domenica 22 gennaio 2012

di arance e di mostarda..


Pensandoci, ci sono date che ricorrono nella mia famiglia, fatti e occasioni liete e meno liete, tutte accadute in questo periodo.
Enrico non c’è più , scomparso in questo periodo qualche anno fa, ma di lui mi resta un ricordo vivo e struggente.
Era primo cugino di mio marito, il maggiore fra tutti i cugini, nato nel  '30 e memoria storica della famiglia dopo che sono scomparsi i nostri “vecchi”.
Gli volevo molto bene, e purtroppo non ho fatto in tempo a dirglielo come avrei voluto.
Aveva la scorza dura, era cresciuto in una famiglia dove il dovere e il lavoro venivano prima di tutto. Pochi i gesti affettuosi, poche le soddisfazioni e le gratificazioni durante la sua infanzia. Solo tanto impegno, dovere e lavoro, lavoro e dovere..
Scorza dura e un carattere abbastanza particolare, spinoso, ruvido e fumantino, ma un gran cuore...
Avevo vent'anni quando mi sono sposata, e quando lo incontravo, lui così più grande di me, mi metteva un poco di soggezione, ma poi, a poco a poco, presa confidenza non vedevo l'ora che arrivasse domenica per andare da loro.....era consuetudine andare in baita, una  bellissima casa di legno che aveva costruito, insieme al cognato e a Roberto, un lontano cugino, in mezzo a un bosco di loro proprietà sulle Prealpi comasche, sotto il Bolettone.
Aveva una bottega artigiana di falegnameria, dove è cresciuto imparando da suo padre.
Lavorava molto bene, dalle sue mani e da quelle di suo padre, uscivano mobili molto belli e solidi.
Ne ho un esempio nella casa in Friuli, la mia camera da letto infatti è quella della zia Letizia, costruita da suo padre, lo zio Carlo. Ancora oggi, dopo ottant'anni è perfetta....
Inutile dire che tutti gli arredamenti della famiglia, di cugini, di nipoti, parenti e amici, venivano affidati al suo laboratorio, guidato dalle sue mani sicure.. cosa che succede anche ora che c'è suo figlio Maurizio  a continuare validamente l'attività di famiglia..
Grande lavoratore, pieno di instancabile energia, preciso e pignolo in tutto quello che faceva....
Quando ci fu il terremoto in Friuli, lui non ci pensò due volte, partì in aiuto di amici a Gemona, portandosi tutto il materiale per costruire alcune case in legno...
Ne parlavamo spesso di questo, finché ci tornò con noi a Gemona, per rivedere luoghi che gli erano rimasti nel cuore e per capire come fosse stata ricostruita la cittadina.....ricordo che rimase impressionato da tutto il lavoro fatto e dal risultato....
Grande giocatore di carte, intuitivo ed intelligente...ricordo con nostalgia le interminabili partite a“ciamà el duü”, la briscola chiamata, che facevamo in baita..come si accalorava quando sbagliavo! E più lui si accalorava più io andavo in pallone e meno capivo come dovevo rispondere al gioco......
Era pressocché imbattibile, al primo giro di carte lui aveva già capito chi era il socio nascosto, e come erano distribuiti i “carichi”....
Ho passato delle domeniche bellissime lassù, a contatto con la natura in ogni stagione, a raccogliere mirtilli e fragoline di bosco, castagne e mughetti...a giocare a carte, a vivere la compagnia...eravamo sempre molti lassù, era un appuntamento a cui nessuno rinunciava...si accendeva il fuoco del camino e la polenta non mancava...non poteva mancare..
A lui piaceva, ne voleva sempre un po' con lo zucchero, retaggio di una infanzia in tempi difficili...
Era un appassionato della Barbera, immancabile vino alla sua tavola. E non mancava anche qualche bicchierino di grappa a conclusione.....lo rendevano allegro, pronto alla battuta e alla cantata estemporanea. Succedeva spesso che cantassimo lassù, ci piaceva ed eravamo tutti abbastanza intonati.....Arialdo poi, suo cognato, aveva una gran voce da tenore ed era un piacere ascoltarlo.
Gli piaceva la cucina tipica lombarda, e aveva le sue preferenze fisse....il risotto, la cotoletta,  l'ossobuco, la polenta con la “puccia”, il bollito con la crema di mascarpone e la mostarda...

