domenica 8 febbraio 2015

di anatre e di ricordi

- allora, sei pronta? Dai che fra poco si parte..
Così  inizia una piccola vacanza, molti e molti anni fa...
Marina abitava al quarto piano della casa di ringhiera, nell'appartamento di testa che si apriva  sul pianerottolo, quello decisamente più grande  rispetto agli altri di due stanze a cui si accedeva dalle  ringhiere. Molto più signorile,  era ben diviso con soggiorno, camera da letto e  un cucinotto  ma, cosa più importante, aveva  addirittura il bagno, se così si può chiamare un piccolo locale  lungo e stretto, con lavandino e w.c..
Niente vasca da bagno, ci si lavava nel mastello, ma almeno i servizi erano in casa e non in comune sulla ringhiera.
Figlia di una coppia ormai incamminata verso la mezza età e  venuta al mondo quando ormai sua madre, Milena,  non ci sperava più, aveva la mia età quando sono andata ad abitare in quella casa, 6 anni. Lo strano regolamento imposto dal padrone di casa, l'odiato dott.. Colombo,  non permetteva ai bambini di giocare in cortile; l'unica deroga era per me, la figlia della portiera. Così, io e Marina ci siamo guardate per un po' da posizioni diverse lei guardava me  dall'alto del quarto piano invidiandomi perchè potevo stare in cortile,  e io guardavo lei dal basso del cortile, soffrendo di solitudine.
Poi, nel tempo, a furia di guardarci in su e in giù, siamo diventate amiche...
A volte veniva lei in portineria e a volte andavo io a casa sua a studiare e dopo, la merenda.
Sorvegliate e anche aiutate spesso  con i compiti, da sua madre.
Milena me la ricordo come una donna piena di verve, di carattere. Volitiva e decisa, fumava come una ciminiera, e in quegli anni  le donne che fumavano venivano sempre etichettate malamente. Era sempre molto curata, unghie laccate di rosso,  mai una sbavatura nel rossetto, rosso scuro come le unghie, capelli tinti di un castano ramato, vestiti sempre molto alla moda, una bella donna insomma, un po' avanti rispetto ai tempi, una donna che sembrava decisamente più giovane di molte della sua età  che vivevano lì.
In quel piccolo microcosmo che era una casa di ringhiera, non era molto amata, sicuramente era  invidiata anche se avere figli a qurantacinque anni suonati era visto come una specie di disgrazia, ai tempi.
La gente mormorava quando vedeva Milena con sua figlia per mano, le donne si davano di gomito e si scambiavano occhiate d'intesa...ma come, a quell'età, un figlio? Ma potrebbe essere sua nonna, non sua madre....e via discorsi di questo tipo, sottovoce.
Era fortunata Marina, era arrivata in una famiglia decisamente agiata, suo padre era proprietario di una grande profumeria  molto avviata e conosciuta in corso Vercelli,  sua madre ogni tanto aiutava in negozio ma raramente, perlopiù si curava della casa e di sua figlia.
Avevano anche una casa sul lago Maggiore, a Oggebbio, dove Marina e sua madre passavano le estati e dove andavano ogni volta che potevano ritagliarsi qualche giorno di vacanza.
Così, in occasione di una di quelle  brevi vacanze,  fui invitata ad andare con loro a Oggebbio.
Il padre di Marina non poteva lasciare il negozio, così andammo col treno delle Nord fino a Laveno Mombello e da lì prendemmo il battello che ci portò a  Oggebbio. Un viaggio bellissimo per me che difficilmente potevo viaggiare, se non per andare  in Friuli. Ricordo che sul battello io e Marina ci precipitammo verso prua a prendere i posti esterni per poter guardare il lago Maggiore  in tutta la sua bellezza. In silenzio, ci riempivamo gli occhi di tutto quell'azzurro, ascoltavamo il sommesso rumore del motore e il fruscio del vento. Facevamo scorta di bellezza, per attingerne quando ne avremmo sentito il bisogno.
