martedì 31 marzo 2015

Vite

Olga se ne sta seduta sotto il vecchio gelso. Nessuno lo pota più e il suo folto ombrello la protegge dal caldo sole di giugno. Non ama prendere il sole, la sua pelle diafana e delicata  ne risente sempre, per cui lo evita il più possibile, soprattutto ora che è vecchia, malandata e inferma..con un gesto della mano sana si aggiusta il leggero plaid sulle gambe. E' giugno, ma all'ombra  la brezza  è fredda e le dà fastidio.
Guarda il giardino e ripensa a momenti lontani  in cui tante voci lo facevano risuonare, soprattutto la domenica.  Lo guarda con gli occhi dei ricordi,  pensa agli anni in cui   quel giardino era un semplice campo da bocce, usato dagli avventori dell'osteria che i suoi genitori gestivano fin da prima che nascesse, nel 1922..
Chiudendo gli occhi  può sentirle quelle voci, le conosce una a una, è quella degli stessi uomini  che incontrava in paese quando andava al piccolo  e unico negozio a fare la spesa..
Seduta sulla sua sedia a rotelle,  in silenzio ripensa a quei giorni così lontani,  risente  i colpi sordi delle bocce contro i legni e rivede la scena, sempre uguale, degli uomini intenti a preparare il lancio mirando il boccino...
Ora è un piccolo prato, lungo e stretto,  contornato da rosai ad alberello e di lato, muto guardiano, il gelso.
Osserva il volo di una piccola ape intorno alle rose, in cerca di polline.
Una piccola ape operosa, proprio come lei. Ripensa alla sua vita, a quanto ha lavorato, a quanto ha sacrficato, perduto, rinunciando a viverla pienamente..una lacrima scende a rigarle la guancia, e le labbra si piegano in una smorfia amara.
Fernanda, sua sorella, la chiama dalla finestra della cucina, su, al primo piano della loro vecchia casa.
Olga, ti vengo a prendere? Olga sospira, e risponde che vuole rimanere ancora qualche minuto sotto il gelso.
I pensieri riprendono il filo degli anni, la riportano a  quando faceva la sarta e fin da ragazzina  andava a fare la caterinetta per un sarto da uomo, giù a Cernobbio. Le piace cucire, le piace creare con le sue mani, trasformare una piatta stoffa in qualcosa che alla fine  prende vita, addosso alle persone... le è sempre piaciuto cucire, fin da bambina, e farlo come lavoro l'ha fatta sempre sentire realizzata....che soddisfazione quando in paese oppure passeggiando  in Riva a Cernobbio  vedeva qualcuno che indossava  un capo che aveva cucito! Avrebbe voluto gridarlo a tutti, - Quel vestito l'ho fatto io!!! - Ma non era possibile naturalmente, e allora gioiva  solo in cuor suo, paga e felice...
Quanta gente è passata in quelle stanze da sarto, quante persone ha conosciuto!
Si è anche innamorata di un tipo di Milano che veniva a farsi fare gli abiti  a Cernobbio,  ma è stato un amore infelice, breve e bruciante come un fuoco di paglia che  l'ha lasciata piena di amarezza e  di  disillusione.
Pensa  alle occasioni mancate, alle opportunità che non ha colto, ai consigli non ascoltati,  ed è convinta che il destino è stato crudele con lei, negandole la  possibilità di farsi una famiglia.
Alla morte di suo padre, sua madre, già avanti con gli anni,  si mise a letto e rifiutò di vivere, e toccò a lei,  che rispetto a sua sorella aveva un lavoro che poteva fare da casa,  prendersene cura giorno e notte. La sua vita  se ne era andata con suo padre, ma di questo se ne era resa conto molto dopo...
Intanto Fernanda la richiama dalla finestra....vengo a prenderti, che è pronto il pranzo!  Rassegnata, gira la carrozzina e aspetta che sua sorella scenda...
