domenica 23 aprile 2017

il Pan de Mej per il Calendario del Cibo Italiano


oggi, sul Calendario del Cibo Italiano, si parla del Pan de Mej, o pane di San Giorgio perchè venuva preparato proprio  il 23 Aprile, giorno  a lui dedicato.
Un pane dolce che fa parte della tradizione milanese. E' chiamato anche "pane dei poveri"  perchè in origine veniva preparato dai contadini con la farina di miglio, (mej) un cereale povero con il quale si panificava, vista la mancanza di farina, o l'impossibilità di procurarsela. E' solo dal 1700 che  compare la farina di mais al posto di quella di miglio, anche se il nome non è cambiato.
E'un pane ambrato e profumato con i fiori di sambuco essiccati, che lo caratterizzano fortemente.
Il suo nome è  legato a qualche leggenda, ma la spiegazione più accreditata è che il giorno di San Giorgio era la data in cui venivano rinnovati i contratti del latte fra mandriani e lattai. E la continuazione del  lavoro veniva celebrata offrendo una tazza di panna e del Pan de Mej alla popolazione, in segno di riconoscenza verso il Santo e come segno di buon auspicio.
Croccante e   ambrato all'esterno,  morbido  all'interno, un sapore dolce e burroso, lo si trova in quasi tutte le panetterie e le pasticcerie in questo periodo. Si gusta ammorbidito  nella panna liquida  ed è irresistibile!

Pan de mej


200 g farina gialla fioretto
100 g farina gialla
250 g farina bianca 00
150 g burro fuso
120 g zucchero semolato
25 g lievito di birra
3 uova
50 ml latte intero
 1 pizzico  abbondante di fiori di sambuco essiccati

per completare:
zucchero a velo  vanigliato
zucchero semolato
fiori di sambuco essiccati 

Sciogliete il lievito di birra in poco latte tiepido.
Miscelate le tre farine insieme,  setacciandole. Mettetele nella impastatrice. 
 Aggiungete un pizzico di fiori di sambuco, un pizzico di sale, lo zucchero semolato, le uova e il burro fuso. Azionate la macchina a bassa velocità e amalgamate tutto poi unite il lievito di birra sciolto nel latte. Impastate tutto  per qualche minuto, poi raccogliete l'impasto a palla in una ciotola e copritela con un canovaccio. Lasciate lievitare in un luogo tiepido. Io l'ho messa nel forno spento ma con la lampadina accesa.
Nel frattempo  rivestite  una placca con della carta forno. Una volta che la pasta avrà raddoppiato il suo volume,  ci vorrà un po' più di un'ora, lavoratela brevemente per sgonfiarla, poi formate delle piccole pagnottelle lievemente schiacciate possibilmente della stessa misura, io ho ne ho pesata ognuna man mano, e  ho fatto pallozze da 95 grammi.
Allineatele sulla placca tenendole ben distanziate perchè tendono ad allargarsi. Lasciatele ri-lievitare per una mezz'ora, poi cospargelete generosamente prima con lo zucchero a velo vanigliato poi con lo zucchero semolato e infine con  i fiori di sambuco essiccati.
Cuocete in forno già caldo a 190° per circa mezz'ora, o fino a quando saranno ben dorati. Serviteli freddi, con una tazza di panna liquida.




4 commenti:

  1. Ma che bontà!
    Se trovo il sambuco essicato so già cosa pubblicherò il 23 aprile del 2018...

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  2. anche qui che siamo al confine con la Lombardia, e per di più siamo zone agricole, è una tradizione conosciuta.
    Personalmente li ho interpretati a biscottone, come li avevo visti ad un corso di Massari infatti prima di allora non li avvevo mai assaggiati, rustici e piacevoli... ottima merenda! Buona domenica!

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  3. Ho un flash di mio padre che si rifiuta di assaggiarli dicendo: "mica sono un cardellino". Ero bambina e gli erano stati offerti evidentemente quelli canonici, con farina di miglio. Millemila anni fa. Grazie per avermeli ricordati!

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  4. Ne parlavo oggi ad alcuni amici singaporiani, cinesi. Affascinati dalle nostre tradizioni... e mentre ero li a magnificarli, pensavo che io non l'ho ne' mai assaggiato ne' mai fatto. Adesso ho solo bisogno di giornate di 48 ore e di un supermercato come dico io, con servizio di spesa a domicilio annesso...
    Ma di chi e' stata, st'idea del Calendario? mannaggia :)

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