguri a tuo zio!
Non sempre mi metto a leggere quando nei blog vedo post troppo lunghi. Sempre di fretta, un'occhiata al volo .... Per i tuoi, però, trovo sempre il tempo, vuoi per i tuoi meravigliosi racconti, vuoi per le ricette sempre di mio gusto.
RispondiEliminaGrazie di cuore!!!!!!
ti voglio bene e non ti dirò' anche se non ti conosco perché' da quello che scrivi ho capito il tuo cuore. Un abbraccio da me che sto soffrendo come un cane e non posso farci nulla solo aspettare che la vita torni a essere degna di essere vissuta.Aurora
RispondiEliminaAurora, grazie per le tue parole e la tua sensibilità.
EliminaMi spiace che tu stia male, spero tanto che possa arrivare presto il momento in cui guarderai alla vita con un sorriso sereno.
Un abbraccio, e quando vuoi, sono qui.
Giuli
grazie a tutte!
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