sabato 23 febbraio 2013

venerdì pesce

era la regola a casa di mia madre.
Era sempre a fette o a tranci. Palombo la maggior parte delle volte,  oppure, più di rado,  sardine.
A casa nostra abitava il pescivendolo che aveva il banco  al mercato di piazza Wagner.
Ogni venerdì glielo portava a casa lui, l'Abbondio Suigo....il capostipite di una famiglia che ancora oggi ha lo stesso banco nello stesso mercato....
così la sera  del venerdì a cena c'era sempre il palombo in umido, e più  raramente le sarde fritte.
Non mi è mai piaciuto il palombo in umido, mai. Ma mi toccava mandarlo giù lo stesso. E mi costava tanta fatica....
Inutile dire che, appena andata via da casa, non l'ho mai più cucinato e nemmeno più visto a dire il vero...
Quelli erano tempi duri,  mia madre cercava di far quadrare il bilancio scegliendo quel tipo di pesce, meno costoso e pregiato...
La prima volta che assaggiai qualcosa di diverso fu in occasione di un  breve viaggio verso Fraciscio, vicino a Campodolcino, su verso le montagne della Valle Spluga...un viaggio fatto  con mio padre e il suo amico Domenico, che aveva una casa là. Un viaggio  nella sua bella macchina blu, un'Alfa 1900....Non so per quale motivo andarono fin lassù, ma mio padre volle portarmi con sé.
Ero elettrizzata dalla gita, difficilmente succedeva che noi potessimo andare a fare qualche giro. La portineria occupava anche i sabati e le domeniche e quell'occasione fu davvero speciale..
Facemmo tutta la strada lungo il lago di Como, e all'ora di pranzo ci fermammo in un ristorante....il mio primo ristorante! Mi sentivo una principessa, con la mia gonna a pieghe blu con le bretelle, la camicetta bianca e le scarpette rosse.....andare al ristorante o in trattoria, a quel tempo, per me e la mia famiglia, era un lusso....
Non ricordo dove fosse questo posto, in che paese del lago, ricordo solo che dalle finestre si vedeva il lago e la montagna di fronte.... mi portarono una trota salmonata,  bollita con la maionese. Una carne rosa, morbida e succulenta, dal sapore delicato, accompagnata da una cupoletta di maionese....ricordo che la mangiai lentamente, cercando di farmela durare il più a lungo possibile, come a voler fissare nella mente e nelle papille, il suo sapore.. era qualcosa di completamente diverso da quello che avevo conosciuto fino a quel momento, abituata al sapore un po' greve del palombo in umido di mia madre...

Ai giorni nostri, che abbiamo tutto praticamente in ogni momento,  la trota è un pesce che non cucino mai...scelgo quasi sempre pesce di mare ogni volta che sono davanti al banco della pescheria...ma quella trota mi fa sorridere ancora oggi...

Quello che vi propongo non ha nulla a che fare  con le trote, è un piatto diverso, saporito, che si prepara anche velocemente..



Seppie al verde con puré di patate al profumo di limone


per due/tre persone

3 grosse seppie
1 manciata di capperi sotto sale
1 ciuffo abbondante di prezzemolo
1 piccola cipolla bionda
2 spicchi d'aglio
4 filetti di acciuga sott'olio
1 bicchiere di vino bianco
sale, pepe nero macinato al momento
olio e.v.


per il puré

4 belle patate grosse
latte q, b.
burro q.b.
poca scorza di limone





pulire, lavare  e affettare le seppie in pezzi il più possibile regolari, in modo che cuociano uniformemente.

