venerdì 30 marzo 2018

Granola

Non l'avevo mai fatta prima, non mi entusiasmano i semi in generale, ma l'aveva portata Marina del blog Pura passione al raduno annuale di maggio per il compleanno di Coquinaria, sito di cucina che frequentiamo entrambe da quasi 20 anni.
Stava lì, in un grande barattolo di vetro, nella sala della colazioni dell'Hotel  mentre  bevevamo  il cappuccino prima di dare il via alla nostra solita kermesse.
L'aspetto era molto invitante e così ho allungato la mano e ne ho preso un pezzetto, tanto per assaggiare....ecco, è stato come con le ciliegie, non son riuscita più  a fermarmi . Non so quanta ne ho mangiata da tanto era buona  e mi sono ripromessa di farla. C'è voluto un po' prima che ci riuscissi ma alla fine eccola qui, croccante e deliziosa sia che la si mangi  mescolata a un cremoso yogurt bianco, sia  sbocconcellata come una merenda spezzafame. Vi avverto, dà dipendenza...
Riporto pari pari la ricetta che Marina ha pubblicato su Coquinaria,  ho solo sostituito il frumento soffiato che non ho trovato, con i semi di zucca decorticati.  Potete variare qualche ingrediente l'importante è non perdere le proporzioni della ricetta.



la Granola di Marina

La tazza è quella classica anglosassone che contiene 250 ml e quindi la mezza 125 ml. così si fa prima a misurare.


2 tazze di fiocchi d'avena
1 tazza di corn flakes
1 tazza frumento soffiato (in sostituzione semi di zucca decorticata o riso soffiato, o uguale quantità di corn flakes)
1/2 tazza scarsa di semi di girasole
1/2 tazza scarsa di semi di sesamo
100 g nocciole tostate
100 g mandorle pelate
1/2 tazza zucchero di canna integrale
1/2 tazza olio di semi (io arachidi)
1/2 tazza di miele liquido
1/2 tazza di mirtilli rossi disidratati

Scaldate il forno a 160° ventilato.
Dividete in due le mandorle per la lunghezza, dividete anche le nocciole più grosse.
Riunite in una ciotola tutti gli ingredienti, tranne olio, miele e mirtilli rossi.
Mescolate bene con le mani. Versate  prima l'olio e poi il miele e mescolate di nuovo in modo che tutti gli ingredienti siano ben intrisi coi liquidi.
Foderate con la carta  una teglia ampia quanto la leccarda del forno, rovesciate nella teglia il composto,  stendetelo e premetelo bene con il dorso di un cucchiaio in uno strato unico.
Infornate per 15 minuti, poi togliete dal forno, rimescolate tutto  e ristendete premendo bene con il solito cucchiaio.
Di nuovo in forno per altri 15 minuti. A fine cottura aggiungete i mirtilli rossi disidratati, rimescolate nuovamente e ricompattate per l'ultima volta. Lasciate raffreddare così per circa mezz'ora.
Poi spezzettate grossolanamente la granola e conservatela in un barattolo a chiusura ermetica.
In caso non aveste una teglia grande quanto la leccarda del forno, fatene mezza dose.

Perfetta per la colazione, dentro a uno yogurt supercremoso,  ma anche così com'è  è irresistibile. Qui ne stanno diventando davvero dipendenti,  e il barattolo non può mai restare vuoto.




Grazie Marina!






martedì 27 marzo 2018

Quindim per il Club del 27

Puntuale peggio di una cambiale, arriva il 27.  E io, socia del Club omonimo con la tessera n. 34,  ho scelto di preparare un dolce particolare per la consueta rubrica mensile dedicata alle ricette legate al tema del mese nelle sfide MTC.  




