mercoledì 17 maggio 2017

La Friggera per Un Mare di Gusto - Palamita&Friends



Raccontare di San Vincenzo mi viene facile perché è un posto a cui  mi sento  particolarmente legata.
E’ stato il caso a portarmi  su quelle spiagge  una estate di oltre  vent’anni  fa e  da quel momento non ho più smesso di tornarci.  Ormai   fa parte dei miei posti dell’anima con i suoi incredibili  tramonti sempre diversi e sempre emozionanti,  con la sua gente dallo spirito un po’ ribelle ma  sempre ironico, sagace  e divertente, con le tradizioni della sua marineria,  il suo patrimonio storico  e con la grande  ricchezza  del suo territorio.
Proprio recentemente ho partecipato a  un blog tour  in occasione della  manifestazione  Un mare di gusto – Palamita &Friends. organizzata  magistralmente da una infaticabile  Cristina Galliti del blog Poveri ma belli e buoni,  con la direzione artistica  dalla bravissima  chef  JRE (Jeunes Réstorateurs d'Europe)  Deborah Corsi de  La Perla del Mare.
 
San Vincenzo, collocata in una strettoia naturale della fascia litoranea in prossimità del Parco Costiero di Rimigliano, centocinquanta ettari di sabbia bianca e di macchia modellata dai venti marini e dominata dal leccio e dalla pineta, ha accolto me e altre amiche e amici  blogger in una giornata di sole e vento.




Conosco abbastanza bene quello che è il panorama produttivo della zona e della Val di Cornia, culla della civiltà etrusca, dalle colline al mare, un’area di circa 366 kmq tra  Livorno a Grosseto  che con efficacia ha saputo coniugare la valorizzazione del patrimonio culturale con l’efficiente  gestione  economica del territorio. Olio e vino i suoi punti di forza.






Quello che non conoscevo, nonostante i tanti anni di frequentazione della zona, è la storia di come si è evoluta la pesca del pesce azzurro su questo pezzo di litorale.

“C'era una volta un paese di mare dominato da una grande chiesa forse troppo grande per le case che aveva intorno e da una torre. Fra la chiesa e la torre c'era un ininterrotto spazio di mura che dava a questo paese e a questo borgo l'immagine affascinante di terra murata”
Così descrive  la cittadina Vinicio Biagi, storico e appassionato della pesca nel suo libro "Cronache del mare - San Vincenzo e la pesca del pesce azzurro"

e proprio  in quella torre, in piedi dal 1200  e sotto la quale avvenne una sanguinosa battaglia nel 1505,   oggi diventata uno spazio culturale molto bello,  ho assistito, insieme ai miei compagni blogger,  alla presentazione della Friggera grazie  al giornalista e storico Maurizio Dell'Agnello coadiuvato da  Rodolfo Tagliaferri, presidente del circolo fotoamatori di San Vincenzo.



La Friggera.
Per raccontare la storia della Friggera dobbiamo partire da lontano.
In principio furono i gozzi rivani, barche liguri di Riva Trigoso, ad effettuare attività di pesca lungo la costa. Partivano da Santa Margherita e da Sestri Levante, calavano la sciabica, una rete a strascico costituita da due lunghe ali e da un sacco, pescavano, facevano la salatura delle sardine a bordo e ripartivano. Se ne ha documentazione a partire dal 1750.
Parte di questi pescatori, nel tempo, si stabilizzò  lungo le coste,  quindi  anche a San Vincenzo dando origine ad una marineria non più stagionale, mescolandosi ai pescatori locali.  Ad un certo punto, a fine secolo, una grande famiglia di San Vincenzo,  i Federici,  riesce ad organizzare  la prima vera flottiglia per la pesca del pesce azzurro che si articola con la posa della manaide,  una rete che viene calata nella  corrente e che con una luce spinge il pesce  in modo da catturarlo.







Per manovrare la luce era necessaria la presenza del luciaio, che non aveva certo un compito facile. Solitamente faceva parte  di maestranze che arrivavano da Gaeta per fare la stagione finché  durava la pesca del pesce azzurro,  da marzo  a ottobre.
Poi, a inizi ‘800, la pesca ha una evoluzione, viene introdotto un altro tipo di rete, la lampara. Un  grosso sacco che viene tirato a bordo dalla barca.