Arrivate a Oggebbio ci venne a prendere in auto un conoscente di Milena che si occupava anche  della casa in loro assenza, e iniziammo a inerpicarci sulle montagne sovrastanti il lago. Un viaggio breve  ma di cui ho un ricordo vivido. Ad ogni curva,  fra  gli alberi,  riappariva il lago in tutta la sua bellezza.
La casa era a mezza costa, sopra Oggebbio,  un po' isolata, e tutto intorno aveva grandi prati limitati da bassi muretti a secco. Dividevamo una cameretta bellissima, tutta tappezzata a fiori rosa, e i lettini gemelli avevano i copriletti dello stesso disegno, alle finestre tendine con dei grandi volants.
Su lunghe mensole alla parete erano allineati tantissimi giocattoli, di tutti i tipi,  bambole soprattutto, di diversa grandezza, in celluloide  e in bisquit, alcune spoglie e altre vestite come damine dell'800, e anche parecchi peluche. Mi incuriosivano, io non ne avevo mai avuto uno e l'unica mia bambola di celluloide era sempre da riparare perchè l'elastico interno che teneva insieme le gambe, si rompeva spesso, per la felicità di mio padre a cui toccava aggiustarla ogni volta..  Mi piaceva molto quella stanza da ragazzine, se capitava che piovesse ci andavamo a giocare con le bambole..... normalmente passavamo i giorni giocando fuori, sotto un pino,  sempre con le bambole e i pentolini, oppure  stavamo  a lungo appollaiate su uno dei muretti,  a guardare il panorama sotto di noi,  sbocconcellando panini con la marmellata, o con il salame a volte, potevamo correre  a perdifiato nel prati e raccogliere piccoli fiori azzurri e gialli che legavamo a mazzetti e  portavamo alla cappelletta dedicata alla Madonna, poco distante, oppure ci sdraiavamo nell'erba  e guardavamo le nuvole, cercando di indovinare a cosa somigliassero.
La mattina scendevamo in paese, con Milena, a fare la spesa. In una di quelle piccole bottteghe di paese, l'unica,  dove trovavi di tutto, dal latte fresco  fino alle pentole, passando per tutta la ferramenta e alle pezze di stoffa. Ne ricordo l'odore di quella bottega, un mix fra salumi appesi, formaggi, tonno e sgombro venduti sfusi, annegati in vaschette d'olio, ma  mescolati con l'odore delle pezze di stoffa, dei copertoni da bici sparsi in giro.Non certo piacevole da sentire..
Mentre Milena finiva la spesa, noi andavamo in riva al lago a dar da mangiare alle anatre. Portavamo sempre un po' di pane secco apposta. Era uno dei divertimenti, sedersi sullo scalino lambito dall'acqua e iniziare a lanciare pezzi di pane. In un baleno arrivavano una decina di anatre selvatiche che si azzuffavano per accaparrarsi il boccone più grosso. Così facendo sollevavano alti schizzi d'acqua che spesso, se non quasi sempre,  ci piovevano addosso.
Scappavamo ridendo e tornavamo su, alla casa, bagnate e intirizzite, rimbrottate bonariamente da Milena, ma contente.
Giorni sereni, gioiosi e spensierati, come è giusto che sia per delle bambine di 10 anni. Giocavamo con niente, e ci divertivamo tantissimo lo stesso. Con quanta malinconia ho ricordato quella vacanza, una volta  tornata a casa!
L'altro giorno, facendo la spesa, ho visto dei petti d'anatra e siccome a mio marito piacciono molto, ne ho comprati un paio. Per un attimo, mentre mettevo la confezione nel carrello,  mi sono rivista bambina, seduta su quello scalino con Marina, le teste vicine,  le braccia  protese verso il lago  a lanciare il pane in acqua per attirare le anatre selvatiche. Mi è venuto un nodo in gola, ma l'ho ricacciato giù e ho pensato a lei, chissà dove sarà ora, cosa fa, come è stata la sua vita, chissà se si ricorda di quei giorni, e chissà se le piace cucinare l'anatra....
Domande che resteranno senza risposta  perchè,  come spesso succede, la vita ti porta da tutt'altra parte e ci si perde....
L'ho cucinata quell'anatra, pensando a quei giorni bellissimi...