E poi  fra poco è Pasqua, quindi quasi d'obbligo cucinare le uova e con le uova.  Questo è un dolce buonissimo  che si fa in un lampo e che regala sempre soddisfazione.  Un dolce di origine brasiliana ma di derivazione portoghese.   In origine prevedeva le mandorle, mentre la sostituzione con il cocco è arrivata quando gli schiavi africani, nel XVII secolo,   giunsero nella zona di Bahia, ricca appunto  di noci di cocco. Il nome di questo dolce - Quindim - è un termine africano della lingua Bantù, parlata in molte zone d'Africa. Si prepara normalmente in forma individuale,  mentre  preparata  in un unico stampo grande, si chiama Quindao. 


io ne ho fatto mezza dose, e me ne sono venuti 5,  ma vi metto la ricetta originale per 12.

Quindim


per 12 piccoli flan

30 g burro, più  quello per gli stampi
240 g zucchero a velo, più quello per gli stampi
80 g farina di cocco
1 pizzico di sale
12 tuorli
230 g latte di cocco


Fondete il burro e lasciatelo raffreddare.
Scaldate il forno a 175° funzione statica.
Imburrate  12 stampini da muffin e cospargeteli di zucchero a velo, eliminando l'eccesso.
Posizionateli in una teglia rettangolare, o una pirofila,  che li possa contenere facilmente. 
In una ciotola capiente, con le fruste elettriche  mescolate il burro fuso, i tuorli  e lo zucchero a velo fino a rendere tutto un impasto morbido e senza grumi, diluitelo con il latte di cocco e amalgamate bene. Unite ora la farina di cocco e il pizzico di sale continuando a montare con le fruste finchè avrete un composto  ben amalgamato e spumoso.
Distribuitelo negli stampini e  nella teglia versate acqua calda in modo che arrivi fino alla metà dei contenitori.
Cuoceteli per circa 20/25 minuti . Sono pronti quando ai bordi saranno abbastanza sodi ma ancora tremolanti nel centro.
Sfornate la teglia e fate raffreddare  gli stampini   lasciandoli nell'acqua. Una volta freddi, conservateli in frigorifero. Al momento di servire,  capovolgete gli stampini ed estraete i Quindim, serviteli appoggiati nei pirottini. In frigo, se ben conservati in contenitori ermetici,  resistono per un massimo di tre giorni.






lunedì 26 marzo 2018

Passiamole in rivista

come ogni lunedì la rubrica di MTChallenge, Passiamole in rivista   ci propone ricette  prese da riviste di cucina straniere, in un caleidoscopio di sapori e di colori.  Quelle testate finiscono  nella rubrica con tanto di giudizio sulla loro affidabilità e sulla loro riuscita.

Questa settimana è dedicata alle riviste tedesche e io ho provato  questa:





 Riso al cocco, cavolfiore e verdure




la ricetta? Sulla pagina di Passiamole in rivista  che ho linkato sopra, dove troverete altre bellissime ricette da provare!









domenica 25 marzo 2018

Alla scoperta dell'Afternoon tea

Come ho detto nel post precedente, Valeria  del blog il Murzillo Saporito, ha vinto la sfida MTC  del mese scorso e io, dopo aver preparato   un  Afternoon tea   accompagnato da soli dolci,  ho  voluto  sperimentare anche  qualcosa di salato insieme al tè,  come si conviene nella vecchia Albione.  Mi incuriosiva questa cosa dei tramezzini salati insieme a tutto il resto dolce, e mi sarebbe piaciuta una presentazione unica, ma le regole sono regole.  Non più di due scelte nelle categorie previste per non scrivere lenzuolate descrittive che sfiancherebbero anche il lettore più paziente. Mi sembra giusto.

Per la mia seconda volta ho forse fatto qualche volo pindarico perchè non ho mai preso un tè in Inghilterra e non ho idea di  cosa è preferibile o meno preparare in alternativa  al classico tramezzino al salmone o al cetriolo.

il tè che ho scelto è il Darjeeling First Flush.  Ambrato e profumato.



