lunedì 27 novembre 2017

Guardando il cielo


I miei fiori preferiti sono i fiori selvatici,
spontanei, liberi, indomabili.
Quelli che fioriscono senza essere annaffiati,
quelli che profumano di rivoluzione,
quelli che donano a se stessi il diritto a crescere
in tutti i luoghi dove la gente pensa
che non avrebbero mai potuto farlo.
(Hermana Águila)







Guardando il cielo su, in alto a sinistra  c'è una piccola,  brillante luce  che arriva fino a qui. Voglio pensarti lassù  Michael, mentre ci guardi con la stessa anarchica e ironica  libertà di sempre.
Credo che nella vita tutto ciò che ci  succede abbia un senso e che tutti gli incontri che facciamo ci cambino in qualche modo. Ogni persona è un mondo, un mistero con il suo vissuto, le sue caratteristiche, le sue fragilità e quando entra  nella nostra vita, anche solo per poco, ci lascia sempre qualcosa di sè e si porta via un po' di noi.
E tu hai lasciato parecchio di te Michael, scommetto che non ci hai mai nemmeno pensato a questo,  generoso,  franco e disponibile come eri, ma sappi che le tue parole e i tuoi insegnamenti li conservo, indelebili, in uno dei cassetti del cuore e poi  lo sai,  i ricordi restano e  continuano a vivere, pulsando dolorosamente insieme allo scorrere del tempo.
Ma oggi  siamo qui,  una comunità stretta in un intreccio di pensieri e di abbracci colmi d'affetto per te e per  Eleonora, figlia tanto amata, e per Micol, tua moglie,  a dirti che ci manchi e ci mancherai. Andremo avanti, certo, ma col dolore e la consapevolezza   di aver perso una persona tanto speciale.
Tu però ogni tanto guarda giù, dacci un segno che possa esserci  di qualche conforto,  nell'attesa ti immaginerò seduto su quella stella in alto a sinistra, con un sorriso ironico e divertito mentre ci osservi e pensi: -  ma friggete un po'  come c...o vi pare!

Ciao Michael, è stato un privilegio aver incrociato il tuo cammino e ti sono grata per tutte le cose che ho imparato da te. So che vivrò di insonnie e nostalgie, specie nei giorni gelidi dell'inverno, e mi   resterà il rimpianto  per  questo cammino interrotto. Sarà un po' meno lieve senza la tua presenza, la tua compagnia, i tuoi consigli e la tua visione del mondo, senza la tua umanità e la tua generosità.
 
Ti dedico  questo pane dolce del sabato che ho intrecciato pensando a te,  a Eleonora e a Micol e anche le parole di quegli stornelli anarchici che mi avevano fatto immediatamente pensare a te e di cui avevamo parlato a lungo.
 "Nostra patria il mondo intero, nostra legge la libertà, ed un pensiero ribelle in cor ci sta"






Pane dolce del sabato,  in ricordo di Michael Meyers.

ricetta di Eleonora Colagrosso,  del blog Burro e Miele

per due trecce ripiene:

500 g di farina 0
2 uova grandi medie (circa 60-62 g l'una, pesate  con il guscio)
100 g di zucchero
20 g di lievito di birra
125 ml di acqua tiepida
125 ml di olio extra vergine d'oliva
10 g di sale
100 g di uva passa
un tuorlo d'uovo
un cucchiaio di acqua
semi di sesamo e papavero

io ho diversificato il ripieno di una treccia. In una l'uvetta e per l'altra ho tritato abbastanza finemente 80 g di scorza d'arancia candita  e l'ho unita a 60 g di pinoli.


Prima di tutto, e   importantissimo, setacciate la farina.
Mettete a bagno l'uvetta in poca acqua tiepida. Lasciate che si ammorbidisca e poi scolatela e asciugatela benissimo.
Sciogliete il lievito nei 125 ml d'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e fate riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma.
In una ciotola, o nell'impastatrice, mescolate insieme la farina, il sale e lo zucchero e versateci  l'acqua con il lievito,  cominciando ad impastare, unite poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, finchè sono ben incorporate. Lavorate  a lungo  l'impasto fino a quando  si stacca perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita. E' un impasto molto idratato, con olio e acqua, ci metterà un po' a incordare, ma non scoraggiatevi. Continuate a lavorarlo fino a quando incorderà.
Lasciatelo  lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiate l'impasto e tagliatelo in due parti uguali. Dividete poi ognuna delle parti in  altre tre.
Col mattarello stendete su un piano infarinato ognuna delle  tre parti  portandole a circa  circa 35 centimetri di lunghezza e  a  15 di larghezza. Spargete l'uva passa sulle tre parti.






Arrotolate ogni striscia  sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lunghi "salsicciotti".
Uniteli  da un capo e intrecciate i tre rotolini.
Ripetete la stessa operazione per la seconda treccia.
Adagiate le trecce su una placca da forno unta di olio. Lasciate lievitare ancora due ore almeno o anche di più,  ha bisogno di tempo per lievitare, non siate impazienti.
Sbattete  il tuorlo d'uovo con un cucchiaio di acqua e spennellate  delicatamente la superficie; spolverate con i semi di sesamo o papavero.

Mettete  in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 15-20 minuti













Eleonora, Micol, vi stringo forte  in un  abbraccio colmo d'affetto.



 Ciao Doc,   grazie.






9 commenti:

  1. La presenza di Michael nella nostra Community, se misurata in mesi, è stata breve; guardando indietro però è stata da subito così incisiva, che sembra di averlo avuto con noi da sempre. E anche adesso che all'apparenza lo abbiamo perduto, la sua presenza permane. ♡ Ci ha dato tanto, noi vorremmo avere avuto molto di più, ma ci ha lasciato nelle sue donne una preziosa eredità da accogliere e coccolare.

    RispondiElimina
  2. È rimasto nella mia vita poco più di due anni, da quel giugno 2015 in cui l'ho incontrato per la prima volta. E pensare che se non fosse stato mio padre a mettermelo sul sentiero, lo avrei mandato a quel paese quasi subito.
    Eppure... eppure in pochi mesi tutto è riuscito a cambiare. E quell'uomo aspro è diventato il padre più dolce che si possa immaginare. Il padre, l'amico, il nonno, il medico... ah! Ogni istante me ne manca uno diverso ma sempre lui.
    E sto facendo un giro tra voi e trovo che ognuno ha recepito un dettaglio diverso di lui, che rimarrà nella memoria di ognuno di voi.
    E non so più come ringraziarvi, di tutto.

    RispondiElimina
  3. Mi sono commossa Giuliana, bastano le tue parole e la sensibilità delicata che esprimono. Non aggiungo altro.

    RispondiElimina
  4. E' questo andare avanti "senza", che è la cosa più difficile da sopportare. E più sono grandi, le persone che ci lasciano, più incolmabile è il loro vuoto. Un ricordo bellissimo, Giuli, in cui ho ritrovato tanto del Doc e anche tanto di noi. Grazie davvero.

    RispondiElimina
  5. Ma friggete un po' come ca..o vi pare. Ti adoro amica mia.

    RispondiElimina
  6. Mi commuovi, grazie per questi ricordi sinceri! :-*

    RispondiElimina
  7. Risposte
    1. Metà della mia famiglia materna, generazione dei bisnonni, fini' a Lugano e i loro discendenti sono tuttora in Svizzera...

      Elimina