E arriviamo agli anni ‘20/’30.    Fu in questi anni che la pesca del pesce azzurro in San Vincenzo ebbe come riferimento  la Friggera, una piccola industria conserviera che il Conte Gaddo della Gherardesca aveva fondato  a Donoratico, appunto per la lavorazione del pesce azzurro,  e che assorbiva gran parte del pescato. Il resto era destinato al consumo e alla salagione familiare.
In quel tempo, la pesca su larga scala era, come ho detto,  affidata alla flottiglia dei numerosi  Federici nel tentativo di sfruttare in modo più razionale la grande abbondanza di sardine, ma la redditività non era in ogni caso soddisfacente e il Conte Gaddo  decise di interrompere l’attività a Donoratico.
A questo punto San Vincenzo  costruì la propria Friggera.
I lavori iniziarono  sul finire degli anni '30  subito fuori dal paese, poco prima del passaggio a livello che interrompeva la vecchia  Aurelia, e il nuovo impianto conserviero arrivò ad impiegare fino a 60 donne, incrementando l’economia del paese.
 Le sardine pescate venivano subito portate alla Friggera e,  dopo la pesatura, venivano pulite ed eviscerate per essere immesse in grandi recipienti colmi di  acqua e sale per la “sciacquatura” poi venivano collocate su dei graticci per farle asciugare all’aria. Terminate queste fasi, le sardine selezionate secondo la taglia, venivano messe  nelle classiche scatolette di metallo,  in numero di 6 o 8 e immediatamente ricoperte di olio d’oliva. La friggitura avveniva in questo momento, posate su una griglia sopra a un uniforme strato di brace rovente. A cottura ultimata si passava alla chiusura a stagno e poi immagazzinate per la spedizione e la vendita non senza  aver passato la revisione di controllo per evitare difetti di conservazione o di inscatolamento.



Le sardine in scatola prodotte a San Vincenzo erano assai apprezzate e furono davvero una grande risorsa.
Non dobbiamo dimenticare che la Maremma iniziò ad essere bonificata  nel 1830 e la stessa bonifica terminò negli anni che andarono dal 1948 al  1954, quindi una terra di estrema povertà legata alla presenza di paludi che ne impedivano la coltivazione, o l'allevamento di bestiame. La piccola industria conserviera dunque, offriva lavoro e sostentamento.
Furono etichettate  “Dante’s” un nome perlomeno strano dato il contesto, ma che in realtà aveva una  sua ragione d’essere.  Dante’s   simile per assonanza a “Nantes”, le sardine in scatola della  Bretagna, famose in tutta Europa a quel tempo.   Marketing ante-litteram?



La pesca del pesce azzurro finirà a San Vincenzo sul finire degli anni ’50, perché l’approdo non era più sufficiente  a far entrare barche che impiegavano una nuova rete creata nel frattempo, la soccoleva o cianciolo.  Una nuova  rete spagnola usata in Sicilia e arrivata  fino a Piombino.
Una rete  da circuizione orientata alla cattura di piccoli pesci di banco che, con degli anelli al fondo in cui scorre una corda,  chiude  ed imprigiona il pesce azzurro.
A San Vincenzo, nel tentativo di salvare l’attività di pesca, viene inventata una lampara a catenelle, per cercare di  usare lo stesso metodo del cianciolo,  in proporzioni più ridotte. Ma anche questa piccola rete  ha bisogno di altri metodi di pesca e di  equipaggi addestrati ad usarla, per cui l’esperimento fallisce.
E la pesca del pesce azzurro,  nella storia di  San Vincenzo, finisce.

Dopo la guerra la Friggera  termina ogni attività. Lo stabile viene  rilevato dalla Curia Arcivescovile di Siena e destinato a Colonia Marina.  Ora è un albergo di vaste dimensioni, quasi  irriconoscibile persino per le ultime  vecchie operaie rimaste e che un tempo ci lavorarono.



Fra quelle mura dimenticate sono passate vite, storie, gioie, dolori e  fatiche di tante persone ma quel lavoro umile e onesto ha contribuito, in anni davvero difficili,  ad affrancare tante famiglie dalla miseria.