Per la parte dolce:






 English Muffins

350 g farina  w 260 o Manitoba
16 g lievito di birra fresco
15 g zucchero semolato
15 g burro morbido
5 g sale
170/180 ml circa  latte
1 uovo  grande sbattuto
poca semola per spolverare


per accompagnare 
marmellata di fragole, zenzero e Rhum
crema di mascarpone e panna montata



Sciogliete il lievito in un goccio del latte degli ingredienti, intiepidito.
Nella planetaria mettete  la farina, lo zucchero, il burro, l'uovo leggermente sbattuto,  il sale, il lievito sciolto e il latte rimanente. Impastate con la frusta a gancio fino a che l'impasto, molto morbido, si raccoglie. Rovesciatelo su un piano leggermente infarinato e impastate a mano per circa 10 minuti finchè risulterà morbido, liscio ed elastico. Mettete l'impasto in una capiente ciotola leggermente unta con poco olio, coprite e lasciate lievitare circa un'ora o fino al raddoppio.
Una volta pronto,  mescolate poca farina con poca semola e spolverate il piano di lavoro, quindi  sgonfiate l'impasto e stendetelo a uno spessore di circa 2  - 2,5 cm.
Con un coppapasta rotondo diametro  9 cm. circa, ricavate dei dischi.
Con la miscela si semola e farina spolverate anche una teglia. Appoggiatevi man mano i dischi di impasto, ben distanziati fra loro. Spolverate leggermente anch'essi e lasciateli lievitare per altri 30 minuti o più, coperti con un canovaccio.

Scaldate, a fuoco molto basso, una padella dal fondo spesso, preferibilmente antiaderente.
Cuocete i muffins per circa 5 o 6 minuti per parte, sempre a fuoco molto basso in modo che si cuociano senza bruciarsi. Serviteli caldi.





Per la confettura:
Ho usato mezzo vasetto di confettura di fragole a cui ho mescolato un cucchiaio abbondante di Rhum
e un cucchiaino di zenzero fresco grattugiato.

Per la crema bianca:
2 cucchiai abbondanti di mascarpone mescolati a 100 ml di panna fresca montata a neve ferma.


I tramezzini
Pane ai cereali, crema di Stilton al Passito di Pantelleria, noci e pere
Pane bianco, arista e albicocche marinate all'arancia, spinacini freschi, poca robiola
Pane alla zucca, crema di sedano e cipollotto, pollo, mandorle tostate e mela verde




Tramezzini alla crema di Stilton e Passito


pane in cassetta ai cereali, q.b.
150 g Stilton
3 o 4 cucchiai vino Passito di Pantelleria
mezza pera Abate
qualche gheriglio di noce, spezzettato

Lasciate a temperatura ambiente il formaggio in modo rimanga morbido, poi schiacciatelo con la forchetta insieme al vino Passito, fino a farne una crema morbida e spalmabile, il più liscia possibile.
Eliminate la crosta alle fette di pane, spalmate generosamente la prima fetta con la crema di Stilton, spezzettateci i gherigli di noce, poi affettate sottilmente  la pera con la mandolina senza eliminare la buccia, e posatene  le fettine  sulle noci, coprite con un'altra fetta di pane senza crosta, premete leggermente e con il coltello ricavate dei piccoli tramezzini rettangolari.


















Tramezzini di pane bianco, arista e albicocche marinate all'arancia


Pane da tramezzini, q.b.
100/120 g circa di arista affettata a carpaccio, molto sottile
100 g circa di albicocche secche
1 arancia non trattata
1 bicchiere di vino bianco
1 manciata di spinacini novelli
1 rametto di rosmarino
2 rametti di mirto

La sera prima mettete a marinare le fettine di arista.
Parate la carne eliminando eventuali nervature o grasso in eccesso. Versate un filo d'olio una padella antiaderente, eliminate l'eccesso con un poco di carta da cucina,  lasciandola appena unta. Scaldatela e scottate la carne velocemente (gira e volta)  senza farle prendere colore. Trasferite le fette di carne man mano in una pirofila bassa,  copritele con il succo di mezza arancia, il bicchiere di vino bianco, il rosmarino e il mirto. Fate in modo che le fettine siano completamente coperte dal liquido. Copritele e lasciatele marinare in frigorifero.




