domenica 12 gennaio 2014

zuppe scaldacuore

Felice era rimasto solo. Un uomo ormai di mezza età, solo.
La vita si era dipanata in solitaria, seguendo anno dopo anno il ritmo delle stagioni, il lavoro nei campi e nelle vigne, e le cure per sua madre inferma.
Triste destino quello di sua madre.
Un trattore che trainava un carro carico di fieno si era rovesciato e le aveva ucciso il marito e lei , da là sotto, era uscita paralizzata
In un attimo si era ritrovata vedova e inferma con un figlio adolescente.
Felice era poi   cresciuto con sua zia e con la madre inferma, e alla fine, quando fu in età di matrimonio, non se la sentì di cercar moglie sapendo che le avrebbe dato una vita di lavoro e rinunce, con la terra da lavorare, quella casa grande da mandare avanti e la madre che richiedeva un impegno totale.
E poi si sentiva inadeguato.
Era nato con una piccola malformazione del palato e aveva una dislalìa che lo faceva parlare con la “zeppola”. . Questo piccolo difetto di linguaggio non aveva fatto altro che aumentare la sua insicurezza e la sua timidezza e lo aveva sempre tenuto distante dai suoi coetanei, e ancor più dalle ragazze.
Si sentiva solo in quella grande casa affogata nella campagna, lontano dalla vita del paese e dal contatto con le persone, in quel suo isolamento volontario.
Una vita solitaria dunque, scandita dal lavoro per la terra e l'impegno costante per sua madre.
Finita la guerra, dovette vendere le vigne e la terra per pagare vecchi debiti accumulati negli anni e a lui restò solo quella grande casa.
La vita cambiò quando la madre morì.
Iniziò a venire in paese più spesso, a frequentare l'osteria, lo Spaccio, dove anche mio nonno era solito andare a bere un taj ogni tanto la sera, dopo il lavoro.
Iniziò a socializzare con le persone, perdendo un poco di quella insicurezza che aveva segnato la sua vita.
Per mantenersi si era inventato un attività che ai giorni nostri può sembrare anacronistica e poco producente, ma che un tempo non lo era affatto. Fare il sapone.
Per farlo in quantità tale da poterlo vendere, e guadagnare, aveva bisogno di ossa, di molte ossa. Così, spingendo un piccolo carretto, girava a piedi in tutti i paesi limitrofi in cerca di ossa, bussando a tutte le case, praticamente faceva una raccolta porta a porta e se ne tornava a casa quasi sempre carico come un somaro.
Un somaro con un basto pieno di ossa.
In una comunità contadina era praticamente normale, visto che in inverno ogni famiglia macellava il maiale, e durante l'anno qualche vitello o qualche vacca. Capitava spesso. E in paese c'era anche il macellaio che spesso lo riforniva..
Fare il sapone con le ossa e la soda caustica era una cosa abbastanza normale, tante volte l'ho visto fare a mia nonna! Aveva un pentolone dove metteva a bollire le ossa del maiale a cui aggiungeva soda caustica. Accendeva un fuoco di legna in un angolo del cortile, metteva su il pentolone che bolliva, bolliva e bolliva e alla fine una sostanza liquida marroncina veniva colata da ma nonna dentro a una larga cassa di legno, bassa e rettangolare che lei teneva solo per quella funzione. Quando il composto cominciava a solidificarsi mia nonna lo tagliava in grossi pezzi. E aveva il sapone da bucato per tutto l'anno.
Così mi è capitato innumerevoli volte di vedere Felice, con il suo immancabile cappellaccio nero calcato in testa, e il suo zej (un grosso cesto di salice intrecciato) sotto il braccio. Arrivava nel cortile di casa gridando per chiamare mia nonna Lussia!Lussia! Vuess! Vuess,! (Lucia, Lucia, ossa, ossa) con quella sua esse roca e grossa...
Mi nonna lo apostrofava in dialetto Sotu uchì Filissi dai vuess?? Sei qui Felice degli ossi? Per noi è sempre stato Filissi dai vuess....
Una volta arrivò come al solito a chiedere ossa, ma mia nonna non ne aveva. Gli promise però che non appena ne avesse avute gliele avrebbe portate.
Successe proprio mentre io ero in vacanza in Friuli, mia nonna, avute le ossa non so da chi, prese la carriola col suo carico e chiese a me di accompagnarla da Felice.
Quando arrivammo, la prima cosa che mi colpì fu la vista dell'orto che dovemmo attraversare per arrivare alla casa, era grandissimo e ricco di ortaggi di ogni tipo.
Aveva di lato una rete di cinta che lo divideva dal campo adiacente, su cui si arrampicavano enormi zucche dalla forma allungata. Erano ancora indietro di maturazione, ma erano enormi, immaginavo che prima o poi la rete sarebbe crollata sotto il loro peso! Mi son sempre chiesta come fossero poi quelle zucche, chi le mangiasse, se gli servivano come scambio con le ossa, se qualcuno gliele chiedeva, se le coltivava per venderle..
Eravamo sul finire degli anni '50, si faceva il sapone in casa, come il bucato con la lisciva e la cenere e lo si sciacquava nella roggia fuori casa, si facevano molte altre cose di cui abbiamo perso la memoria.
Felice ha vissuto a lungo mantenendosi in quel modo, e resterà nel mio ricordo di quegli anni, anni duri, ma che visti con gli occhi di una bambina non lo sembravano affatto.
Lui, la sua esse zoppa e il suo cappello nero fanno parte dei miei anni più belli, di quelle innumerevoli persone che ho incontrato e che mi hanno lasciato qualcosa, e di cui conservo un ricordo lucidissimo e tenero dentro di me.

