mercoledì 21 dicembre 2016

I mandarini di Natale





questi giorni a ridosso del Natale, sono sempre particolarmente convulsi. Quest'anno per me ancora di più,   per diverse ragioni sto arrivando a Natale con il morale sotto ai piedi e la stanchezza  ormai  cronica, per cui mi sono resa conto  molto in ritado che eravamo a ridosso  del Natale, e io non ero pronta, organizzata come il mio solito.
Milano impazzisce di traffico, sembra che le persone si sveglino all'ultimo minuto, tanto che si riversano come un fiume impetuoso lungo tutte le vie del centro e delle zone adiacenti, ma io  in giro vedo  un'aria triste e  spenta, i negozi hanno vetrine sfavillanti  però dentro ci vedo poca gente, anche la Rinascente,  che di solito in questo periodo è molto frequentata, risente di quest'aria  appannata nonostante le sue luminarie a cascata siano molto belle e si facciano piacevolmente  ammirare,  e anche le altre luminarie, a parte le zone centrali, sono molte meno. La crisi morde forse più di prima e non se ne vede la fine, anzi.  La rassegnazione quasi la si tocca tanto è palpabile.

Anche il caldarrostaro fa magri affari e per lo stesso prezzo dello scorso anno te ne dà di meno...




Mi fermo, attratta dal profumo delle castagne abbrustolite, resto lì un attimo assorta nei pensieri mentre qualcuno mi urta e mi spinge.  Rinuncio e riprendo a camminare ma quel profumo di caldarroste ce l'ho nelle narici e  mi porta immediatamente indietro a una piccola stanza dal pavimento a lunghe travi di legno grezzo, un poco sconnesse e consumate, la tenda a di cotonina a fiori a nascondere  l'acquaio e il fornello a gas, una grande finestra con una griglia panciuta e un ampio davanzale interno dove stavo comodamente seduta a guardare fuori.

Mi piaceva stare in contemplazione, lo sguardo spaziava dal cielo alle case sulle ringhiere, al cortile interno, percorreva il muro di cinta che faceva da confine con quella che era chiamata la Valsolda, una piccola, vecchissima corte abitata da persone ormai molto anziane, sfiorava il tetto di una vecchia rimessa affittata al fruttivendolo ambulante del mercato di Piazza Wagner e si soffermava sulla cima del ciliegio spoglio i cui rami contorti sembravano sofferenti.
Quel piccolo cortile era come un posto magico, solo mio. Da sola in quella grande casa piena di bambini. Che non potevano scendere a giocare in cortile, non era permesso.
Solo io avevo il pieno possesso di quell’angolino, solo io e la mia solitudine.

Dal mio punto di osservazione potevo vedere quasi tutti i piccoli appartamenti sull’ala destra delle ringhiere, cinque piani sempre animati da un movimento e da una vita che oggi sembra lontanissima.
Normalmente erano solo due stanze che si aprivano sulla ringhiera, all'interno uno stanzino con un piccolo lavabo fungeva da servizio, la turca fuori, alla fine della ringhiera, in comune.
I veri e propri bagni sarebbero venuti più tardi.
Era gente semplice quella che ci abitava, e negli anni '50 le case di ringhiera erano tantissime, retaggio di fine '800, quando sorsero, alle porte della città, ricalcando il modello rurale delle cascine. Erano praticamente l'equivalente delle case popolari...
il riscaldamento non esisteva come lo conosciamo noi, ci si scaldava con la stufa a carbone o a legna. Questa realtà di ringhiera, comprendeva anche una serie di botteghe artigiane, negozi il cui retro dava su questo piccolo cortile...