Petto d'anatra al mandarino  e tortino di topinambur
(da Sale&Pepe un po' modificata a modo mio)

(per due persone)

2 petti d'anatra,
1 rametto  di rosmarino
1 rametto di mirto
mezzo cucchiaino di cannella in polvere
la scorza di mezzo mandarino non trattato
olio, sale, pepe


per il tortino:
300 gr topinambur
2 uova
100 gr robiola
25 gr parmigiano grattugiato
un pizzico di sale
poca noce moscata

per la riduzione di mandarino:
2 mandarini non trattati
2 cucchiai di liquore al mandarino
una noce di burro





Dopo aver lavato e asciugato i petti, incidete la pelle con dei tagli a croce, senta intaccare la carne sottostante.
Tritate insieme la scorza del mandarino, il rosmarino e il mirto.
Mescolate al trito il mezzo cucchiaino di cannella , un poco di pepe macinato al momento e con questo  cospargete la pelle dei petti, premendo leggermente affinchè entri bene anche nei tagli.



avvolgete strettamente i petti in un poco di pellicola e lasciateli riposare per mezz'ora più o meno.



mentre i petti riposano, preparate il tortino.

Spelate e lavate i topinambur, lessateli a vapore finchè sono morbidi.
Frullateli a caldo e trasferiteli in una ciotola, lasciate intiepidire e aggiungete la robiola, le uova e il parmigiano, la noce moscata e il pizzico di sale. Mescolate molto bene tutto fino ad avere una crema omogenea.
 
 Foderate il fondo di una teglia con un po' di carta forno, appoggiatevi sopra quattro coppapasta di circa 10 cm, distanziandoli. Versate dentro ogni coppapasta un po' del composto di topinambur, senza arrivare al bordo,  e mettete in forno già caldo a 170° per circa 20/25 minuti.

Ora pensate alla riduzione. Spremete i mandarini, filtratene il succo e trasferitelo in un pentolino insieme ai due cucchiai di liquore,  mettete su fuoco dolce e lasciatelo sobbollire dolcemente fino a ridursi della metà, tenete in caldo.

Calcolando i tempi, quando i tortini sono a tre quarti di cottura, cuocete i petti.
Scaldate un filo d'olio in una padella antiaderente, togliete la pellicola alla carne e mettetela dalla parte della pelle nella pentola calda, lasciate rosolare i petti  per 4 o 5 minuti, poi girateli dall'altra parte e continuate a cuocerli per altri 3 o 4 minuti, senza schiacciarli e senza forarli con la forchetta, al limite coprite con un coperchio per evitare schizzi. Devono rimanere un po' indietro di cottura all'interno, per cui la cottura dipende da quanto li volete rosati. Se  li preferite meno cotti, basteranno 3 minuti, altrimenti lasciateli un pochino di più, senza esagerare altrimenti  rischiate che si cuociano troppo e induriscano..
Toglieteli dal fuoco, avvolgeteli in un poco di carta stagnola e lasciateli riposare qualche minuto prima di tagliarli, in modo che i succhi si redistribuiscano nella carne.
Affettateli in obliquo e adagiateli nei piatti.
Riprendete la riduzione di mandarino, rimettetela sul fuoco se si è intiepidita troppo, riportatela a bollore e aggiungete una noce di burro, togliete dal fuoco e, roteando il pentolino, fate sciogliere il burro.
La differenza di temperatura fra il burro e la salsa farà sì che si addensi.
Nappate le fette di petto d'anatra con un goccio di salsa al mandarino. Togliete i tortini dal forno, sfilate i coppapasta e con una paletta trasferitene uno nel piatto.
Se vi va potete aggiungere qualche cimetta di broccolo lessato e ripassato in padella come ho fatto io, giusto per dare colore al piatto, oppure con qualche altra verdura a vostra scelta, sempre lessata e ripassata.
Guarnite con un po' di scorza di mandarino ricavata con un rigalimoni e servite.


E ora qualche foto del lago Maggiore che ho fatto in diverse occasioni, mi sembra doveroso.






 I castelli di Cànnero




i canneti



guardando il lago dai giardini  di Palazzo Borromeo, sull'Isola Bella




L'isola dei Pescatori vista da Palazzo Borromeo, sull'Isola Bella


Il Ninfeo del giardino barocco, IsolaBella


I giardini di Villa Taranto, a Verbania

l'Isola Bella vista da Stresa


L'isola dei Pescatori


La rocca di Angera


L'Isola Bella, il Palazzo Borromeo e i giardini a terrazze.


4 commenti:

  1. Hermoso recuerdo, riquísima la receta y maravillosas las fotos!!!!

    RispondiElimina
  2. Giuliana, scusa, ma nella ricetta degli sformatini non vedo le uova, io li ho fatti e ne ho messo 1, vabene? Va messo intero non con l'albume a neve?
    Come sempre con le tue ricette ho fatto centro sono deliziosi
    Ciao Franca

    RispondiElimina
  3. Franca, mi scuso moltissimo, ho tralasciato di scrivere le uova negli ingredienti. Ho corretto e ti ringrazio per avermelo segnalato. Le uova erano due, da frullare intere con i topinambur, spero che ti siano venuti bene comunque i tortini.
    Grazie di essere passata e grazie della fiducia. Un caro saluto. Giuli

    RispondiElimina
  4. Grazie Giuli comunque anche con un uovo sono venuti bene, forse era abbastanza grande
    Ciao Franca

    RispondiElimina