Non amo molto la zucca, troppo dolce per i miei gusti, ma ogni tanto capita di trovarne una che non lo è troppo e allora la cucino volentieri, mi rallegra con il suo colore dorato e in questi giorni grigi e umidi mi scalda fino al cuore... ecco, proprio una zuppa scaldacuore...


Chissà se cucinata così a Felice sarebbe piaciuta...




Crema di zucca, patate e porri, con cavolo nero e pane tostato


500 gr di zucca (pesata pulita)
600 gr patate (anch'esse pesate pulite)
200 gr di porri, la parte bianca
cavolo nero, le foglie più tenere
poco brodo vegetale
scaglie di grana o di pecorino, a piacere
pane nero a cubetti
sale, pepe
olio buono



pulire la zucca e ridurla in tocchetti, pulire anche le patate e ridurre anch'esse a tocchetti.
Mondare il porro e ricavarne soltanto la parte bianca, ridurlo a rondelle.
In una casseruola mettere tutte le verdure a tocchetti con un mestolo di brodo vegetale, salare, pepare e coprire con un coperchio. Portare a cottura così, mescolando spesso. Non servirà molto brodo perchè le verdure rilasceranno la loro acqua di vegetazione, ma nel caso diventasse troppo asciutta, aggiungerne un poco  in modo che resti tutto molto morbido.
A parte ungere un padellino antiaderente, tagliare il pane nero a cubetti e farlo saltare  fino a farlo diventare croccante. Tenere da parte.
Mondare e lavare molto bene una ventina di foglie di cavolo nero, le più interne, quelle più tenere.
Asciugarle molto bene e friggerle per qualche minuto in abbondante olio d'oliva, avendo cura di muoverle continuamente in modo che non si scuriscano.
Scolarle su della carta assorbente e tenere in caldo.

Passare la verdura al minipimer per ottenere una crema densa e vellutata, regolare di sale.
Metterla nel piatto, aggiungere il pane tostato e il cavolo nero. Finire con delle scaglie di parmigiano o di pecorino e un giro d'olio buono.

E' una dose sufficiente per due persone, un po' abbondante, ma a me piace molto fare il bis...
servitela ben calda.

una ricetta che ho visto su una rivista di cucina, credo fosse Cucina di casa mia,  mentre curiosavo anche fra altre pubblicazioni, lo so, sono incorreggibile...







8 commenti:

  1. il cavolo nerò qui è difficile da trovare, ma lo cercherò, ho bisogno di una zuppa scaldacuore e mi pare che stia a pennello con la dolcezza della zucca.
    un abbraccio

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    1. pioi usare un cavolo verza, se ti piace e se lo trovi.
      Oppure anche un cavolo cappuccio, o crauto...scottato sempre allo stesso modo naturalmente.

      Un caro saluto e grazie per la visita

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  2. non amo la zucca ma mi fa sempre piacere passare da te comunque...Buona settimana cara Giuli, un bacione

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  3. Piccole storie, frammenti di vita che scaldano il cuore, è sempre bello passare da te !!!!

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  4. buona! il mio orto mi ha prodotto tante zucche ottime, questa la provo, Mi manca il cavolo nero, ma non mancano le verze. Grazie Giuliana per le tue bellissime ricette

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  5. ....anche le tue parole scaldano il cuore Giuliana ....

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  6. Bravissimo! Ciao e complimenti! http://dessertbest.blogspot.com/

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  7. Conquistano questi post dove parla un'Italia e un passato che abbiamo voluto dimenticare, ma che è così vicino e vivente nei ricordi appena li si lascia parlare.
    Le minestre sono sempre fra i miei piatti preferiti, questa non fa eccezione.

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