Conoscevo tutti, visto che ero la figlia della portiera, e vivevo immersa un piccolo universo variegato e rumoroso che riempiva le giornate con voci gridate, canzoni cantate a squarciagola, ritmiche battiture di materassi la mattina, apparecchi radio a tutto volume il pomeriggio, e, nel corso della giornata, un continuo spandersi di profumi di cucina….… scendendo le scale sentivi il profumo del ragù al quarto piano, a casa Tolusso oggi pastasciutta…….e quello di fritto al piano sotto, la signora Pilone è stranamente in cucina, al secondo piano il minestrone copriva tutti gli altri odori, era la signora Bellenghi, una nonnina molto anziana che viveva sola, da lei sentivi sempre e solo odore di minestra…..
Ogni tanto il grammofono del signor Giussani, capo contabile alla Voce del padrone, spandeva nell’aria romanze d’opera…. Era un fortunato lui, possedeva quel bellissimo grammofono a tromba ed è stato per tanto tempo il primo ed il solo in tutto il caseggiato a potersi permettere un televisore.
Quanti pomeriggi ho passato in casa sua! Ogni giorno, alle 17,30 mi pare, cominciavano i programmi, e i primi erano sempre quelli per i ragazzi. Lui allora permetteva a me e agli altri bambini di stare a casa sua a guardare la televisione.....metteva tutte le sedie disponibili disposte su più file, come al cinema, e alla fine c'era sempre una caramella per ognuno di noi....

Una vita in comunità dunque , gomito a gomito divisi da una tramezza, Si sapeva tutto di tutti, ci si aiutava, ci si sosteneva, si era solidali. Certo non era tutto rose e fiori, i litigi avvenivano ogni tanto, alcuni non si parlavano più, altri si guardavano con sospetto, ma nell’insieme c’era un forte senso di solidarietà e nel momento del bisogno sapevi che potevi contare sull’aiuto di tutti.

Ma il momento più bello arrivava a Natale.


Non c’era usanza di fare alberi di Natale nei giardini, né di mettere luminarie. Erano Natali un po’ in sordina, i momenti non erano dei migliori e la gente non aveva soldi, proprio come nel momento attuale,....no adesso è anche peggio...in quegli anni le speranze di una vita migliore avevano un fondamento, eravamo agli inizi degli anni del boom economico, mentre ora il futuro è buio e senza certezze.

Non ricordo se ci fosse già la tredicesima, non lo so, ma credo di sì, anche se non nella forma che conosciamo ora. Ricordo che mia madre, sotto Natale, parlava di gratifica. Certo non si spendevano soldi in regali inutili né ci si faceva prendere dal consumismo, i bisogni erano altri. Anche il clima era diverso, faceva molto più freddo, la neve arrivava presto e rimaneva per giorni e giorni ed era l’unico momento in cui ai bambini del palazzo era consentito scendere a fare il pupazzo  poi si finiva sempre col fare a palle di neve fino a ridurci bagnati fino all’osso.

Il Natale dicevo…nei negozi comparivano cose tipicamente natalizie e stagionali, niente pomodori o fragole in inverno, si seguivano le stagioni e quando arrivava il momento gustavi tutto molto di più, perché finalmente si soddisfaceva la lunga attesa...
zampone, cotechini e salsicce facevano bella mostra di sé su tutti i banchi delle salumerie e delle macellerie...
il mascarpone che di solito veniva venduto sfuso, tal quale, a Natale era montato come una mousse, sembrava spremuto con la sac à poche in enormi volute, una montagna di mascarpone bianchissimo e sofficissimo che ti faceva venire voglia di infilarci prima un dito e poi tutta la faccia.
La ricotta piemontese, esposta in enormi coni rovesciati, lisci lisci.... La mostarda di frutta, tipica lombarda, non mancava mai, dentro a piccole tinozze di legno chiaro spiccava coi suoi colori fra i formaggi delle Fattorie Prealpine, dove improvvisamente comparivano numerose anitre, oche e faraone,
le prime esposte come fossero accovacciate, con le ali divaricate le penne della coda messe a ventaglio, oche e faraone invece con ancora tutto il piumaggio intatto
galli e capponi penzolavano appesi alla rastrelliera dietro il banco. Il tacchino no, ancora la moda americana non aveva preso piede...
Grandi vassoi di insalata russa in forma e gelatina, tranci di paté in bellavista e formaggi strani tipo il Panerone e la forma grande di grana lodigiano, quello con la crosta nera, troneggiavano in tutti i negozi di alimentari...
La decorazione del bancone era sempre fatta con rami di alloro, intrecciati con carta stagnola o carta crespa rossa, alle volte con agrifoglio, ma più di rado.
Il panettone si comprava direttamente allo stabilimento dell’Alemagna, che era poco distante. Naturalmente quello uscito storto, con qualche pecca. Lo spaccio li vendeva per poche lire. Ricordo il profumo di burro e canditi che aleggiavano dentro a quella stanza, ne uscivi inebriato con i vestiti impregnati di quel profumo, e io continuavo ad annusarli anche dopo giorni per ritrovare quel profumo...
La produzione era quasi sempre in vicinanze del Natale, non da mesi prima.. Era fragrante e burroso, mi pareva molto più buono che adesso....ma magari è solo una mia impressione, perché è uno di quei sapori legati all'infanzia...

