Era zia di mia nonna, sorella di suo padre, il mio bisnonno Alfonso. Era sola, non si era mai sposata ed era l'unica rimasta della sua famiglia, come parenti aveva soltanto nipoti, ma di questi solo due abitavano in paese. Non so il nome intero come fosse, tutti la chiamavano Vina, immagino Malvina, ma non ne sono sicura.
Viveva in una piccola casetta che confinava con la nostra, in Friuli. Proprio piccola, consisteva in una stanza a piano terra e una stanza al piano di sopra, a cui si accedeva solo esternamente da una scala di legno che dava su un piccolo ballatoio, anch'esso di legno, davanti alla porta di quella che era la stanza da letto.
Due piccoli locali, una costuzione un po' più bassa, che facevano da trait d'union fra la casa della vicina, Santina, che dava direttamente sulla strada, e la nostra, all'interno. Come molte case friulane, sul cortile o sulla grande aia si affacciavano case di proprietà diverse, anche di parenti. Retaggio di un tempo lontano, tutti con l'obbligo della servitù di passaggio. Cosa che ha determinato, nel tempo, infinite dispute, liti e dissapori fra familiari e vicinato...
La zia Vina era una donnetta piccola piccola, credo si sia come "ritirata" invecchiando, piegata dall'artrosi, dalla fatica, e dalla vita.
Longeva, ha vissuto fra il 1800 e 1900, così ho avuto modo di conoscerla quando, d'estate, andavo a fare le vacanze da nonna.
Non posso dimenticarla la "gnagna Vina" (zia in friulano). Vestiva con la foggia dell'800, con gonne lunghe fino ai piedi, marroni o nere, una camicia con le maniche a sbuffo, scura anch'essa, senza colletto, con una lunga fila di bottoni, e sopra un grande grembiule nero con la pettorina. In testa l'immancabile fazzoletto legato alla maniera friulana, che le copriva completamente la testa, nascondendo la canizie.
Mi metteva paura forse perchè assomigliava moltissimo alla raffigurazione che si dà delle streghe, con il naso adunco e il mento a punta, un bitorzolo a lato del naso, e la bocca sdentata. Era così, e ogni volta che la incontravo in cortile, un senso di inquietudine mi prendeva sempre.
Lei, per contro, non amava i bambini. Credo non amasse nessuno a dire il vero. Non che fosse proprio cattiva, ma aveva quella acidità, quella ruvida scontrosità che hanno certe persone molto avanti con gli anni. Le dava fastidio tutto, e si lamentava in continuazione, imprecando contro tutti. Ogni tanto mi apostrofava in un friulano antico che non sempre capivo... ah busitata, busitata!....ho saputo dopo che quella parola significa ragazza....ah ragazza, ragazza".....chissà cosa voleva dirmi...
Mia nonna la sopportava ma, pur aiutandola nel bisogno, cercava di lasciarla nel suo brodo. E pure io le stavo il più lontano possibile.
Ricordo che ogni settimana prendeva tutti gli oggetti in rame che aveva, pentole, paioli, mestoli, bacinelle e quant'altro, e si metteva fuori, in ginocchio sul lavatoio della roggia che scorreva sulla strada e cominciava...prima sfregava ogni pezzo con farina da polenta, sale grosso e aceto, sfregava lungamente fino a far tornare il metallo del suo colore brillante, sciacquava tutto accuratamente dentro l'acqua della roggia, poi metteva tutto sugli scalini di casa ad asciugare al sole.
La sera si metteva seduta fuori, sulla scala , e cenava con una tazza di pane e latte. Tutte le sere, con qualunque tempo.
Non ho mai saputo granché su di lei, solo quello che mi raccontava mia nonna. Era l'ultima dei fratelli Maniago, e aveva sempre lavorato in famiglia, o nei campi. Fra i tanti suoi compiti c'era anche quello di governare e accudire i maiali, e ne avevano molti. Mia nonna mi raccontò di quando gliene scappò uno dal recinto e pensò bene di andare a grufolare nel cortile della casa accanto....la zia Vina si armò di un ramo di salice, molto flessibile e partì per andarlo a recuperare. Il vicino se lo voleva tenere e lei iniziò a litigare menando fendenti con il ramo di salice facendolo roteare come una frusta, gridando come una ossessa, a tal punto che il malcapitato, faticando a difendersi da questa specie di piccola Erinni, cacciò lei e il maiale dal suo cortile...posso assicurare, per esperienza diretta, che una frustata con un ramo di salice è molto dolorosa....mia nonna usava lo stesso sistema con me quando non tornavo a casa puntuale per la cena..
Mi pare di vederla!! Con le sue spalle curve, il fazzoletto nero in testa, che sbraita agitando il ramo di salice...deve essere stata una scena incredibile!
Siccome non aveva un buon carattere, non si era mai sposata, pur avendo avuto qualche pretendente...mia nonna ci scherzava ogni tanto, diceva che li aveva fatti scappare tutti a gambe levate.