Preparate le albicocche secche un'ora prima di fare i tramezzini. Apritele a metà, disponetele in un piatto fondo, con la parte tagliata verso l'alto, unite il succo dell'altra mezza arancia e le scorze ricavate con un rigalimoni.
Coprite  e tenete da parte.



Preparate i tramezzini. Spalmate un velo di robiola dolce, appoggiatevi  l'arista, che avrete tolto dalla marinata e tamponato con della carta da cucina,  sormontando leggermente le fette. Eliminate la scorza d'arancia, asciugate anche le albicocche tamponandole delicatamente e allineatele sopra l'arista, completate con le foglie di spinaci novelli, spalmate ancora un velo sulla fetta di pane e coprite il tutto premendo per fare aderire bene. Con un coltello affilato tagliate a triangoli.




Tramezzini, pane di zucca, pollo, crema di sedano e mandorle


per il pane di zucca:

400 g farina
300 g polpa di zucca
30 g burro
1 cucchiaino di zucchero
10 g lievito di birra fresco
150 ml acqua tiepida
1 cucchiaino di sale

per la farcitura:
2 costole di sedano
2 cipollotti freschi
poco olio
sale, pepe
mezza mela verde 
petto di pollo arrosto a fette sottili
mandorle a lamelle, tostate.


 il pane:

Tagliate a cubetti o a fette sottili la zucca, avvolgetela nella carta alluminio e cuocetela in forno a 180° per circa mezz'ora o finché è morbida al tatto. Toglietela dal forno, eliminate l'alluminio e schiacciatela con una forchetta fino a ridurla a crema. Lasciatela raffreddare completamente.
In un goccio dell'acqua tiepida, sciogliete il lievito insieme al cucchiaino di zucchero.
Raccogliete tutto nella ciotola della planetaria e impastate a bassa velocità fino ad avere un impasto morbido,  se fosse molto appiccicoso aggiungete ancora poca farina, poi trasferitelo sul piano di lavoro infarinato e lavoratelo per circa 5 minuti, stendendolo e raccogliendolo su se stesso più volte.
Trasferitelo in una ciotola leggermente unta, coprite e lasciate lievitare in un angolo riparato e tiepido,  per circa 2 ore, o fino al raddoppio. Una volta pronto, sgonfiatelo, lavoratelo ancora per altri 5 minuti, poi dategli una forma allungata e trasferitelo in uno stampo da plumcake non troppo grande, lasciatelo lievitare ancora un'ora circa, poi cuocetelo in forno a 200° statico, per circa 30  minuti.



Lasciate che raffreddi completamente, poi ricavate delle fette possibilmente dello stesso spessore, ed eliminate loro la crosta.

In un padellino antiaderente tostate le mandorle a lamelle e tenete da parte.

Sfibrate le coste di sedano eliminando i filamenti, lavatele e asciugatele.  Pulite  i cipollotti, eliminando il grosso della parte verde e le  barbe.
Affettate sia sedano che cipollotti abbastanza finemente, scaldate un poco d'olio in una padella, aggiungete le verdure e lasciate insaporire, quindi salate e coprite d'acqua calda. Portate a cottura aggiungendo poca acqua calda per volta in caso rischiasse di attaccare.
Alla fine dovrà risultare abbastanza asciutto. Frullate a crema con il minipimer.
Prendete le fette di pane alla zucca, spalmatele con la crema di sedano e cipollotto, appoggiatevi sopra le mandorle a lamella. Con la mandolina affettate la mela verde con tutta la buccia, e aggiungetele al pane, coprite con il petto di pollo arrosto sottile e chiudete con un'altra fetta di pane di zucca. Premete bene poi con il solito coltello affilato, tagliate a rettangolini.




Un po' laborioso ma alla fine il risultato paga.