Vinicio Biagi racconta:
“C'erano due affioramenti di scogli, uno  davanti alla Torre ed uno alla buca, due grossi affioramenti che interrompevano l'onda così che le barche potevano trovare un modesto riparo anche durante le grosse mareggiate. Barche tirate a terra con una  fatica improba, barche grosse di nove e dieci metri, feluche, gozzi, alcuni addirittura gozzi rivani, gozzi molto pesanti, portati fin sulla strada
Queste due localizzazioni erano i due posti nei quali aveva luogo l'attività di pesca della marineria di San Vincenzo, piccola marineria che se un merito avrà è di essere ricordata”


Usciamo dalla sala affrescata della Torre, e il mare ci regala ancora una emozione...


ho girato abbastanza mondo e ne ho visti parecchi di tramonti, ma  mai come a San Vincenzo.










Il mio sentito e caloroso  ringraziamento va a Cristina, davvero  infaticabile e onnipresente  in ogni momento legato alla manifestazione, e a  Deborah Corsi per essere sempre la stessa persona che ho conosciuto molti anni fa, semplice, affabile e  disponibile, praticamente ubiqua  in questi giorni,  oltre che una chef sopraffina, certamente  innovativa ma sempre  attenta alle sue radici, un valore aggiunto  per me e per chi ha il piacere di sedersi alla sua tavola.   
Grazie anche alla Amministrazione Comunale di San Vincenzo che ci ha ospitato, nelle persone del sindaco Dott. Alessandro Bandini e dell'Assessore al turismo  D.ssa Serena Malfatti  e alla famiglia Lachi, dell'Hotel Villa Lo Scoglietto per la sempre calorosa  e generosa accoglienza.



Abbiamo visitato alcune interessanti realtà produttive

Podere S.S. Annunziata 
Beatrice Massaza
oli monovarietali biologici
www.ssannunziata.it

Podere San Michele
Giorgio Socci
vini 
www.poderesanmichele.it

Podere L’Agave
Barbara Zenoni
allevamento cinta senese
 www.poderelagave.com

Tenuta Poggio Rosso
Edi Fossi
 cantina e glamping
 www.tenutapoggiorosso.it



e la Necropoli  etrusca di Populonia,  una passeggiata nel nuovissimo percorso archeologico, aperto solo da qualche tempo, dove si possono ammirare i resti delle terme e dove,  alla fine del sentiero intorno alle mura dell' Acropoli, si apre alla vista  il panorama mozzafiato  sulla Buca delle Fate.
Parchi Val di Cornia  
Marta Coccoluto, archeoblogger 
Erika Grilli ufficio stampa 


E' stata un bellissimo fine settimana, in luoghi amati, insieme a tante amiche  e amici che,  sono sicura, hanno potuto scoprire e apprezzare  questa parte  di Toscana davvero sorprendente  per la sua bellezza e la sua storia.


vi invito a proseguire la lettura e i resoconti di questa bella esperienza sui blog dei miei compagni di avventure:

Patrizia Malomo – Andante con gusto – Alla scoperta della Costa degli Etruschi in un Mare di gusto
Marina Bogdanovich – Madamoiselle Marina
Daniela Barutta – La Dani gourmet  Visita al Podere San Michele e alla Tenuta Poggio Rosso
Sandra Pilacchi – Sono io, Sandra  Un mare di gusto eccellenze della Costa degli Etruschi
Annarita Rossi, Il bosco di alici
Giulia Scarpaleggia di JulsKitchen
Giacomo Mazzoni – Ti consiglio un posticino – Blog tour Un mare di gusto: “Saranno famosi”, la sfida tra chef






3 commenti:

  1. Grazie Giuliana per questo splendido contributo. È stato un piacere averti con noi a Un mare di gusto. Quando torni si organizza un tour privato e magari ti faccio scoprire ancora qualcosa!
    Un abbraccio
    Cristina

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  2. Giuliana.... la mia gallina vintage!
    che piacere averti conosciuto, un abbraccio e speriamo a presto

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  3. Che meraviglia la storia della Friggera e che emozione ascoltarla dal vivo, osservando quelle immagini lontane che ci raccontano un mondo che non potremmo mai immaginare.
    Il tuo legame a questa terra si sente in ogni parola scritta e dalla gioia che traspare dai tuoi occhi quando racconti tanti piccoli aneddoti che non smetterei mai di ascoltare.
    Grazie per questo bellissimo racconto Giuliana. Al prossimo brindisi in riva al mare.
    Ti abbraccio forte.

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