In questi giorni avevo dei bellissimi aranci tarocco, e mi è venuto lo sghiribizzo di fare un poco di mostarda di arance....non ho potuto fare a meno, facendola, di pensare a lui, Enrico, a quante volte ci eravamo ripromessi di ritrovarci per raccontare per filo e per segno la storia della famiglia, io avrei preso appunti e fatto una specie di genealogia con tutti i rami della famiglia Corti....
Non abbiamo fatto in tempo Enrico, a scrivere “la storia della zia Gerumina” non abbiamo fatto in tempo...
E non ho fatto in tempo nemmeno a dirti quanto ti ero affezionata,  quanto ti volevo bene. Ma tu lo sapevi, vero?

Un bacio, ovunque tu sia..




Mostarda di arance


da una indicazione di Alajmo,  un poco modificata da me


per ogni
300 g di arance intere
300 g di acqua
150 g di zucchero
120 g di glucosio 
8 gocce di essenza di senape di estrazione naturale

Sbollentare le arance e raffreddarle in acqua corrente per 3 volte. Una volta fredde tagliarle sottilmente e rimetterle nella pentola, unire lo zucchero, l’acqua e il glucosio. Cuocere per 10 minuti e riposare una notte. Ripetere l’operazione per altre 2 volte. Ridurre a consistenza sciropposa, raffreddare e aromatizzare con l’essenza di senape e invasare.

io ho fatto tre dosi, cioè 900 gr di arance (tarocco) adeguando gli altri ingredienti,  e me ne sono usciti 2 vasetti medi e due più piccoli. La senape la metto a sentimento, nel senso che assaggio man mano e mi fermo quando mi sembra giusta per il nostro gusto. Bisogna poi calcolare che un po' svanisce nel tempo e quindi una volta aperto il barattolo meglio assaggiare ed integrare  con qualche altra goccia se è il caso.








7 commenti:

  1. Come al solito il racconto lo si legge d'un fiato per arrivare a questa splendida ricetta! Grazie cara!!

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  2. E' stato bello leggere il tuo post...ed altrettanto bello godersi la vista di questi stupendi barattoli! :-)

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  3. Sai, a leggerti, quasi quasi mi viene voglia di stampare tutto il tuo blog e ogni tot pagine farmi un libro personale da rileggere quando ho anch'io dei ricordi che riaffiorano.
    Solo che tu sei capace di raccontarli molto bene, io invece preferisco leggere ma non scrivere.
    Bela la ricetta e mi piacerebbe riprodurla, ma non ho ancora trovato il posto giusto per acquistare il glucosio e l'essenza di senape.
    Grazie Giuliana, grazie per i bei racconti e per le belle ricette.
    Mandi

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  4. Piacere di conoscerti con questa splendida mostrada, quanto mi piace!!!!! Mi aggiungo ai tuoi lettori, passa a trovarmi, un abbraccio!!!!!!!!!!!!

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  5. Mi fai pensare con rimpianto agli addii che non ho detto, per vigliaccheria o perchè a volte è facile rimandare...
    Bella la mostarda e complimenti per " la Barbera" rigorosamente al femminile: c'è qualche ramo piemontese nella tua famiglia ?

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    1. Franca, prendi il coraggio a due mani e non rimandare.....me ne sono pentita troppe volte...

      La Barbera, l'ho sempre sentita chiamare così, sia da mio padre che da Enrico appunto. Piemontesi in famiglia? Il mio ex genero, è di Dormelletto, sulla sponda novarese del lago Maggiore, conta?

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