La festa era completa quando arrivavano gli zampognari. Ogni Natale li aspettavamo chiedendoci quando sarebbero arrivati.
Normalmente arrivavano per Sant'Ambroeus, infatti alla fiera degli oh bej oh bej, c'erano sempre...da lì iniziavano a fare il giro della città casa per casa....
A pensarci ora erano povera gente che approfittava delle feste per guadagnare qualcosa, arrivavano dal Lazio, battevano la città palmo a palmo entrando in tutti portoni e mettendosi a suonare nel mezzo dei cortili.

La gente si affacciava e lanciava delle monete dalle ringhiere e io, a riparo del mio osservatorio, stavo a guardarli un po’ affascinata ma anche un po’ intimorita dal loro vestiario. Erano figure alle quali non ero abituata, gente che veniva da una realtà completamente diversa dalla nostra.
Avevano le cioce, il gilet di vello di pecora, cappellacci a tesa larga, e a coprire tutto un grande tabarro,un mantello a ruota di colore indefinito. Sembravano i briganti di Musolino...

Finito di suonare, uno di loro raccoglieva il magro incasso e se ne andavano.
Quel canto dolce e malinconico di zampogne sottolineava l’atmosfera natalizia ed era magica davvero....poi pian piano anche questa tradizione si è persa, i bisogni cominciavano a non essere più così impellenti e alla fine non vennero più e Natale non fu più  la stessa cosa...
Lo stesso rito, ma il Primo dell'anno, lo compiva la banda....
arrivavano, entravano in cortile, suonavano romanze d'opera e altre canzoni natalizie, una sorta di mini concerto di Capodanno, e la gente ugualmente si affacciava e lanciava monete e dolciumi. Era il concerto d'auguri per il nuovo anno, fatto casa per casa.
A volte era la banda dei Martinitt, gli orfani....mi intristiva vederli, sapevo che vivevano nell'orfanotrofio che anticamente era situato nell'oratorio di S. Martino, di qui, il nome Martinitt....
arrivavano, bambini poco più grandi di me, nella loro divisa di panno grigio, con una banda rossa sul lato dei pantaloni, una piccola mantellina altrettanto grigia bordata di rosso, e il berretto  rigido con la visiera, sulla testa.... Tutti compìti coi loro strumenti, tutti in fila ordinatamente, ai comandi del maestro che li dirigeva nella musica.....
a volte invece arrivava la banda dei Combattenti e Reduci, a volte di altre istituzioni... ma era un appuntamento immancabile, che tutti aspettavamo e seguivamo con gioia.

I regali….praticamente erano fatti di piccole cose, un libro, un paio di guanti, un paio di calzettoni…. A casa mia soldi pochi e mia madre faceva quello che poteva per farmi trovare un pacchetto la mattina di Natale.
La signorina Barbolini, di cui ho già ampiamente raccontato, mi regalava sempre libri, Aspettavo il suo regalo sicura che fosse un libro e ne pregustavo la lettura, anche senza sapere che tipo di libro sarebbe arrivato.
Erano sempre bellissimi libri di avventure tipo 20.000 leghe sotto i mari, oppure La storia di Cosa Cosetta, L'Isola del Tesoro…. E la mia fantasia volava ogni volta...

Il regalo invece che ricordo con un sentimento misto di tenerezza e malinconia, erano i mandarini che mia madre nascondeva nei calzettoni per farmeli trovare. Un frutto che compravamo abbastanza di rado allora, perlomeno noi che avevamo ben poco, in effetti si mangiavano solo nei giorni di festa. Mio padre li legava e li appendevamo al piccolo albero di Natale che stava nell'angolo opposto alla vetrata. Pian piano naturalmente sparivano.....poi mettevamo le bucce sulla stufa, per profumare la casa.
Non esistevano ancora i mandaranci, e ai semi eravamo abituati, era normale trovarceli.