Dissalare i capperi, mondare e lavare anche il prezzemolo. Una volta pronti entrambi, tritarli insieme abbastanza finemente e tenere il trito da parte.
In una larga padella scaldare l'olio e aggiungere la cipolla tritata, l' aglio e i filetti di acciuga.
Abbassare la fiamma  per  lasciar fondere l'acciuga senza che bruci  e appassire la cipolla. A questo punto unire le seppie tagliate, mescolare per farle insaporire bene, salare e pepare e sfumare con il vino bianco.
Coprirle d'acqua, o, se l'avete, con del fumetto di pesce e lasciarle pippiare dolcemente finchè son quasi cotte e il fondo si sarà ristretto, senza però asciugare completamente, deve essere  ancora un poco lento.
A questo punto aggiungere il trito di prezzemolo e capperi e portare il tutto  a cottura, mescolando spesso, aggiungendo poca acqua o fumetto, se  alla fine il  fondo fosse troppo asciutto.

Tenere in caldo e preparare il puré di patate al solito modo.  Una volta pronto, profumarlo con della scorza di limone.
Al momento di andare a tavola, fare un nido di puré, cospargere con un altro po' di scorza di limone e adagiare nel nido le seppie ben calde.




 





7 commenti:

  1. Nemmeno io cucino la trota, mai. Con il mare sotto il naso, sarebbe veramente da ridere cucinarla, ma penso di non averla mai vista in pescheria.
    Bel modo di cucinare le seppie, mi piace.

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  2. Giuliana mi piace tanto!! Un'altra ricetta da provare! Graze e un abbraccio!!

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  3. come sempre i tuoi racconti, scritti col cuore, mi riportano indietro a quando anche io andavo al ristorante con i miei genitori, la domenica spesso andavamo in un posticino sul Carso e mi abbuffavo come un maialino....Che bei ricordi, anche io mi mettevo elegante e speravo che quel pasto non finisse più.....Bella la seppia fatta così,una ricetta che non mancherò di fare appena troverò delle seppie decorose, il purè di accompagnamento sarà il degno corredo e piacerà da morire a mio figlio, grazie carissima Giuli, ti auguro una serena domenica con i tuoi cari, un abbraccio dalla fredda e umida Trieste

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  4. Voglio provare assolutamente le seppie preparate in questo modo. La volta prossima quando troverò le seppie al mercato non le lascerò non sapendo bene come cucinarle. Grazie per le tue sempre belle ricette :-)

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  5. Era una consuetudine anche a casa di mia madre e io puntualmente storcevo il naso perchè non mi piaceva, solo i calamari fritti mi facevano godere del venerdì. Poi, quando c'erano ospiti , era d'obbligo il brodetto alla vastese (abitavo a Vasto), un insieme saporito di pesci tra cui sceglievo, ovviamente, calamari, seppie e mazzancolle, il resto per me aveva troppe spine, nel sughetto aromatizzato con peperone e peperoncino invece immergevo chili di pane, quello buono casereccio, a fettone e con la crosta croccante. A pensarci ora mi pento di non aver approfittato di tutto quel ben di Dio.
    Continuo comunque a prediligere prodotti ittici senza spine e quindi questa ricetta fa per me. Grazie!
    Mi farebbe piacere riaverti tra i miei lettori, ho cambiato blog, ora sono qui:
    http://iltempoincucina.blogspot.it/
    A presto, ti abbraccio.

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  6. Ricetta davvero stupenda! Complimenti e complimenti per il blog, se ti fai un giro anche da me, sono appena entrato in questo mondo e sono davvero ben accette critiche e consigli!
    grazie
    www.aglioevaniglia.blogspot.com

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  7. Manco a dirlo è perfetta, questa versione alternativa del pesce con la polenta perla, e direi che con le seppie ci sta pure meglio la patata del mais. Raccoglie meravigliosamente il sughetto.
    Le ho fatte perché qualche giorno fa ho parlato per la prima volta con la Cristina di poverimabelliebuoni, e il discorso è finito su di te, e ci siamo dette quanto sei brava e simpatica. Tre lombarde di cui una sul serio...
    Lei aveva decretato che era stagione di seppie, dopodiché ovviamente al mercato è stata la prima cosa che ho cercato, da me non le trovo quasi mai ma adesso c'erano, e poi qui ho pescato pure una ricetta!

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