Grazie Valeria, non mi convertirò del tutto perchè comunque il caffè rimane la mia bevanda, ma mi è piaciuto molto e mi sono anche divertita, oltre ad aver imparato parecchio su quello che c'è dietro e dentro una tazza di tè.  Ne berrò  sicuramente   molto più  di quanto facessi prima,   magari assaporato con calma, seduta davanti a una fetta di torta o a un tramezzino e in piacevole compagnia.









martedì 20 marzo 2018

Venga a prendere un tè da noi



Se qualche tempo fa mi avessero detto che avrei preparato un perfetto Afternoon tea,  mi sarebbe scappata una risata. Chi mi conosce sa che preferisco di gran lunga il caffè, nero e bollente. Il tè a casa mia è sempre stata la bevanda legata ai momenti di malattia,  per mia madre era la panacea di tutti i mali. Hai mal di pancia? Bevi un tè,  ti fa male lo stomaco? Prendi un tè,  hai l'influenza? Fatti un tè che ti fa bene... Di conseguenza non è fra le bevande calde che prediligo, ovviamente non lo disdegno se capita di berlo o di offrirlo, ma non è mai entrato nelle nostra quotidianità.
Poi Valeria  del blog il Murzillo Saporito, ha vinto la sfida MTC  del mese scorso  e ho avuto la  conferma, casomai ce ne fosse bisogno,  che nella vita mai dire mai.  Lei vive in Inghilterra e  per la sfida n. 71  ha voluto  scegliere un argomento tanto inatteso quanto  stimolante,  preparare un Afternoon tea in perfetto stile inglese.
Ho sempre  in casa una limitata scorta di  tè in bustine, quelli che trovi in ogni supermercato, visto il nostro consumo sporadico, ma documentarmi per questa sfida, grazie a Valeria e a tutte le rubriche di MTChallenge sull'argomento,  mi ha fatto spalancare una finestra su  panorami per me  quasi sconosciuti.  Su un mondo fatto di foglie,  di profumi, di sentori, di primi e secondi raccolti, di fiori che regalano aromi speciali. Infinite sfaccettature che mai avrei immaginato. Non è facile capire cosa sia davvero il tè,  ha una lunghissima, complessa storia, ricca e variopinta come le tazze in cui lo  si beve. Non si deve credere che sia solo  frutto di un'erba essiccata, una miscela di spezie o un miscuglio di fiori e frutti. Il tè è una cosa diversa, l'ho capito assaggiando quelli che ho comprato in una specie di boutique del tè. Mi sono persa nella sua storia unica cercando  di scoprire il perchè del suo profondo radicamento, la sua importanza e  ho persino scoperto che  esistono  i sommellier del tè, esperti e profondi conoscitori della cultura, del servizio, della degustazione del tè.
Persone che sanno riconoscere  subito  se un tè è Oolong, Nero, Rosso, Verde,  Blu, Bianco, cinese, indiano,  la stagione di raccolta e il territorio o il giardino dove è coltivato. Mi chiedo, oltre al palato assoluto,   quanto si deve studiare e e quanto tè bisogna assaggiare per arrivare a capire infinite sfumature di gusto, ad avere questo ti po di preparazione?
Da profana mi accosto timidamente a questo rito, e per la mia prima volta "seria"  scelgo il tè nero, un Darjeeling First Flush e un Darjeeling  ai fiori di Osmanto, attratta da quella definizione che significa primo raccolto, e mi è bastato annusarne il profumo delicato e fortemente fiorito per immaginare terrazzamenti  ripidi e verdissimi, l'alba e la rugiada che bagna le foglie delle piante mentre tante donne dai vestiti colorati le colgono, riempiendo il grembiule come ho visto nelle meravigliose foto della mia amica Luisa Puccini grandissima viaggiatrice e fotografa.


 Il tè:

Darjeeling Osmanthus, ed è stato amore alla prima annusata.
Un tè  dai sentori vegetali e freschi un gusto  che ricorda vagamente  la mandorla, note moscate ancora erbacee, un profumo fiorito e dolce come di albicocche e uvetta passa che ti arriva per primo.