I mandarini volevano dire Natale, odore di inverno, di nebbia, di neve, di carbone, di panni bagnati messi ad asciugare sui raggi di ferro avvitati intorno al tubo della stufa, luci e ombre di un tempo che non tornerà più, profumi, colori e visi di persone che non ci sono più ma che per un attimo lungo 10 anni hanno condiviso la mia vita e che hanno tutti un loro piccolo cassetto nel mio cuore...

Quei frutti me li ricordo sempre, col loro colore acceso e il loro profumo e a pensarci bene, ancora oggi, per me, non è Natale senza mandarini.


Buon Natale a tutti, che sia migliore di quello che immaginate.









19 commenti:

  1. Grazie Giuli, ricambio di cuore <3
    Manu

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  2. che belle le foto!
    ti ruberò quella della vetrina della Rinascente per i miei corsi!
    bellissima quella dell'omino solitario con il Duomo... brava mami! C.

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  3. Grazie Giuliana, con le tue parole mi hai riportano ai Natali della mia infanzia, in verità poco dissimili dai tuoi.

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  4. Passavo per caso...e non andrei più via! Con te ho ritrovato i Natali della mia infanzia,ho risentito i profumi e ricordato persone,emozioni,gioie.E se per un momento mi sono rattristata al pensiero di chi non c'è più, li ho sentiti vicini col loro affetto che mi dà forza. Grazie Giuliana...

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  5. Che belle cose G. Hai raccontato;senti ma ai tuoi tempi l'abitudine lombarda di conservare del panettone fino a San Biagio, c' era ancora o gia' divenuta archeologia? Ciao, stefano

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    1. c'era, c'era sì!! In portineria sotto le feste arrivava qualche panettone come regalia di Natale, e uno mia madre lo teneva in serbo per S. Biagio, altrimenti, se non ne arrivavano in più, si andava all'Alemagna dove li vendevano allo spaccio, proprio per San Biagio.

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    2. Io lo faccio sempre, di mangiare il panettone a San Biagio! Eredità familiare...

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  6. Non è che "sembra".. la gente SI sveglia all'ultimo minuto. Vuoi anche per il non trascurabile fatto che la 13 ima si prende il 20 del mese non dimentichiamolo... io manco esco. Se non l'indispensabile, viva il negozietto sotto casa e fanbrodo i centri commerciali che vomitano gente e ogni ben di dio che finirà scontatissima due ore prima della scadenza con la conseguente enterite natalizia dei precursori di acquisti alimentari "che sono un affare" o finirà nei cassonetti dell'immondizia nei retri dei supermercati ed io lo so visto che ci ho lavorato per un decennio buono.... ecco. L'ho detto.Non leggo il resto (quindi non posso commentare) perchè, capita la solfa, evito; ti chiedo scusa .. sono già abbastanza triste di mio. Un abbraccione

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  7. Tanti auguri a te e alla tua splendida famiglia, speriamo davvero che il Natale sia migliore per tutti...Un abbraccio

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  8. auguri anche a te Giuliana, buon anno!

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  9. Qualcuna di queste cose me l'hanno raccontata, qualcuna l'ho ancora vissuta... la mia famiglia materna viene da Milano e qualcuno ha vissuto nelle case di ringhiera. La faccenda del bagno l'ho sempre trovata atroce, ma non penso di essere viziata per questo! Invece non sapevo assolutamente che fosse vietato andare a giocare in cortile, anzi, sapevo proprio il contrario!
    La mia mamma tuttora ha gli occhi brillanti quando le porto i mandarini. Non ha mai sopportato i mandaranci che sì sono più succosi, ma molto meno profumati e "veri"!!!

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  10. Quanto alla crisi, per forza: se continui a tagliare i servizi pubblici perché ce lo chiede la UE, e a fare leggi come il Jobs Act per cui puoi licenziare come ti pare, abbassare i salari, ecc., come vuoi che si spenda e chi se lo può permettere? Il mercato del lusso non ha mai sostenuto un paese intero di poveri.

