lunedì 24 ottobre 2011

le ricette della memoria


La settimana scorsa io e mio marito siamo andati a fare un giro nelle Langhe, volevo vedere le vigne con i colori dell'autunno e fare un po' di fotografie. Amo guardare il mondo attraverso il mirino della macchina fotografica per poi condividere quelle che sono le mie sensazioni..

Girovagando per colline coperte di vigneti siamo arrivati a un punto in cui la strada bianca finiva in fondo a un grande orto con due grandi piante di fico, e si inoltrava in un bellissimo bosco...alberi maestosi con rami che scendevano quasi fino a terra....
strano come il solo vedere certi posti porti subito alla mente momenti di vita vissuta, frammenti di un tempo che è dentro di noi...
Guardando tutti quegli alberi, così belli e rigogliosi, ho rivisto il posto dove è nata Giovanna, la mia nonna materna, con i due grandi alberi di fico, così imponenti e coi rami che quasi toccavano terra.

Lei era della bassa friulana, ma proprio bassa, una pianura quasi a ridosso del mare, ricca di rogge e pozze sorgive, dove le prime brume autunnali creavano magie di luce e strani, bellissimi ghirigori imperlati d’acqua sulle ragnatele e sulle foglie degli alberi , era nata in quei luoghi tanto ben descritti da Ippolito Nievo nelle sue Confessioni di un Italiano. Nata a Fratta, cresciuta a Fossalta e andata a lavorare (bambina) a Cordovado. Era una donna piccola, sempre vestita di nero, con gonne lunghe fino alle caviglie, con l’immancabile fazzoletto nero legato sulla testa, come tutte le donne friulane del suo tempo.
Aveva fratelli e sorelle, ma io non li ho mai conosciuti. Della sua vita so poco, non ha mai raccontato molto, so solo che veniva da una famiglia poverissima e fin da adolescente ha lavorato come lavandaia, finché ha conosciuto il nonno Antonio. Erano una coppia molto unita, innamorata. A vedersi erano male assortiti, lei piccola e minuta e lui alto quasi due metri, con baffi nerissimi e occhi altrettanto neri e profondi, gli stessi occhi che ritrovo in mia sorella. Hanno avuto cinque figli.
A differenza di mia nonna Lucia,  la nonna paterna, che almeno mangiava data la mezzadria, lei ha avuto una vita molto difficile e costellata di disgrazie che l’hanno privata in maniera tragica dei due figli maschi e di un nipotino e che alla fine l’hanno piegata suo malgrado, facendola invecchiare precocemente...
Insomma, una vita davvero difficile. Da che mi ricordo, i nonni, dopo la disgrazia di mio zio e mio cugino Sandro, (il primo annegato dopo aver ucciso accidentalmente il secondo) vivevano con una delle loro figlie, mia zia Maria e la sua famiglia, tutti insieme in quella sua casa natale vicino alla ferrovia con questo grande orto e il torrente nel mezzo, e due grandi piante di fico. Io ci passavo qualche settimana delle mie vacanze in Friuli, per stare con i miei cugini.
Era una donna provata sì, ma io me la ricordo bene quella sua risata, quel suo rincorrerci per gioco quando io e i miei 5 cugini ci facevamo i dispetti.
La sera aveva l’abitudine di venire a rincalzarci le lenzuola, stava un po’ con noi a raccontarci storie di maghi e streghe, infiorandole con falsi aneddoti successi in paese. Noi ci bevevamo tutto in silenzio e qualcuno fingeva di spaventarsi tirandosi le lenzuola sulla faccia.
La mattina ci svegliava il suo spignattare giù in cucina, e il profumo che usciva dalle sue pentole arrivava fin su a solleticarci le narici e a preannunciarci il pasto del mezzogiorno.
Ripensavo a tutto questo mentre me ne stavo lì in contemplazione, rivivendo quei momenti.
Osservavo quell'orto, e rivedevo l’orto della nonna Giovanna. L’orto da cui la mattina raccoglieva i fichi, le zucchine e le melanzane, l’orto dove erano anche i ricoveri delle bestie, il pollaio da cui raccoglieva le uova che servivano per prepararci delle frittate di cui mi sembra di sentire il sapore. Aveva un trucco per farmele mangiare perché sapeva che non amavo le uova, diceva che erano fatte col pane. Ed era vero.

Stasera scende una pioggerellina sottile, fa freddo e mi è venuta un po' di malinconia, e allora ho deciso di prepararla, quasi a farmi confortare dai ricordi...
è un piatto poverissimo, come quasi tutti quelli della cucina friulana, ma per me sa di buono, sa di casa, sa di nonna Giovanna.  Ciao nonna.




FRITTATA DI PANE

6 uova
4 cucchiaiate di pane grattugiato al momento
2 cucchiaiate di formaggio grattugiato (lei usava il friulano stravecchio, ma il parmigiano va sicuramente meglio)
2 cucchiai latte
1 cucchiaio abbondante di burro
Poca scorza di limone grattugiata
Sale e pepe.

Sciogliere il burro in una padella di ferro, mettere il pane grattugiato, mescolare e lasciar soffriggere un po’ a fiamma moderata.
A parte battere le uova, salare, pepare mescolare il formaggio, il latte e la scorza di limone grattugiata.
Versare quindi il tutto nella padella col pane e fare rapprendere mescolando di tanto in tanto perché non attacchino.
Rigirare la frittata e lasciarla cuocere anche dall’altro lato quindi servire ben calda.


stasera però l'ho cotta nel forno, senza rigirarla, è venuta bella gonfia e buona ugualmente...
 

5 commenti:

  1. Mi ci perdero' in questo blog.
    Imparero' a cucinare, finalmente.
    Mi commuovero' molto spesso.
    Mi perdero' nei giri della memoria.
    Vaghero' nel passato e sognero' il futro.
    Grazie al Cielo esistono i blog. O forse, sarebbe meglio dire Grazie al Cielo che esisti tu.

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  2. Arrivo qui dal blog di Pinella, e che sopresa questo ricetta piena di...cuore, e sentimenti.
    Ciao :-)

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  3. Che bel racconto Giuliana.. Non mi ero accorta che avessi un blog; bellissima la foto del paesaggio. Buona giornata

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  4. grazie, davvero di cuore.

    Pin, se non ci fossi tu invece....pensa a come sarebbe più povera la mia vita....

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  5. che bel racconto Giuli....complimenti per il blog..è bellissimoooo!

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