Preparate l'acqua.  Per questo tè la temperatura dovrà oscillare fra i 75  e gli 85°, e non dovrà mai  bollire. 
Riscaldate la teiera,  riempitela di acqua bollente, poi vuotatela.
Ora nella teiera calda mettete il tè in quantità desiderata.  Io ho messo un cucchiaino e mezzo   per ogni tazza.
Aggiungete l'acqua bollente e lasciatelo in infusione 2 o 3 minuti. Mescolate ogni tanto lasciandolo libero di fluttuare nella teiera. Poi versatelo.
Prevedete di avere in tavola sia limone a fette che latte, per quest'ultimo,  in questo modo,  si potrà dosare meglio la quantità.
Io non amo il limone nel tè, ad essere sincera lo amo poco dappertutto e nel tè preferisco decisamente un goccio di latte, ma lo bevo anche tal quale, con poco zucchero. A dire il vero  non lo si  dovrebbe neppure dolcificare per poter apprezzarne tutte le sfumature ma ancora non ce la faccio senza.

Intorno a questo tè così profumato e fiorito, con l'intenzione di regalare una lieve nota agrumata al suo bouquet,  il mio filo conduttore sono stati appunto gli agrumi.


Osservando le regole della gara, ho scelto di fare un plumcake e tre tipi di biscotti.


 Plumcake nocciola e limone

300 g  farina di nocciole
80 g farina  00
195 g zucchero a velo
250 g uova intere (circa 5)
145 g burro fuso
20 g olio di nocciola
1 limone non trattato, la scorza grattugiata
1 g  olio essenziale di limone
5 g sale di Maldon
10 g lievito per torte


Per completare:
poca marmellata di limone
una generosa manciata di nocciole tostate
zucchero a velo

Nella planetaria mettete la farina di nocciole, la farina 00, lo zucchero a velo, il lievito e iniziate a mescolare a bassa velocità, incorporate piano le uova una alla volta, aggiungete il burro fuso, l'olio di nocciola, la scorza  e l'essenza di limone.  Mescolate il tutto fino ad avere un composto abbastanza fluido. Imburrate e infarinate uno stampo da plumcake, versate l'impasto e cuocete in forno già caldo a 170° statico, per circa 40 minuti oppure fino a quando facendo la prova stecchino, questo esce pulito.
Togliete dal forno e fate raffreddare.
Per completare,  tritate grossolanamente  una manciata abbondante di nocciole tostate, scaldate un cucchiaio di marmellata di limone finchè sarà fluida, spennellate la superficie del cake, e coprite con le nocciole tritate. Spolverate di zucchero a velo.



Gallette al bergamotto

150 g farina 00
175 g burro a pezzetti
75 g zucchero a velo
1 tuorlo
1 g olio essenziale di bergamotto
zucchero cassonade q.b.


Nella planetaria, o anche a mano, lavorate tutto gli ingredienti insieme fino ad avere un impasto omogeneo. Pesatelo e dividetelo in due pezzi di pari peso. Formate dei cilindretti e passateli nello zucchero cassonade finchè ne sono ben avvolti e metteteli in frigorifero. Lasciateli indurire in frigo una mezz'ora  o poco più poi  tagliate i cilindretti in piccoli dischi  di  circa 1- 1,5 cm. di spessore.  Allineateli ben distanziati su una teglia foderata di carta forno e cuoceteli a 200° per 10-12 minuti circa o finchè i bordi si saranno caramellati e scuriti. Si allargheranno abbastanza  in cottura.