Già, sua sorella. Un anno più vecchia, ma fra le due sicuramente quella più forte di carattere. Lo è sempre stata, sin da quando erano piccole, ma a lei non era mai importato granchè, le andava anche bene e invecchiando  era comodo  affidarsi  a sua sorella,  questo  la faceva sentire protetta, soprattutto dopo l'ictus che le aveva bloccato un braccio ed una gamba.....
Anche lei  non si era fatta una famiglia.
Fernanda ha avuto una vita diversa, ma come Olga non l'ha vissuta pienamente.
L'ha spesa tutta per aspettare l'uomo di cui si era innamorata, un uomo sposato. Una attesa inutile perchè lui non ha mai lasciato la moglie, e anche quando questa, ormai anziana,  è scomparsa, era ormai  tardi, e sistemare le cose non aveva più senso.
Lavorava come frontaliera in un grande negozio di casalinghi ed elettrodomestici, L'Innovazione,   a Chiasso, subito dentro al confine con la  Svizzera, dove aveva iniziato da ragazzina come commessa e dove poi,  alla fine,  era diventata direttrice.
Quando anche sua madre se ne andò, Fernanda, col suo piglio da generale  prese in mano la situazione e decise che Olga sarebbe rimasta a a badare alla casa,  le proibì categoricamente di continuare a cucire per gli altri, mentre  lei avrebbe continuato a lavorare per portare a casa i soldi per vivere.
Olga non era felice di questo, si sentiva menomata, era una rinuncia troppo pesante per lei, ma si rendeva conto che la casa era molto grande, e c'era l'orto disposto su tre terrazzamenti,  galline e conigli a cui attendere, non avrebbe avuto nè il tempo nè la forza di andare avanti a lavorare come sarta. Si rassegnò a quella vita...
Così gli anni sono passati e  loro si sono trascinate  con questo ménage fra sorelle, una a fare la casalinga e l'altra a fare l'uomo di casa.
Due vite trascorse su quelle montagne sopra Cernobbio, mai una vacanza, mai una gratificazione. Fernanda almeno, andando a lavorare, vedeva un pezzetto di quel mondo fra Cernobbio e Chiasso, o con le rare uscite con il suo amante un minimo di vita l'ha avuta,  Olga  invece, tranne la parentesi ospedaliera a Como,   era prigioniera di Piazza S. Stefano, tuttalpiù scendeva fino a Cernobbio, quando a volte la domenica voleva andare a passeggiare in riva al lago,  mai più in là. Non so nemmeno se abbia mai visto il mare...
Seduta sulla carrozzina, davanti al piatto di minestra di riso, Olga pensa che la sua vita così appartata dal mondo le ha precluso la possibilità di coltivare amicizie e di avere contatti con altri che non fossero i due cugini che abitavano in paese,  aveva sempre avuto paura dei pettegolezzi, e non volendo dare adito a nessun tipo di chiacchiera,  i rapporti con gli abitanti della frazione li aveva volutamente ridotti al minimo. Solo con i due cugini era più in contatto, anche per molte altre incombenze e necessità  a cui non riusciva a fare fronte, come tagliare la legna per esempio...
Erano sole, completamente sole, in una grande casa a tre piani, con un  altrettanto grande orto terrazzato e un giardino fiorito sul davanti. Ed erano ormai anziane. Due vite "senza".
A questo pensa  Olga, mentre gira svogliatamente il cucchiaio nella minestra, a questo bilancio così amaro, sul finire della vita.
Sa che non le rimane molto tempo, ma spera in cuor suo di andarsene prima di sua sorella, perchè non saprebbe come fare altrimenti.
Triste, solleva la testa dal piatto, guarda Fernanda che traffica con le pentole, sospira profondamente  e chiede: cosa c'è di secondo?
Coniglio, risponde l'altra.
E dicendolo, si siede, mette in tavola la pentola ancora fumante con il coniglio arrosto e accende la tv...