E' scomparsa sul finire degli anni '50. Dopo una vita solitaria, fatta solo di lavoro, di fatica, senza alcuna gratificazione, vissuta in una società contadina abbastanza arcaica, dove la condizione della donna non era certo rose e fiori. Ci credo che fosse così scorbutica e tignosa.
Ora la sua casa è diventata tutt'uno con la casa sulla strada che era di Santina, ha cambiato proprietà ed è stata rimessa completamente a nuovo, ma ha conservato quel balconcino, ora in muratura con la ringhiera di ferro. Ma è sempre lo stesso. Per andare a casa mia ci passo davanti, e non posso fare a meno di mandare mentalmente un saluto a quella vecchietta con la faccia da strega e il carattere di un orso.
Pensavo a lei anche oggi, mentre preparavo questa terrina di maiale, appunto. Non so se le sarebbe piaciuta, lei ci si affezionava ai suoi maiali...
Terrina di maiale e mele al Calvados
500 gr spalla maiale tritata
250 gr filetto di maiale
1 mela Golden
30 gr uvetta
30 gr pinoli
2 tuorli
un mazzetto finocchietto selvatico
Calvados q.b.
3 foglie di alloro
20 gr burro
poca noce moscata
sale, pepe nero in grani
per la salsa di mele:
3 mele Golden
1 noce di burro
1 foglia di alloro
2 cucchiai di Calvados
sale, pepe bianco
Mettere a bagno l’uvetta con poco
Calvados per il tempo della preparazione della carne, poi scolarla e strizzarla leggermente.
Lavare il finocchietto, asciugarlo e
sminuzzarlo con le forbici.
Tagliare il filetto di maiale a dadini,
raccoglierli in una ciotola con la carne tritata, l’uvetta, i
pinoli i tuorli
e 2 cucchiai di Calvados, il
finocchietto, la noce moscata grattata al momento, una decina di
granelli di pepe
pestati grossolanamente, il sale e
mescolare bene bene finchè tutto è ben omogeneo.
Trasferire il composto in uno stampo da terrina
(da 1,5l) imburrata generosamente, e premere affinché non restino spazi
vuoti.
Coprire con la mela non sbucciata e
tagliata a fettine sottili, la mia era una Royal Gala, non ho trovato le Golden, allineare anche l'alloro sopra le mele
Chiudere lo stampo con il suo coperchio.
Mettere in forno a 180° per circa
un’ora. Se si usano stampi piccoli cuocere a 45 minuti.
Sfornare e lasciar
intiepidire leggermente.
Sbucciare le mele e ridurle a dadini, metterle in un pentolino con i due cucchiai di Calvados, un pizzico di sale, una macinata di pepe e una foglia di alloro, cuocere pian piano finchè sono morbide, aggiungere una noce di burro e mescolare bene per farlo assorbire, quindi frullarle a crema con il minipimer.
Fare uno strato di salsa di mele sul piatto di servizio, affettare la terrina e appoggiarla sulla salsa, ed è pronta da gustare!
Mi fa un grande piacere leggere queste storie che racconti... grazie.
RispondiEliminaLeggevo il racconto e pensavo al cortile della casa vecchia di famiglia, alle abitudini, alle tradizioni, ai ricordi che grazie a quello che scrivi riaffiorano ogni volta...Mi piace tantissimo la ricetta! Mandi!
RispondiEliminaHo letto il tuo racconto tutto d'un fiato e mi ha portato con la mente a luoghi e tempi lontani che io non ho mai vissuto e che sono tanto diversi da quelli di oggi. Mi sono sempre piaciute molto queste storie e ti ringrazio davvero per avere condiviso questa noi, sicuramente la ricorderò sempre!! Non so se lei avrebbe apprezzato questo piatto ma io lo apprezzo molto. Un caro abbraccio tesoro, :*
RispondiEliminaUna bella ricetta e dei bei ricordi, cosa volere di più?
RispondiEliminaGrazie Giuli!
Un bacione
penso alla vita infelice che deve aver avuto la zia Vina e mi viene da pensare che spesso noi non ci rendiamo conto della fortuna che ci è capitata solo per il fatto di nascere qualche anno più tardi
RispondiEliminapasso a leggere una bella ricetta ...e adesso so come pulire i miei stampi di rame....grazie a te e ai tuoi ricordi sempre tanto vividi...Un bacione...
RispondiEliminaSempre meravigliosi i tuoi racconti, riesci a cogliere "il particolare, l'eccezionale" delle vite più semplici, adoro le tue storie.
RispondiEliminaLa terrina mi piace moltissimo, voglio provarla, se mi riesce ti faro sapere .... ciao, a presto ...
Ma cosa scopro si possono fare terrine anche senza tonnellate di goduriosi grassi.... interessante per me, molto interessante!
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