 Biscotti  lavanda e limone

150 g farina
75 g zucchero semolato
75 g burro morbido
1 1/2 cucchiaino  di lavanda (fiori secchi da cucina)
 la scorza grattugiata di un limone non trattato
1 cucchiaino estratto di vaniglia
1 pizzico di sale
poco zucchero di canna per spolverare




Setacciate la farina insieme al sale in una ciotola.
Nel mortaio mettete 1 cucchiaio dello zucchero semolato insieme alla lavanda e alla scorza grattugiata. Pestate il tutto per un paio di minuti.
Montate il burro con il resto dello zucchero, quindi unite il pesto di lavanda, mescolate a crema finchè è gonfia e morbida. Unite la vaniglia e la farina poco per volta, impastate fino ad avere un composto omogeneo, schiacciatelo leggermente a disco e avvolgetelo nella pellicola, tenetelo in frigorifero a riposare per una mezz'ora.
Stendetelo abbastanza sottile, con una formina a piacere ritagliate dei biscotti, allineateli ben  distanziati su una teglia rivestita di carta forno e spolverateli di zucchero di canna chiaro. Rimetteteli in frigorifero, o meglio ancora in congelatore per circa 10 minuti, poi cuoceteli in forno statico a 160° per circa 12/15 minuti fino a dorarli leggermente ai bordi, non devono scurire. Toglieteli dal forno e non toccateli fino a quando sono completamente freddi.
Si conservano fino a 5 giorni in una scatola di latta.





 Frollini all'arancia

220 g farina
125 g burro
1 tuorlo
75 g zucchero semolato
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
1 cucchiaio scarso acqua di fior d'arancio
la scorza grattugiata di una arancia non trattata
1 pizzico di sale
abbondante zucchero a velo


Nella planetaria  setacciate la farina, aggiungete il burro morbido a pezzetti e iniziate a impastare, aggiungete lo zucchero poco alla volta e il tuorlo,  la vaniglia, l'acqua di fior d'arancio e la scorza d'arancia grattugiata. Impastate fino ad avere un composto omogeneo. Avvolgetelo nella pellicola e lasciatelo riposare in frigorifero per una mezz'ora.
Poi tagliatelo in quattro e con ogni parte formate dei piccoli rotolini, come si fa per gli gnocchi, tagliateli a pezzi di circa 6 o 7 cm e piegateli quasi  a cornetto, appoggiateli man mano e ben distanziati  su una teglia rivestita di carta forno.
Cuocete a 180° in forno statico, finchè non saranno leggermente dorati, ci vorranno circa 12/15 minuti. Toglieteli dal forno e, ancora caldi, ricopriteli con abbondante zucchero a velo.
Non toglieteli dalla teglia fino a quando non sono completamente raffreddati.
Anche questi si conservano molti giorni in scatole di latta.



In Gran Bretagna l'abitudine di bere il tè si diffuse grazie alla casa reale. Caterina di Braganza, principessa del Portogallo, quando si sposò con re Carlo II nel 1661 portò in Inghilterra, come regalo di nozze, un piccolo scrigno di tè cinese e cominciò a servirlo  alle dame di corte, che a loro volta iniziarono a berlo quotidianamente. Caterina aveva dato inizio a una nuova moda, ma fu Anna, duchessa di Bradford che nel 1840 prese l'abitudine di bere il tè nel pomeriggio con tramezzini e dolci, e  tuttavia fu la regina Vittoria che contribuì a diffondere l'uso di prendere il tè  proprio alle cinque. Si dice che durante il suo regno, fa le quattro e le sei di sera, le strade fossero semideserte perchè tutti si incontravano a bere il tè  alle cinque del pomeriggio, come faceva Vittoria.

In sintesi, un buon tè non è solo una bevanda calda, le sue radici sono antiche e appartengono a una tradizione che parte  dai tranquilli cerimoniali orientali, passando per l'imperialismo coloniale, fino ad arrivare ai giorni nostri a raccontarci  in ogni tazza il suo meraviglioso viaggio.
Nel corso della storia l'abitudine di bere il tè si è intrecciata con le diverse culture di molti popoli dando origine a chissà quanti miti, leggende, cerimonie e rituali, entrando da protagonista nella loro vita.


Da adesso,  molto più spesso anche nella mia.