Io ho conosciuto le sorelle Lironi che avevo 16 anni. Una domenica mio marito, allora fidanzato, mi disse: ti porto a conoscere due persone che per me sono importanti, una di loro, Olga, era sempre a casa nostra perchè lavorava come aiutante sarta  per mio padre, ci sono cresciuto con la presenza di Olga in casa. L'altra, Fernanda, è una forza della natura, e le sono altrettanto legato.
Era più o meno il 1967 e da allora sono state entrambe una presenza anche  nella nostra vita a due. Hanno visto nascere le nostre figlie, hanno pianto e gioito con noi in ogni situazione.
Olga, come desiderava, se ne è andata per prima, sul finire degli anni '90. Fernanda ha continuato a vivere in quella grande casa, sola, aiutata soprattutto da un lontano cugino che abita in paese,  ed è morta 5 o 6 anni fa.



Questo è il coniglio che ho preparato, una ricetta semplice e facile. La dedico a  Olga e Fernanda.



 Lombetto di coniglio al vino bianco, mele e topinambur

  per 2/3 persone


4 piccoli lombetti, o selle  di coniglio
100 gr pancetta liscia, o quanto basta a bardare i lombetti
2 spicchi d'aglio
1 rametto di rosmarino
1 bicchiere di vino bianco
olio, sale, pepe


per il contorno:
400 gr topinambur
2 mele Fuji
2 grosse cipolle bionde
1 goccio d'olio
sale, pepe



bardate i lombetti con la pancetta, date una legata con lo spago da cucina,  in modo che in cottura la pancetta  non si perda nella pentola.
In una padella scaldate un goccio d'olio, rosolate bene i lombetti da ogni lato, pepate, sfumate con il vino bianco e lasciate evaporare,  poi aggiungete l'aglio e il rametto di rosmarino, regolate di sale e copriteli con dell'acqua calda, oppure del brodo caldo, se ne avete.
Coprite e lasciate cuocere finchè sono morbidi, aggiungendo eventualmente dell'altro liquido se vedete che il fondo si aciuga troppo.

Mentre il coniglio cuoce, preparate il contorno.
Pelate il topinambur, lavatelo e tagliatelo a grossi spicchi.
Lavate anche la mela.  Affettate le cipolle.
In una padella antiaderente, scaldate un goccio d'olio e lasciate stufare la cipolla, aggiungete il topinambur, salate, pepate, mescolate per far insaporire tutto, quindi aggiungete acqua calda e lasciate cuocere finchè i pezzi di topinambur iniziano ad essere morbidi, ci vorrà un po' perchè sono abbastanda duri.
Tagliate la mela a grossi spicchi, eliminate il torsolo ma lasciate la buccia, quindi aggiungetela nella pentola del topinambur, aggiungete pochissimo liquido e lasciate cuocere coperto finchè tutto è perfettamente cotto. Abbiate cura di rosolare bene il tutto alla fine
Affettate il coniglio, eliminate lo spago da cucina allineatelo nel piatto di servizio e accompagnatelo con il contorno di mele e topinambur.

Servite ben caldo.

Sono sicura che avrebbero gradito entrambe.


















3 commenti:

  1. Buono certamente il coniglio. Ma la storia...bellissima e tu descrivi mirabilmente!


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  2. Veramente struggente....ti immagino con le mani sulla tastiera a cercare di tenere il passo perchè le parole ti sgorgano con impeto dal cuore, perchè solo un gran cuore può raccontare le emozioni, quelle vere, quelle vissute e non costruite.....
    Grazie amica mia, grazie per essere come sei.
    Notte Giuli

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  3. Che storia tremenda. Che poi certo, la tradizione, il maschilismo introiettato, la povertà - relativa - ma non è affatto detto che vicende simili di manipolazione oggi siano scomparse, a prescindere dalle condizioni economiche.

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