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  11. Nei ricordi dei miei genitori e (in parte) anche nei miei, ci sono tutti questi personaggi.
    Gli zampognari me li ricordo anch'io ed anche per me i mandarini hanno il profumo del Natale. Mio padre, per non "dar vizi" li comprava al mercato di piazza Wagner (che oggi è più caro di Cartier!) l'antivigilia. Ed erano sulla tavola di Natale di Nonna Maria (per "pulir la bocca").
    Auguri Giuliana, e grazie di aver fatto capire che il senso del Natale non sta nello spendere "per forza" per far regali a chiunque, ma è nel cercare un pensiero VERO per chi ami.
    Auguri
    Nora

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    1. Ciao Nora che piacere ritrovarti da queste parti! E del resto dove se no? Sì, il cercare un pensiero vero è sempre stato al centro del mio Natale, finché ho potuto. E penso che potesse esserlo anche al tempo dei Saturnalia, quando tra le altre cose che nel Natale non sono state ammesse e sono finite a Carnevale, ci si scambiavano anche piccoli doni.

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  12. la UE ci chiede di tagliare, anche se non è proprio cosi, perche siamo pieni di debiti che sicuramente non dipendono dall'UE ma il senso delle parole di Giuliana, che segue sempre perche scrive delle cose bellissime, penso sia diverso.Penso che dobbiamo sforzarci di ritrovare il senso vero del Natale. Leggendo le tue parole Giuliana ho rivissuto tutti i miei natali e penso che i bei ricordi siano la cosa più bella che una persona possa avere. Quella stufa a legna con i panni stesi sopra, le bucce di mandarino per profumare e le castagne messe ad arrostire i miei genitori novantenni ce l'avevano fino a poco tempo fa, fino a quando il terremoto ha sepolto tutto ma fortunatamente ha lasciato vivi loro e tutti i nostri ricordi. Eppure non è stato un natale triste perche eravamo tutti insieme, a differenza di altre persone che hanno perso i propri cari, perchè la situazione ci ha riportato all'essezialità delle cose, alla felicità di abbracciarci e non solo di aprire un pacchetto. Grazie per queste belle parole che hai scritto

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    1. Veramente no: il vicepresidente della BCE, Victor Costancio, ha ammesso pubblicamente nel 2012, quindi un pochino di tempo fa, quello che tutti i dati dicono, vale a dire che il problema della crisi era il debito estero e non il debito pubblico.
      La UE chiede di tagliare perché il suo programma economico, come tutti possono leggere nei trattati istitutivi della CEE prima (1957) e della Ue poi (1992), basta cercarli su internet, è un'economia di mercato "fortemente competitiva", vale a dire liberista, che prevede uno stato che non eroghi servizi sociali se non, forse, un sussidio alle povertà estreme.
      I tagli sono stati chiesti anche a paesi che non hanno lo stesso nostro livello di debito pubblico, debito che peraltro non fa che aumentare sempre più perché (tra l'altro), come ha ammesso lo stesso FMI, se in momenti di crisi tagli la spesa pubblica, il debito aumenta e il PIL cala, quindi il rapporto debito PIL (quel famoso % che segue la cifra del debito) non può che aumentare.

      Il vero senso del Natale ognuno dovrebbe essere libero di costruirlo per sé: è una festa che stratifica credenze e riti millenari (regali inclusi: per molto tempo Natale è stato l'unico momento in cui i poveri si concedevano di spendere, fosse pure per un mandarino, ma anche per cose più essenziali, ad esempio un cappotto...), forse potremmo fare un passo indietro prima di decidere che di senso ce n'è uno solo e uno solo "vero".

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  13. Bel post, e complimenti per il tuo blog, mi piace molto! Buon 2017!! :)

    Ti/Vi aspetto sul mio blog da cucina: http://blog.giallozafferano.it/dolcisalatidielisabetta/

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  14. @Giuliana: grazie per esserti unita ai miei lettori: ti seguo, anche se non appaio tra gli iscritti. Il nome del tuo blog, oltre al contenuto, mi piace tantissimo, per la sua ironia e perché evoca una cosa che mi fa impazzire, anche se può sembrare inquietante detto così: un buon brodo in una sera di nebbia!

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